reality regia di Matteo Garrone Italia 2012
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reality (2012)

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locandina del film REALITY

Titolo Originale: REALITY

RegiaMatteo Garrone

InterpretiAniello Arena, Loredana Simioli, Claudia Gerini, Ciro Petrone, Nunzia Schiano, Nando Paone, Graziella Marina, Paola Minaccioni, Rosaria D'Urso, Giuseppina Cervizzi, Vincenzo Riccio, Salvatore Misticone

Durata: h 1.55
NazionalitàItalia 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2012

•  Altri film di Matteo Garrone

Trama del film Reality

Luciano è un pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia facendo piccole truffe insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti. Un giorno, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel "Grande Fratello". Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.

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Voto Visitatori:   7,30 / 10 (104 voti)7,30Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Migliore direttore della fotografia (Marco Onorato)Migliore truccatore (Dalia Colli)Migliore acconciatore (Daniela Tartari)
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore direttore della fotografia (Marco Onorato), Migliore truccatore (Dalia Colli), Migliore acconciatore (Daniela Tartari)
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Voti e commenti su Reality, 104 opinioni inserite

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maitton  @  08/10/2012 12:41:49
   6½ / 10
c'e' un cambiamento notevole rispetto a gomorra.
gli eventi si susseguono in modo piu'cinematorgrafico e meno documentaristico, facendo forza soprattutto sulla grande teatralita' dei personaggi e delle ambientazioni.
molto piu'lineare e basato su protagonisti assoluti, reality ha un suo schema ben definito.
ci sono diverse cose buone, ad esempio il pianosequenza iniziale che reputo di alto livello, che riprende nell'occasione una realta'molto diffusa nel napoletano, il matrimonio sfarzoso.
e ancora, le scene con la truffa del "robottino", molto ben fatte e analizzate nei dettagli. ulteriore dimostrazione che e'proprio lo svolgimento realistico delle vicende a rappresentare il punto di forza di questo regista, sempre molto dettagliato, preciso, praticamente impeccabile.
dei suoi film e'quasi sempre questo che resta impresso con maggior forza, un realismo puro e genuino, curato con un'attenzione quasi maniacale.

di contro, il film ha un problema di tempistica non indifferente.

e', a mio giudizio, un film che arriva tardi. forse, fin troppo.
ecco perche'resta un buon film ma nulla di veramente eccezionale o innovativo.
una volta conclusosi, lascia un senso di amarezza quasi inevitabile, ma che passa subito, forse troppo in fretta.
e'un film che merita, che va visto ed apprezzato per diversi motivi.
ma ripeto, arriva tardi. col risultato di togliere molto all'impatto che vorrebbe avere nonche' di escludere quasi del tutto quell' effetto shock sullo spettatore.
non so se in generale sia un motivo valido per non ritenerlo un grande film, ma per la tematica trattata personalmente lo e'stato.
rimane un buon film, di uno dei migliori registi nostrani, fosse stato girato 10 anni fa, questo film sarebbe stato un piccolo capolavoro.

lampard8  @  08/10/2012 01:13:40
   9 / 10
SPOILER PRESENTI

Masterpièce. Garrone gira un film perfetto, duro e diretto con maestria e bravura da regista d'altri tempi.
Memorabile il pianosequenza iniziale e eccellenti i primi 10-15 minuti, veramente da grandissimo.
La storia di Luciano è una storia comune, una storia di un uomo che si crede un Superuomo di Nietzchiana memoria, un deux ex machina, una divinità, un personaggio fortissimo come ama definirsi lui.
La sua stessa spocchia, esuberanza e superbia lo trasporterà in un vortice senza fine, risucchiato come in un tornado e lo porterà, all'inesorabile, inevitabile tracollo annunciato.
E'una storia di un uomo qualunque, un prodotto della generazione reality, in cui non conta più essere, non conta la sostanza, ma conta solo l'apparire.
Garrone ha colto nel segno più profondo, e questo film sarà di monito per molti che nei prossimi anni decideranno di fare le selezioni al reality più fatiscente e finto della tv italiota.

