pasolini regia di Abel Ferrara Belgio, Francia, Italia 2014
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pasolini (2014)

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locandina del film PASOLINI

Titolo Originale: PASOLINI

RegiaAbel Ferrara

InterpretiWillem Dafoe, Maria de Medeiros, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Giada Colagrande, Adriana Asti, Valerio Mastandrea, Tatiana Luter, Roberto Zibetti, Salvatore Ruocco, Diego Pagotto

Durata: h 1.40
NazionalitàBelgio, Francia, Italia 2014
Generebiografico
Al cinema nel Settembre 2014

•  Altri film di Abel Ferrara

Trama del film Pasolini

Un giorno, una vita. Roma, è la notte fra il 1° e il 2 novembre 1975 quando il grande poeta e cineasta italiano Pier Paolo Pasolini viene assassinato. Simbolo di un'arte che si è scagliata contro il potere, gli scritti di Pasolini scandalizzano e i suoi film sono perseguitati dalla censura. Molti sono quelli che lo amano, non pochi quelli che lo odiano. Il giorno della sua morte Pasolini trascorre le sue ultime ore in compagnia dell'amatissima madre, degli amici più cari; poi esce di notte a bordo della sua Alfa Romeo in cerca di avventure nella città eterna. All'alba del 2 novembre il corpo di Pasolini viene ritrovato senza vita all'idroscalo di Ostia. Un film onirico e visionario, un intreccio di realtà e immaginazione.

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Voto Visitatori:   5,65 / 10 (23 voti)5,65Grafico
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Voti e commenti su Pasolini, 23 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  24/04/2020 13:44:42
   7½ / 10
Quattro sono le questioni fondamentali di questo film: il Pasolini politico, il Pasolini omosessuale, il Pasolini uomo di famiglia e il Pasolini autore.
Il Pasolini politico viene affrontato con alcune delle sue interviste più famose, interessanti per chi non le conoscesse ma perlopiù finalizzate alla pura raffigurazione caratteriale del personaggio.
Il Pasolini omosessuale dovrebbe trattare un tema sociale importante in un contesto storico complicato, eppure il tempo dedicatovi non è moltissimo.
Il Pasolini uomo di famiglia sembra una figura di contorno che cede spazio ad altri bei personaggi, riuscendo ad essere trasversale al film.
Ma quello che incide di più in PASOLINI è la trasposizione della sua narrativa letteraria, del suo stile post-moderno o per meglio dire post-neorealista, con un racconto a sé che riesce a far convergere tutte le precedenti questioni. Con questa scelta Abel Ferrara mostra un approccio quasi più felliniano che pasoliniano e quindi compie un tributo ulteriore ad un epoca con un grande atto cinematografico forse un po' frammentato ma che non annoia nella sua atipica celebrazione biografica.

JOKER1926  @  04/03/2020 17:15:58
   6 / 10
Pier Paolo Pasolini, a distanza di tanti anni dal brutale decesso, resta una figura di studio, grande intellettuale del novecento.
Abel Ferrara si avventura in una sfida alquanto complicata, insomma, cerca di riportare su pellicola le ultime ore di vita di Pasolini.
La sfida, dunque, può esser considerata affascinante da un lato, mentre, da un'altra prospettiva, può apparire come una partita persa in partenza.
"Pasolini", non è un prodotto che descrive qualcosa in particolare, ma preferisce mostrare (in linea di massima) solo alcune situazioni, Abel Ferrara, paradossalmente, dedica poco alla figura di Pasolini. Lo spettatore che si imbatte con la visione, dovrebbe avere almeno una infarinatura sul personaggio, in caso contrario, la visione risulterà essere quasi inutile.

Diventa difficile un po' per tutti cristallizzare in un giudizio secco tale operazione cinematografica.
"Pasolini" è ben fotografato e tecnicamente dignitoso, il contenuto però non ha slanci particolari. Si procede sulla scena simbolica impregnata in un alone drammatico di fondo.
L'intenzione di Ferrara è gradita, ma la sola intenzione non può sempre essere un punto di arrivo.

