la storia del cammello che piange regia di Byambasuren Davaa, Luigi Falorni Germania 2003
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la storia del cammello che piange (2003)

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locandina del film LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE

Titolo Originale: DIE GESCHICHTE VOM WEINENDEN KAMEL

RegiaByambasuren Davaa, Luigi Falorni

InterpretiJanchiv Ayurzana, Chimed Ohin, Amgaabazar Gonson, Zeveljamz Nyam, Ikhbayar Amgaabazar

Durata: h 1.27
NazionalitàGermania 2003
Generedocumentario
Al cinema nel Maggio 2005

•  Altri film di Byambasuren Davaa
•  Altri film di Luigi Falorni

•  Link al sito di LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE

Trama del film La storia del cammello che piange

Mongolia del sud. Primavera. Un giovane cammello è rifiutato dalla madre, così la famiglia proprietaria del cammello farà di tutto per salvargli la vita...

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Voto Visitatori:   8,07 / 10 (22 voti)8,07Grafico
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Voti e commenti su La storia del cammello che piange, 22 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

zeppelin  @  29/08/2015 23:42:31
   8 / 10
Bello.
Un film magico, dove la CGI non serve.
Bisogna solo lasciarsi andare.
Paragonabile in qualche modo a Timbuktu, ma a differenza di questo non deve denunciare niente: racconta una realtà serena che pian piano va scomparendo.

Invia una mail all'autore del commento diderot  @  08/08/2012 07:39:00
   6½ / 10
Interessante documentario sulla vita degli allevatori di cammelli nel deserto del Gobi in Mongolia. Completamente in lingua originale e quindi sottotitolato, affronta in maniera ravvicinata il difficile rapporto tra una giovane cammella e il suo puledro

Xavier666  @  28/12/2009 01:58:26
   6½ / 10
ogni tanto esistono registi visionari che se ne escono con film del genere, poi alcune persone lo vedono e ci vedono la genialità, una poesia arcana nascosta, arriva il passaparola e il film diventa un cult, non importa se è noioso se ha tempi morti esagerati, questa signori è POESIA, l'utente medio si lascia trascinare e porta con sè il vicino e il cult di pochi diventa un capolavoro. Andy Warhol è diventato famoso anche in questo modo pur non valendo tecnicamente un unghia di picasso o di van gogh...
Tuttavia per me il film è valido e la sufficienza la merita, sono un animalista convinto e i cammelli mi hanno fatto divertire e sospirare... Fra poco mi vedrò il cane giallo della mongolia, vedrò se ha usato lo stesso modo paradio* per essere poetico e piacere a 5 intellettuali opinion leaders che determineranno il suo successo fra chi ci casca o se sviluppa un'evoluzione nel suo cinema!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  12/11/2007 14:12:20
   7 / 10
I registi Luigi Falorni e Byambasuren Davaa,il primo italiano ,la seconda mongola,hanno unito le loro forze per realizzare un prodotto originale e coinvolgente nonostante si basi su di un ritmo narrativo tutt’altro che forsennato.
Il film è stato lodato forse un po’ eccessivamente dalla critica specializzata ma è sicuramente degno di nota.
Con uno stile prettamente documentaristico i due registi immergono lo spettatore nei suggestivi scenari del Deserto dei Gobi,ove una famiglia di pastori nomadi alleva le proprie greggi in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato,adeguandosi di buon grado ai ritmi scanditi dalla natura.
Questi dovranno fare i conti con un giovane cammello che rifiutato dalla madre è destinato a morte certa se non si riuscira’ a convincere la testarda genitrice ad allattarlo.
Poesia e una spruzzata un po’ facilona di buoni sentimenti si sposano in una pellicola che non disdegna qualche spunto fiabesco per mettere in scena una rappresentazione di buon livello che riesce a raggiungere il cuore dello spettatore sfruttando al meglio il lato piu' emozionale,le naturali locations mozzafiato e la documentazione della vita dei pastori fanno il resto.
In seguito la Davaa ha girato “Il cane giallo della Mongolia” che non potra’ deludere coloro i quali hanno apprezzato questa pellicola.