Meditate gente, meditate.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  07/10/2012 23:50:02
   8 / 10
Il giudizio su di un film di Garrone è quasi sempre un giudizio di gusto. Sì perché i suoi film sono caratterizzati da un determinato stile, tipico della sua produzione, il quale può piacere o non piacere. Soprattutto da questo dipende il giudizio complessivo sui suoi film.
E' uno stile composto più che altro da lunghissimi piani sequenza e dalla presenza ossessiva della macchina da presa a ridosso dei personaggi. Di conseguenza il punto di vista non è quasi mai statico o onnicomprensivo, ma sempre mosso, instabile e decentrato. Le scene non vengono quindi quasi mai viste con agio da un punto fermo di comoda osservazione come in un teatro (lo stile di Garrone è uno dei più anti-teatrali attualmente in circolazione) e per questo lo spettatore può provare disagio e "rifiuto". Inoltre la visuale ingigantente dei particolari può disorientare chi guarda. Si tratta di un modo di vedere e rappresentare le cose piuttosto eccentrico, per questo a molti non piace.
Però sta proprio in questo modo particolare di osservare il reale la forza dei suoi film. Come ci hanno insegnato "I viaggi di Gulliver" di Swift, vedere ingigantiti particolari in genere molto piccoli (come la pelle umana ad esempio) ha un effetto è a dir poco scioccante, da quanto appare rivoltante e brutto il normale, se visto da molto vicino. Lo stesso effetto lo fanno i film di Garrone, i quali non fanno altro che farci vedere in dettaglio molto ravvicinato il reale. L'umanità normale e quotidiana vista da vicinissimo, senza nessun filtro, è qualcosa che può facilmente schifare e impressionare per la sua bruttezza, o almeno per la sua marcata imperfezione.
Garrone quindi non ha paura di entrare nel mondo popolano napoletano, di farcelo vedere in maniera iperreale, ingrandendo a dismisura i suoi particolari altrimenti innosservati, le faccie vecchie o sdentate, i corpi sformati e i modi di fare molto esteriori ed esibizionisti. Il mondo dei bassi di Napoli, a differenza di quello di Scampia, è però visto con un pochino più di affetto e con una tenera ironia di stampo quasi felliniano.
L'oggetto del film è però il fatto che questo mondo popolare non ha più una sua cultura autonoma, viva e produttiva, o almeno questa è stata soppiantata dalla cultura di massa proveniente dal luccicante mondo del consumismo con le sue sirene. Ai quartieri popolari fa da pendant il centro commerciale, alla comunità di persona la televisione, ai giochi di strada l'acquafun. Nella cultura cosiddetta "popolare" adesso fa da padrone il mercato dei sogni da tre soldi, imbonitore e addormentatore di coscienze.
La sua presa è garantita soprattutto da una sottile strategia di contagio, che parte dai bambini (la parte più debole e impressionabile) e su su fino ai grandi. Certo Luciano perde la testa ma in realtà tutti all'inizio lo hanno spinto a cadere nel baratro, tutti sono responsabili, nessuno si salva. Il finale ci fa vedere che la presunta conversione religiosa era solo di facciata, come pure che la carità non serve a niente (vedi Viridiana di Bunuel).
La percezione distorta del reale di Luciano è rappresentata da un'originale soluzione visiva fatta di immagini a sfondo sfocato, i quali mettono in dubbio che quello che è visto sia effettivamente reale. Il finale ci lascia proprio con questo dilemma e forse con la consapevolezza che il recinto chiuso ed eterodiretto in cui vivono i partecipanti al Grande Fratello non è altro che la nostra realtà quotidiana.
"Reality" quindi rovescia i termini in cui vengono normalmente rappresentati gli spettacoli televisivi omonimi. Non è il fittizio che cerca di imitare o rappresentare il reale, ma è nel reale effettivo che si cerca in tutti i modi di riprodurre e imitare ciò che si vede in televisione.

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Ultima risposta 13/10/2012 11.24.52
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Gruppo COLLABORATORI peter-ray  @  07/10/2012 22:39:23
   7½ / 10
Film se non altro interessante.

Nel mostrare l'effimera illusione di un Reality Show mette a nudo la dura realtà della vita quotidiana di una popolazione come fosse lo spettatore in sala l'occhio del GF.

