poetry regia di Chang-Dong Lee Corea del Sud 2010
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poetry (2010)

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locandina del film POETRY

Titolo Originale: SHI

RegiaChang-Dong Lee

InterpretiYoon Jeong-hee, Da-wit Lee, Yong-taek Kim

Durata: h 2.03
NazionalitàCorea del Sud 2010
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2011

•  Altri film di Chang-Dong Lee

Trama del film Poetry

Una storia profonda di una donna anziana in cerca della poesia nella sua vita. Oltre ad essere stata condannata alla malattia dell'Alzheimer, subisce un altro dilemma quando il nipote adolescente, che è sotto la sua cura, è risultato essere uno degli assalitori di una ragazza della sua scuola media che si è suicidata.

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Voto Visitatori:   8,15 / 10 (37 voti)8,15Grafico
Miglior sceneggiatura (Lee Chang-dong)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior sceneggiatura (Lee Chang-dong)
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Voti e commenti su Poetry, 37 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Thorondir  @  25/03/2023 00:06:41
   8 / 10
Lee Chand Dong è regista di umanità e dolore. Lo aveva già detto in modo duro ed emozionante in "Peppermint Candy" e "Oasis" (non sono ancora riuscito a vedere "Secret Sunshine") e lo conferma in questo Poetry. Nel racconto dell'anziana Yang c'è la storia di una donna che nella Corea maschilista e consumista, nella Corea dei palazzi tutti uguali, cerca la bellezza, il riflesso irripetibile del momento. Cerca di vedere - come suggerisce il maestro di scrittura poetica - la dove sembrerebbe non esserci nulla da vedere (perfino nel lavabo). La bellezza va cercata, carpita, assaporata. Ma va anche coltivata a 360 gradi nelle scelte del quotidiano: ed ecco che la nostra battagliera protagonista viene tratteggiata non come un idealtipo di perfezione umana e morale ma in quanto essere umano con tutte le sue debolezze e le sue istintività (rifiutare di dire alla figlia della malattia, chiedere i soldi all'anziano che accudiva). Una donna che in quanto donna sente suo il dolore della giovane Agnes, vittima dell'esatto opposto della bellezza: del sopruso, della mancanza di empatia, della negazione della bellezza. E a lei dedica la poesia e ciò che la poesia permette di fare: dare voce ai senza voce, costruire ponti tra questo e altri mondi.

cirus  @  27/07/2016 10:18:36
   9 / 10
Le tematiche e la rappresentazione dei drammi familiari è pertinente, efficace, attuale. La protagonista recita benissimo. Sì un po' lento ma vista la trama e gli argomenti non si può correre. Scarso commento sonoro, forse perchè a parlare sono appunto le immagini e di dialoghi mai banali. Un inno alla poesia compresa quella che traspare dal carattere dei personaggi.

sweetyy  @  07/07/2015 18:23:19
   8 / 10
Film sud-coreano di Chang-Dong Lee. Un dramma finemente sintonizzato su una donna anziana che decide di realizzare uno dei suoi sogni: scrivere una poesia. Bravissima la protagonista.

