la stella che non c'e' regia di Gianni Amelio Italia, Francia, Svizzera 2006
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la stella che non c'e' (2006)

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locandina del film LA STELLA CHE NON C'E'

Titolo Originale: LA STELLA CHE NON C'E'

RegiaGianni Amelio

InterpretiSergio Castellitto, Wang Biao, Tai Ling, Hiu Sun Ha, Angelo Costabile, Xu Chungqing

Durata: h 1.44
NazionalitàItalia, Francia, Svizzera 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2006

•  Altri film di Gianni Amelio

Trama del film La stella che non c'e'

Una delegazione cinese arriva in Italia per rilevare un grande impianto da un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, manutentore specializzato nei controlli delle macchine, è convinto che l'altoforno in vendita non sia in buone condizioni e, secondo coscienza, vuole ostinatamente trovare il guasto. Vincenzo scopre il difetto dell'impianto quando però i cinesi sono già ripartiti con tutto il carico per il loro Paese. Il protagonista senza esitazione parte alla volta di Shanghai e inizia così l'odissea di Buonavolontà in una Cina che non somiglia affatto all'immagine che ne aveva da lontano. Accompagnato da Liu Hua, una ragazza poco più che ventenne, Vincenzo percorre in lungo e in largo il grande Paese alla ricerca del "suo" impianto...

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Voto Visitatori:   6,50 / 10 (41 voti)6,50Grafico
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Voti e commenti su La stella che non c'e', 41 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Wilding  @  30/07/2021 18:44:24
   6½ / 10
La lentezza di base, anche figlia di una trama così così, penalizza un film invece molto interessante. La regia è bella, i due interpreti bravi, ottimo il quadro che dipinge e ci racconta. Forse si farà un pò fatica, ma è da vedere senz'altro.

Paolo70  @  24/01/2010 14:54:59
   6½ / 10
Film quasi discreto. Da questa pelicola mi aspettavo di vedere qualcosa di più interessante lascia intravedere qualche immagine della vita in Cina ma risulta ripetitivo nella trama poco fantasioso.

mirapto  @  27/07/2008 22:22:04
   7½ / 10
E' un film molto bella. Non è affatto noioso ma famolto pensare sulla società e la nostra vita come sono state e come saranno. Amelio ha dato il meglio e Castellitto non à da meno. da vedere e divertirsi

weareblind  @  19/07/2008 16:19:53
   2 / 10
Uno dei peggiori film che abbia mai visto. Lentissimo, senza trama, scarni colloqui, evitate come la peste.

quaker  @  31/01/2008 22:27:55
   8 / 10
Forse 7 e 1/2 sarebbe il voto che il film merita, ma Gianni Amelio, con opere come questa, riesce ad essere tanto coraggioso e contro tendenza, parlando della condizione operaia, e mostrando le fabbriche (dismesse o ancora attive) da meritare qualcosa di più.
Castellito in una delle sue interpretazioni migliori, costruisce egregiamente un personaggio complesso e contraddittorio, con sbalzi d'umore ed un carattere insieme dolcissimo e però quasi psicotico, nella caparbietà di aggiustare il pezzo guasto... .

Invia una mail all'autore del commento Michylino  @  26/09/2007 13:03:34
   4 / 10
Sottotitolo:

LA STORIA CHE NON C'E'

Sarà perchè Castellitto non mi va a genio, sarà che per vederlo tutto ho dovuto faticare un pò (garintito l'effetto camomilla), ma non mi ha lasciato nulla!

1 risposta al commento
Ultima risposta 26/09/2007 13.05.34
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  26/08/2007 16:15:13
   7 / 10
Il film di Amelio è l'incontro di due mondi distinti. L'italiano, impersonato ottimamente da Castellitto, ha una personalità sfuggente, senza un passato da raccontare e contraddistinto dalla sola dedizione verso il proprio lavoro. La ragazza cinese lo accompagna verso la scoperta di un paese che sta cavalcando una straordinaria ondata di sviluppo, ma al contempo sta toccando con mano quelle piaghe sociali che lo stesso Occidente ha vissuto e sta ancora vivendo. Il film ha il pregio di non mostrare una Cina eccessivamente didascalica, i paesaggi presenti non sono da cartolina, ma al contrario, un grigio plumbeo domina per quasi tutta la durata del film. La pecca, a mio parere, è un finale troppo sospeso e rarefatto, quasi affrettato, ma a parte questo rimane un film da vedere.

