l'isola - seom regia di Kim Ki-Duk Corea del sud 2000
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l'isola - seom (2000)

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locandina del film L'ISOLA - SEOM

Titolo Originale: SEOM

RegiaKim Ki-Duk

InterpretiJung Suh, Kim Yoo-Suk, Park Sung-Hee, Cho Jae-Hyung, Jang Hang-Sun

Durata: h 1.26
NazionalitàCorea del sud 2000
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2000

•  Altri film di Kim Ki-Duk

Trama del film L'isola - seom

Hee-Jin vive in una piccola casa su un lago attrezzato con piccole abitazioni galleggianti, vendendo ai pescatori cibo di giorno e il proprio corpo di notte. Un giorno arriva il misterioso e turbato Hyun-Shik e tra i due si creerà un forte legame di passione e dipendenza psicologica.

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Voto Visitatori:   8,09 / 10 (41 voti)8,09Grafico
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Voti e commenti su L'isola - seom, 41 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Boromir  @  05/09/2022 23:39:21
   7½ / 10
Il quarto film del compianto Kim Ki-duk, presentato al Festival del Cinema di Venezia del 2000, è un interessantissimo esperimento a metà tra psicanalisi e raffinata ricercatezza estetica. Il soggetto sadomasochistico è poco più che un pretesto per immagini e atmosfere che sanno disturbare senza ricorrere più di tanto all'esplicito. Un certo clima di rarefazione domina e incombe su vicende e personaggi, già a partire dalle manifestazioni sporadiche del dialogo; la stessa apparente mancanza di connessione tra una scena e l'altra è indice di una precisa volontà da parte dell'autore di costruire un racconto che eserciti determinati effetti sullo spettatore.
Kim Yoo-suk e Jung suh reggono tengono banco per un'ora e mezza al gioco di coppia principale, con una nota di merito per la protagonista femminile in virtù di un personaggio (muto) che richiedeva una recitazione fisica in apparenza facile. I comprimari sono poco più che delle figurine di contorno, ma arricchiscono il quadro di pulsioni ancestrali pronte a sprigionarsi in un ambiente tanto lussureggiante quanto isolato e alienante.
La voce grossa la fanno le splendide scenografie naturali, molto suggestive e opprimenti al punto giusto, che il regista riesce a esaltare con la sua eleganza formale, dalle geometrie precise (forse pure troppo). E anche se alla fine sorge il dubbio di aver assistito a uno spettacolo concepito più per il gusto della provocazione che per altro, l'opera non perde comunque nulla della sua crudezza e del suo fascino.

Merlino95  @  21/02/2021 12:22:07
   9 / 10
Capolavoro di quel genio di Kim, la storia parla di una ragazza muta che vive in una piccola casa sul lago attrezzato con piccole abitazioni galleggianti ognuna di un colore diverso e si istaurerà un legame con un giovane ragazzo. Il film è volutamente lento, i dialoghi sono ridotti al minimo a parlare è il linguaggio del corpo , i nostri protagonisti sono come al solito nel cinema di Kim degli emarginati,la scenografia è fantastica ogni casa sembra come fosse appunto un isola separata dalle altre. Il film è molto crudo8tipico del suo cinema)troviamo:violenza, tentativi di suicidio, gelosia, ma anche momenti molto belli e allo stesso tempo dolorosi

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER,anche il finale molto surreale è qualcosa di spettacolare

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER Il film è difficile da descrivere è un classico film che va guardato. FILMONE

InvictuSteele  @  03/09/2017 21:34:56
   8 / 10
Bellissimo e metaforico film di un maestro come Kim Ki Duk, spietato in alcune scene, come l'accanimento sui poveri pesci, scene oniriche e quasi totalmente prive di dialoghi e una sola location. Gli esseri umani assomigliano tanto ai pesci, e come tali l'acqua è loro elemento naturale, nel quale perire o prendere vita. Il significato, nemmeno tanto velato, è tutto nelle potenti immagini e nelle azioni folli e disperate dei protagonisti. Grandissimo film, come quasi tutti quelli di questo regista.

alex94  @  25/03/2015 20:33:02
   8 / 10
Veramente bello anche questo film di Kim Ki-Duk,quasi completamente privo di dialoghi ma molto profondo ed interessante.
Ottima la regia e la fotografia,pienamente convincente la recitazione dei due attori protagonisti,bellissima l'ambientazione.
Un film molto particolare,io lo consiglio,mi ha veramente colpito.

