red joan (2018)

Il regista Trevor Nunn è uomo di teatro (ha vinto 2 Tony Awards) e regista televisivo: in questo film di teatro ce n'è poco ed il risultato sembra proprio un film TV. Sempre sotto tono dal principio alla fine, ha la sua efficacia in Judy Dench (ma anche la Cookson che la interpreta da giovane non è male). La storia è tratta da un romanzo vagamente ispirato ad un personaggio reale: l'intento è quello di mostrare un'ipotetico, insolito punto di vista di una spia della guerra fredda. Non particolarmente riuscito.

Basato sulla storia vera di Melita Norwood che nel 1992 all'età di ottanta anni fu scoperta essere una delle spie più importanti del KGB. La storia si alterna tra passato e presente con flashback che ci raccontano le vicende della giovante universitaria Joan che dopo essersi laureata in fisica diventerà assistente in un progetto top-secret del governo inglese. Spy story a sfondo sentimentale che stenta a decollare risultando abbastanza lenta per quasi tutta la durata con pochi momenti di spicco. Brava comunque la sempre ottima Judi Dench ed altrettanto la sua versione giovane Sophie Cookson. Un'alternativa che si discosta ai soliti film di spionaggio.

una storia d'amore mascherata da spy story . con toni sobri e languidi.
neanche malammaccio ma decisamente lento e alla fine quella sensazione che ti fa pensare che non è nulla di che se non una storia di un tempo che fu

Trevor Nunn non dirige un biopic su Melita Norwood, a malapena citata sui titoli di coda come fonte d'ispirazione, poiché lei era una comunista agente del KGB. Semmai, a lui interessa un discorso sulla lungimiranza geopolitica da parte di un'esponente delle minoranze sociali dell'epoca, in questo caso le donne. Niente di male se non fosse per il malriuscito connubio fra spy story e romanticismo. Ritmo lento ma non noioso. E comunque, molto meglio di "Allied" (Zemeckis, 2016).

Mauro Lanari