nostra signora dei turchi regia di Carmelo Bene Italia 1968
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nostra signora dei turchi (1968)

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locandina del film NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI

Titolo Originale: NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI

RegiaCarmelo Bene

InterpretiCarmelo Bene, Lydia Mancinelli, Ornella Ferrari, Salvatore Siniscalchi, Anita Masini

Durata: h 2.05
NazionalitàItalia 1968
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1968

•  Altri film di Carmelo Bene

Trama del film Nostra signora dei turchi

Ricordi, visioni, ossessioni di un intellettuale pugliese (Bene, nato a Campi, Lecce, nel 1937) di estrazione cattolica e piccoloborghese, di cultura decadentistica con inclinazioni verdiane. Si mette in scena, e in immagini, con una forte carica di ironia e autoironia, un farneticante furore barocco, uno sregolato umorismo irridente ora divertente ora allarmante. Il punto di fusione di questi eterogenei momenti è l'atteggiamento di ricerca di un assoluto che sa irraggiungibile.

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Voto Visitatori:   8,60 / 10 (21 voti)8,60Grafico
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Voti e commenti su Nostra signora dei turchi, 21 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  23/10/2022 12:03:05
   5 / 10
Non è facile dare un nuomero da uno a dieci a un lavoro come questo perche esce da tutti i canoni cinematografici esistenti, non è praticamente un vero film ma un racconto molto personale delle ossessioni di un uomo egocentrico.

Gia' il fatto che Carmelo Bene parli di questo film come un "capolavoro" fa capire il tipo di personaggio che si è creato.

Ma personalmente avrei preferito guardare il film con lui accanto in modo da farmi spiegare tutte le fesserie che ha girato. Anche perche in rete non ci riesce nessuno...un motivo ci sara'.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  08/11/2020 12:00:43
   3½ / 10
La cosa più irritante e inguardabile che ho visto da mesi. L'esperimento di Carmelo Bene appare subito già dai primi minuti disarticolato, magari si può definitlo „anticinema", ma non ci ho trovato nulla che si possa paragonare a Jodorowski o Makavejev, come qualcuno dice, anzi. E anche se ci ho provato ad inquadrarlo nel contesto storico o a trovare delle chiavi di lettura, proprio non ce l'ho fatta a seguirlo. E' un film lontano dall'essere un intrattenimento, o poesia, forse è come un "quadro" di difficile interpretazione, ovvero la descrizione perfetta di un lavoro egocentrico e indigesto.
Per concludere, sono delusissimo perché è un brutto film, gravemente insufficiente, passo e chiudo.

Niko.g  @  07/01/2016 16:34:26
   4 / 10
Capolavoro mancato… di tanto.
L'intenzione di Carmelo Bene è quella di cercare una nuova poetica, ristrutturare la materia, il linguaggio, ecc., ma chi sostiene le spese per i lavori di ristrutturazione? Di quali detrazioni irpef lo spettatore può usufruire? Questo è il punto.
Ci troviamo di fronte ad un autore sui generis, che porta in scena l'osceno (fuori scena), il non-attore, il non-racconto, ecc., ma è facile accorgersi quanto rischio di cadere in contraddizione vi sia in questa parvenza di genialità e quanto, a volte, cercare in maniera forzata la sperimentazione diventi puro velleitarismo.
A Carmelo Bene possiamo concedere il "vezzo" dell'incomunicabilità (quella del cosiddetto Grande Teatro), ma allora che facciamo, ci mettiamo a scrivere frasi prive di senso anche in fase di recensione?