GianniArshavin  @  12/12/2014 11:10:47
   7½ / 10
Come con ogni film di Kim Ki Duk , prima di scrivere un commento ho bisogno di qualche giorno di riflessione per capire se il film mi è piaciuto e per provare a comprendere i significati nascosti che questo incredibile regista ad ogni opera ci trasmette.
Nel caso specifico de "L'isola" maturare un pensiero è stato alquanto arduo , vista la natura allegorica e facilmente fraintendibile di questo suggestivo prodotto. Alla fine ho capito che ho assistito ad una pellicola affascinante e coraggiosa , in bilico fra violenza e poesia , un vero sunto dell'estetica e del cinema di Kim che per essere apprezzato deve essere assimilato con calma e analizzato in ogni sua componente.
Lo stile è quello consueto fatto di silenzi,linguaggio del corpo e pochissimi dialoghi. Kim Ki Duk è il maestro del cinema senza le parole a anche ne "L'isola" riesce a trasmettere più lui con uno sguardo dei suoi bravissimi attori che altri cineasti con tante chiacchiere. Questo continuo silenzio , questo capirsi senza proferire parola è un modo di comunicare molto profondo che il regista coreano riesce ad adoperare senza risultare patetico , cosa non certamente semplice.
Il ritmo non è dei più elevati e questo potrebbe scontentare qualcuno , ma la natura ambigua della storia,con momenti di pura dolcezza inframmezzati da altri di terribile violenza (anche su animali,aspetto che fa perdere qualche punto)non può non catturare lo spettatore che ama il vero cinema. Ad aumentare l'aura di fascino abbiamo una location da paura,un lago isolato fra le montagne che sembra sospeso nel tempo e nello spazio; un non luogo dove una serie di reietti e disperati si recano per sfogare le proprie frustrazioni.
Come detto Kim Ki Duk a questo giro utilizza dosi massicce di violenza e delicatezza per trasmettere i suoi messaggi e per parlare di argomenti come la solitudine,l'amore,il sesso,l'incomunicabilità,la disperazione e la rinascita, fino ad arrivare all'enigmatico e pazzesco finale.
Altro aspetto importante del titolo sono i due personaggi principali e la loro caratterizzazione sfaccettata e piena di risvolti. A spiccare è la donna che gestisce il villaggio,una figura misteriosa e magnetica che è la vera ruota motrice della vicenda.
Tecnicamente ci sta poco da dire , il cineasta asiatico si conferma un artista e con la mdp riesce a creare dei quadri in movimento , aiutato da una fotografia sublime e da una scelta di luoghi,musiche ed oggetti sempre maniacale.
Ricapitolando,a distanza di giorni "L'isola" mi frulla ancora in testa come solo i grandi film sanno fare. Un'opera metaforica e pregna di significati, adatta a chi ama il cinema con la c maiuscola e che potrebbe,grazia all'altissima fattura del tutto,convincere anche chi non mastica questo tipo di produzioni.

impanicato  @  29/11/2014 00:37:31
   8 / 10
Qualcuno ricorderá Nana, interpretata dalla bella Anna Karine in "Vivre sa vie" di Godard dire: "Piú si parla, meno le parole hanno valore". Ecco, forse Kim Ki-Duk ha preso qualcosa da questo pensiero per inserirlo all'interno dei suoi film. Ormai celebre é infatti il suo cosiddetto "Cinema del silenzio", un cinema particolare dove i sentimenti ed i pensieri dei protagonisti non vengono esternati a parole, ma attraverso pianti, baci, silenzi, ansie, azioni folli e sconsiderate.
"L'isola" fa parte di questo tipo di ciclo del regista coreano. Cosa sono queste isole? Le isole sono luoghi in cui rifugiarsi, in cui allontanarsi dalla solita vita o da dove far rinascere una nuova vita.
Hyun-Shink é qui per fuggire ai suoi demoni interiori causati dall'omicidio della fidanzata e del suo amante e. Il suo unico obiettivo é quello di uccidersi per terminare questa agonia. Hee-Jin é colei che porta le provviste a coloro che trascorrono il loro tempo su queste casette galleggianti e, captata la malinconia del pescatore, gli si avvicina facendo collidere le loro esistenze fatte di solitudine. Si puó definire amore? Sicuramente morbositá, accentuata dai comportamenti masochisti dei protagonisti che non disdegneranno nemmeno l'omicidio per proteggere i loro sentimenti. L'amore é anche violenza, morte.
Come bene Kim Ki-Duk sa fare, l'uso di allegorie é perfetto e calzante, come nel caso della scena degli ami, che durante il film saranno utilizzati come simbolo di come si puó sempre essere ripescati, salvati dall'amore.
Ottima la fotografia. Lo scenario del lago fumoso é incredibile. Alcune inquadrature sono incredibili, in quel periodo il cineasta coreano era proprio in stato di grazia. E quel finale...
Chi cerca un film logico, puó anche non guardarlo. Bisogna essere concentrati e con la mente sgombra.

