Trama del film The front runner - il vizio del potere
La storia racconta l'ascesa e la caduta del senatore americano Gary Hart. Considerato il favorito tra i democratici alle elezioni del 1988, Gary Hart ha catturato l'immaginario collettivo e anche l'elettorato più giovane ma, quando la vita privata si è mescolata con quella pubblica, il suo impegno politico è passato in secondo piano.
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Uno scandalo presidenziale un pò misconosciuto alle nostre latitudini ma a suo modo fondamentale nel dare un nuovo indirizzo alla politica americana, raccontato con mano sicura da un Reitman per una volta lontano dai risvolti comici delle sue commedie ma che tuttavia dimostra di aver ben appreso la lezione del cinema d'inchiesta civile statunitense degli anni settanta. Un Mondo facilmente definibile come marcio nel quale, oltre ai suoi protagonisti, non si salvano nemmeno i professionisti dell'informazione. Cast ben scelto e come sempre ottimamente diretto; peccato solo per la piccola parte riservata a Vera Farmiga. Nei panni della moglie tradita di Hart poteva sicuramente dire qualcosa di più.
Film lineare e strutturato in termini veritieri anche perché la storia e' quella. In Italia farebbe ridere, visto quello che e' successo negli ultimi 30 anni . Sufficiente.
Storia molto lineare , semplice e intuibile , se non fosse per le buone prove degli attori (soprattutto Jackman ) magari non sarebbe neanche sufficente ,invece si lascia guardare ma non emoziona e non lascerà più di tanto . Vista nel contento americano dell'epoca ci può stare lo scandalo , ma noi in Italia a queste cose siamo abituati da sempre , forse per questo aldilà del fatto storico non è che intrighi granchè.
Come uno scandalo sessuale puo' portare un senatore dal diventare Presidente degli Stati Uniti all'anonimato. Un Reitman un po' diverso dal solito racconta la storia vera di Gary Hart e lo fa con la solita bravura, pur non essendo un tema molto vicino a noi Italiani...visto che i notri politici possono fare quello che vogliono prime e dopo la carica. Nel complesso non è un film che mi ha colpito particolarmente ma sufficiente.
La vicenda Hart fu in qualche modo un punto di svolta della vita politica americana o almeno un cambiamento profondo nell'atteggiamento verso la politica. La stampa, ossia i guardiani del potere, non è più in grado di replicare i tempi eroici di Tutti gli uomini del presidente, ma cani che rovistano nella spazzatura e del gossip, al quale lo stesso Hart rimane sorpreso, tra l'indignato e l'arrogante, quasi che la sua rovina non sia stata dettata dai tradimenti o tresche, ma dall'atteggiamento che assunse nell'affrontare gli eventi. La politica nel film di Reitman viene lentamente bandita, le tematiche di Hart che portava in campagna rimangono volontariamente accennate e mai approfondite. IL pubblico viene schiacciato dal privato, stritolato in un meccanismo che trasuda puritanesimo e moralismo da tutti i pori. Ma nemmeno Hart è un santo perchè di sè stesso ha un'immagine non lontana dall'intoccabilità di casta. E' un Reitman più serio rispetto ad altre pellicole, più cinico e distaccato, ma non per questo meno efficace nel descrivere una pletora di personaggi negativi, segno del cambiamento in basso dei tempi.