la pelle che abito regia di Pedro Almodovar SPAGNA 2011
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la pelle che abito (2011)

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locandina del film LA PELLE CHE ABITO

Titolo Originale: LA PIEL QUE HABITO

RegiaPedro Almodovar

InterpretiAntonio Banderas, Elena Anaya, Marisa Paredes, Blanca Suárez, Eduard Fernández, Fernando Cayo, José Luis Gomez, Jan Cornet, Bárbara Lennie, Isabel Blanco

Durata: h 2.00
NazionalitàSPAGNA 2011
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2011

•  Altri film di Pedro Almodovar

Trama del film La pelle che abito

Il chirurgo plastico Ledgard (Antonio Banderas) ha perso la moglie in un incendio causato da un incidente stradale e dedica 12 anni a sperimentare un tipo di pelle sintetica che avrebbe potuto salvarla. Per raggiungere il suo scopo non si fa scrupoli nel superare il limite etico della transgenesi, anche se questo questo non sarà il suo unico crimine.

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Voto Visitatori:   6,90 / 10 (113 voti)6,90Grafico
Voto Recensore:   6,00 / 10  6,00
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Voti e commenti su La pelle che abito, 113 opinioni inserite

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BenRichard  @  08/11/2020 12:00:38
   6 / 10
Film con una storia da raccapriccio che secondo me poteva osare qualcosina di più sia visivamente che a livello di cattiveria; per carità il film di per sè è crudele e malato ma velato da una sorta di ironia quasi trasparente che alleggerisce un po' il tutto. Certo è un film di Almodovar ed è proprio questa anche una delle sue caratteristiche, affrontare temi molto pesanti e trasportarli sullo schermo in maniera non troppo da far ribrezzo. Però mentirei se dicessi che la visione mi abbia soddisfatto pienamente. Forse un po' troppo duraturo per ciò che ha da mostrare specialmente nella fase centrale del film e con un finale abbastanza sbrigativo non propriamente convincente dopo essersi sorbiti tutto quello che c'è stato prima. Per il resto soprattutto a livello tecnico nulla da ridire. Ottima la regia di Pedro così come anche l'uso della fotografia. Bravi tutti gli attori, Elena Anaya a dir poco stupenda!

Invia una mail all'autore del commento Rawley Wilkes  @  31/10/2019 22:59:42
   7 / 10
Film che pecca di una trama molto poco credibile, ma lo stile graffiante, perverso e canzonatorio del regista riesce comunque a renderlo avvincente.
Ottimo poi il cast, in particolare la sempre splendida Elena Anaya (vista l'anno prima in Room in Rome di Julio Medem), attrice che avrebbe meritato un successo maggiore.
Preferisco altri titoli di Almodovar, con storie più concentrate sul dramma che su storie surreali e la volgia di provocare, ma nel complesso non posso dire che non mi sia piaciuto.
Consigliato se non ci si scandalizza per certe scene.

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  04/06/2019 00:37:48
   9 / 10
Mi è piaciuto davvero tanto; la seconda volta, ancora più della prima, qualche anno fa. Un film alquanto anomalo per Almodovar che però si presenta di nuovo come regista eclettico, alle prese con scene dalle tinte dure,fosche e a tratti horror. Il messaggio dell'identità di genere che non corrisponde al corpo esteriore mai era stato così approfondito ed è un messaggio che non invade la narrazione. Il regista infatti dimostra anche di essere un eccellente sceneggiatore perché alle prese con una storia che lungi dall'essere lineare, presenta molti flashback alternati , ma sapientemente dosati. Avrei dato volentieri un 10 se non avesse insistito troppo sull'aspetto medico della trasformazione. Mai una delusione da Almodovar

Buba Smith  @  21/08/2018 19:04:10
   6½ / 10
L'idea del film è al quanto semplice ma al tempo stesso originale e perversa.

Per quanto mi riguarda sicuramente sufficiente, ma non mi ha fatto proprio impazzire.


Questo episodio mi fa moooolto pensare a un sequel:



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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  05/02/2018 19:08:03
   7 / 10
La trama è in tutto e per tutto da film horror ma la messa in scena presenta dei toni molto leggeri (ma non banali o superficiali)che fanno pendere "La Pelle che Abito" più dalle parti della commedia grottesca che del noir. Ciò accentuato anche da una certa raffinatezza visiva che dà la sensazione di ripulire la storia di tutta la sporcizia di cui è intrisa.

Overfilm  @  11/07/2016 23:38:06
   7 / 10
Pienamente d'accordo con quanti han commentato questo film prima di me (per cio' che concerne il voto).
Relativamente alla storia... io ci trovo molto del film "ex-machina", ma leggendo qualche commento mi sembra di essere forse l'unico...
La storia tra passi avanti ed indietro e' un po' troppo arzigogolata, pero'il film merita la visione.
Il finale non mi ha convinto: un po' sbrigativo rispetto alla storia...

BrundleFly  @  01/04/2016 11:53:22
   7 / 10
FIlm grotteco e a tratti disturbante.
Non sono un cultore del cinema di Almodovar, ma l'ho trovata comunque una pellicola riucita, anche se poco credibile in alcune situazioni.

GianniArshavin  @  16/01/2016 22:26:24
   7 / 10
La pelle che abito è il mio primo Almodovar , e a quanto ho capito questo film rappresenta l'inizio di una nuova fase creativa per il regista spagnolo.
Questa pellicola è molto particolare , la storia ricorda quasi un horror a tema "mad doctor" , viste le tematiche e le parecchie esplosioni di violenza e follia.
Almodovar non ha paura di osare ,ed infatti ne La pelle che abito abbiamo una sfilza di nefandezze varie , nessuna (o quasi) gratuita e tutte calate in un contesto coerente. Inoltre il regista sa lavorare con le immagini e sa bene cosa mostrare e cosa no.
Molto forte la componente drammatica e come di consueto anche quella erotica;presente pure una fase grottesca forse leggermente fuori contesto.
A livello di ritmo il titolo fila via veloce ed intriga dal primo minuto fino alla fine , anche se la fase conclusiva è tirata eccessivamente per le lunghe.
Nel ruolo principale troviamo un Banderas non spumeggiante ma sufficiente , mentre cosi e cosi le attrici che lo circondano.
Dunque il mio primo approccio con il cinema di Almodovar è stato totalmente soddisfacente. Non posso fare confronti con il resto della sua produzione , ma tuttavia La pelle che abito come film a se è validissimo e meritevole.

Larry Filmaiolo  @  20/05/2015 15:59:40
   7½ / 10
Interessante, fresco, grottesco quanto bassa. Le cifre di Almodovar si ritrovano radicate profondamente sia in questo lavoro che nel precedente "gli abbracci spezzati", per quanto mi riguarda un dittico più che apprezzabile di cinema quantomeno non scontato e capace di regalare emozioni. Un cinema di cui abbiamo bisogno, in Europa. Questo "la pelle che abito" risulterà decisamente gradevole a chi come il sottoscritto apprezza l'eccesso,il weird non privo di una certa eleganza.

Gruppo COLLABORATORI Invia una mail all'autore del commento ilSimo81  @  30/10/2014 16:47:18
   8½ / 10
Ci sono perdite che diventano ossessioni, sogni da inseguire e ricostruire ogni giorno da capo perché ormai irrimediabilmente svaniti. La moglie del dottor Ledgard, deceduta indirettamente a causa di gravi ustioni, è fantasma di un passato perduto e ispirazione per le attività geniali e discutibili del chirurgo.