Gualty  @  23/08/2013 22:23:16
   7½ / 10
Indubbio il talento e innegabile la maestria nella fattura di questa macabra e agghiacciante messa in scena. Tuttavia,a differenza di molti altri suoi film, in questa storia non si respira amore alcuno, non si percepisce quello spessore poroso nei personaggi che restano sempre in superficie pur affondando, a volte lateralmente, in continuazione.
Non c'è amore per la facchina psicotica, né per il timido e represso pescatore , non c'è amore se non nella dolcissima prostituta che compare nel suo giorno libero per far visita ad un amico.
Eppure, nonostante le incoerenze, nonostante lo svolgimento spesso pretestuoso e una sceneggiatura superflua, la maestosità delle ambientazioni e gli artifici del regista meritano di per sé la visione, a tratti insopportabile ea tratti insopportabilmente bella.

pinhead88  @  24/07/2013 04:07:50
   7½ / 10
Il silenzio, il lago, le case galleggianti, i pesci, qualche trombàta qua e là, è un film che nel complesso mi ha rilassato, anche se davanti all'ambiguità di certe scene viene da pensare.
Molto stimolante la scena dei pennelli che si intrecciano mentre si dipinge la casetta. Inoltre tutte le coreane che recitano in questo film sono proprio delle belle fìghe.
Non ho gradito in particolare alcune scene di violenza sugli animali, come un pesce scannato a metà e rimesso in acqua ancora vivo o il canarino buttato nel lago con tutta la gabbia. Più che altro mi ha disturbato per il dubbio che quelle creature fossero state sacrificate per questo film, anche perchè si sa che in gran parte dei paesi asiatici il rispetto per gli animali è molto basso.
In ogni caso un Ki-Duk sempre poetico, capace di scavare nell'anima senza alcun bisogno di parole. Eros e Thanatos, amore, violenza, dolore e tenerezza, tutto racchiuso in un silenzio assordante.
Avrei preferito peró che finisse due minuti prima, senza quel finale criptico.

Lory_noir  @  02/12/2012 23:43:47
   7 / 10
Ho amato Kim Ki-Duk in altri film. Questo l'ho apprezzato per l'originalità e l'immancabile stile del visionario maestro coreano. Mi è piaciuto il ritmo ascendente di descrivere questa storia d'amore violenta. La fine è molto criptica ma lascia spazio a molti spunti di pensiero.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  13/09/2012 18:06:49
   9 / 10
Spoiler presenti.

C'è un romanticismo estremo che vive del reciproco uccidersi e risuscitarsi dei due protagonisti. Figure ferine e schive, lontanissime dalle stereotipie umane e dallo stesso linguaggio verbale, quasi sempre rifiutato con un mutismo carico di puerile e tenera arroganza. I corpi costantemente assorbiti dalla loro mansione espressiva sono martoriati dai sentimenti. Infine devono contentarsi di un erotismo infantile, pennelli che dipingendo scivolano l'uno sull'altro. E' un raro momento di quiete, raccontato attraverso un'azione banale e per questo mortalmente commovente: la ritinteggiatura della casa. Strugge perché non simboleggia alcun progetto di vita familiare ma solo un goffo tentativo di normalità. L'ultima immagine è un'isola verde origine du monde. L' uomo riabita, forse morendo, gli spazi rassicuranti della nascita.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/09/2012 21:07:32
   7½ / 10
Forse L'isola è il film che mi sentirei di consigliare per un primo approccio verso il regista coreano insieme a Pieta. Non è un approccio facilissimo, ma è importante per capire molte delle sue pellicole. Un film che rifugge dalla credibilità realistica per andare verso l'astrattismo. Un film di sguardi, di silenzi, di corpi feriti che si cercano e respingono, fra violenza e tenerezza. Gesti che non hanno bisogno di parole, ma che sottolineano un'incomunicabilità proprio dalla mancanza di esse.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  08/08/2012 15:34:21
   6½ / 10
Avrei voluto dare di più, ma il regista mi ha abituato troppo bene....

