l'angelo del male regia di Jean Renoir Francia 1938
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l'angelo del male (1938)

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locandina del film L'ANGELO DEL MALE

Titolo Originale: LA BÊTE HUMAINE

RegiaJean Renoir

InterpretiJean Gabin, Simone Simon, Fernand Ledoux, Julien Carette

Durata: h 1.41
NazionalitàFrancia 1938
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 1938

•  Altri film di Jean Renoir

Trama del film L'angelo del male

Jacques Lantier lavora nella ferrovie ed è affetto da una malattia ereditaria, l'acolismo che influisce negativamente sulla sua psiche. Di questa vulnerabilità ne fa uso Séverine che cerca di convincerlo a eliminare il marito. Ma l'acolista volge la sua violenza proprio verso di lei.

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (20 voti)8,50Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su L'angelo del male, 20 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  25/09/2021 16:32:55
   8 / 10
Renoir porta Zola sul grande schermo e il risultato è un dramma memorabile con un grande Jean Gabin. Una storia sempre drammaticamente attuale, in quanto scava negli angoli più cupi della bestia umana.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  07/10/2019 12:04:54
   9 / 10
Un uomo segnato dal suo passato che non riesce a prendere un'altra strada, quasi condannato come il treno a seguire quel binario, impossibile abbandonarlo.
Proprio lui, il solito perfetto Gabin, lavora come controllore su uno di questi giganti di metallo che imperversano durante tutto il film.
Un film magnifico, l'ennesimo capolavoro di Renoir che è sempre una garanzia.

vieste84  @  01/12/2013 21:05:32
   7 / 10
Jean Gabin interprete prezioso, forse il migliore attore degli anni 30, sempre una sicurezza. Di Renoir cercherò di vedere altro perchè mi ha colpito positivamente

Invia una mail all'autore del commento nocturnokarma  @  12/01/2013 21:43:28
   7½ / 10
Con malinconico pessimismo Renoir realizza un film seminale per la storia del noir (ma anche delle poetiche neorealiste). Un triangolo d'amore che porterà alle inevitabili conseguenze. Ma l'autore francese ha anche ambizioni sociali e storiche.

Ciò che rimane impresso dopo la visione è il lento disgregarsi delle passioni umane, l'amore come impossibile compromesso tra desiderio e moralità. L'analisi sociale è profonda, condivisibile o meno, ma senza dubbio efficace nella sua allegoria.

Per veri appassionati, perché a differenza di "Le regole del gioco" capolavoro che si lascia vedere e rivedere, "L'angelo del male" è appesantito da alcuni eccessi didascalici (a mio avviso) e da alcuni cali di ritmo/tensione evidenti. Ad ogni modo imprescindibile.

baskettaro00  @  13/08/2012 17:16:29
   7½ / 10
non all'altezza delle aspettative.ad ogni modo ottimo l'incipit e le ambientazioni seral/notturne dell'ultima mezz'ora,renoir tratteggia dei personaggi senza speranze e alquanto marci,traditori,assassini.da rimediar ma non eccelso.

gianni1969  @  21/03/2012 17:59:34
   10 / 10
tratto da "la bestia umana" di emile zola,questo capolavoro decreta la nascita del noir,anticipando di un paio d'anni i futuri capolavori americani del genere. gia si notano i crismi del noir,l'uomo senza via d'uscita(grande jean gabin)la femme fatale(bellissima simone simon),in un crescendo di tensione che porta al drammatico finale. stesse tematiche riprese da fritz lang,due decenni piu' tardi in un'altra grande opera. stranamente i francesi lasciarono il passo agli americani,e solo a meta' anni cinquanta,con "i diabolici" e "rififi" ne ripresero i fasti,senza dimenticare il capolavoro nostrano di visconti"ossessione"

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  06/11/2011 20:04:45
   8 / 10
Treni, binari e gallerie. Un percorso obbligato senza deviazioni verso un destino inevitabile per ognuno dei componenti del "triangolo" amoroso dell'Angelo del male. Un viaggio verso l'autodistruzione determinato da passioni incontrollabili, tali da rendere i personaggi incompiuti rispetto alle loro aspirazioni. Una perla del realismo poetico francese.