JOKER1926

Mauro@Lanari  @  06/10/2019 13:55:02
   5 / 10
1) "Quello che conta è che a qualcuno viene fatto del male. Diventa un problema religioso" (Nicholas St. John). Dopo la rottura del sodalizio artistico tra Ferrara e il suo sceneggiatore di fiducia, era lecito aspettarsi pure la conclusione dell'analisi critica nei confronti del Cristianesimo. Invece Abel l'ha proseguita almeno sin'a "Mary" (2005), passando per la vertiginosa riflessione teologica di "New Rose Hotel" (1998) degna della "Teodrammatica" vonbalthasariana: s'è marcio l'Amore dello Spirito (Asia Argento) che lega Padre e Figlio nella chiave affettiva e non ontologica agostiniana, allora sono marci e auto-eterodistruttivi anche l'Amante (Walken) e l'Amato (Dafoe).
https://en.wikipedia.org/wiki/Trinity#Trinity_and_love
Poi nel 2011 esce "4:44 Last Day on Earth" e cominciano i film-da ultimo-giorno, che poi non è l'ultimo bensì l'inizio d'una dimensione colma di luce: nel supermarket delle spiritualità Ferrara ha scelto di fare shopping dalle parti della newage in forma buddhista.
2) PPP miglior intellettuale italiano del '900? Magari è vero, il che però significa quanto la presbiopia da "Elephant" sia direttamente proporzionale alla vicinanz'al problema: forse solo da noi si riduce e riconduce la questione cattolica a un foucaltiano dispositivo di potere, una sovrastruttura ideologica dipendente dalla struttura dei rapporti di produzione, dalle tresche del Palazzo, dal "perverso sistema educativo", ecc. Pasolini era engagé e filtrava gl'eventi attraverso l'impegno politico, per lui non c'er'alcuna possibile redenzione diversa da quella non solo atea m'anche materialistica. Intriso di contraddizioni squassanti, si dimostrò mammone al punto da far recitare la madre nel ruolo di Maria ne "Il Vangelo secondo Matteo" (1964) e al contempo fornì la più lucida lettura della tragedia sofoclea riconoscendone l'origine nel complesso di Giocasta e Laio ("Edipo re", 1967). "Io scendo all'inferno e so molte cose che per ora non disturbano la pace degl'altri." Quest'è il punto di convergenza tra Ferrara e Pasolini, dopodiché soltanto differenze.
3) Nell'intervista a Furio Colombo, Dafoe elenca i punti argomentativi col gesto delle 3 dita all'americana, il gesto che nel tarantiniano "Inglourious Basterds" (2009) cost'a Pitt lo smascheramento da parte del nazista della Gestapo. S'insiste nell'incoerenza del narrare la morte della narrazione. Nunzio: "La fine non esiste. Aspettiamo, qualcosa accadrà." E riecco la newage buddhista. Allo sbando.

Mauro Lanari

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/03/2018 20:51:02
   6 / 10
Ferrara decide di portare sullo schermo l'ultimo giorno di vita di Pasolini. Fortunatamente, non si concentra sulle circostanze misteriose dell'omicidio ma sulle opere incompiute di Pasolini: "Petrolio" e "Porno-Teo-Kolossal" sono accennati, mostrati come una sorta di viaggio onirico.
Si sente che il lavoro di Ferrara è genuino e sentito, ma si fatica a vedere Pasolini, la sua figura è purtroppo appena abbozzata, la sua poetica appena sfiorata; non basta la fisicità di Willem Dafoe.
Opera che probabilmente risulta migliori nelle intenzioni che nella realizzazione.