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/07/2012 16:18:26
   8 / 10
La delicatezza e gli eloquenti silenzi caratteristici del cinema di Kim Ki-Duk.
Film che, con i suoi simbolismi, si apre a molteplici letture e interpretazioni. Ottimo, crudo ma mai compiaciuto e mai volgare.

speXia  @  26/02/2012 01:36:14
   9 / 10
"L'isola è il luogo a cui tutti aneliamo, ma che rifuggiamo quando ci giunge a noia. Così l'isola di un uomo è una donna, e l'isola di una donna è l'uomo".

Film stupendo, leggermente inferiore al capolavoro Ferro3 - La Casa Vuota.
Ma se quello era una poesia che fondeva splendidi sogni ad una realtà di angosciosa malinconia, L'Isola è molto diverso. Questo è una cupa favola di amore e di morte, piena di sofferenza, fisica e spirituale. Sofferenza che, appunto, viene placata dalla presenza di "isole", quelle persone che per noi sono come un narcotico per il dolore. E per i protagonisti, Hee-Jin e Hyun-Shik, è il sesso l'unica fuga dalla sofferenza, l'unico momento in cui le loro vite turbate si tranquillizzano.

A rendere tutto più favoloso è la location. Un lago nebbioso, con delle case colorate, i cui colori quasi stonano con la malinconia del paesaggio. E Ki-Duk qua dimostra tutto il suo talento: le inquadrature sono qualcosa di meraviglioso, un migliaio di bellissimi quadri, dall'atmosfera, appunto, favolistica. Forse per il dolore che si respira nell'aria, mi ha ricordato moltissimo il più recente Bedevilled, capolavoro del K-Horror che consiglio vivamente. In ogni caso, in quanto a fotografia, L'isola supera persino Ferro 3.
I due attori principali sono in stato di grazia, ma se la cavano bene anche gli altri.

Il finale.
Mio dio, la scena finale. In quell'inquadratura, così dannatamente geniale, si può riassumere la frase scritta all'inizio del commento. Ed è per quella che elevo il film di mezzo punto, perchè racchiude in se gran parte del film. Ecco, cos'è L'Isola.

Film stupendo, originale, e realizzato benissimo.
E come sempre, i lunghi silenzi valgono più delle parole. Pff, che cosa inutile, le parole.

Invia una mail all'autore del commento ziokartella  @  11/01/2012 11:38:53
   8 / 10
Quando le parole non servono...un film di rara intensità emotiva e struggente bellezza.

Finale indimenticabile, aperto a 1000 interpretazioni.

h.chinaski  @  05/05/2011 00:53:31
   8 / 10
Hyun-Shink è in fuga dopo aver ucciso la fidanzata e il suo amante. Tormentato dai rimorsi si rifugia in una casa galleggiante nel mezzo di un lago, con il solo intento di suicidarsi. Queste "isole" sono gestite dalla bella e misteriosa Hee-Jin, una sirena dal triste passato che di notte vende il proprio corpo ai pescatori affittuari della casa. Tra i due nascerà un rapporto fatto di sesso, autolesionismo, paura e desiderio. E mentre i pesci subiscono le più atroci torture (si assiste ad un sushi di pesce vivo, che poi viene rigettato in acqua con i fianchi scuoiati) gli uomini ne prendono il posto alle estremità delle lenze,con la vita a fare da esca per la loro cattura. L'intero film è una metafora che Kim non rende mai monotona e cerebrale. Lo spunto sembra essere quella banale analogia verbale che accosta una persona che cade palesemente in un tranello ad un pesce che abbocca all'amo. Vivere ha reso Hee-Jin e Hyun-Shink più simili ai pesci che alle persone: muti, destinati ad ami vuoti e incapaci di spezzare la lenza

entrerebbe in un'ipotetca top 5 del kim ki duk(anche e forese solo 5^)