Goldust  @  24/10/2011 12:22:53
   7½ / 10
Bellissimo dramma, pessimista e disperato. Più che la storia

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
contano i personaggi senza speranza che Renoir tratteggia con amara disillusione. Eccezionale e virtuosistica l'apertura sugli svincoli ferroviari della tratta Parigi-Le Havre, indimenticabile il diabolico charme da femme fatale della Simon.

pinhead88  @  12/03/2010 16:32:33
   7 / 10
Il romanticismo di Renoir che si fonde con la violenza.spettacolare la fotografia con un affascinante bianco e nero dove Simone Simon risplende in tutta la sua bellezza ed eleganza.tuttavia non l'ho trovato del tutto appassionante,nella durata complessiva risulta molto lento per poi risalire verso la fine con un paio di sequenze memorabili che in pratica sono quelle che caratterizzano di più il film.non lo rivedrei una seconda volta.

Guy Picciotto  @  23/02/2010 19:16:12
   9 / 10
ci si sente soffocare tra le spire di questo film, è un pozzo di depressione, e nulla è così depressivo che guardare un volto di donna sapendo che non riuscirai mai a possederla, nemmeno nel momento in cui credi di possederla...Renoir spiatella la verità che in pochi osano dire (altrimenti si rischia di farsi il vuoto intorno nella mondanità), non si può possederla la donna....Gabin qui impazzisce del tutto, e se impazzisce uno come Jean Gabin che con Brando e Mas*****nni rappresenta nella gestualità e nelle fattezze l'icona cinematografica occidentale del tombeur de femmes, vuol dire che bisogna mettersi l'animo in pace, e arrivare a capire magari che ammettendo di possederla poi non rimane altro che la noia di averla avuta, e la felicità sta nel differirlo l'orgasmo non nell'averlo, d'altro canto nemmeno i 3 più grandi tombeur de femmes della storia nella vera pratica , ovvero Giacomo Casanova, John Holmes e Silvio Berlusconi sono riusciti davvero a possederle.
L'angelo del male è un devastante capolavoro funereo, per me il migliore di renoir, e il volto della Simone Simon è il volto di Semiramide, raffigurata come una colomba da Babilonia ma null'altro che demonica nel recondito.

USELESS  @  28/12/2009 23:39:51
   6½ / 10
Beh di questo lessi il libro di Zola, non mi pare che Renoir abbia fatto meglio del libro o aggiunto qualcosa, uno meno riusciti per me!

2 risposte al commento
Ultima risposta 10/06/2010 11.30.27
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dobel  @  15/12/2009 09:54:24
   9½ / 10
Il titolo originale del film è 'La bestia umana'; ma chi è la bestia a cui si riferisce il titolo?
I personaggi descritti sono tutti delle 'bestie'. Il male è anatomicamente in loro; la componente bestiale, se nel personaggio interpretato magistralmente da Gabin è evidente e immediata, è presente con sfumature differenti in tutti gli altri. Severin è il male che genera il male nel prossimo; il marito di lei è il male che uccide per convenienza e gelosia e che si abbandona allo 'schifo' al quale rimarrà per sempre appiccicato; il padrino di lei, personaggio che quasi non vediamo, è il male che si serve del prossimo per soddisfare il proprio piacere in cambio di protezione e favori; Lantier è il male ereditario e per questo, forse, meno colpevole. E' il male che non può essere controllato, incosciente, involontario... quando prende coscienza di se' decide di annientarsi.
I personaggi di quest'opera sono immersi irrimediabilmente in una vita che non lascia scampo, e nella quale non si può aspirare ad una felicità sulla quale non si stagli alcuna ombra. La vita è una prigione nella quale il male si impadronisce in qualche modo di noi e, malgrado i nostri sforzi e malgrado si desideri di affrancarsi dal proprio passato, quello ritorna inesorabile e la nostra colpa e la colpa dei nostri padri non ci lascia scampo.
Il film di Renoir è l'ennesimo capolavoro; girato come un noir, con una fotografia notturna e meravigliosa, è un'analisi lucida dei tanti modi in cui il male vive e si manifesta in noi e attorno a noi. I personaggi che incontriamo e che seguiamo nel film, li incontriamo ogni giorno; spesso siamo noi stessi a manifestare quei sintomi.
Il treno che corre è un po' come il fiume dell'omonimo film: la vita passa, la gente nasce, vive e muore mentre il mondo trascorre immutabile.
Il treno è una metafora del viaggio della vita esattamente come il fiume. Pochi decenni dopo il poeta della beat generation Lawrence Ferlinghetti scrisse una bellissia poesia, "La lunga strada", adottando la metafora del treno sul quale si sale e si scende, si incontrano persone e si vedono paesaggi.
In questo film la presenza del treno restituisce allo spettatore la sensazione dello scorrere impassibile dell'esistenza, una costante in seno alla quale si consumano drammi e miserie.