Invia una mail all'autore del commento Gondrano  @  15/10/2007 12:48:33
   9 / 10
Commovente favola vera, spaccato di una vita quotidiana distante anni luce dalla nostra in cui c'è ancora tanto spazio per le emozioni e i contatti umani, e la felicità viene dal saper vedere il valore delle piccole cose che ci circondano. Non è secondo me un film furbo, a meno che questo non significhi sincero e profondo.

Beefheart  @  25/06/2007 19:13:22
   7 / 10
Ottimo film, fiabesco e documentaristico al contempo, che ci porta nelle remote terre del deserto dei Gobi, in Mongolia, ad osservare l'anacronistica realtà quotidiana dei pastori nomadi che ne abitano le sconfinate lande in piccoli gruppi, all'interno di tende circolari. Ad esempio, ci viene permesso di assistere al fondamentale evento della nascita dei cuccioli di cammello, fondamentali per la loro sussistenza, che allevano in cambio di lana e latte e cavalcano come unico mezzo di locomozione. Una femmina gravida che fatica a partorire il suo primo cucciolo, è motivo di mobilitazione ed unione delle forze del piccolo insediamento che, tra riti propiziatori e conoscenza, si adopera e collabora per vivere in una terra fuori dal tempo con leggi dettate, in larga parte, dalla natura ed, inevitabilmente, di generazione in generazione si tramanda usi e costumi. Ovviamente fotografia e location sono la punta di diamante: distese sconfinate e desolate, imponenti catene montuose all'orizzonte, abitazioni rudimentali ma efficenti ricavate da tendaggi smontabili, arredate alla meglio e scaldate con stufa a legna; attori non professionisti che svolgono le loro normali mansioni quotidiane, come cucinare, tessere e accudire il bestiame, mentre i piccoli sognano malauguratamente di potere avere, un giorno, la televisione. Pochissime tracce di modernità tecnologica (per acquistare sei pile bisogna cavalcare per ore ed ore a dorso di cammello), se non nell'emblematico finale... La trama è molto semplice, finanche un po spoglia, ma il ritmo fluente e la componente poetico-fiabesca ne fanno un prodotto decisamente piacevole. Consigliato.

Invia una mail all'autore del commento malocchio  @  05/01/2007 20:53:09
   7 / 10
film che ti fà riflettere,ti mostra quanto differente può essere una realtà spirituale lontana anni luce dalla tua concezione di rapporto con la natura.
INTERESSANTE,unica pecca,forse un pò noioso

vivi79  @  07/05/2006 17:05:48
   10 / 10
Grande Botok.........lo consiglio a tutti, sto film è troppo teneero.....
MERAVIGLIOSO!

Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  07/02/2006 14:36:42
   7½ / 10
pur comprendendo il disappunto dei commenti che vengono prima del mio devo dire che questo film non è da stroncare così drasticamente.
ovviamente già il fatto di definirlo "film" fa alzare le nostre aspettative in quanto a fruizione narrativa, ma bisogna continnuare a guardarlo come un documentario, pur se privato della propria valenza informativa.

a parlarci non è una voce fuori campo, ma gli occhi stessi del cammello, la polvere dell'accampamento, la faccetta tonta di un bimbo. Per me da guardare senza aspettarsi picchi emotivi, lirismi o poesie epiche. Una piccola storia, per un piccolo film, su un piccolo pezzo di terra, che pur non informandoci ci istruisce.

marie  @  11/09/2005 03:10:02
   7 / 10
Nasce nel “nulla” del deserto del Gobi questa delicata favola-documentario: al centro una comunità di pastori mongoli con un altro ritmo di vita e i loro cammelli.
E’ la storia del rifiuto contro-natura di una cammella per il proprio puledrino bianco,che impressiona nella sua nettezza.A me è sembrato un film incantevole, lento senza dubbio,
ma di quella lentezza piena di significati,descrittiva di milioni di immagini,nei dialoghi essenziali solo la quotidiniatà semplice che ruota intorno al piccolo evento e infine quella musica,remota, misteriosa,bellissima,riporta gli equilibri persi e il giusto ordine.