Invia una mail all'autore del commento piernelweb  @  24/03/2007 16:58:52
   7 / 10
In una Cina immensa, sovraffollata, nel bel mezzo della sua rivoluzione industriale, il lungo viaggio di un uomo con una missione da compiere. Sostenuto dal rigore e dalla moralità che riversa nel suo lavoro, Vincenzo prima di ritrovare il suo Altoforno, prenderà coscienza di una realtà sociale sofferente arrivando a scoprire cose di sé che non conosceva. Sebbene il life motive della vicenda sia stato in diverse salse già rappresentato sul grande schermo, sebbene Amelio nascondendoci il passato del protagonista non aiuti a comprenderne a pieno l'evoluzione esagerando nell'epopea del viaggio (ma quanti mezzi di trasporto vengono utilizzati?) e nell'ovvietà di siparietti da equivoco linguistico, "La stella che non c'è" conserva un'integrità intellettuale e analitica degna della migliore tradizione del cinema italiano. Lo spaccato della "nuova" Cina che ne deriva è più credibile ed esaustivo di un qualunque buon documentario e le riflessioni dipinte sul volto del sempre ottimo Castellitto sono quelle di tutti noi.

catadiottro  @  22/03/2007 10:19:43
   4½ / 10
il film è abbastanza noioso e la storia non riesce a decollare.la sufficienza la merita solo la scenografia

Invia una mail all'autore del commento bouree  @  03/03/2007 09:35:23
   5 / 10
shiatsuka  @  31/01/2007 18:38:38
   4 / 10
Francamente non mi ha detto nulla, né la storia, né il film di per se. Lento sino all'esasperazione, non ho capito proprio il senso di tutto. Mi spiace ma Amelio non mi ha convinto per nulla. Salvo soltanto Castellitto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  11/12/2006 15:42:54
   6½ / 10
Tratto liberamente dal romanzo di Ermanno Rea “La dismissione”, il nuovo lavoro di Gianni Amelio appare ancora una volta come un’opera di tutto rispetto ma decisamente incompleta e non sempre particolarmente coinvolgente.
Il problema del regista,gia’ denotabile nel precedente “Le chiavi di casa”, è la poca empatia che riesce a creare tra i protagonisti della pellicola e lo spettatore.
Amelio gira in maniera encomiabile,rappresenta la Cina come un paese triste,grigio,spesso piovoso,non cadendo nella trappola dei fin troppo abusati paesaggi da cartolina... è bravissimo a mettere in luce i problemi di questo paese, che nonostante il grandioso sviluppo economico attuale, convive ancora con leggi dittatoriali e con un’estrema poverta’ che coinvolge la maggior parte della popolazione.
Buona l’interpretazione di Castellitto e della debuttante Tai Ling,non sempre lo sviluppo del loro rapporto è ben spiegato, ma questo favorisce la possibilita’ di evitare situazioni retoriche e troppo melense.
Purtroppo pero’ lo sviluppo narrativo è a tratti troppo ripetitivo e poco credibile.
Abbastanza banale anche l’idea di affidarsi ad un road movie per spiegare metaforicamente il percorso di crescita interiore da parte del protagonista,inoltre appare poco convincente nella spiegazione delle motivazioni che lo spingono alla volta di un viaggio estenuante e durissimo.
“La stella che non c’è” nonostante i difetti rimane comunque un film affascinante, al quale manca quello spunto che ne avrebbe potuto fare un lavoro abbondantemente sopra la media,Amelio rimane tra i pochi registi italiani che abbiano veramente qualcosa da dire ,anche se in questo caso l’esposizione non è esattamente perfetta,pare infatti che l'autore abbia voluto dirci tante cose ma non tutte raggiungono l'obiettivo con efficacia.

zeta  @  23/11/2006 19:22:46
   7 / 10
Gianni Amelio ci propone ancora una volta un viaggio . Ma se per "Le chiavi di casa" era servito da pretesto per la ricostruzione di un rapporto tra padre e figlio, in questo film è funzionale a proporre uno spaccato della Cina di cui tanto si parla e che tanto ci spaventa. La classe di Amelio non si discute e la si nota nel fatto che il film è stilisticamente ottimo. Sergio Castellitto è un grande ma la sua bravura non riesce a coprire delle forzature della sceneggiatura che in alcuni momenti indeboliscono la narrazione.