Quella che sicuramente gli va riconosciuta è un'indiscutibile personalità d'ingordo visionario, come disse di lui Giovanni Grazzini, e dargli atto di aver percorso nel teatro e nel cinema una strada tutta sua, ma sul piano della fruibilità, il suo cinema appare insostenibile (alla prima di "Nostra signora dei turchi", il produttore dovette ripagare sedie e schermo del cinema dopo che la gente infuriata spaccò tutto, lanciando uova sullo schermo).
Davvero è colpa della mediocrità dei mediocri se questo cinema appare indigesto? Davvero è un popolo di zombi, quello che ne coglie l'insensatezza e l'utopistica dichiarazione d'intenti, o forse c'è qualcos'altro? O forse il cinema, senza un uso corretto della macchina da presa, non è cinema? Perché anche Dreyer ambiva all'astrazione, ma dell'armonia, dell'equilibrio e della linearità ha fatto i paradigmi della sua arte cinematografica e noi dobbiamo deciderci da che parte stare. Dobbiamo decidere se il lavoro dell'attore su se stesso sia un lavoro di distruzione dell'identità attoriale o se il personaggio sia un'entità che l'attore deve far vivere sulla scena attraverso la sua stessa psicologia e memoria emotiva, come sosteneva Stanislavskij, che non credo volesse tendere ad un'"Arte di Stato", quanto piuttosto a un Teatro dell'Arte. Decidiamoci una volta per tutte.

Il film è interamente girato negli ambienti reali (Castro Marina, Otranto, Santa Cesarea), un unicum per Carmelo Bene ed un punto a suo favore. Il girato è stato successivamente de-costruito attraverso un montaggio forsennato che cancella la narrazione per lasciare il posto alla demolizione: e qui nascono i problemi. La narrazione procede sconnessa, perché l'autore (dice) deve essere straniero a se stesso, oppure lo stesso straniero di prima (fate voi, io ho deciso che me ne lavo le mani perché tanto i vecchi film americani sono il top). Il protagonista è un sopravvissuto al massacro di Otranto ad opera dei turchi (e come ti sbagli…) che tra voli improbabili e cadute volontarie cerca la Fine, mentre Santa Margherita d'Otranto (personaggio immaginario e signora dei turchi) tenta di guarirlo e salvarlo, mentre lui la rifiuta.

Quello che si palesa allo spettatore è pura disgregazione, nel convulso tentativo di sfuggire alla camera, di essere dietro e avanti ad essa, in un turbine di scollata astenia, fra corazze di specchi e giocarte di vimini. Guardate non c'è nulla da capire, perché siamo in fase di demolizione pure del testo.
Dunque le immagini si rincorrono, n'è vero, come flutti sonanti tra le valli di Pizzocolle e we are the world, we are the children, we are the ones who make a brighter day so lets start giving.
Se cerchi la quadratura del cerchio o se quadri la cerchiatura del quadro, il risultato non cambia. Poi ad un tratto lo vedi. Ecco. Marino è il cavalluccio che guizza nel limpido mare, ma è un abbaglio che scopre l'intreccio e il corpo allude, sostiene… ma per chi, verso chi e soprattutto: come? Chi le sa le risposte.

Cinema del disossequio, del dissenso… al limite della dissenteria.

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/07/2020 19.23.00
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JOKER1926  @  07/11/2015 19:39:42
   7 / 10
Maestro di ogni teoria non omologata, Carmelo Bene, da terminale intellettuale della terra italica, si diede a tutto, fra le arti professate dal leccese ci fu anche il Cinema.

La stragrande maggioranza del pubblico non capiva e forse nemmeno carpiva Bene, il suo Cinema difatti avalla completamente il suo motto di vita e di elaborazione artistica che vive in circuiti che devono, per forza, esser abbracciati nel concetto di personalismo puro e netto.

"Nostra signora dei turchi" è l'eccesso di Bene, il suo viaggio anarchico, fra caos e sprazzi teoretici; il tutto racchiuso in una questione, come detto, alquanto personale ove lo spettatore al massimo può captare giusto qualcosa, andare oltre sarebbe forse eversione violenta.
Il lungometraggio del 1968 non pone per se stesso alcuna base narrativa, infatti tutta la cinematografia di Bene non sarà mai incentrata su logici, coerenti e obiettivi binari di trama. Le situazioni vivono nel loro momento, nella loro esaltazione grottesca e assurda, forse pure allentante.

"Nostra signora dei turchi" è un'opera grottesca di lettura pressoché chiusa, Carmelo Bene un po' come Jodorowsky, o meglio Alejandro Jodorowsky come Bene, l'intellettuale italiano artisticamente lo precede di qualche anno. Tutti simbolismi e significanti.
Resta, a fine visione, tutto e niente. Improbabile riuscire a seguire gli schemi di Bene, il tutto è fatto per scatenare la provocazione, a Venezia alla premiazione difatti successe l'incredibile, volavano insulti e schiaffi.

