Il film ripercorre, con una serie di flashback, la vita di Pu-Yi, l'ultimo imperatore della Cina: da fanciullo cui tutto era dovuto, essendo figlio del Cielo, a re fantoccio del ""Manciukuo"" in mano ai giapponesi, a prigioniero dei campi di rieducazione politica ai tempi di Mao, dopo un periodo passato in Siberia ostaggio dei russi. Fino alla anonima morte, avvenuta durante la rivoluzione culturale.
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Sopravvalutatissimo e ovviamente ricoperto da una montagna di premi da Hollywood che si lascia incantare dallo sfarzo e dalla pomposità della messa in scena. Non posso negare, di certo, che questo film non faccia effetto soprattutto nella prima parte, poi cala mostruosamente e cmq nella veste di biografia è scadente ed approssimativo. Bertolucci voleva probabilmente rifarsi della brutta nomina fattasi con Ultimo tango e ci riesce alla grande realizzando un film sicuramente suggestivo dal punto di vista visivo e maniacalmente scenografico, ma ammiccante e ruffiano, perdendo molto in termini di significati e incisività narratoriale. Del resto è lo stesso Bertolucci di Novecento infatuato dei grandi spettacoli che spesso gli sfuggono di mano e tendenzialmente populista e mastodontico. Rimpiango i tempi di Paul l'americano e del Bertolucci eretico ma vero autore! Specchietto per le allodole ( e sono tante!).