Tom24  @  19/11/2006 23:14:14
   7 / 10
nn male, sarà perche mi piace la Cina...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  12/11/2006 20:50:37
   7½ / 10
Buon film che mostra con pacata drammaticità e ironia una Cina inedita e particolare, inquietante e affascinante il cui problema principale è l'affermazione dell'individuo sulla collettività.
Il protagonista onesto e ingenuo è splendidamente interpretato da Castellitto.

wbig  @  11/10/2006 21:34:26
   9 / 10
Sono rimasto impressionato profondamente da come sono girate le scene, un occhio che gira scruta e registra luoghi e situazioni così come sono, senza l'onnipresente retorica di tutto ciò che riguarda la Cina. Dialoghi essenziali ma azzeccatissimi. Al limite con il documentario sulla situazione della Cina di questi anni, dovrebbero vederlo proprio tutti!

carlomolinaro  @  06/10/2006 05:53:27
   7½ / 10
Bella l'ambientazione, buono il ritmo; ma soprattutto è un prezioso documentario sulla Cina di oggi.

farfy  @  05/10/2006 10:37:46
   4½ / 10
ll film che non c'è

giumig  @  30/09/2006 12:38:49
   7½ / 10
Forse è vero che non c'è trama (portare un pezzo idraulico dall'italia alla cina) ma questo film cattura dall'inizio alla fine grazie a questi fattori: il magnifico Castellitto, la brava esordiente Tai Ling, un aria di malinconia e di tristezza che permana per tutto il film grazie ad una fotografia sublime e soprattutto i paesaggi e la cultura cinse qui ripresa per grandi linee ma in modo molto molto efficace.

Un film forse un po lento, ma sicuramente da vedere per quello che lascia ala fine

Lauren  @  29/09/2006 17:59:10
   7 / 10
Mi è piaciuto l'impatto delle due culture, il tema del viaggio svolto senza retorica forse il linguaggio un pò troppo accennato avrebbe dovuto elaborare alcuni punti

Zoso87  @  27/09/2006 20:13:20
   4 / 10
Non buttate via i soldi per questo film, che risulta lento, noioso e assurdo. Trama da operetta e finale che ha del ridicolo.
Per ulteriori informazioni vedere commento di fidelio

2 risposte al commento
Ultima risposta 05/10/2006 10.44.37
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Pazzi di Lei  @  25/09/2006 18:31:17
   4 / 10
L'ho visto venerdì con un sacco di aspettative ma sono rimasto molto deluso. Nonostante l'espressività di Castellitto, davvero bravo, il copione risulta molto lento, noioso e le situazioni sono troppo forzate e inverosimili. SCARSO

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  25/09/2006 00:42:30
   6 / 10
Ci sono film che difficilmente vengono criticati:quelli rarefatti, curati però da un autore importante. Nessuno si azzarda a dire: Amelio ma che caxxo hai fatto? Invece si cerca il pelo nell'uovo, la citazione, la volontà di "dire" qualcosa e si scava nei meandri più cupi del film ancdando a ritrovare un senso generale dimenticando ciò che di più importante c'è: il film stesso.
La storia di questo film si può riassumere così:
Amelio chiama Castellitto: Ciao sergio, sono Gianni. Si, bene grazie. Senti, avrei un pò di soldi dello stato da spendere. Come? Hai un'amica in Cina? Ma è bona? Allora andiamo a girare li. Per la storia non preoccuaprti, ci pensiamo strada facendo.
E così Castellitto vaga per le lande cinesi cercando di dare un senso a questo film, tra dialoghi a volte inutili, scene superflue e cenni di storia.
il film inizia con una scusa assurda e prosegue con una casualità (ma che cavolo un italiano arriva a Pechino e incontra proprio l'interprete che aveva fatto licenziare!!!) e finisce con una casualità:


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Per i miei gusti è davvero troppo. E' una sceneggiatura approssimativa che non mi sarei mai aspettato da un regista del livello di Amelio messa in scena anche abbastanza male. La fotografia è piatta e poco drammatica. Bravo Castellitto che regge finchè può, poi scoppia in lacrime.
Deluso è dir poco. Il sei è di stima e per le intenzioni da tutti notate, ma a mio avviso mal sviluppate.

