La caduta del fascismo e la lotta di liberazione attraverso le vicende di due amici, Alfredo e Olmo, che si trovano spesso su due opposti fronti, senza mai dimenticare il legame della solidarietà.
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Monumentale e colossale affresco di Bertolucci,monumentale nelle intenzioni e colossale anche nella durata. Il primo atto è meraviglioso,un vero e proprio dipinto in movimento con un inizio che ricorda subito l'Amarcord felliniano,ma Bertolucci non è Fellini nel bene e nel male e riesce a perdersi a causa delle sue idee politiche. Difatti il secondo atto è bello ma non più di questo e l'ultima mezz'ora è orribile,eccezion fatta per il finale in sè. Tutto quello che è stato scritto riguardo l'eccessiva retorica politica di Novecento è (purtroppo) verissima: Bertolucci ha le sue idee ma imporle in questo modo,in un film del genere che ha l'ambizione a partire dal titolo di voler raccontare uno spaccato di storia in maniera realistica, rende la politica un semplice discorse diviso tra bene (comunismo) e male (fascismo). Il fascismo è rappresentato in maniera brutale e realistica ma in troppe scene,specie nel processo finale in cui il regista calca incredibilmente la mano,la retorica è enorme e fastidiosa. Questo non fa bene al film. Cosi Bertolucci rovina un capolavoro.
Però il film,con tutti i suoi difetti,ha anche i suoi pregi e non sono pochi. Il cast è stellare e non delude ma al di là delle ottime prove di Depardieu e De Niro c'è da segnalare uno spietato Sutherland (Casanova nel capolavoro di Fellini) e una magnifica Laura Betti (voce di Regan ne L'esorcista). Morricone è la solita garanzia,la fotografia è splendida e i paesaggi emiliani sono già belli di suo. Bertolucci è bravissimo nel rendere molte cose esplicite e senza ipocrisia,alcune scene (specie quelle con Sutherland) sono veramente da far accapponare la pelle. Il finale è splendido. Rimane il rammarico di aver visto un grande film che poteva essere infinitamente più grande.