2 risposte al commento
Ultima risposta 16/01/2010 08.50.42
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  07/11/2009 18:53:05
   9 / 10
Il ritratto di Renoir dei personaggi di questo noir (da Zola) è uno dei più tragici eseguiti dal regista. I loro destini sono segnati, e quel male è insito ed ereditato.
Il treno dà impeto alle passioni. L’atmosfera nebbiosa della stazione fissità ai turbamenti. E’ attraverso questi contrasti - degli ambienti e dei dialoghi - che Renoir riesce, con la consueta perizia, a rappresentare il fallimento dei sentimenti.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  10/01/2009 23:37:26
   9½ / 10
"In certi momenti lui la sentiva bene quella tara ereditaria, e cominciava a pensare che stesse pagando per gli altri".

Da un romanzo di Emilio Zola, Jean Renoir at his best. Una poesia impressionista sul Male secondo questo ineguagliabile regista. Elegantissima ballata malefica e ambigua MA MAI MORALISTA carrellata di personaggi che rappresentano l' altra faccia della società, personaggi scambiati anche per persone "proprio gentili": un futuro assassino, un potenziale pedofilo, una moglie fedifraga e soprattutto "un figlio di generazioni di ubriaconi di cui lui era il frutto guasto"; un uomo "spinto a commettere atti contro la sua volontà, per cause che in lui non esistevano più". Con quest' ultimo interpretato da Jean Gabin -attore sempre più vicino all' essere il numero uno- "La Bète Humaine" è uno dei più bei film degli anni '30, e non solo, dove le convenzioni della suspense vengono messe da parte con la totale assenza di una colonna sonora di supporto: il risultato è un silenzio angosciante e assolutamente realistico, che invece mette suspense davvero però. Indispensabile il caratterista (forse) preferito da Renoir di cui non ricordo il nome, e Simone Simon dimostra già di essere la felina adatta per Tourner. Da antologia il montaggio delle sequenze iniziali sul treno.

6 risposte al commento
Ultima risposta 11/01/2009 12.45.16
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eizenstein  @  08/01/2009 10:18:04
   9½ / 10
Quello che più mi ha stupito di questo film è che quando avevo letto il libro di Zola mi ero immaginato ambientazioni e personaggi così come sono rappresentati da Renoir: Roubaud, Lantier sono loro così come la stazione, il treno e l'appartamento. Forse Severine è più bella e sensuale del libro, ma è ciò che serve al film.
Questo rafforza la mia convinzione che Renoir aveva dalla sua una marcia in più degli altri registi in quanto aggiungeva la dimensione dell'anima alle sue opere. Gabin è il suo strumento preferito per arrivare al cuore dello spettatore, lui e il treno sono un tutt'uno, la sua follia ci risulta inspiegabile ma reale così come il contrasto tra la sua vita sul treno e fuori.
Poi come a suo solito, nessun giudizio ma solo la descrizione di una seppur fittizia vicenda umana.

Crimson  @  03/01/2009 17:55:42
   9 / 10
I sedimenti radicali del proprio destino non possono essere estirpati.
Due personaggi incapaci d'amare e vittime della loro natura. Il passato riaffiora costantemente, come segno di una condizione inesorabilmente incancellabile.
Le sequenze con Gabin e la Simon, i loro dialoghi ricchi di ideali irrealizzabili, scatenano una compassione inarrestabile.
Un film di un lirismo notevole, che racchiude a livelli quasi ineguagliabili tutta la dannazione che si cela dietro ogni prototipo di noir.