8 risposte al commento
Ultima risposta 09/03/2007 11.55.48
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edo88  @  23/09/2006 16:57:44
   7 / 10
Bravi gli attori, belli, profondi ed inusuali i paesaggi, le scenografie...
...discreta la storia, un pò lento il ritmo.
Un film davvero tranquillo, ma che ti lascia con poco dentro, alla fine.
Poteva essere o piò drammatico, o piò profondo (punti di forza lasciati a metà).
Poteva essere decisamente migliore.
Un cinema italiano che però non stupisce.
Speravo potesse entrare nella rosa dei 5 "stranieri" dell'Academy, ma ora, dopo averlo visto, credo proprio di no.
Non un film da cinema, da sala intendo, ma è se siete indecisi delle due antateci, è sempre cinema italiano, e anche se (in questo caso) non a grandissimi livelli, va sostenuto!

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Ultima risposta 23/09/2006 17.00.21
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giorgetto  @  20/09/2006 11:40:28
   6 / 10
Non brutto... ma troppo lento e secondo me in certi tratti si perde! le interpretazioni ottime. Vale la pena andare a vederlo solo perchè mostra la vera Cina, ma non aspettatevi un gran che di film... Meglio non andare quando si è stanchi....

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  19/09/2006 18:06:01
   7½ / 10
Bello questo film di Amelio: il manutentore Vincenzo/Castellitto, praticamente mai uscito dalla fabbrica, ha come fulcro del suo mondo la macchina. Non ha vita privata, non ha visione d'insieme, non riesce ad abbracciare il mondo con uno sguardo che vada al di là del suo altoforno. Il personaggio, metafora dell'italiano (europeo... occidentale) legato a un concetto di produttività obsoleto, è convinto di essere l'unico a poter riparare il meccanismo imperfetto, convinto di essere indispensabile, al centro di un micromondo che lui solo può controllare.
E allora intraprende uno sconsiderato viaggio verso la sua macchina, in un Paese sconfinato, senza comprendere che l'indispensabilità e l'unicità sono concetti alieni quando ci si trova in mezzo a un miliardo abbondante di persone che non fanno altro che lavorare, produrre, costruire.
Il continente cinese baratta la produttività con la mancanza di umanità: bambini che vivono nelle fabbriche dove lavorano i genitori in condizioni igieniche disperate, ragazze che perdono il lavoro per aver sbagliato la traduzione di un termine (bravissima l'attrice all'esordio che la interpreta). L'uomo-macchina non si ferma mai, per non tradire le aspettative del suo paese, per dar gloria alla grande nazione comunista che di comunista conserva ben poco (e che il comunismo ha contribuito a spogliare della propria storia e delle proprie tradizioni).
Sebbene si perda un po' nel finale, La stella che non c'è è un bel film che riesce a spiare, sebbene quasi solo dal buco della serratura, un mondo che ci rimane sostanzialmente sconosciuto.

"Il cinese prima ti fa lo sgambetto, poi ti aiuta a rialzarti".

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Ultima risposta 25/09/2006 22.36.56
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andreapau  @  19/09/2006 12:30:42
   7 / 10
nell'atipico film on the road di gianni amelio(atipico perchè spogliato degli impliciti e storici carichi giovanilistico-libertari),si coglie il tramonto di una civiltà,la nostra.intendendo per nostra,quella italiana.non ci sono giovani,ma soltanto un sergio castellito-relitto umano senza colpa,vecchio e obsoleto come l'inutile marchingegno( al quale si aggrappa a mo' di salvagente),ultimo baluardo di utilità al motore del mondo.siamo finiti,superati,inutili,irrimediabilmente soli e tristi,ma,nonostante tutto,ancora provinciali,egoisti,arroganti e presuntuosi.pensiamo ancora che si possa parlare di cio' che non si conosce,la cina ad esempio.siamo buoni,questo si,ma per quanto tempo ancora ci faremo scudo della bontà?per quanto tempo ancora,la bontà ci proteggerà dalla realtà?in un mondo che cammina veloce,un mondo di giovani cinesi che vanno diritti verso un bersaglio,senza guardarsi in faccia,senza rispetto per chi non ce la fa,quanto puo' resistere un relitto,il cui incedere irritantemente lento lo fa rimanere sempre piu' distante dal gruppo?ma i cattivi,non sono i cinesi,siamo noi ad essre troppo deboli e inermi,senza dignità,nemmeno politica.stiamo vendendo tutto cio' che siamo per poche lire,che arricchiscono i soliti pochi.e noi?mentre ci affanniamo a mantenere la nostra "civiltà occidentale",la nostra "religiosa cristianità",ci stiamo facendo portare via la nostra vera essenza,il lavoro e la produttività che ci ha reso liberi.le nostre conquiste sindacali(sacrosante,ma sempre piu' anti-mercato globale),sociali,politiche,economiche,il nostro modo di vivere,soccomberà non già per colpla dell'islam,ma per l'attacco al nostro tessuto sociale,operato con i nostri stessi sistemi, ingannevole perchè è completamente privo di mascherate ideologiche...quindi,non arriva la chiamata alle armi e alle crociate.e la chiacciasassi cinese,avanza inesorabile,come i cantieri,aperti 24ore su 24...e chi si ferma è fuori dal gioco,anche se è un buon italiano idealista,grande manutentore.nella spazzatura,assieme al suo magico ordigno.uguale ed inutile a tutti gli altri ordigni che costruiamo nella speranza che i cinesi continuino ad avere bisogno di noi.

