in un mondo migliore regia di Susanne Bier Danimarca, Svezia 2010
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in un mondo migliore (2010)

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locandina del film IN UN MONDO MIGLIORE

Titolo Originale: HÆVNEN - IN A BETTER WORLD

RegiaSusanne Bier

InterpretiUlrich Thomsen, Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Bodil Jørgensen, Camilla Gottlieb

Durata: h 1.53
NazionalitàDanimarca, Svezia 2010
Generedrammatico
Al cinema nel Dicembre 2010

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Trama del film In un mondo migliore

Il dottor Anton (Mikael Persbrandt), che opera in un campo profughi in Sudan, torna a casa nella monotona tranquillità di una cittadina della provincia danese. Qui si incrociano le vite di due famiglie e sboccia una straordinaria e rischiosa amicizia tra i giovani Elias (Markus Rygaard) e Christian (William Jøhnk Nielsen). La solitudine, la fragilità e il dolore, però, sono in agguato e presto quella stessa amicizia si trasformerà in una pericolosa alleanza e in un inseguimento mozzafiato in cui sarà in gioco la vita stessa dei due adolescenti.

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Voto Visitatori:   7,38 / 10 (39 voti)7,38Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior film straniero
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
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Voti e commenti su In un mondo migliore, 39 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/12/2010 00:09:14
   7½ / 10
Giusto per averci privato della consueta chiave di lettura religiosa o dell'espressa crisi di coscienza di Anton nel suo esilio professionale in Africa, "In un mondo migliore" merita grande rispetto e tutta la partecipazione emotiva che trasmettono i grandi film. Peccato comunque che un film tanto abrasivo e crudele, nella sua visione sociologica, finisca per arrendersi a un epilogo che contrasta con le aspettative tanto temute - e in fondo anch'esse ampiamente sfruttate - dallo spettatore comune.
La regia della Bier supera ogni perplessità, riuscendo a catturarci anche davanti alla semplice illusione di uno scenario fotografico (guai, perdersi le ultime immagini con i titoli di coda, meritano un applauso convinto), anche se si resta talvolta rintronati davanti al furbo ammiccamento di Christian, sempre più alla ricerca di una figura materna che è persino fastidioso ricordare.
E in certi momenti chiave prevalgono due figure paterne completamente diverse, tanto che è facile seguire con maggior interesse proprio quella più assente/lontana rispetto all'affettività autoterapeutica del padre di Christian.
Svanisce pian piano la rivalsa sulle sopraffazioni, piccole o grandi che siano, compresa una figura amorale che innesca, indirettamente, un meccanismo di vendetta davanti all'esibizione tronfia del "coraggio" - o per meglio dire della prepotenza.
Emblematico in tal senso il personaggio di Anton, davanti all'esibizione dualista della coscienza, ora legittimitato, come un Gino Strada, dal proprio dovere morale, ora portato a proteggere il suo "gregge" fino a lasciarlo attaccare da un branco di lupi affamati di giustizia.
Qualcuno è gentilmente pregato di segnarsi nome e cognome di quest'attore straordinario, Mikael Persbrandt, è di certo una bella ipoteca sul futuro del cinema europeo.
Crediamo di poter attraversare le nostre vite senza che malattie o violenza ci possano annientare, ma la separazione e i torti subiti ci portano a conoscerle. A qualsiasi età e in qualunque continente umano

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/02/2011 22.20.52
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  08/11/2010 09:28:00
   8 / 10
Elias e Christian: vale a dire quando l'amicizia tra due bambini diventa una rischiosa alleanza, diviene un gioco pericoloso carico di vendetta e di rabbia, quando il dolore viene tradotto in violenza.
Nei meravigliosi paesaggi danesi e nell’africa sofferente e violenta due famiglie mettono in discussione i propri ideali e la Bier ci presenta un film carico di sofferenza ma - (forse una delle poche volte per un film danese) -non nichilista.