L'arte beniana si pone lo scopo di non raggiungere praticamente nessuno, più è bistrattata più gode, più è viva. "Nostra signora dei turchi" prosegue per tutto il tempo, fra realtà impazzita e passato richiamato, un viaggio maldestro fra filosofia e pseudo religione ove è il percorso metafisico (verticale) dell'individuo a portare al sacro, al catartico.

Contemplazione narcisistica, un po' come "Hermitage". Viaggio nell'Aion, Kronos resta a guardare da lontano.

JOKER1926

Woodman  @  19/08/2014 01:52:01
   10 / 10
"Lo aveva già detto anche Nietzsche: è un plebiscito. Ti ritrovi in questa sala buia e non capisci perchè si debba accendere un quadrato. E' una celebrazione dei fratelli Lumiére. Dopo di loro cosa c'è stato? Se togli quel minimo di autospavento cercato a tutti i costi o un attimo di smarrimento di certe tribù africane sul treno, io penso che la commemorazione duri dall'800. E' quella, è lei che si perpetua. Organizzata per una specie di turismo in massa, una sorta di Las Vegas povera, né poi così tanto colorita. Il festival dell'Ibrido totale, del tributario. Non ho mai visto un film in vita mia. Per vedere un film bisogna andare nell'Ulisse di Joyce. O in certi passi estatici della Divina Commedia. E il doppiaggio? Un ennesimo doppione. La masturbazioncella del set nel set, tutto Fellini non è altro che un autocompiacimento del set, sciaguratissimo. Ahimè, non è un pompiere, è un cineasta.
Non si può fare arte con l'arte, non si può vivere con la vita.
Si cerchi l'altrove. Dov'è l'altrove nel cinema? Non esiste.
Il Cinema da Oscar, che più ne ha più è cretino, nel senso di furbo, di appena alfabetizzato.
Godard! I Cahiers! Quest'intellettualismo incapace di approfondire il problema, l'idiosincrasia, scritto e orale. Almeno per l'immagine. C'è un **** lassù, doppiano perfino quello. Orante. Volgarità assoluta. Indistinguibile, senza codici. Quello americano lo trovo banalissimo, quello italiano, dal neorealismo, con o senza biciclette, è lo squallore che è sempre stato.
E' nato morto, coi Lumière. Abortito."


Un chiarissimo e dichiarato disprezzo, rifiuto totale dell'ontologia, dell'analisi del comportamento, della bugia, seppur involontaria, che ci rende presenti.
Sciocchezze illusorie, ma finora niente di nuovo sotto il sole.
Sembra che non vi sia nulla di così distante dai punti cardine del romanticismo , a loro volta amplificati e disorientati nel caos pessimistico e fiammeggiante del simbolismo, estremizzati con doloroso affanno e esibizionismo nel decadentismo. Sì, C.B. Sembra un pupazzo assai colorato e divertente fatto su misura per sintetizzare i concetti del negativismo e dell'esistenzialismo fattosi strada fra '800 e primo '900. E parrà scontato anche ciò che sta per essere detto, un normale sprezzo nichilista di stampo dadaista, a tutti i costi furiosamente indirizzato verso lo smembramento interiore dell'uomo, l'azzeramento, l'annullamento, in quanto non essere, proprio perchè inconoscibile.
Il Cinema di C.B. È stato senza dubbio un sofferto duello con il Cinema stesso. Come un soldato traditore, ardito e impavido, buttatosi a capofitto nei meandri dell'odiata volgarissima immagine, C.B. Ha cercato di distruggere quell'orrido canale di scarico ove sono precipitate tutte le frustrazioni, le ignoranti e insulse sperimentazioni del '900, la pattumiera dei fallimenti umani, dell'operato dell'insetto denominato uomo, delle arti. Mai davvero diaboliche, sovversive, coraggiose, distruttive, rivoluzionarie, intelligenti, eccedenti l'uomo o i confini della loro denominazione.
Un mare di amenità disgustose, facezie autocompiaciute, ripugnante autoreferenzialismo.
Soprattutto, il Trionfo dell'Immagine, nel suo scopo più bieco, quello imitativo.
Come si può imitare qualcosa di inconoscibile? Tanto basterebbe ad esprimere la furibonda critica di C.B., che non si è ovviamente limitato solo alla polemica, alla piatta ma gustosa aggressione verbale. Il terribile monello ha avvelenato le radici della cinematografia, le basi tecniche, i cosiddetti princìpi, il senso stesso della "Settima Arte". L'ultima, che tutte le altre raccoglie, in un'accozzaglia degenere che si autoelide.
Da "Nostra signora dei Turchi" a "Un Amleto di Meno", l'opera filmica di C.B. è stata una folgore, un' autentica e coraggiosa, deliberata e spavalda operazione di abbattimento, un vero e proprio complotto, un sabotaggio crudele e irruento che ha cercato di ripulire il Cinema dalla sua stessa identità e sventrarlo, spezzettarlo, ricucirlo, disfarlo e ricomporlo innumerevoli volte sino a comporre mosaici di realtà attimali e iperscrutabili, che rinnegano l'immagine e la sua falsità attraverso il fuori fuoco, l'accensione estrema delle tinte, lo snaturamento dellle componenti filmiche (abbattendo o reinventando la sincronia suono-video, la dialogia, il montaggio, l'impianto scenografico, il cancellamento del percorso azionistico per mantenere vivo l'atto etc.).

