Nel villaggio di Anarene, Texas, tra le effervescenze sessuali dei più giovani, le frustrazioni dei quarantenni e le nostalgie degli anziani, il confine tra noia e dramma è sempre più labile. Siamo nel 1951 e l'educazione alla vita del giovane Sonny è tutt'altro che facile.
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Un'inno generazionale, un amaro spaccato della provincia americana dove, in un immaginario villaggio texano che niente offre ai suoi sfortunati abitanti, si intrecciano storie di educazione sessuale, di speranze future e di ingombranti ricordi di un passato che non tornerà. Lo sguardo di Bogdanovich è disincantato, il film è vigoroso ma malinconico, a tratti esageratamente tragico, con un finale sommesso
indicativo della volontà di lasciarsi tutto e tutti alle spalle, una volontà, nel caso di Sonny, non supportata da un adeguato coraggio.
Non per ultimo, ha il grande merito di aver lanciato nel firmamento hollywoodiano future star come Jeff Bridges e Cybill Shepherd ( qui sensualissima ) e di avvalersi di una Cloris Leachman gigantesca. Infine, azzeccata l'idea di girare in bianco e nero, pare su suggiremento di Orson Welles.