Evarg Nori  @  13/10/2017 15:18:44
   6 / 10
Era inevitabile che fosse oggetto di polemiche vista l'inesattezza dell'insieme(anche anacronista in una scena)e diciamo la leggerezza antirealistica.Ma è uno dei pochi film del regista post 2000 a funzionare.Ferrara non intende far luce sulla controversa morte violenta di Pasolini,si limita all'agiografia acritica e nostalgica,nei 2 giorni che ne precedettero la violenta scomparsa.Mostrando il protagonista come un intellettuale carismatico e scomodo,polemico e pessimista verso ciò che lo circondava.Un ritratto ridondante,ma abbastanza corretto,e un Willem Dafoe abbastanza bravo(anche lui ormai comincia a perdere colpi da un pò di tempo...).Davoli,nel ruolo di Eduardo De Filippo,è bravissimo.Scamarcio sorride imbambolato,e basta.Inutili le scene scabrose:la fellatio all'inizio e la ridicola sequenza dell'orgia ispirata alla sceneggiatura del mai girato "Porno-Teo-Kolossal".Così come le sequenze ispirate al romanzo "Petrolio".Non è all'altezza dei vari documentari come "Pasolini prossimo nostro" o il film di Giordana "Pasolini un delitto italiano",ma neanche del tutto da buttare via.Dopo il clamore della stampa nostrana e la proiezione alla mostra del cinema di Venezia,non se l'è filato più nessuno.Sebbene doppiato(da Fabrizio Gifuni),Dafoe recita quasi sempre in italiano,chissà perchè.

Colibry88  @  13/03/2017 22:37:00
   6 / 10
L'ultimo giorno di Pasolini. Non è male ma non è neppure un capolavoro. Dafoe è ben calato nella parte e parecchio convincente. Tuttavia è impossibile "raccontare" Pasolini in una sola giornata. A tratti onirico e surreale, urticante e provocatorio. Ottima la fotografia. Struggente, terribile e sconcertante la sequenza della morte. Sufficienza piena. Fuori luogo invece Scamarcio.

Crabbe  @  09/02/2017 08:49:39
   6½ / 10
Un viaggio onirico nelle ultime ore di vita di Pasolini interpretato da un grande Defoe.

Cinematograficamente scarno ma efficace.

fabio57  @  12/01/2016 11:19:36
   6 / 10
Esprimere un giudizio appena sufficiente su di un'opera dedicata al maestro Pasolini,può sembrare blasfemo, tuttavia bisogna scindere il film sul regista dal regista stesso. Girare un film biografico su un personaggio così controverso è impresa assai difficile e infatti sinceramente non mi sembra in questo caso molto riuscita. Il lavoro mi pare confuso, a tratti borderline, tra fantasia e realtà, non ci dice niente di nuovo e soprattutto non scava a fondo nell'animo del poeta tormentato e geniale. Il cast di tutto rispetto è senz'altro adeguato, quello che manca è una sceneggiatura compatta e lineare.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  17/11/2015 09:52:24
   6 / 10
Il film di Ferrara racconta come Pasolini ha passato il suo ultimo giorno di vita, ma è anche un viaggio onirico all'interno della sua testa, dentro al film che pensava di girare dopo "Salo'".
Sono forse i momenti con Ninetto Davoli i piu' riusciti, malgrado ci sia la presenza di uno Scamarcio piuttosto fuori parte.
Dafoe è bravo nella sua interpretazione ma il personaggio non offre nulla di nuovo a quanto gia' si sapeva fosse accaduto quella notte.
Questo di Ferrara lo definirei un "omaggio a meta'", non del tutto riuscito.

Erdruckt  @  04/11/2015 20:05:47
   3 / 10
Film assolutamente pessimo, oserei dire ridicolo e patetico. C'è anche un grave errore scenografico che mi meraviglio nessuno abbia citato nei commenti precedenti: C'è una scena all'aperto dove si vedono in modo estremamente chiaro le automobili di oggi (una Micra, una Punto 3° tipo, un Suv ecc...) oltre a graffiti Hip Hop di stampo moderno che non esistevano assolutamente nel 1975. Film fatto coi piedi e del tutto inutile.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  23/10/2015 11:46:59
   6 / 10
Torna a flirtare con la sue radici (paterne) tricolori Abel Ferarra, e lo fa mettendo in scena le ultime ore di vita di Pier Paolo Pasolini tra interviste, momenti di vita famigliare e finestre immaginarie inerenti i progetti futuri (il romanzo "Petrolio" e il film "Porno-Teo-Kolossal" per il quale chiamò in causa Eduardo De Filippo) del poliedrico autore, autodefinitosi scrittore - come da passaporto- ma in realtà molto più che semplice romanziere, saggista o sceneggiatore.
Una mente illuminata e geniale, tormentata e controversa, dalla quale Ferrara estrapola un'infinitesima parte mediante un pensiero/atteggiamento politico, culturale e sociale poco approfondito. Sfugge l'obiettivo di questa operazione con un Willem Dafoe mimetico quanto basta ma non proprio esaltante; il tutto sembra più un'urgenza del regista, un omaggio magari, ma non un'opera divulgativa o atta a imbastire qualsivoglia riflessione.
Il "Pasolini" di Ferrara risulta così un film asciutto, di certo originale nella forma, ma anche troppo algido e privo di sostanza, solo in sporadici tratti incisivo nel restituire la dimensione di questo grande personaggio.
Probabile che l'intento del regista fosse altro, fatto sta che ridurre in questo modo il pensiero, il mondo, e il lascito di Pasolini non giova alla pellicola, in fin dei conti basata su passaggi interessanti (l'intervista al reporter francese e quella giornalista de "La Stampa") e molti altri un po' superflui o addirittura gratuiti (il dolore della madre una volta saputo dell'assassinio del figlio, le cene nei ristoranti, l'accanimento durante l'omicidio). Intrigante invece quando il regista si erge ad alter ego del suo protagonista, e sostituendosi ad esso immagina come sarebbero potute apparire sullo schermo le sopracitate opere incompiute.
Pellicola dagli intenti nebulosi e dal risultato purtroppo anonimo.