Film amareggiante, ma che merita di essere visto.

Bravo Garrone

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  05/10/2012 11:36:38
   8 / 10
Anche Garrone è rimasto sedotto dal fascino della Napoli popolare, così eccessiva e barocca senza sovrastruttora da poter essere fastidiosa, invadente ma tremendamente vera.

E non è un caso se anche Garrone si inserisce in quel filone di registi non napoletani che si sono innamorati di una realtà a prima vista respingente ma che dietro un'attenta osservazione si rivela essere un laboratorio delle misfatte e delle degenerazioni della nostra società.
E se Nanny Loy ha utilizzato quella napoletanità per giocare sul grottesco così come la Wertmuller, Garrone la utilizza per raccontarci una realtà adottando addirittura uno stile documentaristico.
Se in Gomorra ci veniva raccontata la realtà criminale campana, in Reality di tutto questo non c'è nulla (Deo gratias!) ma ci sono quegli stessi personaggi quasi che il racconto sulla camorra delle vele si fosse spostato in altri appartamenti dove vivono persone "normali" che vivono di espedienti o portando avanti attività commerciali zoppicanti.

Garrone non sbaglia un colpo nel rappresentare questa realtà a cominciare dalla splendida rappresentazione del matrimonio iniziale che è l'apoteosi del sogno del "popolino" che utilizza quell'occasione per ricreare situazioniche viaggiano tra il divismo e la nobiltà in un trionfo chic che è assolutamente reale.

Quella grande comunità umana e promiscua che vede il vivere tutti nello stesso palazzo e l'aiutarsi a vicenda si scontra con l'ingnoranza e il desiderio di apparire a tutti i costi che porta la famiglia e la comunità a non essere d'aiuto nel protagonista ma addirittura ad alimentare la sua ossessione.
Senza esagerazioni di sorta, senza eccessivo manierismo, Garrone crea un film contenutisticamente quasi perfetto che sconta solo alcune cadute di ritmo.

Prova convincente sebbene sia costruito sulla falsariga stilistica di Gomorra e non proponga nulla di nuovo a riguardo.
Altra nota positiva è l'evitare di fare la solita denuncia sulla volgarità televisiva, si evitano inutili didascalismi , bastano le immagini del Grande Fratello per raccontare una realtà, non c'è bisogno di altro.

La visione di Reality è propedeutica a Gomorra poichè si può facilmente intuire per quale ragione la camorra non abbia difficoltà a procurarsi nuove reclute in un contesto cosi facilmente manipolabile.
Infine ottime le prove degli attori presi in prestito dal teatro e dal cabaret napoletano a cui è data molta libertà di improvvisare e questo, unito alla telecamare a mano, aumenta l'effetto documentaristico e la spontanietà-

paride_86  @  04/10/2012 14:15:53
   6½ / 10
Storia di Luciano, pescivendolo vidiota ossessionato dal Grande Fratello.
Il film di Matteo Garrone illustra con ironia e sarcasmo l'influenza di una certa tv sul pubblico meno agiato e più tele-dipendente, disegnando una satira sulla napoletanità che a tratti fa sorridere e in altri momenti evoca fastidio e disgusto.
Il film gira intorno a tutto ciò per quasi due ore e, alla lunga, stanca un po': alcune cose si potevano tranquillamente tagliare.
Nel complesso è un'opera carina, ma certamente sopravvalutata a Cannes.

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Ultima risposta 05/10/2012 09.04.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  03/10/2012 14:05:51
   8 / 10
Sezione orizzontale di una Società verticale.

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Ultima risposta 10/10/2012 08.46.07
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Invia una mail all'autore del commento cupido78  @  02/10/2012 18:40:02
   8 / 10
di respiro internazionale e per niente televisivo. Il pretesto GF serve per narrare un'esistenza vuota, aggrappata all'illusione che i soldi e la popolarità possano fare di te la persona speciale che hai sempre voluto essere. Noi italiani(e non solo!) messi a nudo, davanti allo specchio.

gandyovo  @  02/10/2012 16:31:50
   7 / 10
film bello, non bellissimo. Fotografia, regia, interpretazioni piu che convincenti. Sceneggiatura che dopo un inizio scoppiettante, si incarta un po'. Speriamo faccia riflettere coloro che stanno in fila per l'aifon, etc.

