l'anima e il volto (1946)

Soggetto che doveva avere enorme presa nella Davis tanto da produrlo in un primo momento, interpretarlo (sdoppiandosi) e re-interpretarlo 20 anni dopo con qualche modifica qua e là ma pur sempre sdoppiandosi. Sceneggiatura non solidissima in entrambi i casi, incappa in alcuni topici momenti di evidente forzatura, regie entrambe poco brillanti tranne per questo artifizio ottico della doppia presenza in scena che per quanto innovativo Bernhardt sembra accontentarsi di questo e non giocare sul suo retaggio europeo, un soggetto simile in mani del maestro Hitch o di un Lang avrebbe rasentato il capolavoro, resta invece un saggio di quel che era lo straordinario talento della Davis, in grado di costruire con la sua interpretazione 2 personalità distinte mai equivocabili nonostante le sembianze analoghe, una Davis ambiziosa di mettersi alla prova, incurante degli ostacoli del testo, di registi raramente al suo livello capaci si di mettersi al servizio ma incapaci di tenere in piedi un film esulando la prova dell'attrice.