ZanoDenis  @  23/02/2015 16:39:49
   7 / 10
Secondo me è un buon film, racconta le ultime 24 ore di vita di Pasolini, parla dei suoi progetti futuri che purtroppo non sono stati realizzati (sarei proprio curioso di vedere un film con pasolini e de filippo) con parti reali e parti oniriche che si intrecciano. Belle le scene delle interviste e in generale tutti i dialoghi, ottimo come sempre Dafoe e sempre simpaticissimo Ninetto Davoli.
Vi è anche la furbizia di farlo durare poco, proprio per questo non pesa affatto, anzi scorre abbastanza bene. Mi ha soddisfatto molto.

piripippi  @  29/01/2015 22:40:10
   6 / 10
un film difficile, genio e sregolatezza di uno personaggi più controversi e ambigui della nostra storia. mi ha fatto tanto piacere rivedere ninetto davoli recitare , ma anche gli altri sono stati bravi. il film lo sconsiglio a meno che non sia un pubblico intellettuale

Ch.Chaplin  @  30/11/2014 15:18:55
   5½ / 10
Non mi ha convinto affatto. Ottima la fotografia e la regia, ma come non notare alcune incongruenze storiche e la scelta (decisamente opinabile) di tentare di rappresentare Pasolini solo attraverso l'ultima giornata di vita. Non è sufficiente per spiegare (se mai si possa fare) una figura di questa caratura. Non si accende mai e resta sempre nel limbo, piatto e a tratti noioso. Trovo poco corretto non avere accennato ai misteri del delitto o ai corsi processuali.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Aliena  @  14/11/2014 13:07:33
   3 / 10
Le ultime 24 ore di vita di Pasolini sono state squallide così come potrebbero essere le 24 ore di una giornata a caso di uno di noi.
L'idea di avvinare questa monotona tristezza ai racconti onirici era anche interessante, peccato per lo sviluppo scadente: riprese scadenti, fotografia che era meglio 'smarmellare tutto', primi piani vuoti, riprese su camminate inutili, devo continuare?

Se avete intenzione di sapere come sono andate le ultime 24 ore di vita di Pasolini non guardate il film di Ferrara ma piuttosto ascoltatevi Una Storia Sbagliata di De Andrè, davvero lo dico per voi. Non riesco ancora a togliermi il fastidio per aver guardato quel girato imbarazzante.
Però in effetti forse voleva essere un film da dimenticare, è un film da non raccontare, un film un po' complicato, un film sbagliato.

