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Il capolinea, una fermata, le porte si aprono. Un presente distorto, affogato nei fumi più densi che fanno, imbevono, annientano. Uno scomparto dopo l'altro, sfrecciano, sfuggono, lasciano alla vita una tessera del domino. Nel cammino, logoro, scompare, nel volo di una bicicletta, amato odiato, negli occhi l'amante perverso…un gioco. Nel male condannato e tenuto vivo da un'anima morta. Lo scontro, ritorno di fiori ad una madre rapita da se stessa, chiusa alle porte la morte, volatile come il gas libero alla perdita. Leggero l'animo, la piuma di un passato che cadendo frantuma il futuro come i cuori indegni sulla bilancia di Thot.
Genitori figli, vita e morte. Su questi due binari si svolgono tre episodi, due emarginati innamorati, una madre alcolizzata con due figlie appena morte, un figlio maltrattato dalla madre con il padre suicida per debiti di gioco. Un quadro poco sereno, emarginato da un'intero mondo che racconta per forza di immagini e interpretazioni strepitose, scene che si imprimono nella mente. ZHIT' dal russo vivere è la sola cosa che rimane per non finire schiacciati da una vita che a volte perde il senso. Raro cinema d'autore russo per un regista giovane e promettente quale Sigarev, classe '77.