lettera al kremlino (1970)

In un'epoca dove alla parola spionaggio dominava pressochè incontrastato il personaggio di 007, un film come Lettera al Kremlino certamente andava controcorrente. Di azione puro non c'è quasi nulla, possiede una trama farraginosa e complicata, però l'impostazione data da Huston non mi è dispiaciuta perchè è fortemente cupa e pessimista. Il mondo delle spie viene descritto come disumano ed egoista dove solo il tornaconto personale è l'obiettivo da percorrere. Se il film fatica a decollare, la cornice è efficace.

Spy story tremendamente complicata ed a tratti delirante ( al grande George Sanders tocca fare la maglia e travestirsi da donna, sigh! ), sullo sfondo della guerra fredda tra Usa e Urss. Dura due interminabili ore ed arrivare a conclusione è una vera impresa, ma lo è ancor di più sopportare Richard Boone ed i suoi 150 "nipote", usati praticamente come intercalare.

Film di base spionistica che non incide mai. Da un regista tosto come John Huston mi sarei aspettato qualcosa di più frizzante ma quello che si vede è un complicato intreccio che ricorda alla lontana film come "La spia che venne dal freddo" Bene bibi Anderson, incerti gli altri. C'è anche George Sanders ( "Il covo dei contrabbandieri" ).

Thriller spionistico senza pathos, ingarbugliato ma eccentrico sia per gli strambi personaggi che per un intreccio annacquato ma almeno lontano dagli stereotipi del genere. Pare che Huston abbia voluto rimarcare l’assurdità e i paradossi della guerra fredda piuttosto che creare un prodotto credibile e convenzionale. Comunque il cast non è male e visivamente è in linea col cinema inglese degli anni sessanta.