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Curioso film, interessante anche per esplorare lo scenario cinematografico underground russo. Iskanov, quello di Philosofy of a knife, per intenderci, non è uno che va molto per il sottile. La trama è puramente pretestuosa per un vero e proprio trip lisergico dove un killer, in preda a fortissimi mal di testa, si conficca chiodi in testa come estrema soluzione. Un budget ridottissimo dove nella messa in scena quasi nulla è normale, con soluzione visive che hanno lo scopo di creare un ambiente malsano e distorto. Molto buono l'uso del sonoro, elemento fondamentale di questo mediometraggio. Da consigliare? Non saprei. Poi se non piace ed ammesso che sia ancora valida, alla fine dei titoli di coda c'è la mail del regista. Per fargli i complimenti o mandarlo a quel paese, il contatto c'è.
Esordio di Iskanov che realizza una pellicola veramente allucinata che strizza più di un occhio a Tetsuo (per il montaggio) ma anche al capolavoro di Lynch, Erashered. La trama è poco più di un pretesto, un assassino ha mal di testa e per lenire il dolore comincia a conficcarsi dei chiodi in testa, questo ovviamente non è che l'inizio di un cammino di autodistruzione che soprattutto nel finale toccherà il suo apice con alcuni immagini piuttosto disturbanti. Carino il fatto che al'inizio il film sia girato in bianco e nero e che come il tizio comincia a piantarsi i chiodi in testa esplodono letteralmente i colori,bene anche la colonna sonora e presente anche una discreta quantità di splatter (anche se in quantità inferiore rispetto alle aspettative). Niente di nuovo per quanto riguarda il cinema estremo ma un discreto esordio che anche grazie alla breve durata non annoia e che fa conoscere al mondo le capacità di un regista che in futuro farà decisamente di meglio.
Fantasmi dal passato, istantanee angoscianti fissate nella mente di un killer agghindato come un poco raccomandabile scagnozzo di qualche boss dei primi anni '90. Immagini che non lasciano tregua e per questo devono essere cancellate. Chiodi nel cervello, un trapano a perforare la scatola cranica, materia grigia estirpata con un cucchiaio. Andrey Iskanov mette in piedi un teatrino degli orrori ambizioso ma poco shockante. Il precipitare nella follia da parte del protagonista è presentato mediante una sceneggiatura di rara pochezza. Trattasi di cinema stra-underground, girato con pochissimi soldi e purtroppo altrettante rare idee. Il low budget non permette grandi effetti speciali, e dunque anche il versante splatter non convince. Tuttavia qualcosa di interessante non manca: innanzitutto il montaggio sincopato -probabile omaggio al "Tetsuo" di Tsukamoto- come da salvare sono pure l'accompagnamento sonoro straniante ed ossessivo, oltre ad alcune sequenze ben incasellate nel quadro macabro d'insieme. Per il resto poco da dire, sono cose che un Kargl o un Buttgereit hanno già proposto in passato in maniera più riuscita. Da consigliarsi soprattutto agli gli amanti di certo cinema rozzo, autoprodotto, in questo caso però privo di quella carica sovversiva che generalmente contraddistingue questa tipologia di film.
Iskanov è davvero un regista horror da tenere d'occhio, assolutamente.
I suoi lavori sono estremi e ben realizzati, molto weird ed interessanti.
Questo narra di un assassino con grandi mal di testa (che curiosamente si chiama HITMAN, e manco a dirlo assomiglia molto a quest'ultimo personaggio dell'omonimo film e videogioco!); per decidere di curare questo suo problema, egli decide di conficcarsi in testa diversi lunghi chiodi (!); c'è da dire che lui finirà per...(vedi spoiler)
La trama può comprensibilmente sembrare strana ed esagerata ma vi assicuro che la realizzazione è davvero buona, come gli SFX del resto. Il modo di far cinema di Iskanov è simile in tutte le sue opere: i colori rappresentati sono belli e sgargianti, si punta a far vedere l'estrema violenza contestualizzata sin nei suoi minimi particolari e la mdp viene utilizzata molto bene.
Davvero, consiglio questo come tutti i suoi (sinora pochi purtroppo) lungometraggi.