kill me please regia di Olias Barco Belgio, Francia 2010
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kill me please (2010)

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locandina del film KILL ME PLEASE

Titolo Originale: KILL ME PLEASE

RegiaOlias Barco

InterpretiSaul Rubinek, Benoît Poelvoorde, Virginie Efira, Aurélien Recoing

Durata: h 1.35
NazionalitàBelgio, Francia 2010
Generecommedia
Al cinema nel Gennaio 2011

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Trama del film Kill me please

Il dottor Kruger gestisce una clinica che offre assistenza e qualche goccia di veleno a chi ha deciso di farla finita con questa vita. Il giuramento di Ippocrate lo obbliga a cercare di far desistere qualsiasi paziente dalla scelta estrema ma, se la volontà è forte e sicura, il primario, sostenuto da un contributo governativo, non può far altro che assecondarla, ultimo desiderio compreso. Nella villetta del suicidio medicalmente assistito sbarcano i personaggi più disparati, dal malato di cancro alla bella sfortunata, dal depresso con la fantasia del Vietnam alla cantante lirica che ha perso la voce. Eppure non è così facile spegnere l'umano interruttore quando la campanella della natura o del destino non è ancora suonata.

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Voto Visitatori:   7,00 / 10 (47 voti)7,00Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Kill me please, 47 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  25/09/2012 19:22:50
   7½ / 10
Black Comedy o Grottesco, alla fine poco importa come viene definito. Opera coraggiosa e spiazzante, che fa riflettere e mostra certe situazioni da un altro punto di vista. Peccato che a tratti sfoci in un'eccessiva illogicità, perchè per quanto stravagante, teneva un certo filo logico. Nel finale è solo degenero, e c'è chi forse vede in questo l'apice dell'opera. Per me invece è un po' un peccato, perchè si perde in una spiegazione troppo semplice e irrealistica. In ogni caso un ottimo spunto, chissà perchè non ne avevo mai sentito parlare...pare proprio passato in secondo piano!

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Ultima risposta 26/09/2012 13.35.52
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  08/07/2011 00:05:21
   7½ / 10
Basta pochissimo, soltanto quel piccolo saltino del "mi", per far tutta la differenza del mondo; per passare dal coraggio alla paura, dalla disperazione più totale e istintiva a quella più pensata e organizzata, per desistere dal provare a saltare dal 7° piano, buttarsi sotto un treno, ingoiare un mortale mix di medicinali e spararsi in testa o prendere invece il treno e recarsi alla clinica del dottor Kruger. Nella clinica del dottor Kruger c'è gente che si prenderà cura di voi e nel decoro più assoluto, con assoluta dignità, niente sangue, niente casini, vi accompagnerà per i vostri ultimi giorni. Poi, un bicchier d'acqua, un pò di veleno e 3 minuti per salutare, au revoir.
In un bianco e nero perfetto, rappresentazione anche visiva delle vite senza alcun più colore degli aspiranti suicidi, Kill me please affronta in chiave di commedia grottesca e nerissima l'inossidabile tema del diritto o no a decider di morire. Ora, fermo restando che un suicidio come si deve, insomma "gestito" da soli, è tranne che in rarissimi casi pressochè impossibile da impedire, è giusto che possa trasformarsi in un "suicidio con l'aiutino" o, per dare i giusti nomi alle cose, un omicidio concordato con un' istituzione? Troppi hanno parlato di eutanasia per Kill me please. Non sono affatto d'accordo. Il film di Barco ci parla del mal di vivere e non di situazioni irreversibili di "non-vita". Ci parla di gente che non riesce più a dare un senso alla propria esistenza e non di vite che oggettivamente non hanno senso. Kill me please è un film sulla depressione, sul disamore per la propria vita, sull'assoluta mancanza di motivi per andare avanti. E' un film sul desiderio della morte perchè vista come unico stimolo rimasto in vita, in una vita però che di stimoli avrebbe da offrirne altri centomila. Non è un caso che L'UNICA paziente che subisce una sorta di accanimento teraupetico (la ragazza delle punture) sia anche L'UNICA che decide di andar via perchè si rende conto che esser vivi è una fortuna da preservare. Film sull'eutanasia quindi? All'opposto.
Ed è anche un film che, anche se pare un ossimoro, ha una scena madre "nascosta" ma completamente decisiva. La macchina viaggia veloce, se ne frega del funerale. Urta la bara, la bara cade. Pochi secondi, addirittura in campo lungo, ma importantissimi. Niente sarà più come prima. La bara urtata che cade simboleggia l'assoluta mancanza di rispetto da parte di quelli della clinica, gli angeli del suicidio, verso le persone che invece a vivere ci tengono, e portano i propri morti sulle loro spalle. La vendetta sarà tremenda. Non volete vivere? Vi si aiuta noi.
E così in un'atmosfera comunque sempre divertente e a tratti spassosissima ( i tre nel bosco e la partita a poker, la telefonata, il tiratore scelto - risata a dir la verità amarissima - ) Kill me please riesce però a far pensare, e anche parecchio. Non sarà certo un capolavoro o un film a tesi perfettamente riuscito, ma porta a spontanee riflessioni, e questo non è da poco.
E la spiegazione nel finale riguardo l' istituzione della clinica del suicidio come compensazione dei danni economici arrecati dai suicidi "personali" andati a buon fine è davvero drammaticamente magnifica.
E quella Marsigliese, quella Marsigliese che come ultima volontà doveva esser cantata davanti a tutto il paese sarà invece eseguita in un deserto di morte simile a quello della Grande Abbuffata, in quello che rappresenta senza dubbio il momento emotivamente più alto dell'opera. Una Marsigliese che è un inno sì, ma alla Disperazione.