CosmicVasco  @  02/10/2012 12:27:54
   7 / 10
Vale i soldi del biglietto,bel film che non delude...chissà se esce sub. ita

1 risposta al commento
Ultima risposta 04/10/2012 01.31.26
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MidnightMikko  @  02/10/2012 11:07:28
   9 / 10
I film di Garrone sono sempre una vera e propria esperienza da assaporare fino in fondo. Le sue opere meritano sempre di essere viste, se non per il tema almeno per la superba tecnica del regista.
Chi si aspetta(va) Gomorra parte seconda può (poteva) restare fuori dal cinema, come chi da Primo Amore si aspettava L'Imbalsamatore la vendetta.
Reality ha in comune con Gomorra il realisticamente spietato ritratto di un'Italia (la vanitosa ed esagerata Napoli, come l'Andreotti di Sorrentino, è solo il simbolo più estroverso di un comportamento comune in tutto il paese) che vive perennemente sulla sottile linea, sempre più sfocata (come le persone che circondano il nostro Luciano) che divide la realtà dalla finzione.
Orgasmici e vorticosi piani sequenza, panoramiche, pulsanti primi piani raccontano la vita di Luciano, un uomo che (al sud come al nord) tira a campare fin quando non è convinto di aver trovato la gallina dalle uova d'oro: un provino per partecipare al Grande Fratello.
Immagini fortissime, la finzione (che vive nella testa dei personaggi) divora la realtà e la risputa sotto forma di degrado delle case vecchie con i muri incrostati, le stanze minuscole e le cucine povere.
Reality: la realtà finzione o la finzione che diventa realtà? Cercate la risposta nel film, sempre che ci riusciate...

gianni1969  @  01/10/2012 12:52:46
   8½ / 10
rappresentazione risaputa di un italia che affoga nello star system,ma girata davvero in modo impeccabile. garrone si conferma un grande regista

marcodinamo  @  01/10/2012 11:51:12
   5½ / 10
Molto deludente.

Manticora  @  30/09/2012 20:00:42
   10 / 10
Garrone assieme a Sorrentino è attualmente uno dei migliori registi italiani contemporanei, con una sensibilità originale e iconoclasta che trasuda in tutti i suoi film, nel cercare la "storia" non a discapito dei contenuti, ma soprattutto la capacità di reinventare storie attuali, che smascherano la nostra società. Reality è un capolavoro, dove Gomorra reiterava il clichè della malavita, trasformandolo in qualcosa di terribilmente reale e soprattutto desolante, in questo Garrone mette a fuoco la macchina dello spettacolo, l'italietta pedisequa, ignorante e berciante, in cui perfino chi non vuole diventare famoso, si lascia ipnotizzare dalla mediocrità dello spettacolo. Un mondo dove non BISOGNA ESSERE SE STESSI, ma scegliersi un ruolo, che sia INTERESSANTE PER IL PUBBLICO, perchè siamo noi mentecatti davanti allo schermo a (credere) di comandare, attraverso i nostri(finti) gusti. Mentre la macchina del reality usa i suoi stereotipi per raggirare tutto e tutti e trasformare tutto in PRODOTTO MASSIFICATO DECEREBRATO e soprattutto INUTILE. Fà specie la storia con Luciano, un Aniello Arenà strepitoso, maschera tragicomica, complice della sua fissazione, popolano autentico, piegato dal desiderio del REALITY. Essere famoso per 5 minuti: Warhol docet, ma per chi? Le veline, i coatti, gli pseudointelletuali, i ricottari da bar, la MASSA belante e pecoreccia, che sà a malapena leggere, si schianta con il SUV o la Mini, mangia fast, e (non) pensa, perchè la Tv è il loro cervello. Insomma tutto questo è quello che siamo, non tutti spero fortunatamente. Sono rimasto sorpreso dallo svolgimento della trama, perchè pensavo che Garrone avesse scelto una strada interessante ma semplice, invece il suo contraltare ha la forza di far riflettere, sul GF, la TV, le star televisive, costruendo una commedia nera, che agita la coscienza collettiva, sperando che faccia riflettere. Finale superbo, per me non era pensabile, ma è la quadratura del cerchio,

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sorprende la Gerini in versione Marcuzzi.

