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Straordinario. Forse Svankmajer è il nuovo Poe. Forse è addirittura più bravo. Non so come descrivere questo corto se non come dell'Angoscia realizzata su pellicola. Un genio della paura, dell'horror. Un genio dei tormenti sottili, dei movimenti di macchina che stringono le viscere, della lugubre fotografia di un mondo allucinato, degli oggetti vivi, prolungamento della follia e della malvagità umana. Il corto più appassionante, più emotivo, più duro e spietato di Svankmajer. Forse è l'unica sua opera che è riuscita a non prendermi solo di testa, in cui non solo la razionalità è stata appagata, ma dalla quale sono stato trascinato in'esperienza prima di tutto emotiva e ancestrale. Quindi in un certo senso la trovo l'opera più completa e geniale di S.
"Pit, pendulum and hope" è un altro viaggio marcato, con stile e unicità, dall'artista cinematografico Jan Svankmajer; qui, in questo cortometraggio dalla durata effettiva di poco meno di quindici minuti, lo spettatore sarà impegnato in un tormentoso e tetro percorso di sofferenza psicologica.
"Pit, pendulum and hope", durante la visione, come capita spesso, talaltro, con la regia in considerazione, si avvale di un silenzio raccapricciante che ha una propria anima "dialettica", o forse, un proprio linguaggio che sorvola il concetto e la praticità acustica; qui al massimo, per intenderci, basta un sospiro affannoso per generare il tutto in modo inquietante e funebre. Il corto di Svankmajer propone nella prima parte sequenze ed immagini di morte, le ambientazioni senza era temporale e spaziale sono il preludio della fine. Nella seconda parte, se così vogliamo dire, emergono figure sataniche che ingrandiscono ulteriormente l'apparato scenico della regia ceca. Il finale con le inquadrature in soggettiva, precedute da altre impostate su un velocissimo stacco di camera, infondono tanta inquietudine, siamo praticamente in un film dell'orrore! "Pit, pendulum and hope" si racchiude poi in un motto di massima desolazione di animo, siamo di fronte alla morte. Svankmajer, nel frangente, molto sensazionalistico mette in scena un inferno, oserei dire, "Dantesco" ove non esiste scampo. Più che metafore , in questo caso, è il visivo che circoscrive perentoriamente il tutto, interpretazioni spianate.
Ottimo cortometraggio, degno d'essere considerato uno dei migliori del cecoslovacco Svankmajer(e pubblicizzatelo un po', che diamine, il cinema non finisce con i soliti 3-4 grandi!). Si tratta di un'ottima trasposizione dell'opera di Poe in chiave ancora più tetra e pessimista(ribaltato è dunque il finale). Svankmajer dimostra di essere un artista indipendente, in grado di rendere benissimo le atmosfere delle opere letterarie dalle quali trae i propri film(Carroll, Sade, Poe, ecc...), pur senza rinunciare alla sua capacità di riadattarle alla sua maniera. Bellissime le immagini, azzeccato il bianco e nero. Molto angosciante fino alla fine...
Bellissimo. Una rappresentazione dell'opera di Poe tetrissima e angosciante. Un vero incubo diretto da Svankmajer. Visuale in soggettiva a dir poco inquietante. Un piccolo gioiellino.
Sarà che quando apprezzo particolarmente un racconto/libro, difficilmente faccio lo stesso con la sua trasposizione cinematografica, sarà che forse questa non è la migliore riuscita del grande Svankmajer oppure sarà che semplicemente non ho saputo capire ed apprezzare questo corto più di tanto...per cui il mio voto va appena oltre la sufficienza.
Questa volta la rivisitazione di un racconto di Poe da parte di Svankmajer è incredibilmente convincente. Le scelte del regista sono perfetta a partire dal bianco e nero fino all'uso di suoni e della soggettiva. Incredibilmente inquietante,claustrofobico ma soprattutto angosciante proprio come il racconto d'altronde. Il finale,però,non è lo stesso del racconto mi pare,anzi non è nemmeno tanto incoraggiante e speranzoso. Se ce ne fosse bisogno,Svankjmajer dimostra di essere un regista che ci sa fare indipendentemente dalle animazoni (che qui in pratica non ci sono tranne in una brevissima occasione).
Bellissima trasposizione de Il pozzo e il pendolo di Poe da parte di Svankmajer. Se la voce narrante appesantiva un po' il precedente corto La cadura della casa di Usher, qui il fattore dominante, soprattutto per quasi due terzi della durata, è un sonoro straordinario e una visuale in soggettiva che rende tangibile l'atmosfera da incubo del racconto di Poe.
Qui Svankmajer dirige un perfetto cortometraggio ricalcando di pari passo il terrificante racconto di E. A. Poe "Il Pozzo E Il Pendolo". B/n, riprese in soggettiva, assenza di musiche e dialoghi (e comunque niente animazione, tranne che per due brevi scene), rendono quest'opera un vero e proprio gioiello, alla pari del racconto cui prende ispirazione.
Ecco la stanza, il principio di tutto Nessun bel ritratto, solo lenzuola sui muri Ho visto le notti, piene di giochi cruenti e dolore E i corpi erano vivi, i corpi erano vivi.
15 minuti abissali, la liberazione dall'infernale macchina di tortura kafkiana è solo quella dell'anima, e quella luce finale del fuggitivo fuori dal tunnel è quella del cosmo interiore non del giorno.
Svankmajer, uno degli ultimi geni europei del cinema.
poe e svanmajer ancora uniti. non catalogabile come animazione, è uno dei pochissimi film del regista in cui la stop motion sia completamente abbandonata (ad eccezione forse di una scena). vero INCUBO, come d'altra parte era il racconto 'the pit and the pendulum', in cui l'attesa inesorabile della morte per mezzo di una lama a mezzaluna snervava più il lettore che la vittima di de torquemada. grande potenza visiva, assenza totale di musiche o dialoghi sostituiti dallo sferragliare della macchina di morte.