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Ultima risposta 08/07/2011 00.26.35
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Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  04/03/2011 13:04:32
   6½ / 10
Simpatica commedia dai toni spesso grotteschi che, tuttavia, non ha quella forza corrosiva che dovrebbe (vorrebbe?) avere. Pur partendo in maniera assai interessante, infatti, va avanti senza altrettanto interessanti idee o, comunque, passaggi di sceneggiatura. Invero, è proprio la sceneggiatura che al termine si rivela essere per certi versi debole: il far west che si viene a scatenare nella parte conclusiva della pellicola, infatti, in special modo quello tra i pazienti stessi, è abbastanza fuori luogo(1), risultando, al termine, divertente per alcune sequenze o dialoghi presi singolarmente ma, nel suo insieme, inconcludente e senza alcuna ratio convincente alla base.

Buone le interpretazioni. Stupenda, invece, la fotografia di Noirhomme.


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Ultima risposta 24/09/2011 12.57.38
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  07/02/2011 20:38:32
   6½ / 10
Commento un film che dovrei rivedere, ma hanno già tolto dalle sale; non senza disagio lo commento.

La sensazione di quando lo vidi (peraltro in lingua originale, suono in presa diretta) è che sia più il fumo che l'arrosto.
C'è tanta ostentazione punk. Stile ostentatamente sciatto. E irriverenza grottesca.
Insomma sono davvero quasi i Sex Pistols che fanno un film.
Ma l'impressione è anche che si miri male al bersaglio, che non sia chiaro il bersaglio; perché vi sia più di un solo bersaglio o perché non importa quale sia il bersaglio.

Ripensandoci e leggendo opinioni e pareri, mi sono persuaso che la chiave di lettura più adeguata sia la codardia di chi vorrebbe un suicidio assistito non avendo il coraggio di quanti si uccidono da sé (una libertà che non è mai stata negata a nessuno).
Avvalora questa ipotesi il sarcasmo che non risparmia, corrosivo, neppure il direttore della clinica.

Ci si può divertire (io non mi sono divertito: ma prevedo sia un film che rivisto a distanza, sedimentando, cambi totalmente il proprio impatto), o si può esserne frustrati.
Sicuramente questo solo fatto, ossia la capacità del film di infiltrarsi dentro di te e smuoverti, anche solo infastidendoti, è indice della sua forza.

E' enorme l'influenza di Ferreri e in particolare dei suoi due capolavori: "Dillinger è morto" e "La grande abbuffata".
Stesso nichilismo.
E al di là dell'interpretazione specifica, "Kill me please" resta un film sostanzialmente nichilista.

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Ultima risposta 12/02/2011 13.36.30
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  20/01/2011 12:28:38
   8 / 10
Uccidimi per favore. Sono un codardo.

Falliti nella vita, nei rapporti con gli altri e con sè stessi, privi di volontà nel risollevarsi, semplici malati mentali, chiedono aiuto ad una clinica per essere uccisi dolcemente, con tanto di ultimo desiderio. Un capriccio appagato senza nemmeno imbrattarsi le mani di sangue.
Gentaglia alla ricerca di un finto suicidio, privo di quel "valore" chiamato coraggio che ognuno dovrebbe assumersi per compiere un passo così grande.

