shortbus regia di John Cameron Mitchell USA 2006
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shortbus (2006)

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locandina del film SHORTBUS

Titolo Originale: SHORTBUS

RegiaJohn Cameron Mitchell

InterpretiRaphael Barker, Lindsay Beamish, Justin Bond, Jay Brannan, Paul Dawson, PJ DeBoy, Peter SticklesLee Sook-Yin

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA 2006
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2006

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Trama del film Shortbus

New York. Ambientato dopo gli attentati dell'11 Settembre, in una città ossessionata dal terrorismo, il film parla delle relazioni interpersonali, tra etero e omosessuali con i loro relativi problemi. Una coppia omosessuale si reca da una sessuologa per un parere sull'opportunità di diventare una coppia aperta, ma in realtà la stessa dottoressa avrebbe bisogno di alcuni consigli, dato che, nonostante abbia una intensa vita sessuale col marito, non riesce comunque a provare piacere...

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Voto Visitatori:   6,03 / 10 (73 voti)6,03Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
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Voti e commenti su Shortbus, 73 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  10/12/2007 12:16:48
   7½ / 10
"Penso alle cose che ho scritto quando avevo 12 anni e sto ancora cercando le stesse cose" (cit.)

"Shortbus", il più shokkante manifesto anti-litteram della sessualità newyorkese, non è ovviamente un film per tutti, ma avrebbe (dico avrebbe) le potenzialità di un capolavoro. Un film senza compromessi, duro e incisivo, ma anche esilarante (strano che tra tutti i commenti che ho trovato nessuno faccia perno su questo binomio tristezza/allegria).
Mitchell racconta generazioni di "sopravvissuti" (lo spettro dell'Aids) attraverso il post-11 Settembre (che ormai diventa una variante o un'alibi per ogni tipo di esperienza cinematografica) raccontando una generazione à la Houllenbecq dove il sesso diventa frustazione mercenaria, o tutt'al più un bisogno insopportabile di "negarsi" o "liberarsi".
Tra vibratori, falli veri eretti o artificiali, usati come microfono o per autofellatio, clitoridi inquieti e bondage, il film ha una sua dignità: le scene migliori sono proprio quelle che catturano - splendidamente - una generazione "come negli anni 60, solo con meno speranza" (parole del trans Justin Bond, molto popolare a Hollywood, cfr.): abbracci post-atomici, sguardi che catturano il bisogno di ambire al modello perfetto all'irraggiungibile status voyeurista dell'amore (come il giovane che filma gli atti sessuali di una coppia di vicini di casa). O il finale, che potrebbe essere liberatorio, ma mette soprattutto una certa angoscia.
Non è un film voyeur e nemmeno particolarmente erotico, perchè il distacco formale di Mitchell è evidente (almeno lo è ai miei occhi, se lo giudichi con la moralità al cuore allora è un'altro discorso)

Tutto perfetto allora? Purtroppo no. Il film secondo me non riesce a bilanciare coerentemente la linea tra drammaticità e grottesca pantonima, tra la dura sconfitta del "piacere" e una sfrenata, disinibita licenza "liberatoria".
Proprio un bel tema, quello della carne che viene infastellata negli schemi triti e ritriti delle identità sessuali, a cui Mitchell vorrebbe porre rimedio (si veda l'esistenza stessa dello Shortbus, dove figure di ogni natura e devianza creano una comunità, una fauna malgrado tutto collettiva).

Un film, insomma, che vanta diversi picchi (l'abbraccio tra un ragazzo e un vecchio durante un black out) e purtroppo anche alcune fragorose cadute di tono, come l'imbarazzante tentativo di Sophia di liberarsi del suo "oggetto ronzante" penetrato nella v.a.g.i.n.a. , o il momento in cui James ritrova Jamie (bravissimo Raphael Barker) guardando fuori dalla finestra, a casa del suo vicino...

Ma è un film comunque coraggioso ed eversivo, capace di dirci cose sulla sessualità che da noi sarebbero improponibili, nonostante la tendenza a non prendersi mai sul serio (una certa leggerezza "pink", coreografici riti compresi) come dovrebbe

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