"Nostra signora dei Turchi" è l'incomunicabilità.
Distruttiva, disfacente, che disfa. E lo è in sè, vi è nata ed esiste in quanto carrarmato demolitore, corollario di rimembranze, sensazioni, oh sì, stavolta sì: sensazioni. Incomunicanti. Percepibili meno sfocate possibili nell'atto del ricordo, nell'abbandono salvifico e totale.

Liberaci dal Cinema.


Io stesso ho profanato il sommo, lanciandomi in una mezza filippica dimostrativa insufficientemente aulica, oltraggiosamente analitica.
Chiedo venia e stacco le dita dai tasti, rientranti nell'oscurità, così come la mia figura tutta.
Come se non avessi mai parlato. Silenzio.


Capolavoro incommensurabile.

benzo24  @  05/05/2014 13:58:49
   10 / 10
CAPOLAVORO ASSOLUTO

Kranz Fafka  @  10/11/2013 21:24:04
   10 / 10
Il genio C.B., l'unico del Novecento italiano, al di qua e al di là della macchina da presa, in un'orica autopsia della pelle-pellicola in terra d'Otranto.
Il film è una grande parodia del cinema - Bene disprezzava altamente la "settima arte" - elevata all'(in)cubo.
Odio le considerazioni/valutazioni in merito a Carmelo Bene, soprattutto le mie. Avrei voluto votare "senza voto".
Ve lo (s)consiglio.

Ci sono cretini che hanno visto Carmelo Bene e ci sono cretini che non hanno visto Carmelo Bene. Io sono un cretino che Carmelo Bene l'ha visto.

3 risposte al commento
Ultima risposta 05/05/2014 16.11.30
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Melefreghista  @  02/08/2013 16:51:57
   10 / 10
Dopo Bene il nulla.

IRRIPETIBILE

lukef  @  01/04/2013 22:54:36
   10 / 10
Come si fa a dare un voto ad un film del genere, se così lo si può chiamare. La trama è praticamente inesistente, la connessione tra le sequenze si comprende a stento, il montaggio è quantomeno grossolano.
Eppure le immagini, le musiche, le sue parole, dette a voce quasi sussurrata... e la recitazione. Sono qualcosa di geniale. E' forse la grande arte nella sua incomunicabilità, chi lo sa. Per me è un capolavoro.

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  30/08/2012 17:40:23
   5 / 10
Mi dispiace. Apprezzo il Carmelo Bene attore, non il Carmelo Bene autore originale. Probabilmente è un mio limite. Il film resta suggestivo, però non lo consiglierei mai.

