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Chiedo venia a tutti coloro i quali amano “Taxi driver”, ma francamente a me non ha esaltato. Il film è senz’altro girato in modo divino: la mano con cui Scorsese dipinge una New York sudicia ed infernale, popolata da dèmoni e rigurgitante crimini e nefandezze da ogni angolo della strada è assolutamente magistrale, ma purtroppo devo constatare che il personaggio di Travis mi lascia un po’ perplesso. Sarà senz’altro un problema mio, ma questa figura che sembra un Ethan Edwards del ventesimo secolo non mi ha pienamente convinto: è infatti proprio alla base del suo processo di caratterizzazione che a mio modestissimo parere maturano (piccole, ma non inesistenti) pecche. Rimanga chiaro che questo è comunque solo un piccolo difetto: con ciò non voglio asserire che il personaggio personificato da de Niro sia mediocre o privo di charme; solo non lo reputo IL migliore dei personaggi visti sul grande schermo. Concludendo, ribadisco -per evitare linciaggi- che il valore artistico di questa pellicola è insindacabile.