pagine dal libro di satana regia di Carl Theodor Dreyer Danimarca 1920
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pagine dal libro di satana (1920)

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locandina del film PAGINE DAL LIBRO DI SATANA

Titolo Originale: LEAVES FROM SATANA'S BOOK

RegiaCarl Theodor Dreyer

InterpretiHallander Helleman, Jacob Texière, Halvard Hoff, Helge Nissen

Durata: h 2.17
NazionalitàDanimarca 1920
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 1920

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Trama del film Pagine dal libro di satana

La persistenza del Male nel mondo in quattro episodi, collocati in altrettante epoche storiche. Ma dopo tre trionfi (Giuda che tradisce Gesù, un monaco che tortura una presunta strega, un servo che denuncia i propri padroni ai giacobini), l'ultimo disegno satanico fallisce...

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Voto Visitatori:   7,80 / 10 (5 voti)7,80Grafico
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Voti e commenti su Pagine dal libro di satana, 5 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  01/06/2013 13:56:02
   7 / 10
Dreyer sa come costruire le scene, le inquadrature, come approfondire i caratteri dei personaggi. Fin da questa sua prima opera si respira l'aria dei capolavori a venire, e assistiamo a una parabola esemplificativa che mescola l'emotività pittorica al pragmatismo storico.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  25/03/2012 10:42:48
   9½ / 10
Traendo la storia da un dramma di Edgar Hoyer e ispirandosi forse alla morte di sua madre, andando a cogliere contemporaneamente l'invenzione del montaggio parallelo inventato da Griffith e usato per la prima volta nel 1916 in INTOLLERANCE e al film del 1912 di Luigi Maggi AMBROSIO, Dreyer costruisce un film che, sì ricorda SATANS, film di Mornau uscito nello stesso anno e la fotografia di Nadar, dove le inquadrature sembrano essere uscite da qualche quadro appartenente alle opere della misericordia del Maestro di alkmaar, ma che ha già i tratti di JEANNE D'ARC dove rievoca il tema della religione, tanto caro allo stesso regista, arricchendolo di simbolismi e tecniche cinematografiche, collegabile probabilmente con lo scritto che realizzò a quel tempo sul cinema.

Il film inizia con un prologo nel quale dio maledisce satana e nel quale lo condanna a tentare gli uomini, e nei successivi quattro episodi, rispettivamente in Palestina ai tempi di cristo, in Spagna durante l'inquisizione, in Francia durante la rivoluzione e nella Finlandia contemporanea, satana prenderà sembianze umane e sceglierà in ognuno uno strumento umano per realizzare i suoi piani.

Il soprannaturale qui è ancora esterno (nei lavori successivi sarà interno) ma Drayer ha comunque tutte le carte per portare ad un'attenta riflessione. La santità di gesù e degli altri personaggi buoni è in netta contrapposizione con il doppio ruolo che è la figura di satana: il diavolo quando prende le sembianze umane riesce ad essere un personaggio che fa paura ma allo stesso tempo affascina. Le prime tre storie faranno condannare il diavolo mente l'ultima, la rosa rossa di suoni darà mille anni di libertà al diavolo e questo crea quella speranza/ suspense che fa intuire che satana è pronto a colpire di nuovo..

Il film accusa dio, e forse provocherà negli spettatori più radicali un borbottio che si trasformerà in un voto negativo, ma bisogna riconoscere che questo è un piccolo capolavoro, andare oltre al semplice "dio se lo è creato il male". Drayer ci propone un altro punto di vista, un nuovo aggancio per una nuova riflessione, una sottospecie di aiuto per approfondire la religione e scovare nuovi dubbi e risposte. Giustamente dio ha creato satana e l'ha mandato sulla terra per il semplice motivo che, come le regole più semplici della narrazione ci insegnano, ogni protagonista deve avere un antagonista e se questo non c'è bisogna inventarselo, se no mica si può fare la figura dell'essere buono, perfetto, imbattibile.
Chi ha scritto la bibbia è stato un genio, ci sono delle incongruenze, però rimane un genio, anche se Dreyer lo è ancor di più.

