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Per essere un film di Sato è molto, molto, molto contenuto. Un film decisamente convenzionale, come lo potrebbe scrivere e girare chiunque. Sarà per la vecchiaia che, pian piano, gli toglie l'interesse per tematiche malate e prive di controllo, oppure semplicemente perché è una trasposizione di un romanzo. C'è da dire che, comunque, continua il percorso autoriale di Sato in toni ben precisi. Ancora una volta il voyeurismo cinematografico, la forza del cinema di esercitare i nostri desideri con piena libertà e gli effetti collaterali che ne conseguono.