Una donna muta dall'etā di sei anni sembra essere attratta soltanto dalla musica. Finchč un uomo, interessato al piano che il marito della donna non vuole, entra nella sua vita e risveglia in lei anche la passione amorosa
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L'estetizzazione del cinema della Campion ha raggiunto qui i massimi livelli, e il film è un vero e proprio incantesimo che si snoda attraverso il rapporto tra eros, thanatos e l'arte della musica. La fantastica Holly Hunter anima questo personaggio subentrando all'omissione dovuta delle parole la gestualità di riti, la magnifica e audace resa di un corpo che reclama di dare e ricevere piacere. In questo senso i diversi mondi maschili di Keytel e Sam Neill, entrambi strepitosi (sembrano personaggi usciti da un film di Werner Herzog) collimano in una dimensione in cui il suono del pianoforte rende tragicamente intonate e omogenee queste due realtà contrapposte. Il film, animato da una squisita sensibilità femminile, ha fatto sognare tanti spettatori e (soprattutto) spettatrici, ma non mi ha mai convinto fino in fondo. Ne apprezzo la sua profondità, ma devo dire che i suoi notevoli pregi formali sono anche un limite. E' talmente impeccabile e raffinato, talmente delicato e commosso, da indulgere chi lo vede a lavarsi le mani o entrare in una dimensione quasi elegiaca di perfezione confezionata per diventare, come del resto è stato, un'opera d'arte davvero unica nel suo genere. Ottima cmq. e per una volta non gratuita la citazione dell'"Atalante" di Vigo verso il finale. La bambina, francamente insopportabile, è stata premiata con l'oscar (!?)