horror83  @  29/04/2014 10:41:56
   8 / 10
COMMENTO SPOILEROSO

Molto bello questo film della Corea del sud. (ho notato che, in Italia, arrivano più film della Corea del sud, che del resto dell'estremo oriente. Cioè ogni volta che trovo un film dove ci sono persone con gli occhi a mandorla, sono nel 80% dei casi della Corea del sud. Della Cina arrivano più che altro i film sulle arti marziali e quindi di combattimento, io un film romantico di produzione cinese non l'ho mai visto. Per quanto riguarda il Giappone arrivano i film (o serie) di animazione, e qualche film horror, per il resto pochissime altre cose. Chissà perché la maggior parte dei film sono della Corea del sud, boh! Mai capita questa cosa). Detto ciò, questo film mi è piaciuto molto, sia come trama, (anche se molto drammatico), sia come è stato girato. La protagonista è stata molto brava, e la doppiatrice mi è piaciuta molto. Quando guardo questi film, dell'estremo oriente, vedo anche le loro usanze (per es. anche in Corea del sud si usano le bacchette per mangiare, si sta seduti su dei cuscini con i tavolini bassi, hanno le case piccole, ecc., sono molto simili ai giapponesi e ai cinesi, anche se ovviamente hanno anche tante differenze. Ogni nazione è a sè. Anche la scrittura è simile ma non uguale.) Il film dura 2 ore, e a tratti è un po' lento, però non annoia perchè riesce a mantenere alta l'attenzione dello spettatore, e lo invoglia a vedere come andrà a finire. Le riprese nella casa di questa donna sono fatte molto bene perchè sembrava di essere lì in casa con lei, poi anche tutti i personaggi di contorno li ho trovati interpretati bene, cioè sono rimasta estasiata. La poesia finale è molto bella e commovente. Lo consiglio a chi gli piacciono i film dell'estremo oriente, perchè se non piacciono a priori è meglio lasciar perdere (magari non piacciono per il ritmo un pò lento, o perchè tutti gli attori sono asiatici, o per altri svariati motivi). Hanno un altro stile, o lo si ama o lo si odia. Io lo amo. (anche se non mi piacciono tutti i film, sarebbe inverosimile).
La Corea del sud ha fatto, e sta facendo, dei bei film, complimenti. Menomale che ci pensa il cinema ad unire un po' tutto il mondo, anche se quì, in Italia, ne arrivano ancora pochi di film di altre parti del mondo che non siano gli Stati Uniti d'america.

Ps: la poesia sta scomparendo. Un giorno non ci sarò più nessuno che scriverà poesie.

L'unica cosa che non ho capito è che fine fa la protagonista dopo aver scritto la poesia. Il fatto che abbia scritto la poesia alla ragazzina morta l'ho trovato bellissimo.

Pss: anche a me il ragazzino mi stava sulle scatole, e la fine che fa gli sta bene. in galera!!!!

topsecret  @  21/11/2012 10:35:35
   7 / 10
Premiato a Cannes come miglior sceneggiatura, POETRY racconta il tortuoso cammino di una donna anziana che tra la malattia degeneratrice, la lontananza della figlia e i guai di un nipote senza morale, trova rifugio nella poesia: un mondo di bellezza e virtù dove i sentimenti più alti possono prendere corpo e sostanza senza infangarsi con la dura realtà di una vita misera.
Una regia garbata, una protagonista di grande sensibilità e spessore, uniti ad una storia a tratti dura e non priva di retorica, ma molto interessante e coinvolgente, sono gli elementi di maggior spicco di questa pellicola emozionante e ben congeniata.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  18/10/2012 17:40:54
   6½ / 10
La dignità della sua stupenda protagonista che riesce a preservare malgrado le insidie di un mondo fin troppo materialista e gretto. E'ammirevole il lavoro fatto su questo personaggio catalizzatore dell'intera pellicola, ma personalmente ho trovato una lunghezza eccessiva della stessa. I tempi sono dilatati all'inverosimile e senza una tematica precisa molto forte come in quel capolavoro che era Oasis è una visione veramente difficile. Lo è stato almeno per me.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  29/05/2012 11:23:42
   7 / 10
La poesia come mezzo riparatore per rendere giustizia e chiedere perdono,espiando responsabilità alle quali ci si sente vincolati nonostante siano altri ad aver sbagliato.Una purificazione verbale dettata direttamente dal cuore e mossa da sentimenti talmente schietti da diventare fonte d'ispirazione potentissima per mettere nero su bianco i tanto agognati primi versi.E' ciò a cui ricorre la mite Mija,anziana signora che con il suo sentirsi in colpa evidenzia un gap generazionale profondo tra il suo modo d'intendere la vita e quello dell'apatico nipote.La sua visione quasi idilliaca del mondo circostante sintetizza bene un'innocente pervicacia nella ricerca della magnificenza, troppe volte offuscata da problemi e affanni quotidiani. Dall'indifferenza delle giovani generazioni abituate a vivere a stretto contatto con il "brutto" a un senso di coscienza che accorda l'umiliazione nel nome di imprescindibili principi morali.La poesia assume significato di eterna richiesta di perdono nel decorso di una malattia disumana che cancella l'intelletto.
Il primo componimento della novella poetessa sarà anche il commovente canto del cigno a celebrazione di una figura quasi fuori dal tempo,con la sua leggiadra eleganza sfoggiata sin dagli abiti indossati.
"Poetry" è un film interessante ma dalla messa in scena trattenuta,Lee Chang-Dong trova forza espressiva solo a tratti trascinante soffermandosi troppo su tedianti parentesi poetiche in un'insistenza del messaggio non sempre dovuta.Si nota un certa prolissità determinante tempi dilatati e una durata cui avrebbe fatto bene una condensazione maggiore.Di sicuro è vincente il ritratto di questa figura femminile ,emozionante soprattutto durante le sue peregrinazioni alla scoperta di luoghi e volti che possano condurre a motivazioni assolutamente incomprensibili per la sua anima pura.

