La caduta del fascismo e la lotta di liberazione attraverso le vicende di due amici, Alfredo e Olmo, che si trovano spesso su due opposti fronti, senza mai dimenticare il legame della solidarietà.
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Film colossale, in tutti i sensi. Un'opera che si dipana per mezzo secolo e più di cinque ore di durata, carica di immagini potenti, da quelle più genuine di vita quotidiana, a quelle che ti fanno quasi chiudere gli occhi in un tentativo di fuggire dalla violenza mostrata (credo non dimenticherò mai la sequenza di Attila e il bambino). Ma si sà, Bertolucci è questo, ama farci vedere tutto, dalla sessualità spinta alle atrocità, però ripaga questo nostro sforzo con una regia maestosa e immagini che sembrano opere d'arte. E gli perdoniamo pure un'eccessiva retorica nell'ultimissima parte, in cui le idee politiche del regista lo spingono a dipingere un finale fin toppo buonista (il padrone è morto!). Superlativi tutti gli aspetti tecnici dalla fotografia alle musiche. Sulla straordinaria regia non è necessario aggiungere nulla. Anche sugli attori c'è poco da dire, tutti bravissimi nelle parte principali, ma una riga su Sutherland la spendo: è un attore che, e faccio fatica a spiegarne il motivo (una sensazione a pelle), non mi è mai piaciuto molto, ma qui è il vero mattatore del cast con uno dei personaggi più crudelmente cattivi (e allo stesso tempo realistico, seppur palesemente caricaturale e volutamente grottesco) che si siano visti nel cinema.