Rupert Turner è sempre stato un grande fan di John F. Donovan, star del cinema e della televisione, morto solo e in disgrazia dopo una serie di scandali che lo hanno coinvolto. Dopo la sua morte, Rupert racconta, in un'intervista con la giornalista Audrey Newhouse, la sua amicizia epistolare con l'attore durata cinque anni e inizia quando aveva undici anni. Attraverso le loro lettere Rupert racconta la sua vita tormentata, tra i compromessi con la fama e pregiudizi che hanno ostacolato la sua breve vita.
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nonostante la solita struttura collaudata alla Dolan quest'opera non è un granchè. Per la sceneggiatura debole, forzata e a tratti veramente improbabile e per una scelta degli attori discutibile . Harington non mi è piaciuto,senza carisma e presenza. Si salva solo la colnna sonora e il montaggio . Poco
Un Dolan poco efficace. La sceneggiatura ricalca le sue opere precedenti. I due protagonisti maschili non offrono perfarmance degne di nota. Messa in scena buona. Mi aspettavo davvero molto di più.
Un Dolan in fase discendente, alla sua seconda opera non riuscita, riesce comunque a portare in scena un film più godibile del precedente ma poco ispirato. Ecco, Dolan fa copia e incolla del suo cinema, delle sue messe in scena, dimostrando di avere poco da dire. In realtà considerando il percorso travagliato dell'opera, forse è già tanto che sia stata messa in commercio.
Due vite parallele che in realtà si parlano poco, si cerca di toccare tutte le tematiche già presenti in altre pellicole dello stesso regista e si finisce non solo per avere l'idea di già visto ma di aver visto anche la brutta copia. Kit Harington non è un attore all'altezza, purtroppo non ha mai dimostrato di avere un particolare talento e la sua interpretazione non aiuta un film di per sè già debole.
Non riconosco il dolan di mommy, Lawrence anyway e tom a la ferme che trovo originali e diretti divinamente.. questo invece un film pesante e inutilmente lento con attori da urlo la cui perfetta interpretazione stona in una storia che semplicemente è debole, non appassiona per come è creata. Un messaggio nobilissimo per carità ma al quale ruotano intorno dialoghi e scene che sanno alquanto di finto forzato e innaturale. Apprezzo lo stile di dolan ma dopo un po queste imquadtature esagerate sui punti neri del viso stufano e nauseano
Dolan canna totalmente il suo primo film americano, perdendo di vista l'omogeneità del montaggio. Ci sono le sue scelte vistose, ma non sono giustificate da una storia fatta di personaggi deboli, a cui manca una forte motivazione. Lo stesso protagonista, presente nel titolo, fulcro della narrazione e anche interpretato bene(a sorpresa) da Kit Harington, è un personaggio debole il cui dramma non appare mai forte come dovrebbe essere. Un'altra scelta deleteria è quella di non mostrarci mai la corrispondenza fra i due, che non crea il mistero probabilmente voluto ma toglie interesse e consistenza a ciò che stiamo guardando. Gli attori sono bravi e diretti bene, ma il film non regge, seppur non sia da buttare nel cesso. Il problema è l'omogeneità, sotto ogni punto di vista: colorazione, inquadrature, ritmo, relazioni fra i personaggi... Va benissimo lo stile di Dolan, ma non quando egli stesso non è in grado di giustificarlo nè di fargli generare un'ulteriore costruzione del senso.