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  01/04/2011 20:31:28
   8 / 10
Ferro3 sarà delicato e leggero,anni dopo; ma qui Kim Ki-Duk non fa sconti e tratteggia l'amore e la morte,legati indissolubilmente,in una maniera tanto cruda da far distogliere lo sguardo.
Non c'è solo violenza e volgarità,ovvio,vi sono alternati momenti di grande tenerezza e struggimento e poi il finale fa capire in pieno le potenzialità poetiche di questo autore tutto da scoprire.
Però indubbiamente Seom è una pellicola durissima,in alcuni frangenti mostra senza filtro cose che non mi sarei aspettato dopo aver visto il già citato Ferro3 ed essendomi fatto un'idea sullo stile del regista a questo punto totalmente sbagliata: l'equilibrio di amore e morte è bilanciato proprio da questo alternarsi di momenti dolci ad altri pungenti come ami da pesca (chi ha visto o vedrà il film capirà subito) in cui l'amore è prima di tutto autopunizione verso sé stessi e poi aiuto verso la persona amata.
Bellissima l'ambientazione in bilico tra realtà e irreale in cui questa donna,di fatto motore di quest'isola perché senza di lei e la sua imbarcazione niente può muoversi,vende cibo e all'occorrenza il proprio corpo per le persone volgari che vanno a pescare o si trovano lì. L'idea di una fuga dal passato trumatico per lei e per il giovane di cui si innamorerà porta poi al criptico ma bellissimo finale orchestrato da Kim Ki-Duk: dopo aver visto l'amore come violenza e cura dell'amato (anche atto di suicidio e di suicidio del proprio sesso),l'amore è rifugio verso tutto un mondo che non va,verso un passato che non ci lascia. Perlomeno questo mi ha lasciato il film,e per quanto non esente da difetti di certo non lascia indifferenti per la potenza delle immagini,ancora una volta infatti le parole sono poche e in larga parte incredibilmente superflue.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  19/02/2010 16:11:34
   8 / 10
Casette che galleggiano su un lago in un dove imprecisato perché non importante.Uomini che vi ci si rinchiudono dentro,semplicemente per pescare o per scappare da qualcosa che li perseguita.Una ragazza muta che gestisce questo surreale luogo,trasportando gli avventori alle loro postazioni,rifocillandoli e fornendo esche,senza disdegnare rapporti sessuali fugaci giusto per rimpinguare le finanze.Un uomo dal torbido passato e la ragazza si trovano ad incrociare le loro storie,due solitudini che si incontrano/scontrano in mezzo alla pace lacustre,il loro rapporto ora dolce quindi improvvisamente violento, come le condizioni climatiche che accarezzano o tormentano il paesaggio perfettamente immortalato in cartoline dai colori ricercati.
Magnifica riflessione sull’amore di Kim Ki-Duk,sentimento viscerale al quale non servono parole per sbocciare,ma sguardi e gesti.La difficoltà di mantenere gli equilibri causa incapacità di comunicare o per la distanza e gli ostacoli (rappresentati in questo caso dall’acqua) o ancora dalle tentazioni incarnate dalla giovane prostituta innamorata.Un sentimento da difendere a qualsiasi costo,anche se ciò comporta l’assassinio,uccidere seguendo una natura che è prettamente umana come dimostrato dalle sequenze in cui pesci e altri animaletti vengono brutalizzati dai protagonisti.E poi gli ami,piccole ancore alle quali aggrapparsi,utilizzati per ripescare la persona amata, sprofondata simbolicamente nell’oblio della disperazione o mezzi letali con cui autoinfliggersi terrificanti lesioni per scampare ad un destino che si pensa di non meritare.
L’amore come epicentro,isola dispersa all’interno della quale rifugiarsi indifferenti al mondo circostante,lontani da tutto e indissolubilmente vicini solo alla persona che si ama.

kierkegaard1000  @  29/12/2009 01:08:37
   8½ / 10
Mi è piaciuto moltissimo, è chiaro che il regista non è per tutti, non mi stupirei di trovare qualcuno che manifesta delusione. In ogni caso, in ogni lavoro di kkd io trovo passione, professionalità ed alta qualità...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  26/03/2009 17:29:01
   7 / 10
Probabilmente ho sbagliato l'approccio a questo lavoro estremamente metaforico di Kim Ki-Duk.
Se non avessi cercato troppo una logicità nella trama me lo sarei sicuramente goduto di più.

VikCrow  @  03/03/2009 23:27:18
   10 / 10
Estremizzazione nuda e cruda delle pulsioni sessuali di ogni individuo. Capolavoro senza precedenti, inferiore solo all'immenso "Ferro3".

Ciaby  @  23/12/2008 17:58:31
   10 / 10
mamma mia! l'allegoria finale è da brividi!