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Ultima risposta 08/10/2006 20.45.29
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  19/09/2006 09:52:47
   7½ / 10
L’invito a guardare il mondo con una purezza che ormai non ci appartiene più. Questo mi è parso il messaggio di Amelio, che con delicatezza ci lascia scoprire un universo sconosciuto ma familiare, la Cina deflagrata dal “progresso” di un capitalismo cieco e cinico, come sempre proiettato unicamente verso il facile profitto, indifferente di fronte alla vita.( cose già viste)
Il monocolore squallido e triste che pervade i paesaggi urbani e rurali descritti nel film, trasmette una sensazione di grigiore esistenziale. In questa cornice l’incontro tra due differenti culture nelle persone del manutentore italiano Buonavolontà ( nome non casuale) e della giovane cinese, il loro tentativo di capirsi e il reciproco riverbero nella altrui angoscia, conferisce una nota di colore alla storia. Castellitto, di strepitosa bravura, s’immedesima con estrema naturalezza nel suo personaggio, un uomo di cui non sappiamo nulla, ma di cui intuiamo le delusioni e le sconfitte, un uomo innocente, idealista e coerente che intraprende un viaggio assurdo perché non ha più niente da perdere, un viaggio soprattutto interiore alla riscoperta di se stesso e di una parte d’umanità non ancora completamente inaridita né dalle regole coercitive di un comunismo alterato, né dall’insidia del capitalismo più becero.

Film italiano coraggioso e nuovo, finalmente!

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Ultima risposta 26/09/2006 17.12.09
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ragno  @  18/09/2006 18:09:14
   9½ / 10
belissimo,profondo,tragico,malinconico le definizioni si sprecano,questo si che è un film coraggioso. fabbriche enormi che sembrano abitate da fantasmi millenari,paesaggi desolanti ma affascinanti,attori veramente grandi! il segreto poi stà propio nel silenzio-rumore-amore che si crea tra le righe tra i due attori principali. l'italia ha bisogno di film cosi intensi. grazie gianni amelio.

Ballpoint  @  16/09/2006 15:06:52
   5½ / 10
La Cina che immagini: un cantiera dovunque, la loro filosofia di vita, la durezza di essere uno tra miliardi.
Sporca, brutta e poco comprensibile del mondo occidentale.
Castellitto sempre ottimo, grande interpretazione ma è l'insieme del film che non tiene.
Un viaggio così lontano per potersi guardare dentro e ritrovarsi, ma Vincenzo Buonavolontà già vive al sud (Bagnoli), e la Cina di Amelio sembra somigliare al nostro sud di 50 anni fa (stessa fatiscenza).
Troppi silenzi lasciati alla fantasia dello spettatore che deve capire meglio chi è Vincenzo e perchè di un viaggio del genere ( a sue spese , e non mi sembri che navighi nell'oro il nostro manutentore.....).
Certamente il libro dal quale è tratto il film argomenta meglio le situazioni.
Soporifero.

Invia una mail all'autore del commento dr.slump  @  16/09/2006 14:34:25
   4 / 10
Sarà, ma a me questo film non ha detto proprio un bel niente, si, vabbè la visione intellettuale della vita.... però.... quando si esagera....
A meno che non si abbia una visione altamente soporifera delle cose che ti circondano non si può pretendere che chi vada a vedere questo film non cada nelle braccia vigorose di morfeo.
Ma dai, L'ARTE è un'altra cosa!
Ostentare di fare arte a tutti i costi non può e non deve essere un'obbiettivo e proprio questo il fallimento del film.