Podo  @  30/09/2012 13:18:34
   8 / 10
Uno spaccato dell'Italia degli ultimi 20 anni dominati dall'edonismo consumusta e dal grande pifferaio.
Masse dal cervello lavato elevano ad eroi di successo idioti palestrati e ragazze disposte atutto per apparire.

l'unico difetto di questo film é che non aggiunge nulla di nuovo; le macerie etiche, culturali ed economiche lasciate da questo periodo terribile sono evidenti a tutti.
A tutti quelli che possono vederle; s'intende!

buona notte e buona fortuna.

jiko  @  30/09/2012 12:23:35
   9 / 10
Magnifico, da vedere e rivedere, un film davvero riuscito. Un ritratto lucido ed efficace di un popolo ormai "anestetizzato" dalla tv, che non sa più distinguere i reality dalla realtà, privo di ogni capacità di giudizio autonomo e di riferimenti culturali. Un film sospeso tra le atmosfere teatrali alla Eduardo De Filippo e qualche voluta citazione al cinema di Fellini , con un cast strepitoso di attori professionisti e non, alcuni scelti dalla strada e straordinari nella loro interpretazione.

deliver  @  30/09/2012 11:40:46
   5 / 10
Conosco benissimo Matteo Garrone e sono sempre stato uno dei suoi estimatori della prima ora: ho apprezzato tantissimo l'Imbalsamatore e Primo Amore, pellicole squisite e che si calano nella psiche umana con l'imperativo di sondarel'insondabile: il mostruoso che c'è in noi. Poi arriva Gomorra, adattamento di un romanzo. Poi arriva questo Reality, grande attesa per nulla ripagata.
Reality è un film in primo luogo "gomorrico" (di nuovo il dialetto sottotitolato) e in secondo una variazione dapprima sul cinema di Vittorio De Sica e poi, fino all'epilogo, una "fellinata" bella e buona. Soprattutto il finale è pura maniera alla Fellini.
Manca la personalità, manca l'incisività che Garrone aveva dimostrato nei primi film, quella voglia di occuparsi di personaggi borderline e di storie marginali..
E poi diciamocela tutta, questo filmsul Grande Fratello arriva oggi, a fenomeno esaurito. Museale e citazionista.

The Legend  @  30/09/2012 11:34:39
   7½ / 10
Una splendida fotografia delle ossessioni individuali e collettive che ci circondano, in un mondo dove la meritocrazia deve lasciare (quasi) sempre il passo alla fortuna e all'apparire ad ogni costo.

Aniello Arena è strepitoso e non esagera chi prima di me ci ha visto i tratti del miglior Troisi d'epoca.

La scena iniziale del matrimonio cafone è, poi, un piccolo cult.

Qualche difetto : la truffa dei robottini è inutilmente laboriosa, ma soprattutto delude il finale troppo all' "acqua di rose"

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

slint  @  30/09/2012 11:11:24
   7 / 10
Bel film,merita il prezzo del biglietto.
Ma Gomorra rimane un'altro pianeta.

baghiero  @  29/09/2012 18:27:54
   10 / 10
Ottimo Garrone,bravi gli attori. Il film è un capolavoro che incolla lo spettatore dalla prima all' ultima scena. Musiche e regia da Oscar

jani86  @  29/09/2012 13:27:56
   5 / 10
Lento, lento e ancora lento.
Si spera che il film esploda ed invece va a calare fino alla fine.
I cliché sulla "napoletanità" non bastano. I dialoghi sono approssimativi.
A mio giudizio Garrone non riesce nemmeno a rendere bene l'unica cosa che vuole trasmettere: la follia del protagonista (anche per colpa della mediocrità dell'attore).