il ciakkatore  @  24/05/2012 19:46:38
   6 / 10
Voti esagerati,se l'attrice fosse stata italiana o comunque non proveniente dal sol levante la media sarebbe molto più bassa

1 risposta al commento
Ultima risposta 24/05/2012 23.00.24
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento pompiere  @  09/03/2012 16:38:32
   10 / 10
Fermarsi ad ascoltare il suono del vento mentre accarezza le fronde degli alberi. Scoprire che una mela non è solo banale colore riflettente la luce, ma anche sostanza, gusto, odore. Proporsi al prossimo senza esitare, eliminando ogni inibizione e paura di scocciare, riscoprendo quel molesto approccio infantile un po' birichino e intraprendente che fa tanto arrabbiare i grandi. E poi far trascorrere il tempo. Tanto tempo. Per lasciar sedimentare quell'insieme di sensazioni che, prese singolarmente, danno le vertigini e ci lasciano confusi ma che, lasciate distendersi e spiegarsi, possono dare origine alla poesia; insieme di frasi, parole e metrica perfetti che sublimano l'interpretazione di una preziosa realtà.

"Poetry" chiede questo alla sua protagonista e allo spettatore. Perciò mettiamo da parte orologi, telefonini e touch screen, almeno per un paio d'ore. Accantoniamo i piaceri tattili e restiamo in ascolto della voce saggia e pertinente di Mija (la grandissima Yun Jeong-hie dal raro aspetto volubile), signora coreana 66-enne che soffre di formicolii al braccio e vuoti di memoria.
Toccante figura femminile, elegante nei modi e tenace come solo certi anziani sanno esserlo, Mija è scossa da un pianto di madre. Quella donna che fuori dall'ospedale frigna disperata per la perdita della giovane figlia che si è tolta improvvisamente la vita, rimane impressa nella memoria di Mija; riecheggia costante mentre assiste un signore emiplegico, mentre tenta di scambiare quattro chiacchere con i vicini, e quando prepara da mangiare per il catatonico nipote che abita in casa con lei, e lì parcheggiato da una madre troppo lontana e occupata.

Quello di Lee Chang-dong è un cinema che non indietreggia di fronte a nulla pur di ricercare l'obiettività delle azioni più vili e inammissibili. La realtà è penosa e sporca: compra il silenzio con i soldi dimenticando qualsiasi rimorso, e Mija ne assimila tutta l'angoscia e lo smarrimento.

La forza bruciante della scrittura è ammirevole, tanto che la sceneggiatura è stata giustamente premiata con la Palma d'Oro al Festival di Cannes del 2010. Al centro del racconto ci sono una chiusura e un isolamento che nascono dalla mancanza di rispetto, da un'educazione mai ricevuta (e che mai sarà concessa?). Riconoscere l'umanità intera nell'incosciente nipote rimbambito dalla televisione non è un gioco di società. La scelta prescrive un impegno etico ben preciso.
Notate come in Jongwook (Lee Da-wit), questo il nome del giovane liceale, sia presente tutta l'indolenza e la tracotanza di una generazione che non ha dimenticato solo la poesia, ma lava via con l'indifferenza qualsiasi senso di colpa. Una stirpe che non sa rinunciare al richiamo di un sms, che lascia a metà una partita di volàno, e si chiude in camera stordendosi con la musica a tutto volume.

Il processo narrativo vive e palpita di questa svolta morale: ogni dialogo viene centellinato, ogni sequenza perfettamente dosata nel suo bilanciamento tra parola e immagine. Un vero godimento. Una sorpresa dopo l'altra. In un'imperiosa occasione di felicità di realizzazione cinematografica talmente riservata che il pubblico potrebbe non percepire subito e in ogni caso sottostarvi con piacevolezza interiore.