FILM, SEMPRE SECONDO IL MIO MODESTO PARERE, ALTAMENTE DA EVITARE, UNICA NOTA POSITIVA COME AL SOLITO CASTELLITTO.

supertopo  @  15/09/2006 21:44:40
   6 / 10
Castellitto è sempre bravo, ma mi è dispiaciuta la mancanza di logica che permea la trama. Una persona si sente in colpa perchè potrebbe prevenire un disastro e parte per la Cina. Ok, ci può stare, ma chiunque, in un paese straniero, assumerebbe un atteggiamento moooooolto rispettoso delle regole, leggi, polizia e compagna bella.
Nel caso della Cina poi... E invece il protagonista si mette a incavolarsi con un ufficiale di polizia, a girare in zone pericolose senza accompagnatore e tutto il resto? Non so, ma credo che lo sceneggiatore abbia voluto strafare, come accade in certi sceneggiati dove gli attori si comportano come c'è scritto sul copione, ma non hanno nessuna credibilità (e non importa a nessuno, ok ok, ecco perchè continuano a farli in quelo modo, me ne rendo conto).
E il finale? Io mi sono depresso molto, andatelo a vedere e poi sappiatemi dire! Forse si devono fare dei finali del genere per fare film impegnati? Mah!

Invia una mail all'autore del commento logical  @  15/09/2006 11:09:31
   7 / 10
Ho l'impressione che gli aspetti propedeutici e politici alla base del film abbiano colpito più del film stesso e che l'argomento sia sulla punta della lingua di molti.
Mentre lo guardavo pensavo a "Come sono buoni i bianchi" di Ferreri ma anche a Alberto Sordi o a Verdone per l'immutabile figura dell'italiano nel mondo. Non sappiamo una lingua che non sia l'accento geografico de' nojartri ma ci impegnamo a farci capire con l'entusiasmo gesticolante, ci inteneriamo per i bambini, ci innamoriamo di qualunque donna bella o brutta che sia ma sempre con rispetto dei diritti di precedenza, il nostro idealismo cinico ci spinge all'azione prevedendo la lacrima di commiserazione finale, eccetera eccetera. Ma da tutto questo sono passati quasi cinquant'anni: il nostro paese è il più vecchio del mondo e si sente.
Lo scontro con chi ha conservato il futuro è il tema che salva dalla nausea di prevedibilità insieme alla capacità di raccontare la Cina con la giusta dose di crudeltà. La Cina è senz'altro un inferno, ma con una vitalità e una determinazione che è mille volte la nostra ai tempi della ricostruzione. L'Europa continua a ripropone il paternalismo colonialista che le ha sempre fruttato e mentre i nipotini smontano i cimeli di casa guarda lontano e prepara la torta di mele.

"Ce le hai un paio di quelle pasterelle?"
"No, era l'ultima"
"Peccato."

aleee  @  15/09/2006 08:17:25
   7 / 10
C'è da dire che la trama è praticamente assente e x quel poco che c'è è troppo irreale. Ma allla fine del film ti rendi conto che questo film nn è stato realizzato x la trama ma per affrontare uno dei temi attuali di grande importanza quale la realtà cinese.Sotto questo aspetto il film risulta davvero bello e pieno di emozioni.In due parole : trama insignificante, significato profondo.

Gruppo COLLABORATORI paul  @  14/09/2006 15:15:44
   8 / 10
L'8 è più un voto di stima, per avere visto finalmente un film italiano che prova ad avere un taglio universale, coraggioso, difficile da realizzare. Amelio e Castellitto sono una grande coppia (ma per me la vera sorpresa è Tai Ling), la fotografia di Bigazzi è oramai una certezza e la scenografia ci mostra una Cina non da cartolina, ma anche come un europeo la vorrebbe vedere. La trama tuttavia presenta alcuni buchi ed il film appare un on the road orientale bellissimo, ma incompleto.
Ad ogni modo spero che tanta gente andrà a vedere "La stella che non c'è", è questo il tipo di film di cui il cinema italiano ha bisogno.