"Lintelligenza non avrà mai peso, mai, nel giudizio di questa pubblica opinione. Irreale è ogni idea, irreale ogni passione di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere e non lo ha mai liberato"
Pier Paolo Pasolini

ps ti odio abel

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Ultima risposta 28/11/2014 00.02.16
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  13/10/2014 08:31:26
   8½ / 10
Vado in totale controtendenza e affermo che il film non solo mi è piaciuto, ma che mi ha emozionato non poco e che la sua maggior riuscita è stata quella di aver diviso critica e pubblico: finalmente un salutare film "discutibile", cioè fatto per discutere.
Contrariamente a tutti i giudizi che ho letto sotto, ritengo le parti oniriche assolutamente azzeccate, ben legate alle vicende reali e toccanti.
Quanto alla scelta di raccontare le sue ultime 24 ore di vita, credo sia stata altrettanto azzeccata ad evitare un documentario o, peggio, l'ennesima apologia di un personaggio intellettualmente e fisicamente scomodo del cui pensiero complesso, talvolta ermetico e contraddittorio, oggi tutti pensano di potersi appropriare, dall'estrema destra all'estrema sinistra passando per i più bigotti sino agli atei più materialisti.
Ferrara ha saputo descrivere e mostrare la grandezza intellettuale di Pasolini partendo dai pochi frammenti sui quali stava lavorando e sugli incontri che ha avuto in quelle 24 ore, contrapponendogli la sua natura fisica e istintuale irruenta e irrisolta, senza fronzoli. Da omosessuale posso dire tranquillamente che il film ha descritto in maniera impeccabile i fantasmi di Pasolini e le contorsioni intellettive con le quali tentava di "nobilitarli" (dandogli quella potentissima dimensione metaforica che è culminata cinematograficamente nel tremendo "Salò, o le 120 giornate di Sodoma", opportunamente citato all'inizio insieme alla sua passione totale per il "fare cinema").
Tecnicamente impeccabile (stupenda la fotografia di Roma e ottime le scelte musicali "colte"), con un Dafoe che ormai ergo a mio attore preferito in assoluto (non ha "recitato" Pasolini, "era" Pasolini: del resto Dafoe è una persona intellettualmente molto raffinata, ha dichiarato di aver fatto un lavorone di documentazione sul nostro "écrivain", e si vede!), stupendo il tratteggio pudico riservato alla madre (impagabili i primi piani del suo trattenuto disappunto rispetto ai racconti di Laura Betti durante il pranzo, per non parlare dell'abbraccio sul letto tra le due donne dopo la morte del figlio); forse un po' sottotono (o magari in soggezione) Scamarcio e Mastrandrea; però la trovata di mettere insieme Ninetto Davoli (stupendo anche da anziano) e Scamarcio nelle sequenze oniriche dell'ultimo e mai realizzato film pensato da Pasolini è stata notevole!!
Mi ha sinceramente commosso il finale in cui Ferrara e il suo co-sceneggiatore italiano hanno accostato l'omicidio di Pasolini al finale del suo film immaginato: in poche sequenze hanno saputo racchiudere tutta l'essenza della vita e del pensiero del grande intellettuale friulano: ci agitiamo a fatica nell'esistenza per poi morire senza mai trovare un Paradiso, ma semplicemente per contemplare meglio le (poche?) bellezze e le (troppe?) miserie del Globo Terrestre.
Ci voleva un americano eccentrico, passionale e coraggioso per districare così bene (e rendere altrettanto bene in immagini) tutto il pensiero di questo profeta tragico, un omaggio cinematografico da regista a regista: bravo Ferrara, da parte mia promosso a pienissimi voti, anche per il groppo in gola col quale sono uscito dalla sala cinematografica e dal quale devo ancora riprendermi a distanza di 2 giorni dalla visione di questa pellicola sincera e toccante.

Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  03/10/2014 01:30:34
   5 / 10
occasione sprecata. Un film senza fuori fuoco. La montagna che ci ha lasciato in eredità Pasolini ha partorito un film confuso, didascalico, piatto e fondamentalmente vuoto. La tesi finale, nelle scene cruenti, poggia su uno sviluppo drammaturgico nullo. Ferrara ha stile e lo dimostra in alcuni passaggi, ma la fattura tecnica, Willem Dafoe e gli altri bravi attori italiani non possono niente di fronte ad una sceneggiatura scarsa e scarna.

