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Uno dei film più amati dallo stesso Mario Bava, una storia impalpabile e confusa, un film fatto più che altro di atmosfera, in cui non sembra succedere nulla e in cui invece succede di tutto… Bava, con la sua solita maestria, porta lo spettatore in una storia costantemente sospesa in una dimensione irreale, barocca e morbosa in cui scompare il concetto stesso di tempo e in cui non esiste di fatto nessuna relazione causa-effetto… Il tutto suona come un sogno/incubo a occhi aperti dalla grande forza magnetica… Bava a volte esagera (ci saranno un centinaio di zoom in tutto il film) ma ha una capacità di "creare" atmosfera seconda a pochi registi nella storia…
Adeguato il cast in cui spiccano la Valli e un ironico e luciferino Savalas, che proprio qui avrà l'idea del lecca lecca che consegnerà al mito la figura di Kojak (che Savalas comincerà ad interpretare l'anno successivo)… Regia e fotografia come sempre impeccabile (ogni inquadratura di fatto è un quadro), pesano un po' qualche lungaggine nella parte centrale e una sceneggiatura poco ispirata… Ma dal punto di vista strettamente visivo è una gioia per gli occhi!
Dallo scarso successo di pubblico il produttore Alfred Leone tenterà di renderlo commerciale rimontandolo e aggiungendo scene dando al contesto una storia di tipo esorcistico… Finirà per rovinare un piccolo gioiello che merita di essere recuperato e rivalutato! A posteriori si può vedere come la chiusura della trilogia dei manichini dopo Sei Donne per l'Assassino e il Rosso Segno della Follia…