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Parto dal presupposto che Sayles non dirige film banali o scontati. Meno celebrato di un Jarmusch, per fare un esempio di cineasta indipendente, Sayles si è sempre ritagliato un suo spazio personale all'interno dell'indie made in Usa al pari dello stesso Jarmusch ed altri. Limbo ha una struttura particolare: una prima parte molto corale incentrata su un villaggio di pescatori in Alaska. Un'impostazione corale dove emergono gradualmente i tre che costituiranno il perno di una seconda parte molto intimista, quasi in antitesi alla prima. L'isola dove sono sbarcati è quel limbo che li definirà nel loro futuro. La cementificazione o meno di un rapporto reciproco che potrà definire o meno la formazione di una famiglia. Sono tre personaggi profondamente soli a dispetto del fatto che due di essi sono madre e figlia, ma quest'ultime sono distanti. Tutti e tre hanno un passato tormentato, instabile e privo d'equilibrio. L?isola è una messa alla prova, in circostanze estreme, di ciò che sarà dopo, se ci sarà. Sayles non fornisce risposte in un finale aperto che acquisisce il senso del film. Può essere interpretato in maniera diversa, di certo spunti ne offre.
Qualcuno ha detto al regista che questa non era la prima puntata di una serie tv ?
Finale che lascia basiti. Qui non si tratta di lasciare intendere allo spettatore qualcosa, e farsi le sue ipotesi, ma di un vero e proprio film tagliato a metà. Tra l'altro, abbastanza lungo, e spesso ripetitivo, e/o noioso, inflazionato con scene tediose. Ottime le interpretazioni dei tre protagonisti, ma non basta a risollevarlo dalla mediocrità, e soprattutto da un finale velleitario.
Trovo impossibile non essere d'accordo con chi mi ha preceduto nel commentare questo film di Sayles. Una storia che sembra incanalarsi verso un dramma sentimentale per poi virare verso un dramma avventuroso, con tanto di isolati su un'isola deserta per sfuggire a possibili assassini, senza però riuscire ad imprimere una certa carica emozionale che sarebbe servita a mantenere alto l'interesse di chi guarda. Purtroppo è tutto troppo schematico, a volte anche gonfiato, e pure il cast sembra allinearsi con l'andamento stanco e ripetitivo della seconda (abbondante) parte, senza riuscire ad essere veramente credibile e concreto. LIMBO è certamente un film che si lascia guardare ma sembra non riuscire ad offrire una storia davvero coinvolgente. Il finale è più che aperto...pure troppo direi.
Forse per apprezzare appieno questo film bisognerebbe approfondire la filmografia del suo regista. Ma per ora, nonostante la location mozzafiato e due interpretazioni di grande intensità di Strathairn e della Mastrantonio, il film è monotono e incerto sul percorso da seguire (dramma intimistico? fiaba ecologista? docu-fiction surrealista? commedia teatrale?) e con un finale francamente odioso che fa venir voglia di distruggere il vhs. Sarei interessato ad altri pareri.