Mizoguchi  @  31/08/2007 00:14:13
   10 / 10
La bestia umana non è un personaggio del film e non è un termine usato con un'accezione obbligatoriamente negativa, la "bestia" umana è proprio l'animale uomo/donna che si dibatte tra le convenzioni sociali e gli istinti più ferini. Le bestia umana sono (siamo) tutti, dal capo treno, al conducente di locomotiva al capo della polizia la cui giustizia cede al più becero dei pregiudizi davanti all'omicidio.
Ledoux da integerrimo capo treno, dal definito senso del dovere decade lentamente a figura sfumata (processo attuato praticamente con l'uso della profondità di campo, vedi la scena di lui alla finestra con i convogli sullo sfondo) in crisi, preda del vizio e sopratutto dalla principale motrice umana: la gelosia.
Proprio la motrice diventa infatti umana, Jean Gabin ama la sua locomotiva e i loro "amplessi" scandiscono il film (vedi la magistrale sequenza d'apertura) ma sopratutto lo sfogo dopo il primo rifiuto di Severine in cui i desideri carnali non evaporano ma sublimano tra i pistoni e le rotaie.
Renoir anche se con linguaggio naturalista crea un rapporto diretto uomo-animale-macchina quasi come uno Tsukamoto ante-celluloideram.
Infatti la natura non è semplicemente dipinta ma attentamente caricata di valori simbolici carnali e sensuali, come il canale di scolo che colma fa trabordare il secchio d'acqua in una sensualissima metonimia, lasciando fuori campo l'amplesso.
Poi come non restare incantati della colonna sonora industriale, compostata talvota quasi totalmente da rumori meccanici assordanti in cui le voci umane seppura gridate non sono che flebili ronzii.
Imponente Jean Gabin, stoico nel suo malessere a cui non puoi sfuggire, imperdibile l'urlo finale che scuote tutto il film e per una volta l'impetuoso rumore della locomotiva sta ad ascoltare...

p.s.
Splendida Simone Simon, seducente donna pantera che non sa amare e serpeggia e sfugge di mano in mano, anche da quelle poderose di Gabin (o quasi...)

3 risposte al commento
Ultima risposta 06/01/2009 19.36.26
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  09/06/2007 13:57:48
   9 / 10
Film in stile naturalista come il romanzo di Zola da cui è tratto. Zola fondò il movimento naturalista in Francia nel '800, Renoir ne è un geniale esecutore nella forma cinematografica (1938).

Nel film tutto o quasi è diretto, spontaneo, i dialoghi sono sintetici ma sempre intelligenti o ricchi di senso e disincantamento. La passione d'amore anche quando è elucubrata dai protagonisti non si ferma mai nel delirio di impotenza, ci sono sempre conseguenze attive e tragiche a tutto ciò che si dice e si pensa, a ogni sentimento, quindi grande è la scorrevolezza del racconto: lungo una semplice ma efficace costruzione dell'ambiente naturalista.

Pochi intrecci narrativi, ma tante emozioni sentimentali, a testimonianza che ciò che si vede nel reale di ogni giorno già può essere trascritto in un film generando spettacolo e suspense non costruiti con la fantasia...

Vedi recensione

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  21/05/2007 21:20:39
   9 / 10
Straordinaria interpretazione di Jean Gabin nel ruolo di un uomo colpito da una forma di alcolismo ereditario che gli fa contrapporre momenti di normale lucidità a momenti di pura follia omicida.
Atmosfere tipiche dei noir francesi, con scene stupende come quelle riprese dalla telecamera posta sopra la locomotiva, e primi piani degli attori principali ( Gabin e Simon ) di un'espressività unica, in particolare lui, nei momenti in cui la follia si impossessa della sua psiche e lei nei momenti di passione e seduzione tipici della femme fatale.

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Ultima risposta 15/01/2010 16.32.05
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  23/03/2007 22:50:28
   8½ / 10
Primo (credo ma potrei sbagliarmi) e migliore addattamento del romanzo di Zola in pieno realismo poetico francese. Renoir è straordinario per la capacità di filtrare romanticismo e violenza in ogni sequenza (memorabili le sequenze nel treno). Simone Simon è intensa e ricca di sensualità: i suoi occhi languidi ispirano una vaga inquietudine

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