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Torture porn che prende ampiamente spunto da "Hostel",e propone buona parte dei clichè dell'horror americano:didascalie iniziali sull'ispirazione della storia a fatti reali;i titoli di coda su immagini di background,;la videocamera delle vittime che viene usata dai carnefici,e via dicendo.Insomma il regista ha voluto americanizzare la pellicola,cercando un tono e uno svolgimento seri.E questo visto il genere e il livello dell'insieme,è stato uno sbaglio.Se si escludono gli effetti gore di Olaf Ittenbach e la confezione curata,il resto pare un brutto trash involontario più o meno come il prototipo.Tanto per cominciare il gore non è affatto abbondante,e nei momenti più truci il regista vai a sapere perchè fa traballare l'obbiettivo,rovinando irrimediabilmente il tutto.I dialoghi sono troppo costruiti per degli attori in parte passabili(le vittime se la cavano con un 5 su 10)e in parte nisba(i carnefici sono dal 4 in giù:inascoltabili gli urli isterici della biondina).L'ambientazione del club è povera,e alla fine al massacro partecipa un unico cliente che pare un Gordon Ramsay versione trash.Altro punto a sfavore,è la mancanza di scene di sesso,che vista la trama sarebbero state indicate.Banalissima la conclusione nei confronti dell'unica vittima che riesce a sfuggire.Il problema principale del film è che dimentica di essere un prodottino underground tentando di mirare più in alto.E limitando quelli che sono i suoi ingredienti forti a favore di cose inutili.Per i fan senza alcuna pretesa.Forse con Ittenbach alla regia....
Discreto film splatter diretto da Marcel Walz nel 2009. La trama naturalmente non è particolarmente originale ed è parecchio prevedibile ma il film nonostante tutto riesce a farsi seguire senza annoiare mai grazie a degli ottimi ed abbondanti effetti splatter (realizzati dal grandissimo Olaf Ittenbach) e grazie ad una regia tutto sommato discreta. Più o meno accettabile anche la recitazione. Un horror tedesco abbastanza riuscito,merita una visione da parte dell'appassionato.
Vero e proprio festival del sangue e della violenza, in perfetta derivazione dal primo Hostel. La petite mort vede tre amici (Simone, Nina e Dodo) che stanno viaggiando verso la Spagna per le loro vacanze estive. Lungo la strada, a Francoforte, finiscono per essere rapinati. Depressi, si fermano per un drink presso la "Maison de petit mort" (nome indicante una metafora di un orgasmo sessuale). Il posto si rivelerà in realtà essere una casa delle torture gestite da Madame Fabienne che, insieme con le due figlie pazze, prova piacere ad infliggere vessazioni indicibili su poveri malcapitati. Presentato dal Ryan Nicholson di Live feed e Torched, girato in alta definizione con una macchina a mano in formato letterbox widescreen, La petite mort aggiunge un doveroso look professionale al cinema underground ultragore (anche se come violenza pura esiste di peggio). Vedibile ed abbastanza ben riuscito.
CURIOSITA': Gli effetti speciali sono ad opera del grande Olaf Ittenbach, pionere teutonico dell'ultragore, autore di importanti film come "The burning moon" e "Premutos"