"La pelle che abito" continua il percorso lungo cui Almodovar scandaglia la femminilità: suprema tra le bellezze del creato, che divorata dai sentimenti umani degenerati in passioni incontenibili si snatura in scintilla di scandalo. Questo è il filo rosso della pellicola, questa invero è la poetica ricorrente nella cinematografia del regista spagnolo.
"La pelle che abito" vanta un'estetica pregevole, laddove la fotografia, la scelta delle luci e dei colori nelle ambientazioni e il lavoro del cast raggiungono una qualità importante. Ma è sotto quest'estetica che si agita un considerevole volume di tematiche, spunti e riflessioni che rendono la pellicola un'opera complessa. Sviluppi e colpi di scena sono momenti ricchi di implicazioni morali, dettate dalla bioetica ma anche dalla semplice coscienza comune. Immagini forti e rivelazioni sconcertanti aggiungono dinamicità emotiva, che affianca ed esalta l'implacabile e intrigante crescendo di trama in un film mai lento né noioso.
Vero è che la visione incoccia in alcuni riempitivi evitabili se non imbarazzanti: uno su tutti, la parentesi relativa al fratello di Robert, la cui presenza (insieme a quella della madre) va letta come l'irrinunciabile cenno del regista alla tematica a lui cara dei perversi rapporti familiari. Un passaggio superfluo che comunque non inficia la validità del prodotto.
Lieve rammarico per il finale: l'ideale sarebbe stato mantenersi sul crudo livello d'impatto di tutta la pellicola, invece di appiattirsi su qualcosa di più scontato e simile ad un happy ending.

In quest'opera, è palese il debito di Almodovar nei confronti dell'arte francese: il libro "Tarantola" (Thierry Jonquet, 1984) e il film "Occhi senza volto" (Georges Franju, 1960).
Come significative citazioni, compaiono pure libri con i nomi di Louise Bourgeois e Alice Munro, ma il riferimento più interessante è nel libro che il dottor Ledgard afferra in una scena: "Il gene egoista" (1976), in cui l'autore Richard Dawkins espone la sua teoria per cui l'evoluzione non è legata alla specie, bensì al gene, e quindi all'individuo (interessante chiave di lettura per interpretare la dedizione del chirurgo alla transgenesi).

"La pelle che abito" è un film che cattura, scuote, appassiona e convince.
Da vedere.

7219415  @  29/12/2013 11:57:24
   7½ / 10
Ottimo Almodovar...

Oskarsson88  @  27/12/2013 13:52:36
   7½ / 10
Film particolare con una storia contorta che si sviluppa molto nel passato. Un paio di passaggi poco credibili, ma comunque buona atmosfera.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  26/09/2013 17:30:10
   6½ / 10
Film particolare che tratta tematiche interessanti. Un Almodovar da vedere.

Goldust  @  24/09/2013 09:09:08
   7 / 10
Una storia terribile, ed in un certo senso un'altra variazione dell'amore malato che molto spesso fa capolino nelle opere di Almodovar. E' un film dominato dalla morte e da una vena di lucida follia che caratterizza molti personaggi, e che raggiunge l'apice della potenza ( anche visiva ) nella seconda parte. Nonostante ciò e la solita maestria tecnica del regista resta un diffuso senso di frammentarietà difficile da spiegare, che rallenta il racconto nel primo tempo.

Carletto  @  24/08/2013 00:09:48
   6 / 10
Ho trovato la prima parte eccessivamente lenta e, secondo me, confusionaria Bella, invece (e,soprattutto, più comprensibile) la seconda parte del film.
Banderas è bravo, ma ho avvertito un certo "disagio" a ritrovarsi, dopo tanto tempo, a lavorare con Almodovar. Bravissima e convincente, invece, la interprete femminile. Se questa pellicola fosse stata un po' più "concentrata"
sarebbe risultata, senza dubbio, più scorrevole e meno...noiosa.

leonida94  @  26/06/2013 19:56:52
   6½ / 10
L'ho trovato malato e maledettamente malsano.
Si è radicato in me un sentimento di angoscia e terrore durante la visione, provato raramente. Mi è parso un film quasi al limite del grotteco, ma confezionato da classico drammino televisivo.
Insomma, strano... E comunque si distacca alquanto dal classico Almodovar.
Oltre al fattore trama, ho trovato ottime le interpretazioni e buono il ritmo.
Il finale mi è rimasto impresso.

MonkeyIsland  @  26/06/2013 14:43:10
   7 / 10
Buon film di Almodovar.
Trama interessante e un Banderas molto bravo (fa tristezza vedere come si è ridotto) e una Anaya bonissima.
Classiche forzature del cinema di Almodovar

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Comunque si guarda bene e non annoia mai.

andreapau  @  06/01/2013 11:54:16
   7½ / 10
Seppure imperniato su tematiche di caldissima attualità, questo film di Almodovar se ne impossessa senza prestare il fianco a inquisizioni di ordine morale.
E questo grazie al peculiare rapporto con la realtà. cui il regista ci ha abituati sin dai suoi esordi.
E' evidente che un plot di questo tipo, nelle mani sbagliate sarebbe diventato una pellicola mostruosamente banale.
Almodovar riesce, ancora una volta, a infondere poesia alla mostruosità, tramutando in carne quel che poteva essere un rovello psicologico

markos  @  08/12/2012 13:40:31
   7½ / 10
Buon film..ottima seconda parte che da uno scopo all'inizio del film...per me finale giusto!!!!

Invia una mail all'autore del commento The howling  @  04/12/2012 11:02:39
   8½ / 10
Film di Almodovar unico nel suo genere, per quanto le tematiche (conflitto con la madre ecc.) siano le medesime dei film precedenti, qui la soluzione visiva e il colpo di scena relativo alla protagonista son assolutamente sui generis. è difficile fare nel 2012 un film che sappia stupire così. Grazie Pedro!

Assolutamente da vedere!!!

Invia una mail all'autore del commento Gondrano  @  12/11/2012 12:37:24
   8 / 10
Un Almodovar meno emozionato/emozionante e più asettico rispetto al suo standard, ma pur sempre travolgente.
Qui non c'è un solo giro a vuoto, tutto scorre magnificamente.
Bravi gli attori, bellissima la Anaya, mitico il "cameo" di Tiger.
Devo dire che il colpo di scena dell'identità svelata mi ha trovato ingenuamente impreparato, ed anche se visto a posteriori poteva essere prevedibilissimo per me è stato un buo valore aggiunto.

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/12/2012 12.37.03
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  02/11/2012 15:21:57
   6½ / 10
Potrebbe essere la traccia di un vecchio film gotico la storia presentata da Almodovar nel suo ultimo lavoro, ovviamente rinfrescata a dovere, con al posto del lugubre e polveroso castello un'asettica villona in cui va in scena , attraverso un folle piano di vendetta, il tentativo di riavere ciò che un destino crudele ha tolto.
Il mad doctor in questione, uno scialbo Antonio Banderas, non si rassegna al fato, non maledice il cielo come farebbe qualsiasi altro uomo, combatte l'irreparabile mediante sperimentazioni non approvate dai suoi stessi colleghi.
Si tratta di fantascientifica chirurgia estetica e di ricerca estrema anche se a tener banco sono i tipici sottotesti dell'Almodovar pensiero, spiattellati senza mezzi termini in alcuni casi, sfoderati con maggior pudicizia in altri. A disertare però sono l' esuberanza sentimentale e cromatica, oltre l'amore per il grottesco che contraddistinguono da sempre le opere del regista spagnolo. Tutto è molto più misurato a partire dalla messa in scena, sembra che i personaggi soffrano questa limitazione non riuscendo quasi mai ad esprimere il proprio afflitto potenziale costituito da drammi interiori e dolore che tutti, nessuno escluso, si trovano a dover sopportare.
L'immancabile lampo stravagante si materializza con il censurabile "Tigre" , il quale dopo aver elargito una lieve scossa viene stoppato, come un oggetto estraneo giustamente espulso vista la sua discutibile utilità.
E' quindi arduo farsi conquistare da una pellicola che pur offrendo rebus a iosa incuriosisce a fatica, pur avvalendosi di una raffinata costruzione fondata sui tanto cari salti temporali.
Etica professionale e morale sembrano interessare poco Almodovar, il quale vorrebbe dar più rilievo a tormenti che purtroppo colpiscono debolmente.

genki91  @  22/09/2012 17:18:37
   7 / 10
Un film difficile da votare l'ultimo del maestro Almodòvar. Personalmente preferisco il primo Almodòvar, quello di Tutto su mia madre, ma bisogna dire che l'evoluzione (se vogliamo) del regista ha i suoi aspetti positivi.
A parte la prevedibilità da metà film in poi ,


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lo stesso continua a filare abbastanza bene fino al finale liquidato forse dalla troppa immediatezza.
Non è un'infamia quella volta ad Almodòvar, che si classifica come uno dei miei registi preferiti, ma solo una considerazione.