È un mondo malvagio: i fiori rossi più belli sono artificiali, i frutti più buoni caduti a terra, e la morte è un lungo fiume tranquillo.

luxmea  @  08/10/2011 00:24:07
   6½ / 10
Film di un certo spessore,sicuramente non apprezzato da molti forse er la lentezza ......ma essa ci defe far leggere fra le righe della vita

trickortreat  @  12/09/2011 19:23:12
   9 / 10
Una storia bellissima raccontata con un'umanità disarmante. D'altro canto la Corea non ha bisogno di trovate facili per realizzare un dramma. Un ultimo applauso alla protagonista, tanto brava quanto bella. Meritava certamente più attenzione!

adrmb  @  23/08/2011 11:56:15
   8½ / 10
Bello. Potente.
Stupenda la storia di questa donna, giunta all'anzianità che bada al nipote, un'incognita per lei.
Stupenda anche la partecipazione della Poesia, che ho avvertito in questo film come un'Entità invisibile, abitante nel cuore di ogni uomo.
Mi è piaciuta l'immagine del film: questa donna, abituata a un mondo dolce e raffinato, in cerca della poesia delle cose, costantemente immersa nei tentativi di estrapolare la loro profondità d'un tratto entra nel mondo della superficialità del nipote totalmente disuguale a lei.
Infine meravigliosa

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Un difetto che ho trovato in questo film è:

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Un film magnifico, un vero gioiello, tuttavia non un capolavoro.
Peccato che in Italia sia sconosciuta questa rara bellezza di film...

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speXia  @  14/08/2011 15:04:58
   10 / 10
Dalla corea non puoi che aspettarti un capolavoro! Two Sisters,The Housemaid, Old Boy, The Host, Lady Vendetta, tantissimi film horror sono solo pochi film di questo fantastico paese!

franky83  @  22/06/2011 14:19:13
   6½ / 10
Per i miei gusti in questo film la lentezza prevale sulla poesia....film non per tutti

michela.muscio  @  02/06/2011 03:05:09
   10 / 10
Davvero toccante, emozionante.
Tutto è perfetto, dalla fotografia alla sceneggiatura.
Un autentico capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  27/05/2011 00:59:21
   8½ / 10
Può il sublime nascere dalla più profonda abiezione?
Può la bellezza sbocciare dal dolore ed essere più sfolgorante man mano che il dolore diviene più lancinante?
Può la parola sgorgare rigogliosa dalla progressiva invasione della malattia che più di ogni altra la nega, cioè l'Alzheimer?
Può coniugarsi l'armonia di un paesaggio ridente ai limiti dell'idilliaco con il tranquillo orrore delle nefandezze umane?
Può la poesia cambiare lo sguardo del mondo?
A tutte queste domande, tranne che all'ultima, Chang Dong-Lee risponde fermamente di sì.
Ma altrettanto risolutamente risponde di no all'ultima, cruciale, questione che sembra essere il centro di questa sua opera.
Sì, sembra. Perché in realtà il film descrive con lo stile aulico della poesia una vera e propria discesa agli inferi di tutti i suoi personaggi, il cui degrado morale e la cui assenza di dignità affiorano a galla con la stessa tranquillità e solennità con la quale il fiume trascina il cadavere della povera vittima della vicenda narrata, facendolo affiorare alla vista di tutti.
