le invisibili (2019)

A Petit sfugge l'identico punto dolente di Loach: gl'operatori sociali, psicologici, psichiatrici ricevon'una formazione finalizzat'all'inserimento, l'omologazione, l'adattamento, l'"istituzionalizzazione" degl'emarginati nel sistema, l'ordine costituito erett'a paradigma, il pensiero unico globale. Non aggregano forze dissidenti e antagoniste allo statu quo, lo servono e ne sono asserviti, funzionali al disinnesco della disobbedienza civile. Foucault avrebbe dissentito, idem Basaglia. All'università ho dovuto studiare per un esame "Psicoanalisi, romanzo borghese" (https://books.google.it/books?id=tjKxNAAACAAJ; https://www.amazon.it/Psicoanalisi-romanzo-borghese/dp/B01HP072LC): lo sto comprendendo con decenni di ritardo.

Mauro Lanari

Un film interessante perchè tratta un tema non stra-abusato nel cinema e lo tratta con delicatezza.
Storia credibile, come il cast.
Visone sufficiente.

Non c'è da ridere o da fare dell'ironia sulle condizioni di donne che vivono ai margini della società, private della dignità, della famiglia e degli affetti più intimi. Perciò catalogarlo come commedia è decisamente azzardato.
Ne LE INVISIBILI si racconta una storia di speranza, di generosità, di fiducia e di riscatto personale, diretta in maniera sobria, senza eccessi, interpretata al meglio da un cast volenteroso dove spiccano i nomi di Audrey Lamy, Corinne Masiero e Noémie Lvovsky, affiancate da un gruppo di attrici non professioniste che hanno realmente vissuto le precarietà di vita che si affrontano nel film.
Una pellicola discretamente tratteggiata, un affresco di attualità con sprazzi di critica sociale e disobbedienza civile, un ritratto poco edificante di situazioni di vita comuni a tutti i paesi del mondo, dove per fortuna agiscono organizzazioni fatte sì di burocrazia ma anche di persone, professioniste e volontarie, che si adoperano per aiutare chi è in difficoltà e riaccendere quella piccola speranza che le spinga ad andare avanti.
A mio avviso merita una visione.