Lady Morgana  @  21/07/2005 23:29:16
   4 / 10
Sono d'accordo con Kow. Devo essere sincera. Sono andata a vederlo proprio perchè avevo letto i primi commenti su filmscoop... e anche per una specie di scommessa. Tuttavia, non solo l'ho trovato terribilmente noioso (anche per essere un documentario), ma privo di qualsiasi poesia se non quella grossolana del linguaggio, a noi spesso incomprensibile degli animali. Botok resta sicuramente il miglior attore. Ma il film mi ha veramente deluso.


robert75  @  05/07/2005 20:41:37
   6 / 10


La differenza tra film e documentario in questo caso è davvero esile, e forse credendo di vedere un film che mi emozionasse ne sono rimasto un po' deluso.

Belli i paesaggi, sono un amante dei deserti, belle alcune sequenze della vita quotidiana di un gruppo di nomadi mongoli, belle certe immagini sul parto e le pseudo-emozioni dei cammelli, ma non posso dire di esserne stato coinvolto.

Piacevole, ma lungi dall'essere un capolavoro, e sebbene mi piaccia un certo tipo di cinema, che sa coraggiosamente prendersi i suoi spazi ed anche i suoi silenzi, La storia del cammello che piange non mi ha trasmesso vibrazioni degne di nota, quindi, diciamolo, mi ha deluso

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  30/06/2005 01:47:34
   5 / 10
Come si possa esagerare dando a un filmetto furbo e garbato l'importanza artistica di un Fellini, di un Kubrick, è uno di quei misteri che mi fanno comprendere che la crisi del cinema nasce anche dal modo in cui un autore riesce ad ammiccare/comprare gli spettatori. Prima di tutto questo non è un film di "nicchia", che lo si voglia o no una buona fotografia e il gustoso (ma riciclatissimo) paradosso della civiltà vecchia che incontra la nuova c'è in decine di altre opere. Ma c'è soprattutto, ed è questo che me lo rende a volte irritante, quel compiacimento dello spettatore nel voler difendere/preservare/utopizzare un'umiltà civile/popolare che ha solo il discanto della poesia visiva. Non fatevi incantare, quest'operina merita senz'altro attenzione ma è tutta evanescenza, al di là delle immagini regna quel patrimonio della conservazione che, vista da un occidentale, sembra ritrovare l'ingenuo candore della verginità sociale perduta Consiglio vivamente di recuperare "au hasard balthazar" di Bresson , che è un'altra cosa. Riguardo al film, l'etica melodrammatica del comportamento animale (con gli istinti bestiali dell'umanità invero mai tali, c'è una solarità, una quotidiana amenità che suggerisce soltanto una dimensione patriarcale di suggestiva viltà) finisce per spostare l'asse sulla storia centrale, immettendo quel sottile ricatto emotivo che trova gli ingredienti giusti per il pubblico che sa farsi comprare, magari lo stesso che non sopporta l'Iran di Kiarostami e tantomeno i simbolismi terra-fuoco-acqua del vecchio ungherese Jancso

8 risposte al commento
Ultima risposta 12/07/2005 00.53.53
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Heyitsmeuthere  @  28/06/2005 12:28:50
   10 / 10
miiiiiiiiiiii che bello!!! Dolceee!
sarà che dai tempi de "L'Orso" di Annaud questi films sugli animali non me ne sono perso uno, passando per 4 cuccioli da salvare ecc.. ecc..
vedendo i commenti degli altri, domina su tutti l'apprezzamento per "l'introspezione psicologica" del cammello
secondo me invece è "l'introspezione psicologica" del cammello ad essere l'aspetto più interessante


Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  20/06/2005 17:44:56
   10 / 10
Questo è l'unico tipo di reality show che la TV dovrebbe proporre per educarci al silenzio, al rapporto di amore e rispetto profondo per la natura, gli animali ed i nostri simili, per insegnarci che esiste una vita che va al di là di cellulari, volgarità televisive, violenza ed abiti firmati...una vita di silenzi, appunto, di canti, di spiritualità, di comunione con tutto quello che vive come noi, insieme a noi....bellissimi i cammelli e tutti gli animali...momenti di poesia pura e bellezza assoluta...

