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Inanzitutto la scena CULT: la tramutazione in lupo mannaro, roba al cui confronto 'un lupo mannaro americano a londra' impallidisce. Devo ancora capacitarmi, tra le varie cose, di come il protagonista nel corso della trasformazione sia capace di smaterializzare tutti i vestiti e rimanere nudo, per poi tornare umano e con i vestiti già indosso. Bè poi c'è la scena del flashback, altra vetta indiscutibile del film: un'accozzaglia di immagini senza senso unite tra loro, e come se non bastasse nel totale delirio nonsense (Godard è una pippa al confronto..) si mescolano tonalità cromatiche più disparate. Ma Andolfi (e non Adinolfi come c'è scritto nella scheda) è capace anche di reare una commistione di dialetti, luoghi e personaggi a dir poco allucinante: si passa dal maggiordomo di colore che parla però napoletano e viene accusato di essere un camorrista dall'impavido ispettore, ai due tizi che vengono presentati come siciliani ma di cui uno parla un misto tra siciliano e inglese e alterna stereotipi come "baciamo le mani" a un "son of a bitch!" veramente spassoso. L'altro, detto 'dottò', parla un italiano stentato come se fosse tedesco. Poi come il protagonista romano sia in grado di conoscere meglio Napoli che la propria città è un altro colpo di genio. E così tra invocazioni a san gennaro, batttacce romane tipo "a li mortacci sua", un arabo che esce dall'appartamento della fattucchiera blaterando qualcosa tipo "salam...", si giunge alla scena dell'accoppiamento: un cameramen impazzito per i primi minuti si sofferma al 90% sulle gambe di entrambi e per il restante 10% sulla schiena di lei. Assolutamente da non perdere, per entrare nel Culto.