Lo sguardo di Dong-Lee è sensibile ma anche affilato come una sottilissima lama di rasoio e mi ha ricordato -sia pure con stili profondissimamente differenti- il miglior Chabrol, lo stesso Haneke o addirittura il Lynch di "Twin Peaks". Ad accomunarli la provincia, quella provincia tranquilla "nella quale non accade mai niente" ma dove meccanismi di omertà, ricatto, invidia e crudele cattiveria sono pronti a dispiegarsi in tutta la loro potenza malefica non appena quel "qualcosa" accade. Ed è proprio nell'amenità di un paesaggio pacificante, nell'apparente familiarità che si mostra ben presto come cordialità affettata, nell'apparente solidarismo che in realtà degrada in ricatto, nella forza del denaro come rimedio allo stato di necessità di chi lo riceve e che serve a scaricare comodamente le coscienze di chi lo offre, in tutto questo contesto la provincia e i suoi abitanti danno il peggio di sé, cioè di noi stessi.
Chi ha l'animo sufficientemente sensibile da saper ascoltare anche il lamento delle vittime non può che soccombere rifugiandosi nella funzione catartica della poesia, rimedio poco più che autoconsolatorio (masturbatorio?) e riservato a sempre meno persone. Per la maggioranza, infatti, non resta che l'aridità della realtà e l'avidità come compensazione di tutte le perdite, anche delle persone care.
In questa visione così pessimistica si consuma (o forse si stempera) il sacrificio dell'anziana protagonista (una straordinaria, immensa Yoon Jehong-hee: insieme a Michel Piccoli due grandissimi vecchi in grado di restituirci emozioni straripanti), una donna che riesce ad avvicinarsi al sublime poetico man mano che si allontana dalle parole e da un'esistenza dignitosa e tranquilla: sarà solo vivendo l'inferno fino in fondo che potrà toccare il paradiso creativo tanto invano inseguito nel corso della sua vita.
Sarà solo percorrendo fino in fondo il destino della vittima che potrà far rivivere se stessa e la povera piccola suicida.
Film non facile a causa del ritmo meravigliosamente lento e della scelta stilistica dichiaratamente minimalista del regista, sorretto da una straordinaria fotografia pastello che privilegia i verdi e i blu, con ricorsi frequenti all'instabilità della camera a spalla, con una sceneggiatura solida e classica e un'interpretazione stupefacente, non riesce a essere un capolavoro a causa della prolissità di alcuni dialoghi e soprattutto della debolezza della parte poetica "declamata": d'accordo che il regista abbia voluto metterci di fronte alla mediocrità di chi pensa di essere poeta senza però aver sofferto fino in fondo nel momento presente rispetto a chi invece partorirà della vera Poesia proprio perché quella sofferenza l'ha assunta fin nelle sue più estreme conseguenze, tuttavia la mia sensazione di fronte a tanta verbosità ostentata è stata francamente di fastidio.
Comunque ciò non inficia minimamente il valore di un'opera delicata e crudele che ci costringe a guardare nei nostri meandri più reconditi e bui senza ricorrere ad alcun "effetto speciale": la banalità del Male è così profonda da poter generare Poesia solo attraverso le sue vittime.
In tutto questo, dov'è Dio?
Anch'Egli, come la Poesia stessa, può al massimo aiutarci a una sublime catarsi ma non a salvarci.