Ciaby  @  14/09/2012 18:40:10
   7 / 10
Sicuramente un film buono e interessante, ma che risente dei "difetti" dell'ultimo Almodòvar: una strabordante bulimia visiva e una ricerca disperata dell'effetto. Almodòvar è un regista capace di trasformare il kitsch in eleganza, le pecche in pregi, la violenza in incanto, rende il sesso comico e disperato, è sensibile ma è anche anarchico. Se questo suo stile poteva funzionare per film splendidi come "La Mala Educaciòn" , "Parla Con Lei" o "Tutto Su Mia Madre", un po' meno convince con "La Pelle Che Abito", film che è già cerebrale da soggetto e che cerca, un po' vanamente di sconvolgere, con continui cambi, colpi di inaspettata violenza, un po' di disturbo. Peccato che tutto sia avvolto in una mise di colori e melodramma teatrale quasi stridente.

Non significa che sia un brutto film, anzi, tiene vivissima l'attenzione e riesce a farsi persino amare. Ma considerando i precedenti lavori del maestro, questo si rivela un po' troppo didascalico e debole.

KRIS.K  @  02/07/2012 10:33:52
   7 / 10
MI ha colpito, trama folle che mi ha subito suscitato interesse, bravi attori (sopratutto la anaya) , ritmo buono , film da vedere sicuramente.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  26/06/2012 14:51:39
   8 / 10
Il corso che ha intrapreso l'ultimo Almodovar mi piace molto, certo di più di quello della giovinezza da molti (troppo?) osannato.
Non credo di esagerare a dispetto del parere di molti se inerisco La Pelle che Abito tra i migliori del regista spagnolo. In termini di gradimento credo sia superato di poco da Volver e Legami, certamente da Parla con Lei che rimane insuperato tutt'ora. Ed è proprio con Legami e ad una sorta di parallelo tra le due opere che si può capire quanto sia cambiato il cinema di don Pedro dopo la flessione per buona parte dei '90.
Legami era la storia di uno psicopatico ossessionato dall'amore per un'attrice, l'amor fou neanche tanto velatamente surrealista inserito in una cornice di "normalità". Il "normale", nel cinema dello spagnolo, riguarda sempre la struttura: sia essa quasi sempre mèlo, a volte con toni da commedia oppure commedia vera e propria, riesce a normalizzare la diversità rendendola parte del quotidiano; forse per questo alcuni si approcciano al suo cinema senza capirlo, peggio ancora poi quando cercano di rendere generiche le storie (amorali) che racconta con una maestria oggi ai limiti del virtuosismo, pieno di flashback e salti in avanti repentini e "tecnicistici".
La Pelle che Abito condivide con Legami il protagonista Banderas, ritrovato dopo anni e che sfodera una bella prova che ci fa ricordare che dietro le maschere degli Zorro o del belloccio affibbiatagli dal cinema USA si nasconde(va) un attore di tutto rispetto. Personaggio rassicurante il suo, reso crudele da un sentimento di vendetta e che non ci spaventa neanche quando inizialmente lo scopriamo freddo, enigmatico, autoritario in una casa esteticamente livellata come lo stesso film, come lo stesso lavoro da chirurgo che sta alla base della vicenda. Almodovar è il Ledgard del suo film.
In tal senso questa sua ultima fatica si distanzia molto da tutto ciò che ha fatto in precedenza. Non ricordo nel suo cinema toni tanto pesanti, cosi comicamente angosciosi, con un'ironia che non spiazza più facendo ridere ma rendendo il tutto ancora più coerente con la storia raccontata. è una cornice thriller in tutto e per tutto, non si ride mai.

Al centro, il tema principale della pelle e l'ossessione (carnale); il titolo meraviglioso calza esattamente come quella pelle inventata da Ledgard, pelle che diventa prigione: sua e della sua vittima/carnefice incosciente di un dramma in cui l'ambiguità la fa da padrone.
Si dovrebbe e potrebbe ridere, dopo tutto, dell'ironico cinismo di uno sciupafemmine evirato a forza e reso il suo contrario, ma il tono greve lo impedisce. E mai, neanche quando l'uomo "tigre" assale la fortezza del novello dottor Frankenstein si alleggerisce l'atmosfera ma contribuisce ad acuirne la pesantezza.

La sensazione è che un film tanto "calzante" (il termine non è scelto a caso) sia il preludio, dopo il minore sugli abbracci spezzati, a film che ci potranno regalare soddisfazioni enormi.
Peccato che molti non abbiamo apprezzato la (troppo brusca?) virata del cinema di Almodovar, appunto dopo un lavoro che girava fin troppo sui temi del suo cinema.
La Pelle che Abito a tratti sembra, negli stacchi da flashback, nel finale da melodramma, nelle grottesche situazioni e nei titoli di testa, parodia ed iperbole dello stesso cinema di Almodovar. Forse è cosi. Forse la sicurezza di poter "lavorare" sull'estetica dei suoi lavori, sulla loro pelle, giocando con altri generi, ha dato una consapevolezza allo spagnolo che prima non aveva. Vedremo se saprà sfruttarla visto che ci ha abituato a sorprenderci.

4 risposte al commento
Ultima risposta 27/06/2012 16.51.17
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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  15/06/2012 23:36:23
   7½ / 10
Un buon film. Mi avessero detto la regia fosse di Cronenberg ci avrei creduto! Consigliato

JOKER1926  @  09/05/2012 01:45:37
   7½ / 10
"Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare" chiamatelo proverbio, slogan, definitela semplicemente "una frase". Ma, in effetti, è da ciò che prende forma il prologo attorno a "La pelle che abito" film del controverso Pedro Almodovar.
Questo preso in analisi è un film che vive nella sua studiata nefandezza e assurdità. Il contenuto spiazza fra varie cose indicibili, la malattia della mente appare padrona e schiava di un gioco più grande di essa.
E quando la fisionomia di un film sembra essere delineata è importante trovare una ferrea corrispondenza; chi meglio di Almodovar può partorire tale macello etico?
"Macello etico" è la sintesi che meglio abbraccia e illustra "La pelle che abito" film costruito, talaltro, su un titolo non di oggettiva interpretazione.
La logica in questo frangente scompare ben presto dalla scena, già dalle prime sequenze inizia a prender vita quel disegno perverso e del tutto anormale. I protagonisti che calcano la scena si avvalgono di personalità non comuni, con l'entrata in scena di Zega, sembra di esser irrimediabilmente entrati in contesti scenici deviati che vertono verso una "tipicità" del cinema, quella di Lynch.
Ad irrobustire ciò appena detto scenari geometrici e lirici che scatenano quel senso di prigionia scientifica e programmata.
Arrivati a tal punto dell'introspezione è importante associare questo prodotto spagnolo ad altri due film, insomma "La pelle che abito" qualcosa di importante lo prende da "Occhi senza volto" (1960) e da "Il collezionista"(1965).
Gli apparati scenici, i personaggi di questi due prodotti degli anni sessanta ricompaiono qui con Almodovar in modo "restaurato" ma pur sempre in modo "simile".

