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Poche storie, questo film va ASSOLUTAMENTE VISTO , e lo dedico a tutte le persone che, come me, amano il grande cinema hollywoodiano dei tempi d'oro. Pensate: nel 1947, nonostante le imminenti crociate della caccia alle streghe et similia, si producevano script del genere. Che poi i cineasti piu' coraggiosi siano di derivazione europea, come il buon Litvak, riempie di orgoglio.
Al pari dell'omosessualità, la schizofrenia al cinema è sempre stato un tema tremendamente tabu', soffocato dalla paura costante della pubblica opinione di affrontare l'argomento (quindi suppongo degli stessi produttori). Il film è così audace, duro, realista da lasciare senza fiato, ancor oggi. C'è una splendida immagine, quando Virginia riesce a empatizzare con una malata aggressiva e renderla docile con qualche sorriso e una carezza: è una di quelle sequenze che consegnerei alla storia del cinema, per cui vale la pena senza vergognarsi di consumare vere e proprie lacrime di commozione... Poi il tutto è retto dalla reattività crudele del personaggio, al/la quale si negano forse i fattori condizionali della malattia mentale (se di essa si tratta) e alla superba, letteralmente fantastica interpretazione di Olivia De Havilland, che regge magnificamente una prova tanto sofferta e umanamente straziante. Memorabile la sequenza onirica dell'incubo, che dà il titolo al film