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Una delle vette di Kaurismaki che con semplicità e linearità riprende quelle che sono le sue tematiche preferite (il disagio, la malinconia, l'incomunicabilità) e le porta all'apice estremo dell'alienazione, con un finale che, a differenza di altre volte, non presenta nessuna visione ottimistica. Lo stile di Kaurismaki è quello che conosciamo: freddo, indifferente, con dialoghi ridotti all'osso per lasciar spazio alle immagini e alle espressioni; non c'è la sottile ironia di fondo usata spesso dal regista finlandese , altro marchio di fabbrica che spesso dava un qualcosa in più alle sue pellicole di cui però in questo caso se ne perdona la mancanza. Bravissima la musa Kati Outinen, Fiammiferaia perfetta.