La sceneggiatura de "La pelle che abito" è sapientemente impostata, qui più che la narrazione prevale il montaggio, l'esposizione di essa che gioca su un flashback.
Spettatore mai stanco durante la proiezione, il film ha un suo dinamismo, una peculiarità e un fascino a dir poco invitante.
Tuttavia resta difficile qualificare il film in un apposito genere, la componente drammatica è alla base, certamente , ma la regia spagnola non vuole fermarsi sul binario dell' atto melodrammatico ma scavare oltre cercando di far evolvere a voce alta un grosso e clamoroso processo di metamorfosi fisica saturo di diramazioni simboliche, metaforiche. Queste, nella cinematografia del regista spagnolo, dopotutto , sono state sempre presenti.
Banderas fra gli attori è quello in maggiore forma; la fotografia di grande livello (specie negli spazi chiusi) offre l'essenziale per innalzare anche, in modo irrevocabile, il lavoro tecnico. Film di ottima riuscita, difficile però da proporre ad un pubblico "universale", ma questo è il bello!

corey  @  08/05/2012 17:38:56
   7½ / 10
Malata, disturbata, morbosa.. tutti aggettivi adatti a questa pellicola di Almodovar che racconta la vendetta di un chirurgo plastico che ha perso la sua famiglia e che cerca in qualche modo di riaverla. Mezzo punto in meno per la prova di Banderas che secondo me è solo discreta e per alcune cose che metto come spoiler:

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Keyser Söze  @  24/04/2012 10:27:18
   8½ / 10
Lo spagnolo Pedro Almodovar sforna una chicca del cinema al di fuori dei soliti
canoni.

Lory_noir  @  17/03/2012 19:45:23
   8 / 10
Straordinario. Almodovar si riconferma un regista geniale e originale all'ennesima potenza. Una storia sconvolgente che ti tiene incollato allo schermo.

vale1984  @  12/03/2012 15:17:17
   6½ / 10
un film pesante, che ha una valenza fino a metà, poco comprensibile ma scorrevole e poi cambia radicalmente, sconvolge, mostra stupri e una storia difficile e pesante...insomma film molto crudo che si svolge intorno alla vita di un chirurgo estetico ma finisce per essere la storia di qualcunaltro. La storia è cruda, ben fatta e rende l'idea, un pò troppo forte per me in alcune scene.

valis  @  01/02/2012 17:59:42
   8 / 10
grande film del regista spagnolo, che prende spunto da un libro dello scrittore francese thierry jonquet tarantola.
pur essendo a larghi tratti la trama fedele al film, almeno nell'idea di base, se ne discosta molto in altri punti, soprattutto nel finale, tanto da poter essere considerata un'opera nuova, se non originale, sicuramente molto personale di almodovar.
per il resto rimane la sontuosità e la maestria del regista iberico, che ritengo con nolan e loach, uno dei pochi giganti rimasti

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/02/2012 15:43:37
   7 / 10
Un Almodóvar angosciante, claustrofobico e forse inedito.
Non mi ha ricordato nessuno dei suoi (pochi) film che ho visto ma è comunque un Almodóvar al 100% dall'inizio alla (discutibile) fine.
Thriller ben girato e con alcune scene efficaci, sicuramente originale. Ho apprezzato il montaggio temporale.
Elena Anaya bellissima donna, oltre che brava attrice.

Invia una mail all'autore del commento INAMOTO89  @  30/01/2012 01:13:34
   7½ / 10
UN Almodovar diverso dal solito gira un film con una storia malata e disturbante che tiene incollati e sconvolge dall inizio alla fine.
Peccato solo x il finale, un po' troppo ''chiaccherato'' secondo me, io avrei chiuso il film

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Bobby Peru  @  23/01/2012 12:17:45
   7½ / 10
Anche se non tutto è riuscito bene al 100x100, quel che conta è quanto avverte lo spettatore e come sempre Almodovar per alcuni è penetrante per altri meno. Io posso dire di esser stato incuriosito parecchio dalla pellicola e dall' evolversi della storia che sicuramente non può essere considerata banale, al massimo forzata all' inverosimile.
é un drammatico che sfocia in qualcos' altro.. e che se non fosse di Almodovar nel bene e nel male arebbe stato considerato diversamente da pubblico e critica.

Io mi sento di consigliarlo, anche perchè questi giorni in videoteca non mi sembra ci sia molto di meglio...

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  17/01/2012 11:04:26
   7 / 10
Non diventerà uno dei miei preferiti di Almodovar, perchè in "La pelle che abito" (titolo bellissimo e assolutamente calzante) manca la componente emotiva presente invece in altri lavori del regista spagnolo, e che è la caratteristica che maggiormente amo in lui.
Tuttavia sono presenti gli altri temi e stilemi cari al regista, che connotano fortemente anche questo lavoro, la cui tematica pare un pretesto per parlare, come sempre, del mondo interiore.
In questo lavoro, la sete di vendetta guida un protagonista con pochi scrupoli, rapito da un'ossessione di dolore e trasformatosi in un dottor Frankenstein dei giorni nostri, che manipola i corpi ma non riesce - per fortuna - a cambiare l'io delle persone.
Difficile commentare senza svelare, in quello che è tutto un gioco di misteri e rivelazioni graduali, nel quale non manca l'intreccio temporale e che si regge sui personaggi/mito del regista con l'aggiunta di un'androgina Elena Anaya il cui sguardo davvero trafigge l'anima.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/01/2012 23:41:02
   6½ / 10
Quel sottile strato di pelle ti dona un volto e un'identità, cambiarlo non significa agire sulla singola individualità di una persona. Il progetto di Ledgarde è destinato a fallire fin dall'inizio da questo semplice presupposto, ma la lucida follia che si è impossessato di lui sembra non vederlo. Troppo il bisogno di amore spezzato da lutti sconvolgenti.
La carne al fuoco era tanta, ma stranamente i personaggi di questa giostra non riescono ad emergere del tutto, subendo in alcuni casi uno stallo o una mancata evoluzione. Strano perchè Almodovar lavora molto con i personaggi ed è una pecca che non riesco a comprendere.

Crimson  @  06/01/2012 17:13:50
   7½ / 10
Spoiler presenti.

Robert dopo la perdita della persona amata è rimasto esteriormente lo stesso, ma dentro di sé ha smarrito totalmente l'umanità. L'odio ne ha cancellato ogni traccia.
Ha travalicato non solo l'etica genetica ma soprattutto il senso della morte.
Durante il funerale della figlia è più impegnato a marcare il suo disprezzo verso lo psichiatra e a fornire disposizioni operative per accelerare i tempi dei propri esperimenti, piuttosto che affrontare una naturale dimensione del dolore.
Al contrario la protagonista è stata trasformata esteriormente, ma i suoi sentimenti sono indelebili anche dinanzi alla brutalità fisica che ha subito.
A questo punto giace una riflessione sul duplice significato che la vendetta può assumere ai nostri occhi. Quella di Vera (nome non casuale) esplode in tutta la sua legittimità.
E' una liberazione non solo fisica.
L'aspetto più affascinante è che pur cambiando sesso Vicente/Vera non ha perduto la propria innocenza.
Finale veramente toccante.
Almodovar per caricare questo alto momento emotivo ricorre al suo solito eccesso e al suo spirito provocatorio.
Dopo averlo fatto ne 'Gli abbracci spezzati', egli ha ancora una volta citato il suo 'Kika', una delle sue pellicole dei semisconosciuti (ai più) anni '90.
Ma non c'è quasi traccia di quella sfumatura grottesca (a parte un paio di battute).
Elena Anaya a livello somatico ricorda vagamente Victoria Abril, ma la classe di Victoria (non solo da attrice) è di ben altra consistenza.
Antonio Banderas estremamente efficace nel ruolo amimico di un freddo calcolatore senza scrupoli. Proprio poco tempo prima di guardare questo film, nel ripercorrere gli anni '80 del regista nel corso di una piccola retrospettiva, ci chiedevamo con quali registi l'attore spagnolo, dopo 'Atame', fosse riuscito a dare prova del proprio talento.