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Ultima risposta 03/11/2012 16.18.46
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edmond90  @  11/12/2011 11:48:14
   9 / 10
In qualunque modo la si voglia analizzare questa opera rimane un'esperienza visiva esaltante e irrinunciabile per ogni amante della settima arte.
Inutile per me avventurarsi in dotte dissertazioni,è cinema allo stato puro,da vivere con trasporto e senza pregiudizi.

lampard8  @  24/07/2011 16:04:54
   10 / 10
Un incubo di morte e di follia. Non ci saranno più artisti come Carmelo Bene.
Maledettamente perfetto

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Ultima risposta 06/09/2011 00.00.08
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Guy Picciotto  @  24/11/2010 15:16:00
   10 / 10
"Ci sono uomini che toccano il denaro come fosse energia
uomini che perdono la loro vera voce molto presto nella vita
che parlano di cose che non hanno mai visto nella loro vita
milioni di uomini a cui (altri uomini) hanno distrutto il corpo modificato i sogni posseduta la coscienza
in cambio di luce artificiale
uomini che adorano la scienza come fosse dio e nominano dio come fosse vero
e hanno affidato il proprio corpo al magico potere dell'informazione universale
uomini nascosti sotto una bandiera
e come bambini tradiscono sè stessi e gli altri per paura
che guardano la televisione solo 5 minuti alla settimana
e per questo si sentono migliori di altri uomini
ma comunque non riescono a farla finita
uomini che parlano d'arte come fosse natura e guardano la natura come fosse un quadro
uomini che prendono le difese di jugoslavi indios portoricani africani indiani
così li fanno morire
ci sono uomini giovani che entrano in 'centri sociali' come in una chiesa
e non li capisco
uomini vecchi che piangono abbandonati e muoiono soli ovunque nel mondo
ma non c'è davvero niente che possiamo fare
uomini che parlano di anima reincarnazione spirito
e non sanno nemmeno loro di che c.a.z.z.o stanno parlando
uomini che detestano questa società e hanno già pronte le loro nuove regole
ma dovranno usare le armi come sempre
ci sono milioni di uomini che hanno perso la ragione per paura della solitudine
la solitudine che opprime
la solitudine che dilata la mente
la solitudine che è malinconia di tutte le coscienze del corpo
la solitudine che è una striscia di sangue sulla propria porta lasciata dall'angelo della notte
la solitudine che umilia il potere e fa strisciare i suoi idoli ai miei piedi uno per uno
la solitudine che è potenza del corpo luce naturale e bisogno d'amore
la solitudine che è smettere di avere paura
la solitudine che è la fine del regno di dio
ogni cosa su questa terra è tenuta sotto controllo
le macchine gli uomini
milioni di uomini esseri umani rinchiusi in prigioni e manicomi
a Milano come Teheran Los Angeles Johannesburg Cuba Giappone
e non li possiamo salvare
ognuno di noi può tentare di salvare sè stesso
ci sono uomini che si preoccupano continuamente delle guerre degli altri
così nascondono la propria guerra dentro ognuno di loro
uomini che cantano parole il cui senso è la morte dell'immaginazione
che suonano musica etnica perché nelle loro vene scorre il sangue di missionari
mercanti e militari e come loro pensano un nuovo ordine del mondo
uomini che hanno inventato la parola 'arte' per mezzo della quale controllano e dividono
esseri umani inventano cataloghi di emozioni e producono guerre sante
arte il cui concetto appartiene a chi l'ha creato
a chi possiede armi più feroci e potere più vasto
dovrete battervi per instaurare il vostro e non è uno scherzo
uomini che hanno inventato la malattia mentale psichiatri gente che tratta cervelli per conto del governo e per dimostrarlo hanno distrutto il cervello di
milioni di essere umani e così hanno inventato le droghe e i tossicomani
la pazzia gli psicofarmaci inventano il bene e il male e tengono sotto
controllo ogni pianta o fiore presenti su questo pianeta e hanno inventato
una sola mente possibile
e allora diventate incurabili
uomini intellettuali che passano il tempo a frugarsi nelle tasche l'uno con l'altro
uomini che collaborano con il governo leggendo giornali ascoltando radio
guardando televisione giocando con i computer
uomini che parlano di tabacco mortale
e non una parola sulla radioattività che contiene
uomini che vestono in uniforme armi nelle tasche e fanno paura perché hanno potere assoluto perché ce ne sono milioni in tutto il mondo e hanno le armi migliori e sono tutti d'accordo perché sono un esercito organizzato per difendere il cuore della 'grande macchina'
le masse di gente si aprono quando passano
con le loro sirene alta velocità e poi le ali si richiudono in silenzio
nessuno può parlare il Grande Fratello ascolta! Fanno paura perché
sequestrano uomini che nemmeno conoscono e lo fanno per conto di altri
giudici direttori di manicomi e galere nazisti scienziati agenti segreti
comunisti e possono fare di me quello che vogliono ma continuo a pensare
che tutti loro sono una sola banda di mostri così come i cristiani gli ebrei
i pacifisti i buddisti gli ecologisti gli adoratori del **** di satana
i principi indiani che uccidevano i vecchi cavalli a bastonate e tutti gli altri
che rappresentano sempre qualcos'altro mai il proprio io disperato
guardo la luna attraverso gli alberi e vedo i
milioni di esseri umani mie compagni su questa terra
ma come posso distinguerli se hanno una sola espressione
come ***** faccio a capire le loro parole se non parlano
come ***** faccio a distinguere la terra dal cielo se continuano a spostarli
io sono cambiato il mondo non è cambiato
qui intorno a me nel silenzio ogni cosa pronuncia il suo vero nome
perché non gli uomini
perché non le banche merdose che usano il mio denaro per finanziare guerre
ricerche fantascientifiche e quel denaro non è mio
perché non gli scienziati completamente pazzi che volano nello spazio come avvoltoi
perché non la chiesa cattolica che stanotte 24 dicembre '95 rinnova il suo potere sul mondo
perché mi sento staccato da terra e lontano dal cielo e catene d'oro ai miei piedi
milioni di uomini che tutti insieme sono un unico animale grasso e squilibrato
con pelle di alluminio senza muscoli nè ossa
solo l'osso del cuore
che non capiscono che il nuovo mondo esiste oltre ogni stato e politica
governo e religione
E come dire la verità su sé stessi senza sentirsi perduti"

