shining regia di Stanley Kubrick USA 1980
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shining (1980)

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locandina del film SHINING

Titolo Originale: THE SHINING

RegiaStanley Kubrick

InterpretiJack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers, Philip Stone

Durata: h 2.00
NazionalitàUSA 1980
Generehorror
Tratto dal libro "Shining" di Stephen King
Al cinema nel Febbraio 1980

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Trama del film Shining

Lo scrittore Jack Torrance accetta, assieme alla moglie Wendy ed al figlioletto Danny, di fare da custode invernale ad un hotel deserto, l’Overlook Hotel, dove anni prima un suo predecessore era impazzito ed aveva sterminato la famiglia. L’hotel è attraversato ed abitato da strane presenze ed in esso le leggi spazio temporali sembrano sovvertite. L’isolamento, sommato al fallimento letterario – Jack non ha idee e non riesce a scrivere – faranno impazzire Jack, che tenterà di uccidere la sua famiglia.

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Voti e commenti su Shining, 874 opinioni inserite

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Peanuts02  @  20/02/2018 22:56:03
   10 / 10
Rivisto sabato sera per l'ennesima volta, ho deciso di parlarne. Ovviamente farò spoiler, ma parliamo pur sempre di un film di 38 anni fa iconico come pochi.
Kubrick era un grande caratterista, non c'è bisogno di ripeterlo, e come diceva sempre ciò che può essere scritto e pensato può essere girato, quindi non appare strano vedere nella sua filmografia quasi solo film tratti da opere letterarie.
Qui sceglie come base Shining di Stephen King, terzo romanzo dell'autore tramite il quale King esplora le relazioni familiari in un crescendo di crollo emotivo all'interno di una famiglia che sta per essere distrutta. Ecco, fin dal primo fotogramma Kubrick dice allo spettatore che quello non è lo Shining di King, ma è lo Shining di Kubrick, ovvero ciò che più lo ha ispirato del libro sviluppato in un film a sé stante, con tutt'altra tematica, tutt'altri personaggi e tutt'altra ambientazione. cosa succede se chiedi a due alunni bravissimi di fare un tema di italiano dando loro lo stesso canovaccio? Verranno fuori due buone opere, ma profondamente diverse e questo film ne è la prova.
Kubrick aveva il diritto di fare questo? Qui nasce la controversia, ma personalmente parlando ritengo che Kubrick abbia fatto un lavoro sublime e non lo dico solo perché è il mio regista preferito. Il film poteva essere benissimo fatto da Gianpietro il fruttivendolo del quartiere, restando un'ottima pellicola!
Ma in ogni caso ho letto il romanzo, e farne un film fedele sarebbe stato quanto mai impossibile a causa dei ritmi, i monologhi interiori lunghissimi, la presenza costante di flashback e via dicendo. La carta non è celluloide e la celluloide non è carta, bisogna sempre ricordarlo. Ciò che conta è offrire qualcosa di buono a prescindere.
Ma torniamo al film.
Tutto inizia con una ripresa che a volo d'aquila si focalizza sul maggiolino giallo di Jack Torrance che si dirige verso l'Overlook Hotel. Il regista sceglie di osservare il personaggio dall'alto, come se fosse tutto la soggettiva di una presenza superiore, presenza che non lascerà mai il film e i suoi personaggi.
L'ingresso all'Overlook e il dialogo con Ullman è dominato da colori caldi nelle tinte dell'arancione e del rosso, e la regia adotta inquadrature simmetriche e piani sequenza che seguono Jack. La presenza in quel momento continua ad accompagnare Jack quasi spingendolo all'interno della stanza, desiderosa di fargli conoscere l'albergo e il massacro della famiglia Grady.
Poi la scena si sposta sull'appartamento in cui vivono i Torrance, con uno zoom lento che si spinge lentamente per poi tagliare bruscamente su Wendy e Danny che fanno colazione.