Orgasmico!

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  29/03/2008 20:40:21
   8½ / 10
"L'isola è il luogo a cui tutti aneliamo, ma che rifuggiamo quando ci giunge a noia. così l'isola di un uomo è una donna, e l'isola di una donna è l'uomo"
parole sacrosante.
ma la scena finale?? uno dei momenti più intensi che il Cinema ci abbia lasciato. che regista e che attori!

Tom24  @  29/03/2008 19:00:13
   8 / 10
Il film che ha fatto conoscere Kim Ki-Duk al mondo.
Ancora silenzio e incomunicabilità, ancora la ricerca della donna come speranza di salvezza e redenzione (ma che porterà solo dipendenza e morte); gli uomini come pesci, feriti e rigettati in mare; il confine tra acqua e terra, fra morte e vita, fragile ed effimero.
Come sempre un finale splendido ma anche piuttosto emblematico, con varie vie di interpretazione, ma questo è componente del fascino del cinema del regista coreano.

sonhador  @  03/11/2007 14:16:07
   8½ / 10
Kim ki-duk non si smentisce mai..film eccezionale..duro e crudo per certi versi ma molto affascinante e struggente. Da non perdere assolutamente.

Mizoguchi  @  14/10/2007 16:04:13
   10 / 10
L'isola è Hee-Jin, un porto sicuro in una dimensione tra la vita e la morte dove ci rifugiamo in apnea per ritrovare qull'equilibro e quella pace che questo mondo, a cui non apparteniamo, non è capace di dare.
Una delle storie d'amore più dirompenti e viscerali della storia del cinema, mai quanto questa volta carnale fino all'estremo e allo stesso tempo rarefatta e spirituale...

viagem  @  19/05/2007 19:51:44
   7 / 10
Interessante prova di Kim-ki-duk che ci racconta una storia di incomunicabilità, desolazione e miseria.
Come altre opere successive del nostro regista (Primavera, estate... L'arco), L'isola propone un'ambientazione "acquea" e un luogo circoscritto e isolato dal resto del mondo, dove, per dirla in termini matematici, il fattore tempo diventa una variabile che non influenza il sistema. L'acqua invece, più che negli altri film, è elemento dominante: la vita e la morte emergono e annegano in essa, le immagini sono spesso riprese a pelo d'acqua o da sottoacqua, e gli uomini assomigliano sempre più a pesci, conficcandosi ami nelle mani, in bocca e addirittura nei genitali, in scene di atroce masochismo.
Lo stile di Kim-ki-duk è già evidente in questa sua opera, dove però a mio giudizio manca quel lirismo e quel senso dell'etica che contraddistinguono opere come La Samaritana e Ferro3 o l'estetica di Primavera, Estate... Resta grande la sua capacità di narrare storie di persone con la forza delle immagini senza che essi proferiscano una sola parola ed è sicuramente da ricordare la scena finale che "risolve" le sofferenze dei 2 protagonisti in un bagno purificatore, che dà sollievo dopo tanta violenza.

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  14/05/2007 18:14:09
   7½ / 10
Silenzio, dolore e violenza.

E' il linguaggio di Kim Ki-duk; non è un linguaggio assurdo, ma, più semplicemente, insolito e il regista coreano lo conosce e lo usa alla perfezione.
I suoi personaggi parlano con il silenzio, dimostrano con il dolore e amano con la violenza.

Insieme a "Bad Guy", "L'isola" esprime ciò alla perfezione; la bellezza della pellicola, infatti, sta proprio nell'esprimere, in termini di sentimenti, dolcezza e profondità, attraverso gesti estremi che, anche solo a vedersi, fanno male e raschiano il limite della sopportazione.

Guy Picciotto  @  27/03/2007 18:12:21
   8 / 10
In una sorta di bordello per pescatori a camere galleggianti si sviluppa e si consuma un amore impossibile tra un aspirante suicida e la psicolabile gestrice muta. In un'atmosfera irreale Kim Ki Duk cala la sua simbolica vicenda di amore, sesso e morte. E mentre i pesci subiscono le più atroci torture (si assiste pure ad un sushi di pesce vivo, che poi viene rigettato in acqua con i fianchi scuoiati), gli uomini ne prendono il posto alle estremità delle lenze, con gli ami che si conficcano nelle mani, nei genitali ed addirittura vengono ingoiati. Acqua, sangue e silenzi infiniti, sicuramente il tutto ha un suo significato....

lukanoir  @  13/03/2007 19:13:45
   8 / 10
Duro, maturo, crudo, fastidioso, profondo, poetico, sublime forza di aggrapparsi a qualcosa, tenero e violento. Tutto accade nello stesso luogo, casette basse in mezzo al lago, un posto onirico distante dalla nostra cultura europea. un film che regala emozioni e fastidi. un film da vedere!