Sae2006  @  04/01/2012 15:14:17
   7½ / 10
La prima cosa che mi ha colpito di questo film è l'ambiguità del suo titolo.
Sia in spagnolo che in italiano. "La pelle che abito" che si può leggere in verità in due modi diversi, dove abito può assumere sia il valore di sostantivo che di verbo. Nel primo caso la pelle può essere considerata un abito che cambia la persona e allora si potrebbe di certo confermare e smentire allo stesso tempo il detto che "l'abito non fa il monaco". Nel secondo caso, dove abito viene usato come verbo allora la frase assume tutta un'altra valenza e da un tono più definitivo alla pellicola, "la pelle nella quale abito".
Mi sono chiesta se questa ambiguità sia stata voluta o se sia involontaria, del resto esprimere l'ambiguità di questo film a partire dal titolo direi che nel caso il tutto fosse stato intenzionale è davvero impressionante.
Il film è nel suo complesso un buon film, buona la fotografia, buona la scenografia buona la storia di fondo. Per il tema e il modo in cui lo stesso viene trattato è sicuramente una pellicola da vedere. Allora la domanda è : dov'è che non funziona?
Si perchè, questo film non funziona fino in fondo. e questa è una sensazione che permane quasi fin da subito.
Alcuni potranno pensare che per via di Banderas, che non sa recitare altro oltre il paladino mascherato di nero, altri potranno pensare che il tema è troppo estremo, altri che è colpa delle manie di grandezza di Almodovar.
Ho letto i commenti precedenti al mio, ma penso che nessuna di queste sia la risposta esatta. Io credo che questo film abbia voluto spingersi un po' oltre quello che poteva. Il tema trattato era tratteggiato entro un limite che non avrebbe dovuto sorpassare, ma che invero ha sorpassato. Renderlo qualcosa di originale è stata la falla della produzione. E quello che non capisco è il perchè di questa scelta.
Come sempre sono convinta che la semplicità sia la strada migliore.
Ma è come se questa mostrata non fosse tutta la storia. Qundi credo che sia stata una modifica in virtù di operare una maggiore scelta sul pubblico che ha reso meno valido il lavoro. Questo fa sentire allo spettatore una forzatura in assenza della quale, sicuramente avremmo visto qualcosa di molto più bello e di impatto. Così è, purtroppo solo un buon film che poteva diventare molto di più.
Mezzo punto in più proprio per la recitazione di Banderas, è stato molto bravo con il ruolo e soprattutto a tenere in piedi quasi tutta la pellicola.

Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  02/01/2012 19:54:21
   7 / 10
Le storie di Almodovar sono sempre molto particolari. Devo dire che, senza scomporlo e analizzarlo a fondo, la pellicola in questione mi è piaciuta, anche se il regista ha fatto in passato decisamente di meglio.

pepperepe  @  02/01/2012 12:28:26
   7 / 10
E' tanto che non commentavo un film, sarà anche per la povertà cinematografica del periodo.
Ma questo mi è piaciuto.
Regia attenta quella del Pedro, ottima scelta quella del flasback, riuscitissima e coinvolgente. Il finale, forse, è stato troppo frettoloso, ma nel complesso un film da consigliare, secondo me il migliore di Almodovar.
Se vi piace il genere "loco" del regista spagnolo, ma anche se non lo conoscete; se non avete pregiudizi e non siete credenti-cattolici in maniera maniacale; se vi piaciono i films che ti svelano tutto pian piano, se vi piace il cinema intelligente ma allo stesso tempo "semplice" (i film devono essere semplici, se diventano troppo macchinosi non sono più uno svago); ma anche se solamente siete indecisi, dategli un'occhiata, non ve ne pentirete. Le 2 ore del film volano, nessun momento noioso.
Ah!, se non conoscete il regista e siete un po... "conservatori", informatevi prima sul tipo di film che andrete a vedere. Vorrei mai che il vostro ego venga scalfito da un immagine un po "rivoluzionaria" della morale benpensante.
Un saluto

junior86  @  28/12/2011 16:01:48
   7 / 10
Sicuramente un film che è capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, causa la vera storia che viene fuori a poco a poco durante la visione.
I due protagonisti mi sono piaciuti moltissimo (Elena Anaya gran topa).
Più che altro finisce in un modo che proprio non ti aspetti. O meglio, finisce proprio come speri che finisca, ma a volte lo spettatore vuole essere anche ingannato e preso in giro, il colpo di scena finale ci vuole sempre. Qui invece è tutto molto scontato (Vedi spoiler)

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Comunque un film che merita la visione.

Invia una mail all'autore del commento zanzom  @  20/12/2011 11:40:13
   7½ / 10
Non si può certo affermare che la banalità e l'ovvio siano doti di casa Almodovar. Se poi aggiungiamo una sceneggiatura piuttosto originale e una discreta prova attorale,allora il risultato non può che essere buono. Sicuramente un film che farà discutere parecchio. CONSIGLIATO !!

gandyovo  @  23/11/2011 15:52:59
   7 / 10
beh, sicuramente c'è l'almodovar che si conosce in questo film ma la trama questa volta supera tutto il repertorio melo' del regista. una cosa è certa: il film resterà negli anni come un film da vedere.

pinkmoon  @  20/11/2011 21:47:11
   9½ / 10
Un film dal taglio queer, che sorprende. Gli attori insuperabili e la trama al cardiopalma. Atmosfera tipica di Almodovar: passioni e omicidi proiettati però in un futuribile scenario. Il film fa riflettere sul tema del transessualismo e di quanto sia labile il confine tra il sesso biologico e l'Identità della persona in quanto Essere Umano. Lo rivedrò.
[Naturalmente non è stato possibile trovarlo nei cinema commerciali (che da qui in avanti non mi avranno mai più).]

PATRICK KENZIE  @  18/11/2011 18:25:07
   8 / 10
un Almodovar a tratti insuperabile confeziona un film unico...

marimito  @  17/11/2011 23:55:18
   7 / 10
Il film conferma un Almodovar aldisopra delle righe ed aldilà di ogni immaginazione; gli ingredienti del suo cinema ci sono tutti e lo spettatore non può che attendere il succedersi di ciò che immagina ma non si aspetta.
Storie apparentamente lontane fra loro che all'improvviso trovano il punto di sutura senza che ci sia accorti dell'esistenza della ferita.
Una interpretazione al femminile bellissima, come del resto lo è l'attrice stessa (primi piani mozzafiato)!!
Certamente un film da vedere.

Rand  @  10/11/2011 15:19:46
   7 / 10
Non amo particolarmente Almodovar come regista, penso che sia diventato un tantino autoreferenziale, ma soprattutto che ormai copii se stesso mettendo a fuoco sempre gli stessi temi. Qui invece, complice una sceneggiatura che socia nel grottesco devo dire che mi ha colpito, inscena un moderno frankestain che si rivela assurdo, a tratti tragicomico a tratti spietato.

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Banderas nonostante si tinga i capelli conferma con la sua sola presenza di essere comunque un valido attore,Elena Anaya si conferma bellissima ma anche brava, nonostante il ruolo non fosse semplice. Toledo viene vista da una prospettiva nuova e non è poco, il tutto si dipana in una storia che alla fine rivelerà il suo perchè, e scopriremo chi è Vera, la donna segregata nella stanza. Bella colonna sonora, in generale le sfumature da trhiller sono complementari alla trama, anche se il finale secondo me è un pò troppo semplicistico.