Bravissimi tutti gli attori ma soprattutto Christian: bravissimo ad interpretare il ragazzino sofferente, senza un sorriso, freddo e vendicativo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 20/12/2010 17.30.04
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  07/11/2010 23:35:05
   8½ / 10
Pregevolissima pellicola della Bier, a dimostrare ancora una volta la validità del cinema danese. A better world racconta una storia attuale (scritta con un altro grande cineasta danese,Anders Thomas Jensen de "le mele di adamo") raccontata n maniera cruda e estremamente iperrealista.
Diverse le chiavi di interpretazione, quella che personalmente mi ha colpito di più è il dualismo nel diverso approccio verso, come dice il titolo, un mondo migliore. Ho come l'impressione di trovare sempre più personaggi nel mondo del cinema che si muovano verso il bene comune anche con mezzi poco "ortodossi", trovando anche il favore dello spettatore. Segno forse di un malessere generale e di una perdita di fiducia nelle istituzioni. Ad ogni modo, i diversi approcci verso questo fine vengono messi in crisi dai diversi avvenimenti.

Grandissimi gli interpreti, dai giovanissimi christian a elias agli adulti (presenti anche Ulrich Thomsen de "le mele di adamo" e Zlatko Burić, il mitico Frank della trilogia "pusher").
Forse avrei osato di più nel finale, ma come ho letto in un commento, probabilmente non era questa la visione dell'autrice.

Fino a questo momento il migliore film che ho visto di questa (scarsa) annata cinematografica.

3 risposte al commento
Ultima risposta 20/12/2010 21.42.17
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  04/11/2010 18:39:55
   8 / 10
Questo è il primo film della Bier che vedo e devo ammettere che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Il film è davvero ben fatto, gli attori sono tutti in parte e, cosa non da poco, l'ho trovato molto coinvolgente. Gran merito va dato sicuramente alla talentuosa regista danese, la quale è riuscita a confezionare un film pieno di riflessioni su temi attualissimi e non sfociando mai nella retorica.
Mezzo punto in più perchè la Bier dal vivo è anche una bella gnocca.

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Ultima risposta 10/12/2010 09.28.49
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  04/11/2010 17:45:08
   7½ / 10
Il protagonista del film è Anton: eroe in Sudan, dove come medico in un campo profughi è il punto di riferimento della "sua" gente; eroe in Danimarca, dove il figlio riporrà la sua felicità nelle loro chiaccherate sul lago.

L'Africa come luogo di disperazione e morte, di soprusi e di inganni, di enorme fascino nella sua crudeltà; e quell'uomo facente ormai parte di quella realtà ora si ritrova con le mani nelle viscere di una donna squartata, ora con le mani accarezzare i lunghi capelli del figlio.
Il caldo continente nero ha cambiato gli occhi di Anton, ora sono occhi di ghiaccio, estranei al frivolo mondo europeo, ed il freddo paesaggio danese diventa per lui fonte di calore ed affetto, riassunto nel viso del figlio Elias.

Christian invece è un bambino che ha perso da poco la madre: il suo carattere è impossibile e riversa le colpe di quella "fetale" scomparsa al padre, reo di essersi arreso alla morte. Christian è un bambino precoce, che usa la violenza come scudo ad una infanzia rubata perché sin troppo adulta.
La sua amicizia con Elias, il figlio di Anton nonché bambino timido e impacciato, causerà una serie di eventi che lasceranno un solco indelebile nella vita di due famiglie così ideologicamente distanti.

Ma quel cinema nordico che spesso ignora la funzione/finzione cinematografica di fiaba a lieto fine, qui si lascia attrarre dalla speranza che in qualsiasi caso tutti noi possiamo ritrovarci in un mondo migliore. Lo sguardo femminile della regista scende a compromessi con il fascino discreto del pubblico.

1 risposta al commento
Ultima risposta 28/12/2010 23.45.01
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