la casa della gioia (2000)

Il meglio Terence Davies lo ha dato con la sua trilogia autobiografica, tuttavia restano reminescenze del suo linguaggio profondamente poetico e nell'efficace ricostruzione dell'ambiente storico.New York di inizio secolo ancora radicata nel classismo, nei pregiudizi, Lily (una poliedrica Gillian Anderson) verrà catapultata nell'ultimo gradino della società, ostracizzata da un'ipocrita puritanesimo di tolstojana memoria, il romanzo di Edith Wharton è un po lo specchio del regista britannico, indipendente rispetto all'ambiente in cui lavora, alienato al business da cui ormai la 7° arte ruota.

Una grande prova di una sorprendente Gillian Anderson (voto 8), totalmente diversa da quella ammirata nei panni dell'agente Dana Scully in X-FILES, riesce da sola a sostenere l'oneroso peso di un film impegnato, drammaticamente intenso, dai risvolti tragici ed inevitabili.
La storia comincia lentamente la sua marcia di avvicinamento verso una girandola di emozioni, di sospetti, di inquietudini e di profonda ingiustizia che coinvolgono una bellissima donna, invidiata dalle altre signore dell'alta borghesia e vanamente rincorsa dai loro ricchi uomini d'affari.
Un cast di discreto affidamento, capace di coadiuvare la Gillian in maniera essenziale ed efficace, ottimi costumi ed una discreta regia riescono a fare di questa pellicola una visione meritevole di attenzione.