Ispirato a Totò il buono (1940) di Cesare Zavattini, è una favola sociale sugli "angeli matti e poveri" delle baracche ai margini di Milano che, minacciati di sfratto da un avido industriale, organizzano un'azione di resistenza, animata dall'orfano Totò, che solo un miracolo fa trionfare.
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Miracolo a Milano mi è rimasto nel cuore. Per questo lo considero un capolavoro assoluto, e non soltanto uno spendido film, e mi dispiace che sia tanto poco rivisto e votato solo da tre persone. Sarò vero che la stagione del neorealismo (che comunque rimane la migliore in assoluto del cinema italiano) ha dato frutti drammaticamente più riusciti di questa opera, in cui la mano di Zavattini si sente ben ferma, e sovrasta De Sica. Favola di intenso lirismo, e di fine comicità, commovente, amara, e, nello stesso tempo, dolcissima, retta da una forte tensione morale, senza velleità di descrivere la realtà dei baraccati, riesce ad essere, sul tema, un'opera di rilevante valore sociologico. Guardate la cavalcata finale sulle scope ed il finale di ET, e scoprirete che anche un mago come Spielberg sa copiare dai nostri "modesti" Zavattini e De Sica. (Come mi ha domandato mia figlia: "... Babbo, ma è vero che anche il padre di Christian era un attore?").