5 risposte al commento
Ultima risposta 25/09/2006 00.27.29
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patt  @  14/09/2006 12:24:23
   7½ / 10
bel film, Castellitto è eccezionale, e forse era l'unico interprete adatto a questo film, la sua espressività colma quel non so che di imcompleto o incompiuto che si avverte alla fine.
il viaggio è nella Cina non da cartolina, quasi immersa nella polvere alzata dalla iperproduttività di innumerevoli persone, un viaggio "improbabile" percorso da un italiano che crede di avere in mano "l'indispensabile" pezzo per risolvere un problema che è più il problema della sua solitudine, e si scontra e confronta con questo immenso popolo che affronta e risolve il lavoro, ma dove la condizione umana è ancora ai margini e i bambini vivono nell'ombra degli adulti.
le musiche scelte per questo ponte occidente-oriente sono azzeccatissime come sfondo alla visione dello spettatore... occidentale.

marco86  @  14/09/2006 12:03:12
   7 / 10
Un film lento e intenso (in perfetto italian-style) sulla scoperta dell'altro,in questo caso la Cina.In un periodo storico in cui si riflette sull'opportunità di aprire le porte al mercato orientale (Cina=risorsa o Cina=pericolo?)Amelio parla di un uomo (bravissimo Castellitto)che parte alla scoperta di un nuovo mondo,e questo nuovo mondo,come dice lui stesso ad un certo punto,non è come se lo aspettava,e probabilmente neanche lo spettatore in sala se lo aspettava in quel modo.
I due personaggi principali sono entrambi indefiniti,incompleti,a volte incomprensibili nei loro comportamenti,soprattutto il protagonista.
Da vedere.

Invia una mail all'autore del commento fragen  @  14/09/2006 08:23:22
   8 / 10
Il nuovo film di Gianni Amelio, ci racconta in modo impeccabile e direi anche con molta poesia, una Cina immensa più che mai; immensa quanto variegata in cui emerge il grande divario tra la Cina "capitalistica" conquistatrice del mondo occidentale e la Cina povera figlia degli strascichi del vecchio comunismo, in cui emergono le varie sfaccettature di un paese sempre più mondo a sè che nazione.
In questo contesto viene narrato il viaggio di Vincenzo Buonavolontà(Ottimo Castellitto) accompagnato dalla bella Liu Hua(Tai Ling); Vincenzo è l'ex manutentore di un altoforno italiano che viene acquistato da una società cinese, che dopo la vendita dell'impianto, riesce a risolvere un difetto di una centralina che potrebbe causare dei seri danni se non addirittura una tragedia.
E allora decide di partire per Shangai alla ricerca di quest'impianto, ma subito arrivato, scopre che l'impianto è stato immediatamente "girato" ad un altra società e quindi, in una Cina completamente diversa da come se la immaginava, Vincenzo inizia la ricerca dell'impianto in lungo e in largo, accompagnato da Liu Hua che le fa da interprete.
Liu Hua è una ragazza madre ventenne, introversa quanto piena di problemi, ma che in questo viaggio rappresenta la marcia in più di Buonavolontà.
Durante il viaggio i due iniziano ad "avvicinarsi" e a confrontarsi pur se appartenenti a due mondi completamente diversi fino a quando Vincenzo riesce a trovare l'impianto, consegnando la centralina modificata che infine verrà ignorata dagli operai; un obbiettivo che riesce a togliergli un grosso peso sulla sua coscienza.La stella che non c'è rappresenta tutto ciò che non si vede in apparenza in questa Cina così vasta, ma che ne è parte integrante; i problemi, la fame, la povertà e alla base di tutto quel bagaglio di sogni non realizzati che portano all'infelicità; quella stella, pur essendo nascosta, in fondo è più evidente di tutto il resto, così come un boccone amaro da inghiottire.

Un film decisamente di alta qualità anche se all'apparenza potrebbe sembrare un pò lento; di sicuro è un grande film interpretato magistralmente e diretto con grande stile che fa onore al nostro bellissimo ma sottovalutato CINEMA ITALIANO.