(Faust'o - Blues)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  24/10/2010 18:56:40
   9½ / 10
Hanno già detto tutto.
Bene vomita e rigetta sé stesso in questa pellicola che è il contrario di tutto. In un gioco di specchi infinito Bene si frammenta,si mette in scena,si dirige,fa tutto lui. Del film in sé sarebbe inutile continuare a parlare perché ci sarebbe troppo da dire e poi sarebbe tutto superfluo (e poi sarei superficiale,di primo acchito so solo l'enorme riflessione e turbamento che ha gettato in me tale opera d'arte).
Due parole in più per chi Bene lo ha attaccato,ingiuriato e insultato in quegli anni: evidentemente i veri Geni non ce li siamo mai meritati. Perché lo so,non conosco nulla di Bene (appena appena qualcosa di quel che pensava) per poter dire che fosse un Genio ma...



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Jh0n_Fr0m_Br0nx  @  16/07/2010 11:55:26
   10 / 10
Non ci sono parole per descrivere un film di questo calibro.
Superfluo qualunque discorso(o meglio anti--discorso).
Come la fuga dall'io è rappresentata in questa pellicola anti artistica interpretata scritta e diretta da Carmelo Bene, non ce ne saranno mai di eguagliabili.
Un capolavoro intramontabile e unico nel suo genere che non può che non essere premiata con il massimo!

wooden  @  28/03/2010 18:22:05
   10 / 10
Non posso che dissentire col commento sottostante, non è possibile valutare questo film senza prima conoscere il personaggio Carmelo Bene, e un minimo della sua visione del teatro, della vita, dell'arte.

Personalmente Lo ritengo il punto di non ritorno, il buco nero dell'arte, l'artista che rinnega sè stesso e proietta il proprio io finalmente infinito su un'opera finita.
Anch'io ho scoperto il personaggio relativamente di recente, ed è stata una rivelazione, una felicità indicibile trovare finalmente un artista in grado di riscoprire il valore dell'abbandono di sè stessi, del sacrilegio, della provocazione fine a sè stessa non perchè fine a sè stessa, ma perchè parte di una realtà che è interamente, a insaputa di tutti, fine a sè stessa.

