Una giovane coppia fa la terrificante scoperta che il corpo del loro figlioletto in coma è diventato una calamita per le entità maligne, mentre la sua coscienza è intrappolata in un regno oscuro conosciuto col nome di The Further.
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Una famiglia americana in cerca di un luogo dove crescere con amore i propri figli si trasferisce in una nuova casa, ma un banale incidente si tramuta in un sonno lungo un'eternità per il piccolo Dalton su cui le tenebre hanno eclissato ogni possibilità di risveglio. Nella vita le certezze sono chimere, spiragli di luce in giornate in cui il cielo è imbrattato di nuvole ma fortunatamente, almeno per ora, alcune sembrano granitiche, come la stoffa ed il talento di James Wan per la produzione di film dalla netta declinazione horror. Con Insidious il regista malese, idolatrato dopo la sua opera prima Saw, anziché puntare sul "more of the same", sull'usato sicuro, sui cliché che lo hanno reso famoso e vincente, sposta l'attenzione dal materiale e sadico cinismo tipico della mente umana all'etereo ed intangibile caratterizzante l'iperuranio, in quell'indefinito che spiazza e destabilizza lasciando spettatori dentro e fuori lo schermo alla mercé degli eventi, dell'ignoto. Fantasmi e case infestate hanno battuto a terra e fuoco il sentiero degli Studios, per questo Wan anziché fare leva su espedienti classici come porte cigolanti, gole profonde, make-up esagerati che avrebbero di certo suscitato orrore più che terrore, va a saccheggiare quelle vettovaglie che sono riserva del nostro inconscio, l'ultimo baluardo in un terreno lastricato, dove l'equilibrio è precario e non ci sono reti di sicurezza a parare la caduta. Si diventa così complici e partecipi di una famiglia che si trova a fronteggiare un assurdo, si vive con loro il dolore e la sofferenza di essere inermi, di dover constatare come anche l'amore abbia dei limiti quando costretto a scendere nei gironi infernali. La tensione è palpabile e benché la pellicola non abbia mai cali di ritmo, il peso che quest'ultima apporta accentando ogni singolo fotogramma, rende la visione angosciosa, pesante, come quando, travolti da una valanga di neve, si annaspa in apnea per risalire in superficie, consapevoli che ogni respiro potrebbe essere l'ultimo ed ogni istante candidato per il trapasso.
Un film che merita di essere visto, che si ami o no il genere, il cui unico neo è quello di non essere una pietra unica ma una gemma rara con un seguito già passato in sala…