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La costruzione teatrale, presente nella divisione in atti, nell'interpretazione dei personaggi e soprattutto nella forma, ribalta completamente il senso del soggetto di questo OAV, che si trasforma realmente in una piece drammatica ridotta, col passare dei minuti, a semplici monologhi. MAROKO abbaglia per questa sua iniziativa nonostante non riesca ad alzare le sue asticelle atto dopo atto. Tutto viene drammatizzato all'eccesso, esplodendo in un'esasperazione anche visiva e musicale che ci ricorda fortemente che il regista sia Mamoru Oshii.