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/03/2007 22.04.28
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Invia una mail all'autore del commento vlad  @  22/02/2007 14:32:36
   9 / 10
Dedicato ad un pubblico maturo e consapevole, L'isola è indubbiamente un surreale strumentale.
Surreale per l'ambientazione, i dialoghi, il taglio dei personaggi; strumentale per via dell'uso che ki-duk fa delle immagini forzute e sfacciate: le sovrappone alle parole, le sovrappone alle intenzioni, le preferisce alle spiegazioni, le utilizza come tinta di una vita che non ha bisogno di parole per essere compiuta.
Evidentemente il tema focale di ki-duk, che si ripete in tutte le sue opere, è la necessità di comunicazione, propria dell'uomo; ogni suo personaggio è un comunicatore, e ogni gesto è una frase. Il livello di comunicazione su cui il regista fa perno è la semplice essenza delle vite che rappresenta: la gestualità, le scelte compiute dai suoi personaggi creano - anzi, sostituiscono - i dialoghi che potrebbero invece banalmente raccontare le loro esistenze.
Nel caso di questo film, abbiamo una rosa di soggetti nettamente slegati tra loro; e si creano assurdi contrasti tra la chiassosità di alcuni e la reticenza di altri, tra l'immediatezza di alcuni e la lungimiranza di altri, al punto che lo spettatore si aspetta che qualcosa cambi: non è possibile che coesistano nella stessa storia, nello stesso momento, emanazioni così divergenti della stessa materia, senza che una delle due non contamini disastrosamente l'altra. E infatti così è. Silenziosamente, visivamente, il superfluo viene estirpato; rimane l'essenziale. Rimane l'uomo con sé stesso e la sua miseria. Rimane la donna con sé stessa e la sua incompiutezza. Ma ki-duk va oltre l'uomo-al-dettaglio e si affaccia sull'umanità intera e sulla disperazione che la caratterizza; e fa disperare - con lui - lo spettatore che approccia al suo ragionamento: non c'è una redenzione, non c'è una salvezza. Ma c'è da elevarsi e superare.

La mia interpretazione.

23 risposte al commento
Ultima risposta 01/03/2007 22.38.05
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Beefheart  @  20/02/2007 22:38:49
   8 / 10
Una commedia drammatica (essenzialmente noir) allucinante ed, a tratti, agghiacciante. Largo spazio alla fantasia scabrosa del regista che, tra un silenzio e l'altro, divampa e travolge. Assolutamente impossibile rimanere indifferenti. Come al solito, ottime fotografia e recitazione. Location molto suggestiva e trama a dir poco "originale". La regia fonde spirito introspettivo, riflessivo, accostabile al "solenne" e brutale immediatezza delle sensazioni; ambedue le cose scaturiscono dalle medesime, memorabili, immagini, efferate o poetiche che esse siano. Per chi non conosce Kim Ki-Duk questo è un buon biglietto da visita. Assolutamente da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI martina74  @  08/02/2007 13:43:22
   8 / 10
Vedo i film di Kim ki Duk a ritroso e metto assieme i pezzi della sua poetica: sono sempre il silenzio e l'incomunicabilità le sue armi principali, anche in questa Isola dove domina un'impenetrabilità quasi assoluta. Due esseri umani che non sanno comunicare a parole si esprimono con gesti talora delicati, talora estremi e violenti: l'odio e l'amore si fondono in un rapporto morboso e idealizzante, la solitudine e il mutismo trascinano verso crudeltà nei confronti di se stessi e annegamenti in acque basse.
Bello e drammatico, si fissa in un finale metaforico e quasi rasserenante.