RDN92  @  30/09/2014 10:58:11
   5½ / 10
Non conosco molto della vita e della poetica di Pasolini, immaginavo che Ferrara volesse chiarire (o introdurre) il personaggio anche a coloro che possiedono poca conoscenza di questo (sempre che fosse l'intento reale), invece ne traggo a fine pellicola ancora più incertezza sulla figura di Pasolini, un'immagine superficiale, una bozza di un progetto che voleva essere più grande. Il film non arriva a rivelare il messaggio concreto della poetica pasoliniana, la sua filosofia, ci introduce giusto qualcosa nella scena dell'intervista, ma nulla più che qualche elemento superficiale, un qualcosa che evidentemente necessitava di un ampliamento. Anche le scene più spinte sembrano fine a sè stesse, solo a rivelare che Pasolini fosse un omosessuale a cui piaceva pescare nei sobborghi. Per una persona meno acculturata o veramente incosciente della sua figura, immagino che sarà sembrata la biografia di un depravato. L'omicidio (il fulcro del film) viene trattato senza approfondimento, nulla che accenni ai vari retroscena che si sono ipotizzati sulla sua morte. Salvo giusto il rimando al film incompiuto che avrebbe dovuto girare in collaborazione con Eduardo De Filippo, una trasposizione delle sue idee, purtroppo, non arrivate a concretizzarsi, un modo per Ferrara di far si che lo scrittore/regista lasciasse quest'eredità. Da Foe ci mette la faccia, ma davvero poco coinvolto.

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  29/09/2014 02:10:17
   2 / 10
Il primo film che ho visto di questa edizione del Festival è il tanto atteso "Pasolini", stroncato dalla critica, disprezzato dagli amatori del giornalista friulano ed ignorato da tutti gli altri. Ma è veramente così orribile il nuovo film di Abel Ferrara? Posso davvero permettermi di archiviare questa "biografia" come un lavoro mal riuscito? Pur essendo il giudizio mio personale totalmente negativo, voglio soffermarmi su alcune motivazioni.
Abel Ferrara è un regista eterogeneo che predilige il genere thriller ambientando le sue opere nei bassifondi delle città; nel 2011 decide di studiare la figura di Pasolini a tal punto da prendersi una pausa di riflessione e di allontanarsi dalle scene per approfondire la sua nuova idea. Pasolini viene studiato nell' immagine, attraverso i suoi documentari, nella sua dialettica e la ricerca sembra orientarsi nell'ultimo periodo della sua esistenza a Roma. La prima scelta azzardata del regista è William Defoe, sicuramente non noto per la sua bellezza che per l'occasione viene ulteriormente alterato per somigliare il più possibile all'ultimo Pasolini arrotondando per difetto alcune sue irregolarità estetiche. Come se non bastasse un doppiaggio disastroso alterna dialoghi in inglese a momenti in cui si tenta disperatamente un italiano dal fortissimo e fastidioso anglo-accento.
Il resto del cast non è d'aiuto : Scamarcio, Ninetto Davoli e Mastandrea, di certo non sono i miei attori preferiti, ma hanno fatto di meglio nella loro carriera. Gli episodi dei due avventurieri Epifanio e Ninetto Davoli non legano tra di loro e si fa fatica a seguire una sceneggiatura confusa e sfilacciata soprattutto nella parte centrale del film dove alcune scene rischiano addirittura di apparire fuori contesto, se non nella mente del regista che sicuramente avrà seguito una sua logica del tutto personale.
Là dove quindi ci sono dubbi sulla sceneggiatura, il contenuto non aiuta di certo. Senza soffermarmi su scene di dubbio gusto come il rito della fertilità, credo che il punto debole di questa operazione sia la storia in generale, l'ossatura dello script : il soggetto si sviluppa nel giro di pochi mesi e si concentra negli episodi in cui Pasolini scrive, trascorrendo le ultime ore della sua vita con l'adorata madre, riflettendo sulla sua vita e più tardi alla ricerca nella notte di avventure in Alfa Romeo. Avventure notturne che diventano il pretesto per il regista di dare una sua versione dei fatti al pestaggio dell'idroscalo e così il film si conclude in interminabili 5 minuti di una scena opaca ed interpretata in modo terrificante dal protagonista e dai ragazzi di vita.
Tutto il resto del film è pieno di citazioni, frasi, eventi storici diretti da un regista che sembra aver capito tutto di Pasolini e che invece ha capito ben poco oscurando la sua indole , e rendendo il personaggio privo di anima, smorto e , ripeto, insopportabile quando tenta di parlare in italiano. Il regista non fa un' analisi profonda di Pasolini e aderisce ad uno stile narrativo semi documentaristico per cui raccontare la biografia di un personaggio significa aderire in tutto e per tutto al suo pensiero.
Uscito dalla sala speravo di conoscere qualcosa in più di questo personaggio di cui si è tanto discusso, ma in realtà ho saputo ancor meno. Sicuramente non vi piacerà.