Un artista in grado di riscoprire il dionisiaco puro, l'eccesso come ricongiungimento e finale identità con l'assoluto, con le stelle, con dio.
Capace di vomitare sulla stupidità dell'uomo, sull'ipocrisia e sulla cattiveria travestita da ideali politici, parentele, sentimenti patriottici, un'arte eccessiva, blasfema, realista come nessun'altra, grondante di coraggio come nessuno aveva mai fatto prima d'allora. Un genio vero, genuino, incompreso.

Nostra signora dei turchi è un orgia tra la vita e la morte, tanto puro da essere indefinibile e incomprensibile, come è giusto, una buona volta, che sia.
"per una buona volta, rendiamoci conto che parliamo sempre di cazzàte"

Non c'è altro amore che l'amore di dio
Non c'è altro amore che l'amore
Non c'è altro amore

Non c'è altro

2 risposte al commento
Ultima risposta 02/09/2010 00.14.18
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  28/03/2010 12:18:49
   7½ / 10
Premetto che non conosco quasi nulla del teatro di Bene, né della sua opera, e che mi limito a giudicare il film che ho visto.

Infondo non si esce dal discorso, o anti-discorso, religioso. La destrutturazione è tutta di quel mondo antiquato, di quella parola antiquata. Il linguaggio non-linguaggio di Bene se ne tinge fatalmente, l'attacca e ne rimane impastato. In sostanza ne pare più attratto che respinto. Forse si prova qui anche una certa eccitazione orgasmica nella blasfemia, una pulsione attrattiva/repulsiva.
Che al mondo siamo tutti cretini sono d'accordo, ma che la distinzione si limiti tra quelli che hanno visto la madònna e quelli che non l'hanno vista, oggi non saprei.

Crea l'eccesso nel decesso. Durante l'esplorazione - suggestiva sì - iniziale al palazzo Moresco, C. B. si cerca, e si scova, tra il reliquario delle ossa dei martiri, con occhi ancora incastrati dentro al teschio, dunque immanente, e compara il martirio dei numerosi di ieri al suo di oggi. Ma, ripeto, più che un disagio esistenziale, la sua sembra l'antica protesta di un cristiano voglioso. Il palazzo verrà assediato dai turchi - i non cristiani. Lui dentro al cristianesimo - spesso l'immagine accenna ancora a simboli iconografici quali il fuoco, il rosso infernale, certe stigmate - si contorce come un dannato, spara a se medesimo - si getta o non si getta dal terrazzo da cui si sporge in bilico? Darsi in pasto ai turchi? Restare al fianco di Nostra Signora? Eccedere se stesso. Sicuramente si manifesta in modo eccessivo, ma forse entro i ranghi della mera provocazione. In letteratura, per esempio, Joyce e Rimbaud provarono un simile non-discorso provocatorio e pernicioso (in cui non esclusero se stessi - ed anche in C. B. c'è molta autocritica, in ciò devo dargliene atto), ma mirarono a superarlo e non a rimanerne implicati.
Insomma, se io non faccio parte di quella grande fetta di benpensanti, di bigotti, di morigerati, il film allora non si rivolge a me. Resto estraneo al non-discorso. Cosa mi rimane dunque? Che ruolo devo svolgere?

Vanità. Vanità come vacuità, e nell'altra sua accezione: come narcisismo. L'assenza di spettacolo è infine spettacolo, e barocco per di più. L'arte eccede se stessa ma le immagini che vediamo rimandano a quadri antichi. Depensamento è tutto sommato un modo diverso di dire surrealismo. Il cinema è una spazzatura tra cui troviamo fiori, tessuti ricamati, altri accessori ornamentali. E' un'estetica spesso del disgusto, sì, ma pur sempre estetica, vanesia, materia esteriore. Similmente al cinema di Paradzanov, di Makavejev, di Russell, di Rocha, che non ho mai amato, è principalmente in questo lauto narcisismo che non riesco propria a immedesimarmi, e da cui mi tengo sempre in disparte.
Rimane tuttavia il fascino del paradosso, e l'ammirazione a un patente coraggio. Un viaggio sconclusionato nell'ondulatorio e nell'oscillante.
Una sovrabbondanza di quadri. E ho trovato nel monologo, dunque nel verbo non-verbo discernito dalle immagine, la parte più magnetica della pellicola.