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danko  @  04/11/2011 16:21:01
   6 / 10
un po insignificante il messaggio finale

Gruppo REDAZIONE Cagliostro  @  28/10/2011 16:44:34
   6 / 10
M0rg4n  @  28/10/2011 11:31:49
   8 / 10
I temi sono sempre quelli cari ad Almodovar ma con questa pellicola il regista si scosta abbastanza dai propri canoni, abbastanza da riuscire a creare qualcosa di molto particolare, un vero e proprio thriller. Merita senza dubbio di essere visto.

codino18  @  24/10/2011 14:14:46
   7½ / 10
Merita merita per carità a me è piaciuto, ma siccome il regista è Almodovar, mi aspetto sempre capolavori tipo "Tutto su mia madre", o "Parla con lei", quindi un pochino deluso sono rimasto inutile negarlo.Intendiamoci i temi classici del regista li si ritrova ampiamente (stupri, travestiti rapporto madre figlio), ma questo è un thriller vero e proprio
Bello comunque ed emozionante

Mpo1  @  22/10/2011 01:06:59
   8½ / 10
Uno dei migliori Almodovar degli ultimi anni.
Lasciati alle spalle i soliti melodrammoni al femminile che il grande pubblico sembra sempre esigere da lui, Almodovar torna con un film quasi cronenberghiano (certo più simile a Cronenberg dell’ultimo Cronenberg), ispirandosi a opere come “Occhi senza volto” di Franju, e traendo spunto dal romanzo “Tarantola” dello scrittore francese Thierry Jonquet.
Banderas dopo 20 torna a lavorare con Almodovar, che l’ha diretto nei suoi migliori film.
Perfezione formale, attori azzeccati, ottima atmosfera: da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  20/10/2011 00:50:54
   8½ / 10
E Almodovar torna alle atmosfere noir degli esordi inventandosi un nuovo genere: il bioethical-thriller melò!
Cupissimo e senza scampo (come sempre quando il regista si occupa di storie con protagonisti maschili), costruisce un melodramma a incastri zeppo di eccessi e di colpi di scena che si risolvono in un finale quantomeno aperto e problematico.
Se tra i temi trattati dal film c'è senz'altro la vendetta, la pazzia e l'inquietudine per una scienza percepita come invasiva e devastante, il vero punto di forza del film sta nella riflessione intensa che suggerisce sull'immagine di sé. Tutti i personaggi sono in qualche modo ossessionati dalla propria immagine fino a diventarne vittime, ma la vera mostruosità sta nel volerla cambiare senza il proprio consenso.
E qui mi sono venuti in mente i racconti di vita reale che alcune amiche transessuali (o cambiate definitivamente di sesso) mi hanno fatto: Almodovar sembra descrivere esattamente quei drammi, quei disagi, quelle delusioni o disillusioni; così come un Dio o una Natura capricciosa si sono "divertitII" a mettere in un corpo biologicamente di un certo sesso persone che mentalmente si sentono in tutto e per tutto di sesso opposto, così Vincente

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Metaforicamente, invece, ci dice quanto sia terribile essere trattati dagli altri sulla base di una (loro) percezione distorta di noi. In tal senso il personaggio di Banderas (tornato a vette notevoli di interpretazione) è tanto più inquietante quanto apparentemente normale, determinato e addirittura autorevole (mi viene in mente lo scivolone di "Ruggine", in tal senso: come sarebbe stato il personaggio di Filippo Timi se avesse seguito i canoni usati da Banderas?). Aver usato il sex symbol del cinema contemporaneo per eccellenza per interpretare un personaggio simile, lo rende davvero pericoloso e inquietante, conferendo a una storia altrimenti ben poco verosimile (a meno di non considerarla fantascienza o esercizio puramente metaforico) un inaspettato spessore.

Regia come sempre perfetta, montaggio serrato e funzionale, musiche di Alberto Iglesias più che appropriate, attori in stato di grazia... la "Loy del Desèo" torna in versione bioetica tra stupri fisici e mentali di ogni genere e tipo, da pugni allo stomaco. Perché questo, in definitiva, è un film sulla violazione dei corpi e della mente. Grande Pedro!

gaino  @  16/10/2011 22:31:46
   8 / 10
Film stupendo......

jorge2388  @  16/10/2011 10:17:47
   6½ / 10
Una storia come sempre forte nei temi e davvero ben concepita. Film mai noioso e dinamico con una storia che si scopre piano piano. Una sola domanda Almodovar l'avrà pensato dopo aver visto una puntata della serie tv Nip/Tuck?

marinax  @  14/10/2011 23:01:52
   7½ / 10
Almodova è Almodovar...può narrarci qualsiasi cosa e se lo ami "non lo eviti".
film da vedere assolutamente

LaurettaKoizumi  @  12/10/2011 17:29:56
   7 / 10
Un consiglio da una nuova utente di questo sito (che già adorooo!!): leggete BENE la trama prima di vedere "La pelle che abito".
Ci è stato propinato come un film "sulla chirurgia estetica" e "sull'appartenenza al proprio corpo" , ma ho letto su giornali e riviste ben pochi articoli inerenti alla FOLLIA di questo film: sesso e stupri come pop-corn, uomini crudeli e violenti; non se ne salva uno!
Incentrato su una vicenda che può affascinare, disgustare, sorprendere o fare tutte queste cose insieme. E mentre la spirale di pazzia continua senza pietà, almeno il finale è meritevole, anche se la battuta finale poco soddisfacente e un po'... "ridicola". Nota di gran merito per la fotografia, la scenografia, la musica e anche per la bellezza sconvolgente di Elena Anaya.

1 risposta al commento
Ultima risposta 12/10/2011 17.52.23
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momo  @  11/10/2011 20:26:38
   7½ / 10
Uno strano film di Almodovar un mix tra Kubrik (vedi Arancia Meccanica) e Tarantino. E' difficile da inquadrare un film che definirei drammatico solo per certi versi è molto più vicino ad un thriller grottesco. Forse per questo lo spettatore si trova un po' disorientato, ma se prende coscienza del esperimento di Almodovar può apprezzare la costruzione del film, che si rivela comunque intrigante e stimolante. E' vero che alla fine siamo forse di fronte ad una “caduta di stile” da parte del regista spagnolo questo suo darsi alla violenza e alla sessualità gratuita (perché molte scene sono fini a se stesse...) è certamente un punto a sfavore. In definitiva, tuttavia, il film mantiene un certo livello e non mancano interessanti spunti.

lezrael  @  10/10/2011 18:34:50
   7½ / 10
Avevo visto il primo film della trilogia della vendetta (Old Boy, Mr. Vendetta e Lady Vendetta). Ma sicuramente questo li batte tutti.

Tautotes  @  10/10/2011 14:34:20
   7 / 10
Buon film, ma non lo ritengo un capolavoro. Ben descritta la folle ossessione del chirurgo, ma mi sarei aspettato un approfondimento maggiore dei personaggi, nonchè un'articolazione più fine della trama.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  10/10/2011 10:41:33
   8 / 10
I temi cari ad Almodovar ritornano anche nella sua ultima fatica: il rapporto madre/figlio, la forte presenza femminile, l’ironia tagliente sui rapporti sessuali, il travestimento… Un film completo, un atto d’amore verso il cinema.
Bravo Banderas; bella, ambigua e intrigante al punto giusto la storia. Un film che merita.

baskettaro00  @  09/10/2011 19:06:54
   8 / 10
secondo film visto di almodòvar,regista che sicuramente va lodato per la cura nella regia e le ottime trame,da ciò che ho notato vedendo questo film e "la mala educacion".
gli attori se la cavan bene,come detto la trama è interessantissima e geniale,sicuramente originale.
come molti altri non ho gradito la presenza dell'uomo tigre,personaggio surreale e fuori dagli schemi che per quanto io adori questo tipo di personaggi ben poco c'entra con l'atmosfera del film,forse inserito in modo tale che la domestica poi racconti la storia..così come il tizio che vende la roba della moglie scappata di casa nel negozio della madre dell'uomo rapito da banderas.
ammetto d'aver visto il film in varie parti ma non l'ho trovato noioso o pesante,lentissimo senza dubbio ma mai troppo pesante(scusate la ripetizione ma non mi vengono in mente altri termini).
colpo di scena finale geniale,almodòvar c'ha burlati con maestria,e gliene son grato per questo.