3 risposte al commento
Ultima risposta 28/05/2011 15.00.24
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Clint Eastwood  @  16/05/2011 10:10:22
   7½ / 10
Il pregio se non il mistero del cinema orientale è quella facile rappresentazione di una banale quotidianità che alla fine riesce lo stesso a coinvolgerti. Un sentimento indecifrabile.
POETRY oltretutto offre una traccia originale, un personaggio autentico che deve e dovrà inevitabilmente fare delle scelte di cui non dovrà poi pentirsene. Un soggetto davvero poetico nel suo svolgimento e conclusione finale che non ti abbandona neppure dopo giorni dalla sua visione.

grillone  @  15/05/2011 18:01:28
   9 / 10
gran bel film

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Ultima risposta 15/06/2011 09.49.32
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Bertasa  @  13/05/2011 17:37:21
   10 / 10
La storia commovente e drammatica di una nonna volente o non volente costretta a badare al nipote.
La poesia è la sua passione e la possibilità di scriverne una il suo sogno.
Molto coinvolgente e riflessivo.
Scandaloso come la Corea del Sud riesca a sfornare simili capolavori e noi ci esaltiamo per qualche ridicolaggine di Moretti.
Arte!

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Ultima risposta 18/05/2011 12.35.04
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aiemmdv  @  01/05/2011 19:28:59
   8 / 10
Ecco a voi la magnifica storia di una donna piena di vita che sceglie la vita a prescindere da tutto.
Poetico e toccante come pochi è di sicuro uno dei migliori film usciti di recente nelle sale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  29/04/2011 16:44:16
   8 / 10
"Poesia" non nell'accezione aulica ma in quella più condivisibile. Poesia democratica e generosa, che sopravvive agli insegnamenti spocchiosi dei corsi a tema, alla televisione, alle barbarie, alla morte persino, ma non alla malattia (perché non c'è dolore più schifoso e sterile di quello del malato). Poesia che ritrovi in chi non ti saresti aspettato. Vedi l'ex operaio volgarotto con un buon senso assai più lungimirante di quei cretini dei genitori e con una vena di sincerità che fa arrossire il professoretto di scrittura.
Poetry però è soprattutto l'anziana protagonista (magnifica l'attrice), una creatura disadattata, ormai anacronistica, uno dei pochi residui della migliore umanità. Sconcertante la sordità inconsapevole e per questo ancor più becera degli "altri", la loro saccenteria mascherata da accondiscendenza (quella che si da' agli idioti e ai vecchi, per l'appunto). Visione nichilista dunque ma non del tutto.
Criticabile (ed è un peccato) la regia, tanto sensibile sul piano narrativo, quanto estenuante su quello rappresentativo. Vista la quantità delle tematiche trattate, Chang-Dong Lee ha pensato bene di gonfiare lo stile lento e "sfumato" del cinema coreano, rendendolo a tratti davvero seccante. Un approccio della cinepresa che va a cozzare con il senso della poesia stessa. Ma questo è soggettivo.

Delfina  @  27/04/2011 16:21:54
   7½ / 10
Film molto lento e dilatato, ottima regia e ottima sceneggiatura, un viaggio nelle spire della vecchiaia e dell'Alzheimer. Molto orientale, richiede pazienza per immergersi in una meditazione molto profonda sulle età della vita e sulla desolazione della vecchiaia.
Impressionante la protagonista, bravissima nel suo ruolo. Un certa pesantezza autoriale grava sul film, senza diminuirne però l'efficacia.

Invia una mail all'autore del commento kossarr  @  26/04/2011 04:38:17
   8½ / 10
Davvero un film imperdibile.
Ovviamente il solito ritmo molto lento orientale ma in questo caso non è mai stancante.
La storia scorre lineare, senza colpi di scena.
Ottima la regia e buona prova degli attori. Magnifici i paesaggi e la fotografia.
Non sono un estimatore folle della poesia ma questo film è arte.
Consigliato se amate i film orientali e la poesia.

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2 risposte al commento
Ultima risposta 02/06/2011 18.33.22
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katherine  @  25/04/2011 15:29:11
   8 / 10
Un grande film. Chang-Dong Lee,con toni misurati e poetici,con la lentezza propria di molti film orientali,con la toccante sensibilità interpretativa della protagonista,Yoon Jeong-hee, ci parla della malinconia della vita e della poesia,che ci permette di "vedere" e non solo di "guardare" quello che ci circonda e sublimarlo con uno sguardo interiore. Così fa Mya,alla ricerca della bellezza nelle piccole cose,capace di distaccarsi dalla realtà della sua malattia,per cercare nuove aperture della mente. E quando la tragica fine di una studentessa,suicidatasi dopo uno stupro collettivo al quale ha partecipato anche il nipote che vive con lei,la costringerà a prendere una decisione irrevocabile,sarà sempre la sua grazia dolente ad accompagnarci fino all'epilogo.

Frank Kaufner  @  25/04/2011 13:02:34
   8 / 10
Poetico, mi è piaciuto!

Bartebly  @  24/04/2011 12:00:38
   10 / 10
Che dire? Il cinema che sa raccontare storie così è il cinema che sopravvive con forza alle volgari regole commerciali, alla retorica, al sentimentalismo fine a se stesso. Bellissimo film, non può lasciare indifferenti e se lo fa, be' non è certo colpa del film. Che meraviglia!!

Laisa  @  23/04/2011 02:29:37
   9 / 10
uno di quei pochi film che alla fine ti lascia qualcosa... in questo deserto dei Tartari!!!!!

TheLegend  @  22/04/2011 15:19:29
   6½ / 10
Film profondo e poetico come il suo titolo ma a tratti troppo lento e noioso.
Alla fine dei conti non mi ha emozionato come mi aspettavo.
Peccato perchè questo stesso regista mi aveva pienamente convinto con il suo precedente "Secret sunshine",che reputo di molto superiore.

gianien  @  22/04/2011 14:59:06
   5 / 10
film noioso e soporifero da vedere solo si ci si emoziona e si dichiarano capolavori i tagli nelle tele di Lucio Fontana.
chi vuole divertirsi e edere un bel film che ti lacia dentro una storia e meglio che spenda i soldi altrove anche se oggi film belli da vedere sono pochissimi

