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Nella sua semplicità l'ho trovato davvero ben fatto e carico di significati. L'interpretazione del protagonista è impeccabile. Ben fatto e, secondo me, sottovalutato!
Sono rimasto piacevolmente sopreso da questo film statunitense che non sembra un film statunitense: sia messo da parte il tema dell'handicap e il pietismo/buonismo che sempre aleggia (inevitabilmente) su pellicole di questo tipo; ciò che appare azzeccata è la scelta di mettere lo spettatore nel punto di vista del protagonista e in tal modo renderlo partecipe delle sue difficoltà uditive. Ne emerge un importante lavoro sonoro e di montaggio (non a caso premiato) e un film Usa che finalmente riesce a dire più con i silenzi che con le spiegazioni esplicative.
Un buon film sulle difficoltà personali ad accettare il proprio inaspettato handicap ed un grande lavoro, ricco di sfumature ed inventiva, su quel montaggio sonoro indispensabile per catapultarci nella nuova e difficile condizione del protagonista. I silenzi, gli occhi persi e carichi di significato dell'ottimo Riz Ahmed, il disegno di un mondo così lontano da noi eppure così vivo sono solo alcuni bei passaggi di una storia che valeva la pena raccontare al cinema. Si poteva però fare qualcosa di più con il personaggio di Lou, svanita troppo presto alla prima difficoltà. Per i miei gusti, un pò troppo opprimente anche se tutt'altro che melenso. E sempre per me, da vedere una volta e stop.
Straordinario, uno dei miei film preferiti degli ultimi anni. Reale, troppo reale, crudo, troppo crudo, ma incredibilmente vero e doloroso. Da vedere assolutamente
Film straordinario, in cui spicca soprattutto la recitazione del cast davvero eccezionale. Una storia di travolgente intensità che merita di esser veduta almeno una volta.
Uno dei film più belli usciti negli ultimi anni, senza dubbio.
Un bel film su un tema non tanto affrontato dal cinema, quello della sordità, probabilmente anche per le difficoltà che richiede nel sonoro; difficoltà in questo caso superate egregiamente, con tanto di meritato premio Oscar. Molto bene anche il cast, e apprezzabile il fatto che non si scenda mai nella facile retorica.
Ogni tanto è importante rendersi conto di quante cose diamo per scontate.
Buon film ,originale ,ben interpretato e con un ottimo utilizzo del suono ... "normale" nelle scene normali, ovattato in quelle in cui il protagonista sente di perdere l'udito .. Film drammatico,lungo ma non pesante , che ha il pregio di non piangersi addosso , cercando una soluzione e una ragione aaccettabile al dramma .
Non c'è niente di peggio per un musicista nel perdere l'udito, ma a dispetto del titolo non è un film sulla musica. E' una storia semplice ma ben raccontata, dove al centro di tutto è la capacità di riuscire a comunicare con l'amniente esterno in una nuova maniera. L'illusione di Ruben è quella di tornare indietro, ma la perdita dell'udito non è obbligatoriamente tale se comunque si riesce in ogni modo a comunicare, in mnaiera diversa. Il pregio del film, che meritatamente ha preso l'oscar per il sonoro, è quello di farti vivere sulla pelle le sensazioni del protagonista, un Riz Ahmed dalla stupenda interpretazione espressiva. Il mondo lo percepiamo come lui lo percepisce: prima, durante e dopo con l'evoluzione del suo personaggio attraverso molteplici sfaccettature. Molto bella l'ultima scena, la magia del silenzio e della quiete.
Il genere "malattia movie" non fa per me, ma questo è indubbiamente un buon film, ottimamente interpretato da Riz Ahmed e Paul Raci, la storia si segue bene e alcune scene fanno veramente piangere dalla tristezza. Finale giusto.
La disabilità non deve essere qualcosa da riparare ma da accettare. Su questo principio, per me discutibile, si snoda questa opera prima di Darius Marder, abile nel dirigere una storia forte nei sentimenti e nel messaggio che vuole trasmettere. Il cast appare molto in parte, la narrazione invece presenta dei momenti un po' statici, ma l'evoluzione dei personaggi risulta piuttosto ben caratterizzata. Personalmente non è un film che rivedrei volentieri ma non faccio fatica a premiare per come realizzato, in maniera precisa e funzionale.