charles  @  09/10/2011 13:23:13
   6½ / 10
Film audace, pieno di spunti e provocazioni interessanti, nello stile di Almodovar e sui temi a lui cari portati all'estremo.
Ma il quadro d'insieme non è privo di situazioni apparentemente forzate, troppo "fredde" (come qualcun'altro ha già detto) per essere volutamente grottesche o significative.
Nonostante la recitazione dei protagonisti sia di alto livello, il personaggio interpretato da Banderas non mi ha convinto.

jiko  @  09/10/2011 12:19:16
   6 / 10
Ho visto tutti i film di Almodovar e l'ho sempre apprezzato, questo film invece l'ho trovato eccessivo e inutilmente morboso. La storia è tratta dal libro "Tarantola" di Thierry Jonquet, non ho letto il libro e non posso fare confronti, ma in genere preferisco le storie originali e non gli adattamenti cinematografici di storie altrui. Nota positiva, l'interpretazione di Banderas, davvero bravo nel suo ruolo, forse il migliore della sua carriera.

kako  @  07/10/2011 22:04:43
   8 / 10
film delirante e morboso (entrambi in senso positivo) di Almodovar che porta sullo schermo un ottimo thriller/drammatico, teso e originale, colpisce e sconvolge lo spettatore, ponendo anche delle questioni sul rapporto tra etica e scienza. Bravo Banderas che non mi ha mai entusiasmato. Assolutamente da vedere.

-Uskebasi-  @  07/10/2011 15:13:43
   7½ / 10
COMMENTO SPOILEROSO

Non so se sia cosa buona o cattiva, ma quando ho visto il trailer del film ho pensato in ogni fotogramma: "Questo è un film italiano." Sensazione che non mi era mai capitata con un prodotto straniero.
E' il primo film che vedo di Almodóvar, e non me lo immaginavo così morboso, per non dire malato e grottesco. E' chiaro che "La pelle che abito" nasce dall'essenza del regista, da un messaggio riferito a se stesso per spiegare forse come ci si sente. Lui, che è una donna costretta ad abitare nella pelle di un uomo, nel film crea questa situazione ribaltando i sessi, probabilmente per far avere un impatto ancora più forte nell'uomo con forti pregiudizi. Il risultato è un film piacevole che si mantiene sempre su livelli discreti, ad eccezione dei minuti dell'uomo tigre, o meglio, di Tigrinho. Il presunto colpo di scena in realtà non esiste per 2 motivi. Il primo è che è molto prevedibile nel momento in cui inizia il flashback di Vicente; il secondo è perchè non voleva nemmeno essere un colpo di scena, infatti Almodóvar lo inserisce gradualmente rivelandolo tra l'altro molto presto, e da qui bisogna scegliere tra altre 2 considerazioni. La prima è che Almodóvar non sia capace a fare un colpo di scena; la seconda è che non lo voleva fare, ma voleva farci vivere la sofferta trasformazione di Vicente in Vera il più a lungo possibile, entrando in empatia con il personaggio. Io sono per questa seconda ipotesi.
Più che un thriller direi che è fantascienza, e Banderas più che un chirurgo è un taumaturgo.

5 risposte al commento
Ultima risposta 23/10/2011 13.49.54
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  07/10/2011 13:26:33
   7½ / 10
Lodevole incursione di Almodovar nel genere Thriller con il ritorno del suo attore feticcio,quel Banderas con cui ha condiviso gli inizi della carriera Spagnola,quella piu' trasgressiva...
Film coinvolgente che appassiona anche grazie al sapiente uso del montaggio che mescola le fasi temporali della vicenda e che ci porta su sentieri sorprendenti...Anche se qualche indizio veniva gia' fornito allo spettatore visto che...

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Il personaggio del figlio/galeotto lo avrei completamente eliminato dalla sceneggiatura...

3 risposte al commento
Ultima risposta 09/10/2011 00.59.12
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  07/10/2011 12:53:26
   8 / 10
"Cosa può fare l'amore di un pazzo?"

Se "Gli abbracci spezzati" era un tentativo non riuscito di Almodovar di uscire fuori dagli schermi classici del suo cinema in questo "La pelle che abito" va dato atto di averci completamente spiazzato, ritornando al thriller ma riuscendo in pieno nel suo scopo.

Un melodramma dark messo in scena con una mestria e una padronanza del mezzo cinematografico da fare scuola. Qui non c'è nulla della leggerezza del suo cinema, qui viene messo a nudo il lato oscuro del regista spagnolo e continua la sua indagine sulla follia e sull'amore che sembrano essere le due facce della stessa medaglia.
Con questo film Almodovar mette in scena tutta la sua morbosità e il sadismo infliggendo forse la peggiore tortura che qualcuno possa fare ad un uomo (inteso come maschio).
Tremendamente disturbante ma sicuramente affascina l'indagine che si fa su ciò che si è e su cosa si può diventare, sull'elogio dei corpi ma soprattutto sulla follia.

E' un film che gioca molto sull'eccesso ma bisogna indagare sui significato più che soffermarsi sulla plausibilità del racconto, altrimenti si rischia di perdersi nei dettagli senza poter coglierne la potenza complessiva.

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  07/10/2011 00:53:21
   7½ / 10
Dal feticismo per i dettagli alla metamorfosi delle passioni, dall'illusione estetica alla memoria di una vendetta servita non poi così a freddo Almodovar ci racconta una storia drammatica e grottesca, una storia liquida e confusa, ebbra e malata. Quanto bisogna grattare per cogliere l'essenza di una persona? Quanto ci influenza quell'abito di cellule che vediamo e sentiamo addosso agli altri, addosso a noi stessi?
Un capolavoro mancato, colpa di alcune infelici scelte narrative ben poco cinematografiche e fin troppo ingenue o frettolose

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, laddove per tutto il resto della pellicola la perfezione formale e la densità scenica si fondono con immenso piacere.
Spettacolare l'interpretazione di Banderas e Anaya, interessante la colonna sonora - in particolare ho apprezzato una cover di Elliott Smith, inusuale scelta.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  06/10/2011 14:58:35
   6 / 10
Se "la pelle che abito" delude, non è per le diversità rispetto ai precedenti capolavori di Almodovar. Anzi la voglia di mutare (ancora) pelle è positiva, mentre la poetica resta. "La pelle che abito" è una variazione su temi già sviscerati in tanti film del passato (cambia la confezione, il modo di proporli): tuttavia Almodovar, secondo me, stavolta non riesce ad appassionare. Un film può certo essere magnifico e algido al contempo. La critica che gli muovo non è che, per distacco e freddezza, semplicemente non appassioni. Il problema è che, a una trama inverosimile, senza passione, è più complicato credere. E perciò anche aderirvi, esserne sedotti. Ne "la pelle che abito" tutto si poggia, come sempre nel suo cinema, su una trama inverosimile e paradossale. Trame del genere funzionano finché regge la volontà dello spettatore di sospendere la propria incredulità. E ciò succede finché ci si appassiona; non succede, se manca il coinvolgimento.
Perché manca? Il solo personaggio del quale è possibile condividere i sentimenti (lo chiamerò "la vittima") emerge tardi, restando solo abbozzato. Bidimensionale. Come del resto è monolitico l'algido chirurgo interpretato da Banderas.

"La pelle che abito" è un film al maschile. Esistono due tipologie di film, nella filmografia di Almodovar. Quelli con protagonisti maschili, che sono tragedie; e quelli con protagoniste femminili, che sono melò. I capolavori appartengono tutti alla seconda categoria (Donne sull'orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia madre, Parla con lei [film di uomini con sensibilità femminili], Volver).
Esempi di film prevalentemente al maschile sono: La legge del desiderio, Carne tremula, La mala educacion. Sono tragedie perché gli uomini secondo Pedro, pur meschini, soffrono e hanno bisogno di essere amati, e si esprimono attraverso la possessività e il ricatto, e quasi sempre fanno una brutta fine.
Nel parlare di uomini, Almodovar è meno sensibile e più brutale.

