sarabanda regia di Ingmar Bergman Svezia 2003
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sarabanda (2003)

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locandina del film SARABANDA

Titolo Originale: SARABAND

RegiaIngmar Bergman

InterpretiJulia Dufvenius, Börje Ahlstedt, Erland Josephson, Liv Ullmann

Durata: h 2.00
NazionalitàSvezia 2003
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2003

•  Altri film di Ingmar Bergman

Trama del film Sarabanda

Trent'anni dopo, tornano i protagonisti di "Scene da un matrimonio".

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Voto Visitatori:   8,00 / 10 (9 voti)8,00Grafico
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Voti e commenti su Sarabanda, 9 opinioni inserite

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Filman  @  14/12/2020 14:48:55
   6½ / 10
Pare quasi che per Ingmar Bergman SARABAND sia più sentito e personale di altri suoi film: è più dolce, più lieve, parla di scorci sul tema della famiglia nuovi, come a non voler lasciare qualcosa in sospeso. Forse è stato giusto mettere un epilogo alla sua filmografia per quanto si avverta in ogni istante la sua non necessità o forse la sua poca forza di spingere la penna sul foglio. La pellicola si apre e si chiude in maniera docile e naturale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  16/05/2012 01:07:19
   8 / 10
"Ci vuole un'intera vita per imparare le Sarabande". Le fragole ormai sono quasi finite, e Bergman è convinto di non aver imparato abbastanza. Forse sente lo scorno di non aver trovato quel qualcosa che per lui è tutto, e per gli spettatori nulla. Nulla perché chi ama il suo cinema lo ritiene perfettamente compiuto.

Sarabanda" è un film lontano dallo scrupolo della perfezione visiva, anzi aggrappato alla forza della scrittura. Una scrittura pacata, adatta ai volti della vecchiaia, ma con inconfondibili note di esasperazione. Il ritratto che Marianne fa di Johan è di una bellezza sconvolgente:
"Sento la gente dire che Johan è così o Johan è cosà, spesso sono severi con lui. Ma quello che loro descrivono è un uomo diverso da quello che conosco io. Io lo considero un essere tenero, quasi disarmato direi. Era facile fargli del male, non era in grado di difendersi. Io credo che Johan...sia una persona da compatire."

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  09/05/2011 22:48:15
   7½ / 10
La classe non è acqua e Ingmar Bergman ottantenne conserva tutta la grande capacità di raccontare e mostrare storie interiori intense, catturanti, che ha avuto dagli anni '50 in poi.
Vedendo Sarabanda mi sono reso conto che Bergman aveva un tale controllo sulla materia cinematografica e una tale capacità di rielaborazione continua delle stesse strutture artistiche che era diventato quasi uno stile suo proprio caratteristico. Un po' come Hitchcock. Entrambi sono artisti che hanno fatto del mestiere un'arte perfetta. Hitchcock ha portato alla perfezione l'arte della suspense, del dubbio etico; Bergman ha reso al meglio lo scavo interiore dell'animo delle persone, il loro smarrimento relazionale e ideale. Entrambi hanno impresso un marchio riconoscibilissimo ai loro film, usando uno stile ben preciso, variato in tutte le sue sfumature e implicazioni, raggiungendo sempre un esito qualitativo assai notevole. Il loro era uno stile personalissimo e assolutamente inimitabile.
Così è bastato tirare fuori il suo mestiere ed ecco che anche ad ottant'anni suonati Bergman è riuscito a lasciare il segno.
Gli elementi di sempre ci sono tutti: l'ambiente borghese, la cerchia artistica, i rapporti difficili e morbosi fra le persone, l'ansia di razionalizzare e raccontare, le continue contraddizioni, il bianco e il nero che coabitano nella stessa persona, il finale irrisolutivo.
Solo che si sente a volte un po' il vezzo stilistico e la ripetizione. C'è insomma qualche monologo di troppo, qualche teatralismo forzato che può ingenerare un po' di noia.
A favore di Bergman sta soprattutto il grande coraggio di avere portato sullo schermo un tema così delicato e scabroso come quello dell'incesto. E' riuscito a rappresentarlo senza pregiudizi, senza preclusioni, semplicemente nel suo meccanismo di espressione intensa e particolarmente drammatica dell'animo umano. In altri film passati di Bergman, questo tema era stato solo accennato, ora viene invece affrontato apertamente.
Altro tema è quello della vecchiaia, resa nella sua essenza di sguardo rivolto solo al passato, di nostalgia e rimpianto, di "assistenza", consiglio e aiuto per chi poi dovrà continuare.
Ottimo Erland Josephson, un po' meno Liv Ullman, bravissimi anche gli altri attori.
Grazie Bergman, il tuo nome rimarrà inciso per sempre nel libro delle testimonianze umane più belle e profonde.

sweetyy  @  16/10/2010 12:34:13
   8 / 10
Ottimo lavoro di Bergman, qui i protagonisti sono i sentimenti e la profondità dell'animo umano. Mi è piaciuto molto nonostante non abbia visto Scene da un matrimonio.

addicted  @  10/06/2009 15:23:29
   10 / 10
L'ultimo capolavoro di un maestro.
Al termine della visione, che come sempre, quando si tratta di Bergman, è semplicemente scioccante, mi è presa una tremenda mancanza del maestro. Non lavorava più al ritmo della giovinezza, ma sapere che da qualche parte il più importante regista del secolo ancora elaborava le sue tremende meditazioni, mi dava un senso di sicurezza e fiducia nell'arte.
Si può sentire la nostalgia per un uomo che non si è mai conosciuto, se non attraverso le sue opere d'arte? Miracoli del cinema.

Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  18/10/2007 12:31:18
   9 / 10
L'opera ultima di Bergman corrisponde anche all'ultima parte di "Scene da un matrimonio" e, nel suo insieme, è un film egualmente complesso ed affascinante.
"Sarabanda" è una pellicola quantomai barocca; ma non un barocco "cinematografico", quanto piuttosto un barocco musicale come già lo stesso titolo dal retrogusto bachiano farebbe supporre. Quattro sono i personaggi "solisti" della pellicola, esattamente come le voci di una fuga. Tre i microcosmi famigliari: quello di Marianne, quello di Johan, quello di Henrik e di sua figlia Karin, esattamente come i soggetti di una Triosonate (rievocata proprio dallo stesso Bergman). Opera ultima in tono minore, come del resto tutta la carriera di Bergman e come la Ciaccona della Partita n. 2.
E in questa splendida melodia barocca, Bergman affresca come ha fatto in tutti i suoi film le nevrosi, le turbe e la psiche dei suoi interpreti. Se amate Bergman, amerete anche “Sarabanda”.

Beefheart  @  09/09/2007 18:08:44
   8 / 10
Ultimo e validissimo film di Ingmar Bergman, fino alla fine fedele alla linea. Tanto per cambiare si tratta di dura ed asciutta rappresentazione di dramma familiare, atta a contenere un po tutte le tematiche ossessivamente ricorrenti nella sua filmografia; vale a dire l'isolamento fisico e psicologico dell'individuo, la costante presenza della morte e della malattia degenerativa, la distanza tra le persone, l'incomunicabilità tra esse, la difficoltà nei rapporti sentimentali, spesso conflittuali, spesso tra genitore e figlio, la controversa figura della donna. Discreta importanza la riveste anche la vecchiaia, dignitosamente svelata dal corpo nudo di un Erland Josephson (liberamente interpretabile come l'alter ego del regista) ormai fisicamente sfiorito ma bravo come non mai. E' curioso come per l'ennesima volta il regista cerchi la continuità con il discorso che 30 anni prima aveva incominciato in "Scene da un matrimonio", relativo ai personaggi di Marianne e Johan, ed alla loro relazione. Allora, lei avvocato divorzista e lui insegnante, vissero un travagliato rapporto d'amore che sfociò in un matrimonio prima ed una separazione poi. Un anno più tardi, in "Sussurri e grida", due personaggi, pur con nomi diversi (Maria e David), ma sempre coerentemente interpretati dai medesimi, superlativi, Ullmann e Josephson, sembrano proporre la continuazione del non-rapporto della coppia Marianne-Johan del film precedente, esattamente dal punto in cui erano rimasti. Trent'anni dopo, in questo "Sarabanda", i due personaggi ritornano per l'ennesima volta, naturalmente invecchiati, in quella che sembra essere la realistica e credibile evoluzione delle loro storie. Come di consueto il film si svolge tutto in interni, molto curati e con abbondanza di primi piani, molto ben fotografati. La trama molto scarna lascia spazio alla solita fortissima componente psicologica enfatizzata dalle musiche di Bach. La prova dell'intero cast, per altro decisamente ridotto, è formidabile... Sembra che Bergman, rivolgendosi ai suoi attori, disse loro: "è la mia ultima regia, esigerò il massimo da me stesso e da voi. Sarò senza pietà"... Un degno congedo.

Mpo1  @  03/04/2006 22:26:51
   7 / 10
L’ultimo film di Bergman. Girato in digitale per la televisione, è un film di impianto sostanzialmente teatrale, diviso in 10 scene. E’ una sorta di seguito di ‘Scene da un matrimonio’, di cui riprende i personaggi principali, interpretati da Liv Ullmann e Erland Josephson, ma la storia non è più incentrata sul loro rapporto. Ci sono inoltre alcune incongruenze tra i due film (per esempio i nomi delle figlie sono diversi!).
Il tema principale del film è il rapporto amore / odio, dipendenza / conflitto tra genitori e figli: troviamo un padre che odia il figlio, che a sua volta ha un rapporto ossessivo e morboso con la propria figlia. Tematiche e situazioni già affrontate precedentemente da Bergman, e infatti il film non aggiunge nulla di significativo alla sua filmografia.

Giulio R C  @  14/01/2006 19:36:33
   8 / 10
Un bellissimo film con ottime interpretazioni e dialoghi superbi. Da non perdere

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