Da qui nel film si alternano momenti in cui la presenza osserva i personaggi e altri in cui è lo spettatore a penetrare nella storia. Poi questi due approcci si uniscono nei celebri piani sequenza che seguono Danny sul suo triciclo mentre esplora i corridoi dell'edificio, e la presenza si palesa nella celebre scena delle gemelle.
Anche la fotografia esalta ognuna di queste scene. In teoria fredda, accentua i colori caldi degli interni dell'Overlook, dei maglioncini di Danny e della camicia di Jack, il che crea dei contrasti favolosi.
Il film, a discapito dell'apertura, assume un taglio molto teatrale, e lo stesso albergo diventa personaggio attivo, la concretizzazione della presenza che segue i personaggi. Quando la telecamera si avvicina ai personaggi (spesso inquadrati di spalle) ci stiamo inoltrando nella loro psiche, e il fulcro resta Jack Torrance.
Nicholson dà un'interpretazione del personaggio passata alla storia, donando espressioni di pura follia emergente che si contrappongono allo sguardo limpido e serio di Danny.
L'Overlook mette a nudo tutto ciò che c'è di male nell'uomo portando la follia al sopravvento, e scene come quella nel bagno della stanza 237 ne sono l'apoteosi. Il nudo, il succinto e il piacere giovanile muta nell'orrore della vecchiaia, della morte e della decomposizione.
Il personaggio di Wendy è giudicato come sessista, ma detto onestamente non l'ho mai vista in questo modo. Lei è l'occhio dello spettatore che si ritrova immerso nell'orrore, e le sue reazioni di terrore sono le nostre. Mi dispiace solo per la fine toccata ad un'attrice tanto brava :-(
E poi c'è il labirinto. Gente, l'idea di trasformare le siepi-animali in labirinto è stata una delle idee migliori mai avute per una trasposizione cinematografica.
Kubrick ci metteva i soldi, questo lo sappiamo, ma anche con tutte le innovazioni tecnologiche sarebbe stato impossibile creare dei cespugli-animali viventi che potessero essere minacciosi.
Il labirinto invece si incastra alla perfezione nell'interpretazione della storia data da Kubrick!
Il mito di Teseo, al contrario di quanto qualcuno ha detto qua sotto, ritorna eccome. In realtà, per tutto il film ritorna il tema della bocca e del mangiare. Le espressioni di Jack si basano su molte smorfie fatte con la bocca, Wendy e Danny nella loro prima scena stanno facendo colazione, Danny parla di Tony come del bambino che vive nella sua bocca, mentre sono in viaggio i Torrance parlano di cannibalismo, Jack si ritrova rinchiuso nella dispensa, ma soprattutto la stanza 237 è un elemento che si rifà alla fiaba di Barbablù! E' vero, l'idea di Barbablù è nata da King, ma è dell'interpretazione di Kubrick che parlo. Jack è Barbablù, ma anche l'orco che vuole Pollicino (Danny), il quale per avere salva la vita non deve marcare il suo percorso ma, al contrario, deve cercare di nasconderlo coprendo le impronte.
Quando vediamo Jack che si sofferma sul plastico del labirinto per poi assistere ad un altro lento zoom dall'alto su Wendy e Danny, non troviamo altro che una "ripresa" della scena iniziale.
La presenza all'inizio guardava dall'alto tutti i Torrance, Jack compreso. Da lì la presenza usa gli occhi di Jack che osservando il labirinto dall'alto ci dice che oramai sia Wendy che Danny sono in trappola.
La scena finale con la fotografia ha dato il via a tantissime interpretazioni, e la mia opinione è che molte di queste chiavi di lettura sono estremamente valide ed interessanti, ma continuo a pensare che Kubrick volesse ringraziare il regista svedese Victor Sjostrom per il "prestito" della scena dell'ascia.
Poi certo, da quel momento sappiamo che Jack è entrato a far parte dei fantasmi dell'albergo, diventando quindi un componente della presenza.

Spero di aver detto abbastanza, perché Shining è un capolavoro assoluto, il cinema che diventa arte nella sua forma più alta, donando agli spettatori visioni totalmente nuove. E poi la regia, gli interpreti, le atmosfere, il comparto tecnico, le musiche allucinanti... Un mix perfetto!

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