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Una nonna, la sua nipotina, alcune foto scattate, un palla rossa: figure di poetica quotidianità vengono immerse da questo coraggioso burattinaio (che a vederlo ricorda proprio il Mangiafuoco di Pinocchio) in fondali avveniristici, immani cimiteri metallici, relitti semoventi che, come ha notato bene Kowa, sono forse un riferimento alla gara allo spazio tra URSS e USA - scenari fatiscenti, ancor prima di nascere, piuttosto che futuribili. Devo però confessare che a livello visivo la sua disarmonia non mi ha entusiasmato. La babilonia di oggetti ed elementi reca un sottile fastidio, e in molti momenti la sua poetica appare un po’ sgraziata. Ma è questione di gusti personali: rimane un’opera, quella di Trnka, tutta da riscoprire e rivalutare.