Se un cretino che non vede la madònna si mette a parlare con un cretino che la madònna l'ha vista, diventa un cretino che parla di madònne (forse ne è rimasto stregato); mentre agli altri cretini che non hanno mai visto la madònna, piuttosto, troverebbero maggiore interesse se il discorso (o non-discorso) non vertesse solo su quello, e provasse davvero ad andare oltre. Si sentirebbe meno cretino. Senza necessariamente l’ambizione d’un volo. E non il cretino dei cretini. O almeno parlo per me.

"Nostra signora dei turchi" desidererebbe essere moderno ma - e in ciò mi ricorda un po' Campana, poeta che comunque ho apprezzato, come certe cose le ho apprezzato anche in questo esperimento di Bene - mi ha mandato odori d'antiquariato.

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Ultima risposta 21/04/2010 12.52.46
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bulldog  @  08/02/2010 10:20:07
   10 / 10
Masterpiece insuperabile di Carmelo Bene in fuga da se stesso.
Ogni commento non può che essere fuorviante,equivoco e inadeguato.

Indimenticabile.

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Ultima risposta 23/02/2010 20.04.44
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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  29/08/2009 11:10:06
   10 / 10
Ecco qualcosa che eccede il capolavoro, che fa di Carmelo Bene un capolavoro e non è più un capolavoro di Bene. Non so se rendo la non-idea.

"Per capire un poeta, un artista -a meno che questo non sia soltanto un attore- ci vuole un altro poeta e ci vuole un altro artista." diceva Carmelo Bene, figuriamoci poi capire uno come lui che si rifiutava di capirsi.



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Ultima risposta 09/04/2010 15.16.30
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DarkRareMirko  @  12/11/2008 18:26:27
   10 / 10
Ha già detto praticamente tutto la intro su questo incomprensibile capolavoro, che il Morandini definisce giustamente come impermeabile a qualsiasi senso logico.

Bene praticamente si getta a peso morto e appunto cade nell'aldilà, e così restituisce un gomitolo inesauribile di livelli di immagine e significato, ascrivibili a differenti chiavi di lettura: storia (storia dell'arte e storia del mediterraneo), icona (la *******, qui rappresentata come irragiungibile, é la sua immagine), religione (ri-congiungimento, non per forza con l'aldilà ma anche con l'aldiqua), cultura popolare e cultura alta, guitteria e sublime, falso sogno e irrealtà, comico come slogamento del moderno (Buster Keaton soprattuto, ma non Chaplin, che bene non amava) e tragico come non-luogo dell'antichità (antichità donna, dalla pentesilea alla Salomé), e eros autoerotismo/omoerotismo.

Realizzando un film dalle mille e una interpretazione Bene dà una botta definitiva al linguaggio cinematografico, e credo che nessuno dopo di lui, come del resto in teatro, sia riuscito a fare passi ulteriori.

Film imprescindibile.

Sanjuro  @  27/10/2008 21:57:42
   10 / 10
EHehehehehheheheh aveva ragione Bene "nessuna storia mi contempla". Guardate le ultime ciofeche uscite al cinema che zampillano di voti, queto nessuno lo caggò. DImenticato o meglio mai ricordato, immemoriale di Bene, anzi Benissimo. C.B. oltre al polemista furente è ricordato già da pochissimi per la sua arte, ben più appariscenti le sedute da Costanzo, ma Hermitage o Nostra Signora Dei Turchi li vedranno in cento ogni anno. Questo film è una vera e propria scatola nera di un aereo in fiamme, punto di non ritorno dell' intera filmografia mondiale. Un' opera che da sola smentisce ogni altra, oltre ogni avanguardia, oltre il Bene e il male.

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