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La sceneggiatura di Taxi Driver arriva a Scorsese per mano del suo amico Brian De Palma, ma i produttori non gli lasciano girare il film in un primo momento perché l’unico lungometraggio che avesse mai realizzato all’epoca era “America 1929: Sterminateli senza pietà”, solo dopo aver ultimato il montaggio di “Mean Streets” e girato “Alice non abita più qui” potè cominciare la lavorazione del film.
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Martin Scorsese, amante delle splendide colonne sonore di Bernard Herrman (La donna che visse due volte, Quarto Potere, Psycho, Marnie, Faranheit 451…), voleva ad ogni costo che fosse proprio lui a comporre quella di Taxi Driver. Ma sulle prime Hermann lo liquidò dicendo "Non faccio film sui tassisti”. Si convinse solo dopo averne letto nella sceneggiatura, fu colpito in particolare dalla scena in cui Travis versa il liquore nei cereali. All’epoca il compositore era già gravemente malato e la leggenda vuole che sia morto proprio nella stessa notte in cui completò la colonna sonora. Il film è dedicato alla sua memoria.
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Robert De Niro prese la licenza di tassista per immedesimarsi completamente col personaggio di Travis.
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Harvey Keitel venne contattato inizialmente per interpretare il collega di Betsy, ma chiese al regista di affidargli il ruolo del "protettore" di Iris. La parte venne quindi ampliata tramite un lavoro di improvvisazione. Keitel si ispirò ad un magnaccio che abitava vicino a casa sua ad Hell’s Kitchen.
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Per Martin Scorsese la scena più importante del film è quella in cui Travis cerca disperatamente di ricucire i propri rapporti con Betsy.
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Il film è girato come una sorta di continua soggettiva, Scorsese dichiara di essersi rifatto a “Il Ladro” di Alfred Hitchcock. La sequenza in cui Sport danza con Iris recitandole una sorta di monologo alla Berry White è l’unica in cui Travis non sia fisicamente presente nella scena. Lo si vede fuori dall’edificio, per creare un raccordo con la sua percezione, ma è una soluzione comunque discutibile poiché in un certo senso viola la struttura del film.
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Dal punto di vista iconografico vi sono moltissimi riferimenti ai film che hanno popolato l’immaginario dello Scorsese cinefilo: “Salvatore Giuliano” di Francesco Rosi, “The Tales of Hoffmann” di Michael Powell ed Emeric Pressburger, “Quarto potere” di Orson Welles, “L’uomo che sapeva troppo” di Alfred Hitchcock, “Mucchio selvaggio” di Sam Peckinpah, solo per citarne alcuni.
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Per quel che riguarda la sceneggiatura di Shrader sono ravvisabili invece delle analogie con “Sentieri Selvaggi” di John Ford (anche lì si vuole “riscattare” qualcuno che non sente alcuna necessità di esser salvato), mentre dal punto di vista letterario vi sono chiare influenze della letteratura francese in particolare “La Nausea” di Jean Paul Sartre e “Diario di un curato di campagna” di Georges Bernanos, oltre alle citazioni a “God's Lonely Man” di Thomas Wolfe e “Tutti gli uomini del re” di Robert Penn Warren.
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Martin Scorsese appare due volte nella pellicola: in un piccolo cameo al momento dell’apparizione di Betsy sullo schermo, e nel ruolo del passeggero psicotico che osserva la silhouette della moglie alla finestra. Inoltre alla fine del film, quando si vedono i ritagli di giornale con l’immagine dei genitori di Iris che ringraziano Travis, nella foto dell’articolo sono ritratti i genitori di Scorsese.
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Il film ottenne 4 nomination all’oscar - miglior film, miglior attore (De Niro), migliore attrice non protagonista (Jodie Foster), Miglior colonna sonora originale (Bernard Herrmann) – anche se non nelle categorie miglior regia o miglior sceneggiatura originale. Ad ogni modo, non vinse alcun oscar.