cieloduro  @  11/09/2006 14:10:36
   8 / 10
Amelio ha fatto di meglio ma rimane in ogni caso un grandissimo film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  09/09/2006 11:06:02
   7 / 10
Apparentemente, il nuovo film di Gianni Amelio è un'opera quasi perfetta, secondo i parametri della sua filmografia.
E' un cinema di ottime intuizioni/intenzioni, dal vasto respiro, abbastanza "occidentale" per concorrere a eventuali premi e plausi della critica internazionale. Pero' è chiaro che un film come "Il ladro di bambini" non lo vedremo mai piu'.
Amelio riscopre il film sociale à la Elio Petri, strizzando l'occhio (e consapevolmente) all'Antonioni di "professione: reporter", nelle sfumature del personaggio di Castellitto (Vincenzo Buonavolontà) capace a poco a poco di "approdare" a una nuova identità morale (affettiva) e mettere in discussione il suo rigore professionale.
Per Amelio, questo è eufemisticamente il tipo di sguardo che abbiamo davanti a un paese che non conosciamo, la Cina.
Siamo, dunque, al solito luogo comune dell'Italiano medio che "pretende" ad ogni costo - cfr. un segno anche di arroganza - di capire ad ogni costo un paese che non conosce (rispettarlo sarebbe già qualcosa).
E allora veniamo a sapere che il cosiddetto neocapitalismo marxista (?) cinese è anche il porto amaro di famiglie intere che dormono nelle fabbriche alla ricerca di un posto al sole, che i cinesi non possono avere piu' di due figli altrimenti non vengono registrati, e forse vengono abbandonati, che gli uomini abbandonano le loro donne se non possono permettersi di dar loro un tenore di vita dignitoso (forse Amelio non sa che accade anche nei "civilissimi" States, per es. ad Harlem e agli afroamericani), che ci sono i grattacieli (evviva) ma non ci fanno gli ascensori (che se esistono, e non sono guasti, li trovi al decimo piano), e così via.
Un film prevedibilmente stanco ma intenso: abbastanza risibile per aver espresso ancora una volta, e con i mezzi piu' spudoratamente facili, il proprio distacco dall'invadenza dell'altra civilta'.
E' accaduto, per altri versi e senza ovviamente il timore referenziale verso una superpotenza come la Cina, con l'Albania di "Lamerica", altro buon film che pero' invitava neanche tanto velatamente i profughi (sì oggi si chiamano extracomunitari) a restarsene a casa.
Certo, il personaggio di Vincenzo non è granchè simpatico: non lo è nonostante la sua coerenza e in fondo l'idealismo (che è la vera forza del film) siano aspetti che i piu' troverebbero sorpassati, ma che effettivamente costituiscono un'utopia formidabile nella storia del mondo industriale e di tutto cio' che si costruisce con la licenza delle proprie capacità (emblematico, in tal senso, il documentario di Daniele Vicari "la mia terra").
E' vero, "la stella che non c'è" ha alcuni dei migliori frammenti di tutto il cinema di Amelio, peccato che poi finisca con l'imporre l'emozione piu' logica, soffermandosi sui volti incauti e teneri dei bambini cinesi, quasi esplorando tutta l'innocenza di innocenti costretti a vivere in un mondo troppo adulto troppo assurdo e incomprensibile.
L'odissea di Vincenzo, o l'animo del viandante occidentale, è ora commossa, ora irritante, ora splendidamente evocativa ora faticosamente costruita ad hoc per strappare consensi pur nella sua incombente superficialità.
La Cina del linguaggio incomprensibile (per tacere dei dialetti, cfr. ma non è come il "nostro mondo"?) scorre attraente e ostica ai nostri occhi ("non avrei mai immaginato che la Cina fosse così", cfr. Vincenzo/Castellitto), e ha soltanto il volto rassicurante di Liu Hua, o del (suo?) bambino, che vorremmo sempre veder correre appresso all'occidentale davanti alla curiosità di quel mondo ampiamente imitato nei suoi aspetti forse piu' deleteri.
Amelio s'illude dell'importanza ideologica dell'italiano nel mondo: per questo i due momenti alla fine piu' toccanti del film sono quelli in cui Vincenzo sfoga la sua rabbia e le sue emozioni nelle lacrime (tardivo segno dell'uomo che espia la solitudine della propria dipendenza morale) e la "nonna che non ha mai visto uno straniero in vita sua", al quale Amelio fornisce pero' una risposta evasiva, ma emblematica, di un giovane "Italiano? Dov'è l'Italia? Sei iracheno?"

6 risposte al commento
Ultima risposta 25/09/2006 15.55.37
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Ippo  @  09/09/2006 11:05:19
   7½ / 10
Sono capitato a vedere questo film senza saperne assolutamente niente e devo dire che mi ha impressionato positivamente. Vale la pena.

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