lettera aperta a un giornale della sera regia di Francesco Maselli Italia 1970
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lettera aperta a un giornale della sera (1970)

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locandina del film LETTERA APERTA A UN GIORNALE DELLA SERA

Titolo Originale: LETTERA APERTA A UN GIORNALE DELLA SERA

RegiaFrancesco Maselli

InterpretiNanni Loy, Silverio Blasi, Daniele Dublino, Mariella Palmich

Durata: h 1.35
NazionalitàItalia 1970
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1970

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Trama del film Lettera aperta a un giornale della sera

Al termine di una serata trascorsa in casa di un editore di sinistra, un industriale la cui fabbrica è autogestita dagli operai, lancia ai suoi amici l'idea di mandare una lettera al direttore di un quotidiano di sinistra, chiedendo di partecipare alla guerra del Vietnam. Contrariamente a tutte le previsioni il giornale non la pubblica, ma la lettera esce lo stesso sulle pagine di un settimanale. L'iniziativa degli amici dell'industriale si allarga fino ad ottnere adesioni anche dall'estero perfino da Hanoi. Non potendosi più tirare indietro il gruppo di amici si vede costretto a partire.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (1 voti)7,50Grafico
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Voti e commenti su Lettera aperta a un giornale della sera, 1 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

deadkennedys  @  15/08/2012 12:10:40
   7½ / 10
Affresco sul 68 (il film uscì un paio d'anni dopo) sincero e ben interpretato. Quel radicalismo chic che tutt'oggi va tanto di moda viene demolito pian piano mostrando i meccanismi di quella retorica, forzata e spesso solo di facciata.
Un gruppo di 40-50 enni comunisti ormai tutti con una solida posizione sociale acquisita in anni di lavoro, decide una sera per pura noia e provocazione di inviare una lettera al Corriere in cui, oltre alla critica al partito e alla società, si invita l'intellettuale europeo di sinistra all'azione concreta. Se ci si vuole davvero definire comunisti è necessario partire per il Vietnam a combattere gli americani! Inspiegabilmente la lettera viene pubblicata con toni trinfalistici su "l'espresso" e presto la situazione sfugge di mano ai protagonisti, convinti che non comunque vada non dovranno mai partire davvero per il Vietnam.
Ma quando iniziano ad arrivare adesioni, prima da tutta Italia, poi delegazioni dall'Europa ci si inizia a rendere conto della portata dell'evento. Una lettera da parte di Sartre, la partecipazioni a conferenze stampa (indette con l'intenzione di fare una smentita e dire che non partiranno) e a comizi pubblici sempre più affollati li renderà consapevoli della loro condizione. L'esser diventati improvvisamente a livello internazionale una vera e propria bandiera di coerenza e volontà marxista, quando nella pratica alcuni dei protagonisti sono solo contraddistinti da una narcisistica inconcludenza.
Quando il Partito comunista jugoslavo metterà a loro disposizione un aereo per portarli davvero in Vietnam ognuno dovrà affrontare la scelta.
Girato con lo stile del cinema-verità, i movimenti sincopati e quasi "amatoriali" della macchina da presa, unita all'uso anomalo della pellicola con i filtri aperti al massimo (in alcuni punti sembra quasi che i personaggi emergano dal bianco) causando un contrasto pazzesco.
Sicuramente un film non per tutti. Mereghetti scrive a riguardo :
prende troppo sul serio i sensi di colpa della borghesia comunista addormentata dal benessere e dalla routine e si perde tra narcisistiche e patetiche discussioni, «inerti perché solo moralistiche». Sono in parte d'accordo.
Un film discutibile ma utile per capire un'epoca nella quale la politica era considerata una cosa seria.
Mi è piaciuto anche per il metaforico e suggestivo finale.

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