Delfina  @  12/06/2005 13:07:02
   10 / 10
Veramente bello, un documentario con la carica narrativa di una storia
magnifica eppure concreta, favolosa e reale al tempo stesso. E stupefacente come la riconciliazione tra madre e figlio cammello avvenga grazie al racconto della musica... sorta di mito di Orfeo che riporta le creature all'armonia con loro stesse. E quanta saggezza nei protagonisti umani!...

lara93  @  10/06/2005 16:58:07
   7 / 10
Un documentario a tratti un po' lento ma sicuramente affascinante.

margò  @  09/06/2005 19:32:37
   10 / 10
non sono brava con le parole ( e tantomeno ci ho visto tutte le cose che sono state scritte nei precedenti commenti), ma il film è veramente toccante, a dispetto della gente (parecchia, stranamente) in sala che non faceva altro che ridere per le espressioni dei cammelli e che, secondo me, hanno capito ancor meno di tutto quello che può aver comunicato a me questo film-documentario, ma che non so esprimere!!! margò

Gruppo COLLABORATORI paul  @  09/06/2005 11:52:07
   10 / 10
Un film stupendo, toccante, impossibile non commuoversi alla fine. La ricerca introspettiva del cammello, come hanno scritto i commenti precedenti al mio, corrisponde anche a quella dell'uomo e quella della natura in generale. Il cammello cerca una propria identità, come la cerchiamo tutti noi, e solo attraverso la cultura (intesa in questo caso come musica, ma portebbe anche essere arte, poesia, letteratura, teatro, cinema ecc...) riesce a ritrovare un proprio equilibrio con il creato.
Questo film dovrebbe servire piu' che da monito (perchè non vuole essere un'accusa ma un invito) da esempio alla nostra civiltà, sul come possiamo progredire (e siamo sempre in tempo) sotto un aspetto ed un lato spirituale, non sottovalutando quegli elementi che ci sono stati offerti dalla natura stessa per "non viver come bruti ma seguire virtute e conoscenza".
Chi si sognerebbe mai oggi di riavvicinare un "cammello" e sua madre attraverso la musica?
Esemplificativo anche il rapporto televisione nonno-nipotino, e spero che la fine sia solo ironica e non pessimistica.
Da un punto di vista tecnico poi il film è ineccepibile, di incredibile difficoltà credo sia stato unire veridicità a fiction (insomma elvis viene accettato realmente visto che i cammelli non sono attori) e superba fotografia. Uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala contento.

Vaiolo  @  03/04/2005 08:13:47
   10 / 10
La grande forza di questo film è la comunicazione che si cela dietro il cammello, le sue enormi gobbe, il suo fare calmo e tranquillo esprime un disagio interiore magistrale, il suo rapporto con la madre e quello con il suo padrone, in più la sua eterna ricerca verso un mondo fatto di sorrisi e certezze.
Il Cammello affronta le avversità come il giudizio di Elvis e il confronto con un Cavallo molto meglio di lui.

Spilbergo  @  30/03/2005 01:52:23
   10 / 10
DIE GESCHICHTE VOM WEINENDEN KAMEL è un film toccante senz'altro, ma l'elemento che lo rende più unico che raro è la ricerca introspettiva del cammello il quale vorrebbe assomigliare ad Elvis e per questo vive un conflitto interiore che lo porterà a prendere coscienza del fatto che non basta avere un bel ciuffo per essere na rockstar.

2 risposte al commento
Ultima risposta 30/06/2005 01.49.34
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Daniele_Trona  @  28/03/2005 00:24:03
   10 / 10
Una Pellicola davvero toccante.
Per la prima volta un regista che ha il coraggio di mettere a nudo i sentimenti di un coraggioso cammello alla ricerca della sua identità.
Tra l'altro merita una menzione la recitazione di EL_Alhai_Ulumb_Iuh (che interpreta il cammello nel ruolo di se stesso) per la prima volta sullo schermo....
Particolarmente commuovente la sequenza in cui il cammello si incammina verso le dune al tramonto dopo aver rigurgitato una robusta colazione.
Da vedere a ogni costo

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