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

arturo  @  29/09/2012 13:11:04
   6½ / 10
sfolgorante nella messa in scena e nello stile registico, ottimamente recitato, il film ha il suo limite nella sceneggiatura dal fiato corto, che parte in tromba ed incanta fino a metà del suo percorso, per poi imballarsi come un quattrocentista in acido lattico, incantandosi come un disco rotto su un'unica nota (la follia del protagonista), ribadita pedantemente fino alla noia. 8 per la prima parte, 5 per la seconda, (più mezzo punto per il bellissimo finale).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/09/2012 01:50:14
   8½ / 10
E' uno spaccato sociale, come e più di Gomorra. Sorpresi? Per l'epilogo ognuno (no niente spoiler) ognuno trarrà le sue conseguenze, ma è come se questa voglia di appartenenza glamour non ci appartenesse. I luoghi comuni, i clichè diventano arte, ma non è il cinema italiano che invecchia. Credo si tratti di un'umanissima rappresentazione di una società italiana ancorata al dopoguerra. Da lì non abbiamo fatto un passo avanti. Dai tempi di Bellissima o Lo sceicco bianco, da quelli del Bidone e del Giudizio Universale, con l'estrema unzione (rinuncia) atta a ricarburare lo spirito anzichè il materialismo greve dell'Immagine (immaginaria?). E' un rituale chiassoso, così Felliniano, quello che circonda Luciano, la sua sorprendente ingenuità/stupidità, l'apparenza popolare da Uomo del giorno in costante attesa di una fortuna che chiama in causa, come nell'ultimo Ciprì, il consenso di massa, perfino la Cristianizzazione claudicante e imperativa del microcosmo televisivo. "Lui ci guarda" sembra indicarci il film, e non sappiamo più se pensare a Orwell, alla Divinità o a qualche odioso agente del fisco. Poteva dirci di più questo magnifico film di Garrone? Non credo. Alla fine siamo tutti prigionieri - che paradosso, pensando ad Aniello, alla sua libera uscita da cittadino "civile" - incapsulati in uno spazio cosmico, come in un film di fantascienza, dove regna l'imbecillità sovrana dello spazio chiuso televisivo. "Tutto così vecchio" si dirà alla fine. Verissimo. E illuminato, si fa per dire, dalla speranza di una modernità che si esaurisce nella lista della spesa di un centro commerciale, in una serata in discoteca, in un matrimonio foriero di glamour e improbabili parodie Elisabettiane. Persuasione: dai piccoli imbonitori dei canali(ni) regionali si passa al defilè di promesse della Grande Casa. Citazione doverosa per Nando Paone ("Benvenuti al sud"), memorabile amico di famiglia di luminose reminescenze antiche (i De Filippo di Napoli milionaria)

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  28/09/2012 12:53:47
   9 / 10
Attesa pienamente ripagata, un film straordinario. Non solo per la capacità di Garrone di trasfigurare la magnifica ossessione di un sogno di gloria nei confini di una fiaba nazional-popolare (inequivocabile il sublime piano sequenza d'apertura), ma soprattutto per come racconta e umanizza i tarli della società dei consumi, incapace di superare i propri limiti e di vincere contro lo strapotere dell'apparenza.
Non un film sulla cattiva tv ma sul pubblico illuso che perde la propria identità fino a diventare massa indistinta, merce, nulla, e che trova completezza in un finale sospeso nell'esistenziale, dove l'incanto ha definitivamente ceduto il passo alla cruda realtà.
Il regista fa sua la lezione del grande cinema italiano di De Sica e Germi, di Fellini e Visconti fino a Pasolini, senza imitazione ma con un gusto citazionista raffinatissimo (la famiglia di Luciano abita nel famoso "palazzo del colera" a Napoli, luogo principe di film indimenticabili), riesce a mantenere perfettamente in equilibrio la commedia e il dramma senza mai cadere nello stereotipo o nel grottesco gratuito (cosa che, ad esempio, l'ultimo Ciprì non è riuscito ad evitare) e valorizza al massimo un cast portentoso, una coralità di voci e umori memorabile dal quale si erge inevitabilmente la maschera sognante di Aniello Arena, sorta di Totò/Troisi che si atteggia a De Niro.
Applausi per un film emozionante e per un regista strepitoso.

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