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Ultima risposta 30/09/2014 01.39.27
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massapucci  @  26/09/2014 23:40:13
   6 / 10
Decisamente a sprazzi. Alterna parti lente ad altre più coinvolgenti. Willem Dafoe all'altezza: è lui la principale nota positiva del film. Per il resto si sente che manca qualcosa. Del resto il film è limitato a priori, trattandosi della narrazione dell'ultimo giorno di vita del poeta. Infatti, Pasolini essenzialmente l'ultimo giorno ha fatto le seguenti cose: si è alzato, ha pranzato, ha rilasciato un'intervista, ha cenato fuori, è stato ucciso. Non è che ci sia molto da raccontare. Ed ecco che l'alternanza realtà - finzione si rende necessaria per arricchire il film. Purtroppo tale trovata, di per se interessante, a mio avviso è stata resa male in pratica, e perciò prende poco. Regia a tratti fastidiosa, con quelle movimentate sequenze interminabili che hanno dato non poco filo da torcere all'apparato muscolare dei miei occhi.
La parte finale - cena, viaggio in macchina fino ad ostia, e morte - è probabilmente la meglio riuscita.
Tutto sommato gli do la sufficienza. Mi aspettavo qualcosa di meglio. Forse una seconda visione me lo farebbe apprezzare di più, ¿quién sabe?

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/09/2014 23:54:38
   6 / 10
Discusso e discutibile, il Pasolini secondo Ferrara segue lo stesso criterio cronologico di "Mary" (invero bellissimo), cronistoria e affresco di un'idea inseguita a lungo. E' difficile non credere alla sincerità dell'operazione, ma il tutto è abbastanza confuso tanto che sembra di essere sul set di un film fin troppo ricco di velleità da repertorio del cinema italiano (la giornata della liberazione di gay e lesbiche, diciamo pure una burinata raccontata con stile, sembra uscita dai parametri Felliniani). Defoe è un Pasolini convincente ma Ferrara aderisce al citazionismo dilagante, tante frasi dette che sembra aver capito tutto del Poeta e invece ne capisce ben poco. Ferrara non fa un'analisi profonda, anzi rischia di aderire in modo terribile al modello secondo cui raccontare un personaggio significa aderire in tutto e per tutto al suo pensiero, che poi è uno solo dei tanti lati interessanti dello scrittore e regista friulano. Eppure nonostante tutto l'impresa di raccontare l'ultima giornata dell'Icona italiana - e come tale la celebra, anche nei siparietti con Davoli che sembrano usciti dalle sue avventure cinematografiche con Totò - riesce alla perfezione. E' una giostra di ricordi dolorosi, quelli, davanti all'omicidio più efferato e scomodo di un personaggio tanto scomodo. L'effetto dialettale può apparire risibile come Mastrandrea che macina un inglese da italiano di Brooklyn e Defoe che prova a parlare italiano. Difficile da giudicare, il Pasolini di Ferrara è ora straordinario ora ordinario, ora sorprendente ora spocchioso e insopportabile. Arduo giudicare un film che potrebbe valere 2 o 9 a seconda delle angolazioni. O del nostro modo di intendere l'ipocrisia dilagante di un revival vivo e palpitante, ma più che altro solo ... tollerante