4 risposte al commento
Ultima risposta 24/04/2011 12.14.43
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Tuonato  @  13/04/2011 17:38:43
   7½ / 10
"Poesia" potrebbe far pensare ad un titolo presuntuoso, se Chang-dong volesse mostrarci la vera poesia attraverso la sua opera. Ma che boria! E invece no, è stato scelto per contrasto - ruvidissimo - in opposizione alla storia di violenza e di morte di cui ci parla. La poesia è centrale, vero, Mija proprio quando inizia a far cadere le parole a causa del suo Alzheimer si iscrive ad un corso di poesia per poterle invece catturare e imprimere indelebilmente (contrasto numero due) e, successivamente, partecipa a delle sessioni di letture di poesie durante le quali conosce un poliziotto reietto che - malgrado dimostri a più riprese la sua frivolezza - la aiuterà a compiere quel che deve essere compiuto senza compromessi (contrasto numero tre) , a liberarle finalmente il cuore.
Cuore che, finché oppresso da un peso d'ingiustizia insostenibile, non permette a Mija di vedere le cose, di vederle realmente, di vedere dentro e attraverso esse. Di avere l'ispirazione poetica. Mano a mano che in lei prenderà coscienza il riscatto morale dovuto, il salatissimo conto - i 30 mln di won accordati per sistemare la questione sono niente a paragone - che deve necessariamente essere versato nei confronti della ragazza, il cuore di Mija si alleggerirà e le permetterà - finalmente aperto - di afferrare quelle parole che non vedeva, di completare il lavoro assegnatole componendo una struggente lettera d'amore per quella ragazza vittima di soprusi reiterati, quella ragazza alla quale l'amore è stato negato per sempre.

E' un film che parla di scelte difficili, impopolari, incomprensibili per la società in cui viviamo. Di quanta poesia in realtà ci sia dietro il senso di giustizia.


Miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2010.

suzuki71  @  12/04/2011 10:28:42
   9½ / 10
Uno straordinario film d'amore con la protagonista che non si può dimenticare, ma come un archetipo dentro di noi insinua che la vita ha i ritmi della bellezza e della poesia, qualsiasi cosa succeda lì fuori. E' un film sublime, con una magnifica dicotomia tra i dialoghi normali del senso comune e la sensibilità che mal si abitua al mondo intorno (le scene dei 6 genitori sono bellissime), rivelando la volgarità del "pensare normale". Sceneggiatura stupenda ("sono stata in ospedale e ho fatto tardi" a una distratta cassiera), questo film è come mille pennelli di luce e colori.

mark0  @  12/04/2011 08:08:55
   10 / 10
Un film profondo e intenso che emoziona come pochi, la protagonista è sublime. Onestamente mi ha lasciato senza parole nonostante non sia il mio genere. È davvero un capolavoro…

lupostorto  @  11/04/2011 21:37:35
   3 / 10
Ma che roba è....daiiiii...che noia...Sconsigliatissimo

16 risposte al commento
Ultima risposta 24/04/2011 19.10.03
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annibalo  @  02/04/2011 16:43:53
   9 / 10
iltempo scorre e in sala c'è un silenzio metafisico,bellissimo il film e drammatico ma terapeutico

2 risposte al commento
Ultima risposta 21/05/2011 19.04.54
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paolomagna  @  01/04/2011 12:45:17
   10 / 10
IN OGNUNO DI VOI C'E' LA POESIA.LA POESIA CHE E' INTRAPPOLATA NEL VOSTRO CUORE DEVE PRENDERE IL VOLO.....
Davvero un film splendido con titne fortissime e dove le storie ti colpiscono l'anima...un film sconvolgente per la grandissima tensione che ti suscita....io sono uscito dalla sala sconvolto e commosso...davvero un grandissimo plauso a Dong Lee che per me ripeto ha fatto un capolavoro. Yoon Jeong-hee,è un personaggio che ti lascia a bocca aperta per l'intensita che ti trasmette...il suo dolore lo senti tuo la sua poesia dell'anima ti arriva come un pugno in faccia la sua dolcezza ti lascia senza parole.....ti sconvolge il suo essere sempre positiva a tutti gli avvenimenti che gli capitano a tutte le notizie sconvolgenti che deve affrontare come quella del nipote e la sua malattia, grandissima prova attoriale.Un film davvero splendido credetemi.Il fiml ha dei grandi punti di interesse come per esempio il grande valore dato alla vita e al fatto di viverla normalmente anche di fronte a delle malattie terribili, il grandissimo valore dato all'amore in ogni sua forma.
Insomma un film che piu o meno dura due ore ma che non ti annoia mai anzi vorresti che non finisse mai e proprio il finale è la forza del film a mio parere.
Proprio alla fine ogni personaggio deve per forza fare i conti con se stesso e con le proprie colpe e deve accettare il proprio destino senza opporvi piu....si puo scappare una vita dalle proprie responsabilità ma si arriva ad un momento che ci troviamo di fronte ad un muro e ci dobbiamo voltare e affrontare tutto.Un intensità straordinaria.
Da non perdere assolutamente credetemi.