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Ultima risposta 22/02/2007 17.29.19
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Oblivisca  @  06/01/2007 19:17:35
   7 / 10
Decisamente ricco di immagini molto forti, peccato la storia sia di per sè non il massimo. Dialoghi sempre molto ridotti, che comunque, come in molti film di Kim Ki-Duk non ne rende difficoltosa la comprensione. I due protagonisti sono bravi, molto scarsi invece tutti gli attori secondari.
Una cosa che non mi ha molto convinto sono certe scelte registiche poco si sposano con la crudezza delle azioni che ci vengono mostrate. Infatti qeuste immagini contrastano molto con la suggestiva, particolare ed interessantissima ambientazione in cui si svolgono le azioni, mostrate con inquadrature ricercate ed emozionanti. Molto bello il finale che riporta e sintetizza meravigliosamente il tema centrale del film.

lupin 3  @  14/12/2006 17:43:32
   7½ / 10
Bello, ma preferisco altri suoi film tipo:
Ferro 3, PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA, e Bad guy.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento matteo200486  @  09/11/2006 22:09:35
   9 / 10
...grande film, e grande regista... Kim Ki-Duk è bravissimo... Come in Ferro 3 ciò che prevale è il sentimento nn la parola... Ottimi attori in grado di esprimersi magnificamente senza molti dialoghi e inquadrature fantastiche... Se Ferro 3 è un film delicato, Seom è borboso e crudo... Mentre Ferro 3 rappresenta l'amore come speranza, Seom lo rappresenta come strazio. Mentre Ferro 3 e lineare, Seom nasconde una complessità di trama inaspettata. 2 film quasi antitetici ma entrambi stupendi anche se Ferro 3 è, a mio parere un capolavoro...

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spoonji  @  11/11/2005 20:54:23
   9 / 10
mi ritrovo a commentare l'ennesimo film di questo regista incredibile... e mi trovo di nuovo ad essere rimasto piacevolmente sconvolto dalla sua capacità di esprimere emozioni con le immagini.
E' una storia d'amore...si...ma non è una storia d'amore che tutti possono capire, è delicata, sottile, sofferta... ma allo stesso tempo riesce ad essere violenta, passionale e maccabra.... solo kim ki duk poteva essere capace di trasmettere queste sensazioni in un modo così palpabile... un paio di scene sono così crude che raccontando il film ad amici non ho avuto il coraggio di citarle, sebbene siano un po' la chiave di tutto il film. Per il resto è poesia...come sempre dal tronde.

P.S. ....qualcuno mi spiega l'ultima immagine? L'ho visto a notte fonda e penso di essermi perso qualche piccolo particolare...

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Ultima risposta 22/11/2005 15.20.27
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babbo  @  18/08/2005 15:41:15
   8 / 10
Bello! e il primo film di Kim Ki- Duk che o visto, profondo ed intenso con una crudezza che raramente si vedono nei film d'oltre oceano!
Crudezza che sarà superata da un altro suo film: Indirizzo sconosciuto.


641660  @  02/06/2005 12:51:39
   6 / 10
Mi scuso per il voto ma ho trovato questo suo "primo" film troppo crudo...Certe scene mi hanno sconvolto...Grande comunque la mano del regista che con "Primavera,Estate..." e con "Ferro3" si è guadagnato tutta la mia ammirazione...

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Ultima risposta 10/08/2005 17.06.32
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lara93  @  13/02/2005 18:15:24
   8 / 10
Un film molto bello nella sua lentezza dolente. davvero una scoperta

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  13/02/2005 09:54:48
   9 / 10
Un film che colpisce al cuore.
Kim Ki duk parla di una storia d'amore controversa, tra un uomo ricercato per omicidio dalla polizia e una donna (prostituta) che gestisce delle palafitte su un lago ( che assomiglia a quello successivo di "Primavera estate autunno inverno e ancora primavera").
La loro è una storia impossibile di autolesionismo e autodistruzione, tra due persone che soffrono e che si rifugiano nel sesso come unico strumento per alleviare le sofferenze. Come afferma il regista e come è chiaro dal bellissimo finale, "l'isola dell'uomo è la donna, quella della donna è l'uomo".

Kim Ki duk, da ex studente di pittura, fa un film, molto silenzioso e molto poetico, in pratica una serie splendida di inquadrature indimenticabili, che sembrano dei veri e propri quadri. Gli attori, bravissimi, non parlano, sono incapaci di comunicare, e si esprimono con il linguaggio del corpo, come sempre nel regista.
Il film quando fu presentato a Venezia, colpì per alcune sequenze durissime di autolesionismo, effettivamente molto forti, e sintomo della sofferta esistenza dei due protagonisti.

Non struggente come lo splendido "ferro 3 - la casa vuota", ma sempre un grandissimo film per il regista coreano.

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