Il suicidio è la decisione più intima che ogni uomo potrebbe prendere: è una scelta azzardata e forse non giusta e nessun dottore o infermiere dovrebbe mai intromettersi. Il libero arbitrio nasce con noi, vive con noi e deve morire con noi: la responsabilità dei nostri atti deve valere anche quando si parla di morte. Proprio per questo un personaggio positivo del film è quello iniziale, prima che la scritta KILL ME PLEASE compaia sullo schermo. Ciò che il dottor Krueger giudica come una sconfitta, in realtà non è altro che il successo più grande.
Così come diventa un successo la decisione della ragazza di tirarsi indietro, lei che era forse l'unica ad avere un valido motivo per farla finita. L'unica che si accorge di vivere in un mondo di mèrda, e non vuole farne parte anche nella morte. L'unica vincitrice in una mise en scène di sconfitti.

E' un mondo dove l'opinione pubblica è così sciocca da assumersi la responsabilità di uccidere senza sporcarsi le mani, perché "tanto fra due giorni moriranno lo stesso". Poi però è la prima che si disgusta nell'affrontare l'argomento.

Tutto il film è dunque la rappresentazione di un fallimento. Una rappresentazione così schietta, cinica e funzionale che difficilmente si potrà evitare una riflessione personale e fine visione.

Due piccole curiosità:
- "Kill me please" è stato girato in bianco e nero per risparmiare sul sangue finto, poi sostituito da Nesquik. Per un film con Vin Diesel fanno esplodere 400 macchine fregandosene dei costi, tanto ci sarà un guadagno. I soldi ce li hanno quasi sempre le persona sbagliate: ovviamente per colpa nostra.
- Il film in Italia è uscito nello stesso mese di "Hereafter" di Eastwood: fa sorridere come un belga sconosciuto abbia dato molte più risposte di quante ne abbia sussurrate l'americano famoso.

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Ultima risposta 21/01/2011 15.06.38
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Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  20/01/2011 09:28:01
   8 / 10
Visti i miei due vicini qui sotto - (che hanno detto tutto) - mi sento molto l'inquilino del terzo piano.
Kill me please è grottesca e drammatica, sorridi quando la situazione diventa surreale e provi tenerezza per queste persone che non hanno il coraggio "neanche" di suicidarsi.
Da non perdere.

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Ultima risposta 02/02/2011 14.25.47
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  16/11/2010 01:35:23
   8½ / 10
Pemiato a Roma con una forte dose di coraggio - mi viene da pensare allo scandaloso riconoscimento dato alla Coppola a Venezia - Kill Me Please è un grandissimo film, originale e senza mezze misure, condito da un humor nero che sfocia spesso nel grottesco, costruito su temi difficili come il suicidio, l'eutanasia e il libero arbitrio, capaci di alimentare dibattiti infiniti. Argomenti scomodi affrontati una volta tanto in maniera diretta.

La storia è ambientata in una clinica per il suicidio assistito, dove la particolare clientela può trovare un minimo di dignità anche nel gesto più estremo: può sembrare assurdo, ma una clinica del genere opera realmente in Svizzera - più di 1000 decessi registrati in 12 anni di attività - e, soprattutto nella prima parte, il film ne descrive fedelmente trattamenti e " terapie " eseguite. Ma quello che all'inizio sembra essere un registro votato al realismo, cambia nettamente nella seconda parte, in cui l'esagerazione dei carattieri tirati in ballo prende nettamente il sopravvento, con personaggi e trovate talvolta geniali. La metafora del regista belga appare lucida e senza fronzoli:


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Quello che ne può scaturire dopo la visione è tutto da decifrare: indubbiamente non è un film per tutti, non stento a credere che qualcuno possa sentirsi anche offeso a fine visione. Ma riuscire a far ridere parlando di temi così scottanti non è da tutti. Olias Barco annienta una volta per tutte il tabù della morte. E lo fa con un politicamente scorretto senza precedenti, riuscendo a scuotere coscienze e insinuando il dubbio in alcune certezze che in maniera del tutto inaspettata vengono a mancare. Almeno è quello che è successo nel mio caso. Un piccolo gioiellino che sarei felice di veder riproposto al grande pubblico. Allora si che ne sentirete parlare.

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Ultima risposta 17/01/2011 23.57.38
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