pinhead88  @  25/01/2010 00:32:13
   4½ / 10
Mi dispiace ma questo non l'ho proprio digerito,anche se Dreyer comunque propone sempre degli argomenti che mi affascinano molto,ma qui non mi è piaciuto proprio nessuno dei quattro episodi che tra l'altro come struttura sono fortemente influenzati da "Intolerance" di Griffith di qualche anno prima.mi è parso quasi più un documentario muto terribilmente noioso e antiquato che manca di quell'espressività fondamentale per colpire a fondo lo spettatore.mi aspettavo sicuramente qualcosa di più interessante.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  18/07/2009 17:13:55
   8 / 10
E' molto bello per me, che non conosco una pippa di questi eventi storici vedere "Pagine Dal Libro di Satana". E' con ogni probabilità la pellicola più vecchia reperibile di Dreyer, all' attivo già da diversi anni con film fantastici dai caratteri esoterici, avendo avuto come Maestro, tra gli altri, Victor Sjostrom che in quell' anno - il 1920 - diresse "Il Carretto Fantasma". Molto importante questo film di Dreyer perché ne individua l' essenza di un linguaggio che andrà a codificarsi nelle opere dal 1943 del "Dies Irae", ad esempio. Direttamente influenzato da Griffith dopo aver visto "Intolerance", questo colosso dalla sontuosa ricostruzione scenografica è diviso quindi in quattro atti, ognuno in un' epoca diversa, non più con l' intolleranza come denominatore comune (o il Fato per Lang (1921) o l' Amore per Keaton (1925)), ma la figura di Satana che, sotto sembianze umane, ha la missione di tentare l' Uomo. E' il caso di Giuda, convinto a tradire Gesù (30 a.C.); Farà giurare fedeltà a un monaco nella Santa Inquisizione, dove un astrologo verrà torturato e ucciso perché ritenuta una pratica eretica (questo secondo atto è importantissimo come anticipazione di "La Passione di Giovanna d' Arco" e "Dies Irae" appunto); Si servirà di joseph (1793); Infine tenterà un monaco "rosso" Ivan, nella guerra contro i "bianchi" (1918, Finlandia) ma sarà il sacrificio della giovane Siri manderà a monte la missione del Diavolo che sarà condannato - essendo Dreyer, un cattolico praticantissimissimo - in eterno. Seguirà una commedia pura "La vedova del Pastore" l' anno successivo, e due drammi da camera, "Mikael" nel 1924 e "L' Angelo del Focolare" del '25. E ovviamente il Capolavoro dell' espressionismo - all' unanimità, storicamente riconosciuto da tutta la critica -, " La Passione Di Giovanna d' Arco" nel 1928. Ah beh e poi "Vampyr" del 32.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  14/11/2007 18:35:52
   10 / 10
Quando l'arte attraverso le immagini diventa un complemento dell'anima. Non sono, di fatto, sorpreso se finito di vedere un'opera di questa statura rimango cosi' affascinato e colpito nel profondo, ormai il regista danese mi ci ha abituato, semmai rimane il rammarico che non si possa godere maggiormente di questi capolavori, in 45 anni di carriera, tanti ne sono trascorsi tra il primo lavoro "Il Presidente" del 1919, e l'ultimo, il bellissimo "Gertrud" del 1964, per motivi che vanno dalla mancanza di fondi necessari, alla sfiducia causata dall'insuccesso di alcune pellicole come "Vampyr", Dreyer ha passato parecchi anni lontano dall'attività di regista impoverendo numericamente la sua filmografia.
Il film, diviso in quattro atti è tratto dal racconto di Edgar Hoyer, ogni episodio è collocato in un contesto storico-sociale completamente differente uno dall'altro, ma tutti hanno un unico denominatore: La tentazione del maligno. Un epigrafe, infatti, ci informa subito che il Signore, deluso da colui che era il suo Angelo prediletto avendo peccato per aver tentato gli uomini, lo costringe ad abitar tra loro facendogli prendere le sembianze umane e far cedere questi ad ogni tipo di tentazione. Il primo atto si svolge nella Gerusalemme dell'anno 30 D. C., qui Satana ha le sembianze di un Fariseo che induce Giuda a tradire Gesù, bellissima l'inquadratura dell'ultima cena che ci riporta alle opere sacre del Rinascimento, sembra di assistere indisturbati ( il film è muto, senza colonna sonora, 2 ore e 17 minuti di assoluto silenzio ) al famoso quadro di Leonardo. Nel secondo atto Dreyer opera un salto di 1600 anni e ci introduce nella Siviglia dell'inquisizione Spagnola, dove a fare da servo a Satana è un monaco ( Don Fernandez ) che vive un'attrazione verso la figlia del nobile Don gomez De Castro, Isabella, l'uomo per espiare il peccato si infligge puntualmente delle pene corporali, ma sarà Satana, con le sembianze di un inquisitore a fargli giurare fedeltà alla santa Inquisizione..... . Splendide, quanto inquietanti le immagini delle camere della tortura. Nel terzo atto siamo nella Parigi dell'appena ghigliottinato Luigi XVI, è il 1793 e la Regina Maria Antonietta è condotta nella conciergerie: la prigione dei dannati, anche qui Satana assume sembianze umane servendosi di Joseph per "Proseguire la sua opera malvagia",ed anche qui è da sottolineare un'immagine straordinaria: la ghigliottina in quei tempi, in Francia, aveva un'influenza verso il popolo talmente grande che Dreyer sfrutta la telecamera per farci vedere dei bambini che giocano con questo orribile strumento di morte improvvisando un'aula di tribunale, con tanto di pubblico ministero, giudice, ed un povero gatto, accusato di essere bianco, da giustiziare. Il film si conclude con il quarto atto ambientato ad Hirola, un piccolo villaggio della Finlandia nel 1918 durante la Rivoluzione Russa, il diavolo tentatore qui è il monaco "rosso" Ivan. Tutti e quattro gli episodi hanno storie di tradimenti, disperazione e morte, soltanto quest'ultimo però ha un epilogo diverso. Gli interni delle "Isbe" finlandesi sono fantastici ed alcune inquadrature in esterni sembrano dei quadri naif in movimento, grande film. Se vi capita di vederlo non dimenticate che siamo nel 1920, un inchino davanti a cotanta bravura.

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