Senza fare grossi ghirigori: un film sulla disabilità che non fa il Braccialetti Rossi del caso. Ovvio che si provi pena per chi è costretto a vivere con questo disagio, ma Ruben è umano, un umano da compatire ma che sbaglia, che ha una sua personalità e non è solo una vittima. Spettacolare Riz Ahmed, capacissimo di entrare nel ruolo di un ex tossico platinato pieno di tatuaggi che inizialmente non può non starti sui maroni. Poi il tuo rapporto con lui cresce con il passare del tempo e finisci per vivere la sua storia. Ottima anche Olivia Cooke, specialmente nel saper mostrare una evoluzione del personaggio non indifferente e Paul Raci, una maschera pazzesca per un simbolo di una comunità. Marder dirige un'opera prima scevra da clichè ma ricca di amore per un racconto trattato con una delicatezza unica. La presa di coscienza non è un percorso semplice e così non deve sembrare. Pazzesco il sonoro e i momenti (ansiogeni) in cui sentiamo come il protagonista intervallati da momenti iper silenziosi. E alla fine non è il suono del metal, quello per cui Ruben vive, a rimanere, ma quello metallico, fatto di distorsioni senza le quali si può forse vivere.
Non capisco voti altissimi. Intendiamoci, il film non è male, generalmente mi piacciono le storie verosimili da "provincia americana" ed il personaggio di Riz Ahemd alla fine mi sta anche simpatico. Certo, racconta il dramma personale di un musicista che perde l'udito, si segue, tutto sommato con piacere, il finale è toccante, ma la regia mi è sembrata un po' piatta, senza particolari slanci, come fosse un tv-movie o la puntata di un telefilm.
Grandissimo film, che riesce a trascinarti in pieno nel dramma privato di un ragazzo che vive di suoni e se ne trova privato in modo irreversibile. Ma dentro questa storia ce ne sono tante altre, tutte ugualmente universali nel loro essere parte della natura umana: in fin dei conti sono tutte storie di redenzione, a più livelli.
Particolarmente emozionanti le scene in cui Ruben si trova, spaesato, a casa del padre di Lou, quando capisce quanto fosse illusorio pensare di poter riavere indietro la propria vita: strepitoso il sonoro, oltre all'interpretazione monumentale del sempre ottimo Ahmed, che da The night of in poi non ha mai sbagliato un colpo (Venom escluso). Da vedere assolutamente: miglior film dell'anno, finora.
Lui perde l'udito e io 2 ore di tempo che potevo dedicare a qualcosa di più interessante. Il commento prima del mio parla di scene toccanti (scivolo), io non vi ho visto proprio nulla. Riz Ahmed dopo la noiosa e inutile the night of non si smentisce e piazza il bis con questo film deludente.
Vedo la locandina di questo film su Amazon Prime, non guardo il trailer e non leggo neanche la trama, so solo che c'è Riz Ahmed con 12 kg di muscoli in più e una batteria; storia di un disadattato e la sua band? No. La musica ha un ruolo importante nella sceneggiatura ma il vero significato del titolo arriva prepotente solo nell'ultima mezz'ora. La vicenda ruota intorno a Ruben e alla sua perdita improvvisa dell'udito, il lento percorso nell'affrontare quest'handicap invalidante e il terzo atto dove il regista la chiude splendidamente regalandoci una sequenza da pelle d'oca. Il resto è caratterizzato da zero sviolinate strappalacrime e ricattatorie, recitazione mai caricata e una percezione reale del dramma che si cerca di raccontare, con alcuni momenti in cui la sitonia con il protagonista è totale. Stupenda la sequenza dello scivolo, i 30 secondi più belli e significativi del film. Tanto basta al regista per infilarti una mano nel petto e spappolarti il cuore nella maniera più semplice possibile. Un gioiello.
Un film che dovrebbe essere proiettato nelle scuole per come tratta la tematica della perdita di udito e la conseguente presa di coscienza del non "handicap". I primi 20 minuti mi hanno messo una grande ansia, aumentata dal fatto che per il protagonista l'udito è gran parte della propria vita, poi giustamente "Sound Of Metal" prende un'altra strada e arriva ad un finale perfetto. Ottimo il comparto tecnico sonoro e grande performance di Riz Ahmed (già da me apprezzato in "The Night Of").
1) Una riflessione sulla dipendenza dal suono e dal digitale in un film trasmesso su Amazon Prime Video è un po' tanto contraddittoria. 2) Appena Mathieu Amalric entr'in scena, non si può non pensare a un sequel/reboot de "Le Scaphandre et le Papillon" (Schnabel 2007): identico (melo-)dramma privato che fa rimpiangere la vetta dell'Herzog di "Land des Schweigens und der Dunkelheit" (1971). 3) L'incapacità ad adattarsi al rumore quando si suona musica simil'e s'indossa una maglietta degl'Einstürzende Neubauten non è il massimo della coerenza.