R-Green  @  01/04/2011 00:02:41
   9 / 10
Commovente, profondo e poetico. La delicatezza e la sensibilità messa a confronto con l'amarezza di una società agonizzante. Una potenza emotiva che mi ha sinceramente commosso.

Ciaby  @  30/12/2010 20:50:57
   10 / 10
Mi-Ja è una vispa signora sulla soglia dei settant'anni che convive con il nipote adolescente e turbolento. La sua vita scorre tranquilla, lavorando come badante part time, fino a che non scopre una cosa agghiacciante: il nipote, con un gruppo di amici, ha spinto al suicidio una coetanea. Ma la donna deve affrontare un altro male che l'affligge: l'alzheimer. Sarà grazie alla poesia, che la protagonista riuscirà a vedere il lato bello delle cose e a reagire contro la sua sofferenza.

Dolente, spiazzante, splendido. Torna Lee Chang-Dong, dopo lo straordinario "Secret Sunshine" di qualche anno fa, e dopo aver ancor prima sconvolto Venezia per la bellezza sublime di quello che resta il suo capolavoro, "Oasis" (2003). "Poetry" diventa il nuovo punto di non ritorno della sua filmografia, poco profilica, ma praticamente composta solo da grandissimi film, presentato al Festival Di Cannes 2010, il film presenta tutti gli elementi tipici del suo cinema: la potenza dell'amore e della memoria, la forza nell'agire, nel vivere, il desiderio per la normalità sia fisica che quotidiana e il desiderio di essere desiderati (come l'handicappata di "Oasis", anche l'anziano signore affetto da demenza senile vorrebbe fare l'amore un'ultima volta prima di morire) , quando si è ritagliati fuori dalla società.

Ne esce un acquerello che non ha nulla della disperazione esasperata di "Secret Sunshine", pronto a puntare il dito contro la baroccheggiante retorica cattolica e contro l'arroganza del genere umano. Se quello era un film dove cadeva il puro e crudo nichilismo del regista coreano, in "Poetry" aleggia un senso di efferato ottimismo nella seppur devastante tragedia, sottolineato dal comportamento della protagonista, incarnata da una sublime Jeong-hie Yun che come tutte le attrici di lee Chang-Dong è straordinaria ed eclettica nella recitazione, sofferta quanto autoironica, capace di sorridere o piangere a dirotto, diventa un'evoluzione della donna martire di Dong, dopo lo spietato e disperato ritratto della protagonista di "Secret Sunsine" o la delicatezza e l'umanità nel descrivere una protagonista non facile come in "Oasis": è una donna pronta a tutto, capace di essere subdola, romantica, di arrossire. Mi-Ja è umana ai massimi termini e per questo commuove.

Così come non c'è da meravigliarsi se

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER e che

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Il film segue una pista nota, proprio perchè neorealista: Studia le tattiche per entrare nel cuore di chi vede, senza cercare lacrime. Manca il commento musicale, manca retorica, manca esasperata visione poetica (nonostante il film sia incentrato proprio sulla poesia come strumento di fuga), proprio perchè è così che deve andare.

E la genialità di Dong, in queste due ore e venti di film, si palesa soprattutto negli ultimi, straordinari ,venti minuti: dove i personaggi devono fare i conti con la realtà e accettare il loro destino, senza più lottare. Perchè è inutile. Tanto vale esprimersi allora. Immedesimarsi nella natura stessa del proprio dolore per ucciderlo, chiudendo con un pianosequenza da mozzare il fiato, uno dei film più suggestivi e riusciti di quest'annata. Non perdetelo.

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