Ne "la pelle che abito", grazie alla "mutazione" subita dalla "vittima", il tema dell'amore possessivo (il primo a essere mostrato) risulta innestato sul tema della vendetta (quest'ultimo, peraltro, ci è parso abbastanza banale). L'innesto pare un po' forzato, artificioso; per giunta non svela altro sulla natura umana fuorché dove possa spingersi la perversione di un folle.

Colpisce che il protagonista prova per la sua "vittima" attrazione fisica solo dopo un dato momento. Dopo l'iniziale rifiuto delle avance della vittima, infatti, a innescare la libido del chirurgo è l'atto di violenza compiuto dall'uomo tigre. Ciò (forse) spiega l'intero episodio dell'uomo tigre (posticcio, per il resto). E' come se per Almodovar la passione dell'uomo si potesse scatenare solo attraverso la violenza e la sopraffazione. Come se per relazionarsi all'oggetto del desiderio lo stupro sia inevitabile, e, insieme, un catalizzatore per la passionalità di altri maschi.
Tesi interessante, anche se suscita perplessità: comunque già sostenuta da Almodovar altrove, e senz'altro con maggior fascino.

A margine: i dialoghi sono a volte didascalici o banali (può essere solo colpa di un doppiaggio pessimo?). Viene il sospetto che Almodovar abbia voluto ostentare una messinscena, raffinata, che fa il verso a modi da cinema di serie b. Un po' come in "Kika".

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Ultima risposta 18/10/2012 15.59.56
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paride_86  @  06/10/2011 01:41:36
   7½ / 10
Film sorprendente e molto diverso dal cinema cui Almodovar ci ha abituati, "La pelle che abito" è un oggetto sorprendente e controverso.
E' notevole la capacità del regista di rendere credibili anche le cose più assurde, avvalendosi di attori sempre all'altezza delle parti che interpretano - Banderas qui brilla più di tutti nella pare del cattivo che, tuttavia, non si riesce a odiare.
Si possono trovare, comunque, alcuni feticci tipici di Almodovar: l'attenzione maniacale agli arredi, le maternità/paternità celate, l'insistenza sul nudo maschile e femminile.
Insomma, un film davvero particolare e, secondo me, da vedere. Anche per chi non ama Almodovar.
Ps: non fate l'errore di leggere recensioni, anche se brevi: a me un commento su "L'Espresso" ha rovinato il colpo di scena finale, ed è stato un vero peccato.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/10/2011 01:10:20
   7½ / 10
Doveroso, credo, per tutti gli spettatori di questo film ripescare una vecchia pellicola degli anni 50", "Occhi senza volto", che non ho visto ma di cui ho sempre sentìto parlare (e piuttosto bene), che Almodovar confessa di aver visto. Lui non cita Mary Shelley o Stevenson, forse perchè sono modelli troppo evidenti, riferimenti troppo espliciti o magari troppo facili. Dunque, Almodovar è ancora al suo posto, gira sempre divinamente, e occorre riconoscergli una buona dose di coraggio. Nel suo film più estremo indica una transizione splendida verso un "nuovo corso" del suo cinema che quasi sicuramente avrà - magari nel prossimo film - la grandezza del Capolavoro. "La pelle che abito" ha una cornice stupenda. Il personaggio principale - un Banderas come non si vedeva da anni - è un pò angelo e un pò demonio, e risulta così ehm rassicurante nella sua lucida follia.
Il rapporto tra il medico e la sua "creatura" (plasmata a immagine dell'amata... moglie/morte) mi ha ricordato per certi versi un film lontanissimo come "Tristana" di Bunuel.
Trovo straordinaria questa capacità di Almodovar di mischiare le carte, di adattarsi ad ogni situazione, di rendere tangibile e ironico qualcosa di raccapricciante (la transgenesi si compie nel corpo di un'ossessivo donnaiolo!).
La prima parte è letteralmente splendida, ti trasporta in un vortice filosofico-letterario degno di Bourges (e nonostante un personaggio troppo sopra le righe vestito da carnevale), la seconda invero è alquanto straboccante, e paga lo scotto di una vendetta servita non a sangue freddo.
Avrei voluto essere ancora più magnanimo perchè il passaggio dalla vendetta al desiderio, dall'odio alla sopravvivenza, nella mutazione, di un corpo estinto - ben distante cmq. dal Vital di Tsukamoto e affini - è davvero sorprendente.
Ma resta un buon film, capace come pochi di riportare un pò di rosso sangue all'anemica vitalità del nuovo cinema europeo

4 risposte al commento
Ultima risposta 06/10/2011 02.36.06
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Mik_94  @  04/10/2011 18:35:22
   7½ / 10
" Cosa non può fare l'amore di un pazzo..."

Non sono un fan di Almodovar, ma questo film mi ha davvero colpito. E' stato un pugno nello stomaco, una doccia fredda! Sebbene la trama sia davvero poco "lucida", lo scioglimento finale risulta sconvolgente. Non importa se poco realistico, ti tocca nel profondo. Ti spossa,ti coinvolge intensamente.
Bellissima Elena Anaya,la cui bravura è emersa appieno nel film Hierro. Discreto,invece, Antonio Banderas, che interpreta in maniera piuttosto asettica e distaccata un ruolo complesso e dalle mille sfumature psicologiche.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  03/10/2011 21:20:22
   7½ / 10
Il mio giudizio s'è formato in due tempi.
A onor del vero il trailer faceva pregustare una pellicola dai ritmi serrati, drammatica e dura, e questa aspettativa m'aveva un po' portato fuori pista, durante la visione quasi a filo di delusione: ma come, perfino la colonna sonora era di tutt'altro segno!
Successivamente, a rilettura, ho preso atto che anche questo è un film stile Almodovar in tutto e per tutto, seppur ripulito dagli eccessi barocchi più spinti, per cui gira gira sempre di identità e di sentimenti e perfino sentimentalismi stiamo a parlare, anche se presentati in confezione inusuale.
Perciò è bello e controverso che abbia girato praticamente un thriller su un'ipotesi medica ancora (circa) fantascientifica, anche se poi A. lo usa più come pretesto per riprendere a raccontare quello che più gli sta a cuore, tanto che nemmeno si cura molto di dare spessore ai suoi personaggi, che rimangono poco interessanti nonostante la solita presenza di intrecci aggrovigliati tra passato e presente, sempre tanto cari al regista.
Da questo punto di vista le manchevolezze sono più d'una e non si può dire che ci sia qualche originalità rivoluzionaria a compensarle.
Però è bello, perché comunque quello sguardo, e chi lo ha visto sa di cosa parlo, ha qualcosa di toccante,


Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Solo un'estrema sensibilità poteva riuscire a confonderci così profondamente e in modo tanto leggiadro allo stesso tempo.

6 risposte al commento
Ultima risposta 01/02/2012 15.44.34
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marcodinamo  @  02/10/2011 12:06:56
   8 / 10
Dopo aver toccato il fondo con Gli abbracci spezzati, Almodovar risale la china. Ottimo il tema, molto sapientemente trattato, colpi di scena molto originali, buona recitazione,insomma da non perdere.

TheLegend  @  01/10/2011 18:23:10
   6 / 10
Vorrebbe disturbare ma non ci riesce pienamente,vorrebbe colpire lo spettatore con un colpo di scena finale ma non fa altro che far storcere il naso.
Un film che non sembra minimamente di Almodovar e che risulta troppo freddo e ragionato.

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Ultima risposta 04/10/2011 14.23.14
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Izivs  @  01/10/2011 18:12:11
   6½ / 10
Rappresentazione di una vendetta lucida, raffinata e folle.....nel suo genere apprezzabile....

arielullaby  @  01/10/2011 01:29:28
   9 / 10
geniale e con una trama del tutto originale....e secondo me molto più efficace degli spot antidroga :D

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