syriana regia di Stephen Gaghan USA 2005
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syriana (2005)

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locandina del film SYRIANA

Titolo Originale: SYRIANA

RegiaStephen Gaghan

InterpretiGeorge Clooney, Matt Damon, Jeffrey Wright, Chris Cooper, William Hurt, Mazhar Munir, Tim Blake Nelson, Amanda Peet, Christopher Plummer, Alexander Siddig

Durata: h 2.06
NazionalitàUSA 2005
Generethriller
Tratto dal libro "La disfatta della Cia" di Robert Baer
Al cinema nel Febbraio 2006

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Trama del film Syriana

Robert Bae, agente della CIA é impegnato in Medioriente nella lotta contro il terrorismo. Come noto la Siria é uno degli stati considerati "canaglia" dagli Stati Uniti e la trama si basa sugli intrecci di varia natura della politica estera statunitense...

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Voto Visitatori:   6,53 / 10 (102 voti)6,53Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
Miglior attore non protagonista (George Clooney)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior attore non protagonista (George Clooney)
Miglior attore non protagonista (George Clooney)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attore non protagonista (George Clooney)
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Voti e commenti su Syriana, 102 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  05/03/2006 00:38:43
   6½ / 10
Esistono non pochi punti di contatto tra questo film e l'ultimo Meirelles:a parte il fatto che "the constant gardener" è girato in Africa e affronta il tema ben diverso delle multinazionali farmaceutiche... mi sembra che quest'ossessione di verità disarmi la realtà stessa ad uso e costume hollywoodiano-
Crea sconcerto, Syriana, e nonostante tutto, ribadisce la sua importanza (certo piu' storica che artistica) nel tentativo di creare l'effetto sensazionalista che vorrebbe.
Un film ambizioso e verboso, con una durata che sembra raddoppiata ogni volta che ho guardato spazientito l'orologio.
Un'opera à la Siodelbergh, si dice in giro, (nondimeno tra i produttori) il che equivale a intendere un finto progressismo che solo a tratti sembrerà "il film che S. non ha mai avuto il coraggio di dirigere".
Ma è opera sua quest'Oriente patinato e luccicante con i talari bianchi soffocati dal sole del deserto (non una macchia di sudore)?
E che dire dell'indigesta sequenza dei falchi ammaestrati, degni dello spot della Rover, a cui succedono riunioni di arabi in stile baccanale (Cicerone ha cambiato casa?)? Giusto qualche falo' nel deserto, a sostenere il romantico appeal della polveriera ehm occidentale dei nostri giorni...
Ma non è facile essere severi con questo film: opera levigata che non riesce a cancellare completamente l'apparenza di un'oggetto scomodo (come lo script tratto da Baer) che, grazie ad omissis, ricatti, omertà riesce a sottrarsi al suo impellente messaggio sociale, grazie a un qualunquismo calcolato (responsabilità nomi tutti e nessuno) e a una faticosa "finzione" romanzesca. Frasi come "la corruzione è cio' che ci fa vincere" è un po' la scoperta dell'acqua calda.
E' in questo senso che i punti di contatto con Meirelles sono distanti, perchè la rabbia di quest'ultimo non lascia certo gli spettatori tornare a casa con l'impressione di aver assistito a un film molto meno vetriolico di quanto sarebbe lecito supporre.
Adoro Clooney, e per una ragione precisa: è un'uomo che crede nei suoi progetti fino in fondo. Come si fa non ammirare una persona così?
E' un buon attore e, se riesce a svincolarsi dagli esercizi di stile, come regista sarà tra le ipoteche del futuro... Il suo Bob mi sembra tra i pochi in grado di dare linfa al film (l'altro è l'eterna carogna Plummer, nei panni di uno spregevole avvocato) per un cast tanto eccelso quanto sprecato (irrilevante Hurt per es.) molti altri sembrano troppo (pre)occupati della professionalità messa al servizio di una pellicola robusta, ma un po' fredda.
A scongelare gli animi ci pensa l'intuizione piu' bella del film, i giovani iraniani addestrati a "fuggire dalle cose terrene per preparare la propria fede", una via per l'integralismo il terrorismo etc. tra "cattivi maestri" e l'accettazione piu' devastante e retriva del concetto di Teocrazia.
Sono momenti di ottimo cinema, che mettono a disagio nei volti di coscienze pronte a combattere contro se stesse, l'addio al parente prossimo, la follia di una rutilante corsa verso l'odio e la morte (omissione voluta o falciata dalla censura del post-11 Settembre? Mah). Peccato che poco dopo ci si ritrovi tra congressi e sontuose dimore d'oriente, nel confronto tra due fratelli che vorrebbe celebrare gli interessi economici internazionali nei rapporti con i paesi arabi: tra concetto di idealismo e integralismo puro, con una confusione atta a processare la teocrazia in toto e ad assolvere la "democrazia interna" anche come utopia occidentale (la vera risposta e negazione è la guerra civile imminente tra sunniti e sciiti in corso in Iraq, oggi). E' facile che il principe liberale si presenti bello e perfettamente rasato mentre il meno rassicurante fratello esibisca un ghigno infido degno di un Basil Rathbone (chi è B. Rathbone? I fans di Sherlock Holmes lo sapranno di sicuro).
Si dirà allora: "se il potere lo creano gli interessi economici mondiiali, la vera vittima è un terrorista?" O meglio, dispensando moniti su una spartizione iniqua di greggio incrementi e assolvi il terrorismo (emblematico il principe Jazir quando dichiara "io ho accettato l'offerta cinese, quella piu' alta, e adesso sono un terrorista, un ateo comunista").
Il progetto-Syriana amplifica e reprime, allude e forse acconsente, a seconda delle sue modalità.
Tanto piu' che la frase piu' coraggiosa e incisiva mi sembra quella di un arabo che afferma "ci hanno dato le patatine fritte alla scuola islamica", che da sola vale l'intero film e sarebbe sufficiente a risparmiare metri di pellicola.
Se come film "politico-sociale" non convince completamente, allora il raggio d'azione dev'essere spostato in qualche modo. Ecco allora che il senso di amarezza davanti a una mutazione irrealizzabile si celebra davanti alla paternità sconfitta dei vari personaggi.
Al consulente finanziario Damon che torna a casa con l'aria di chi - sopravvissuto per caso - deve mentire sulla piu' orribile delle verità, il regista offre solo il sostegno tardivo e "rassicurante" dei valori familiari. E lo stesso dicasi dell'informatore della Cia.
Il puzzle di Syriana, film interessante ma demagogico, rischia di ricordarmi che anche la verità anche la piu' scomoda non è piu' capace di esprimersi.
C'è troppa consapevolezza che serva una spada per ritrovare gli eroi.
Ma è anche vero, e questo è un indubbio merito del film, che di vincitori non ce n'è nemmeno l'ombra. Forse qualcosa vorrà pur dire

6 risposte al commento
Ultima risposta 06/03/2006 11.20.37
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