Un enorme squalo bianco terrorizza una località marittima sulla costa atlantica degli Stati Uniti, seminando la morte tra i bagnanti. Un poliziotto del posto gli darà la caccia con l'aiuto di un pescatore e di un oceanografo.
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Indimenticabile film sulla paura, genialissima trovata commerciale, divenuta poi modello a dir poco consumato e disfatto, rigirato in infinite salse, varianti, contestualizzazioni etc. Uno dei risultati più alti raggiunti dal bonaccione di Spielberg, un film degno di portare il nome dei suoi primi tempi, ricchi di inventiva e passione.
Una storia oramai scolpita nei secoli, ancora densa di fascino oscuro, messa in immagini con la storica scelta di lasciare per buona parte del film invisibile l'assassino dalle mascelle implacabili. Uno squalo, il simpatico Bruce, davvero impressionante, meraviglioso e tuttora terrificante. Una vera perla, da mettere nell'acquario personale, una volta apparso, sostituasi alla tensione, emerge la voglia irrefrenabile di vederlo sempre di più, ossessivamente. Come fossi ancora bambino.
Fra le tante scene entrate nell'immaginario collettivo: l'incipit ancora in grado di troncare violentemente il fiato, l'attacco al ragazzino, il dente aguzzo trovato nella barca affondata, le unghie di Quint stridenti sulla lavagna e la sua celeberrima presentazione, l'incalzante e frenetica prima battuta di caccia con i famosi galleggianti gialli, il terrorizzante racconto notturno di Quint, l'epilogo di magistrale coinvolgimento.
Un trio di attori passato ai posteri, con un gigantesco Shaw in una delle sue interpretazioni più mozzafiato, nonchè una delle ultime. Al solito ottimo e ambiguo, fragile e mite il compianto Scheider, mentre Dreyfuss vispo e simpatico.
Punti di forza a non finire -in primis la colonna sonora premiata con l'Oscar di Williams, assolutamente geniale ed eterna- per un film giustamente famoso, ma che oltre lo spettacolo, soprattutto visto oggi, pare non avere molto altro da offrire. Quello che fa, però, lo fa divinamente, innegabile.