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/09/2014 11:17:59
   5 / 10
Ferrara si è imbarcato in un progetto scomodo e presentarlo in Italia alla Mostra del cinema di Venezia denota un certo coraggio. Pasolini è stato un personaggio che ha lasciato un'impronta enorme nel nostro paese. La sua lucidità di pensiero è un lascito che ancora fa sentire la sua influenza. Nel bene o nel male, chi lo ha apprezzato o vilipeso, Pasolini ha fatto parlare di sè e fa ancora parlare e riflettere.
Cosa offre il film di Ferrara di nuovo su una delle figure più importanti del nostro paese? Francamente non ho notato niente che potesse aggiungere qualcosa alla sua figura e nemmeno una prospettiva diversa del personaggio, peraltro intepretato in maniera apprezzabile da Defoe. Uno spunto nuovo poteva essere la ricostruzione fittizia di Porno Teo Kolossal che presentava la curiosa coppia Davoli/Scamarcio nei panni rispettivamente di De Filippo/Davoli, ma la ricostruzione stessa presenta dei momenti che vanno oltre il ridicolo, con cori da stadio per il rito della fertilità.
Personalmente non lo ritengo un film bruttissimo, nemmeno dannoso perchè lo stesso Ferrara ammetteva nelle intervista prima della presentazione ufficiale che la sua opera non era una ricostruzione che puntava alla precisa veridicità dei fatti di quell'ultima giornata. Solo che per quanto mi riguarda è un film inutile che mi lascia completamente indifferente. Il film di Ferrara sembra un bignami per l'estero, fin troppo schematico per un personaggio dello spessore di Pasolini.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  18/09/2014 02:17:18
   6½ / 10
C'è chi lo ha trovato ispirato (e vi ha "ritrovato" Ferrara dato in crisi o in caduta libera – ma non per tutti: in Francia ritengono i film dei suoi ultimi anni fra i suoi più belli) e chi un pasticcio quasi ingiudicabile.
Se è un "pasticcio", è un pasticcio affascinante. Ma squilibrato. Ispirato, ma col singhiozzo.

Di "Pasolini" si ammira prima di tutto l'amore del regista per il suo personaggio: la passione profonda, l'attenzione al dettaglio, e l'amorosa ricostruzione di un contesto. Ci voleva, uno sguardo essenzialmente estraneo (per quanto attento) al contesto politico italiano, per poterlo sognare, Pasolini. Ci sta, un Pasolini-Dafoe che parla inglese, e solo ogni tanto (tranne che, non a caso, nelle ultime scene verso Ostia) spiccica qualche (patetica) frase in italiano (che il doppiaggio appiattirà). Il Pasolini di Ferrara poggia su due colonne: l'intuizione, presa da "Petrolio", sulla morte della narrativa (e rispecchiata in qualche modo dal magma caotico del film), e, soprattutto, quella splendida intervista in cui non potrebbe essere riassunta meglio la sostanza dell'uomo, dell'artista, del pensatore – la sua impossibile riconciliazione con un mondo stupendo e amatissimo, che vedeva ormai in orrenda rovina.

Il personaggio, insomma, Ferrara l'ha centrato. Ma il film? "Pasolini" è viziato dallo stesso problema delle pellicole più coraggiose (e imperfette) di Ferrara (la maggioranza?). Molto coraggioso nel suo osare, nel suo non voler stare nei limiti di un canone e del già visto, il regista rimane – come è sempre stato – limitato dall'incapacità di disciplinarsi.
Del resto mai Ferrara sarebbe stato Ferrara, se avesse saputo controllarsi. In ciò che lo contraddistingue in positivo risiedono anche i suoi limiti: l'eccesso, l'irriducibilità, l'amore per il paradosso e la provocazione. Proprio per questo i suoi film sono destinati a dividere e a non mettere pace. Un po' come Pasolini. Dal cui immenso genio, è ovvio, Ferrara resta distante anni luce. Questo suo film sembra limitarsi a non essere molto più che un sentito (sentitissimo), ispirato (a tratti) ma slabbrato e imperfetto "santino".

Note a margine. Il film vive innegabilmente di alti e bassi. Due fra tutti. L'ultima scena, nella quale Adriana Asti nei panni di Susanna Pasolini piange la morte del figlio, è la più intensa del film. Scamarcio nei panni di Davoli è invece fuori parte in maniera imbarazzante: soprattutto se si ha l'infelice idea di piazzarlo accanto al vero Davoli, che invece fa superbamente se stesso nei panni dell'Epifanio di Porno-Teo-Kolossal.

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