Un mercenario viene inviato dall'Europa nel deserto della Tasmania da una misteriosa società biotech, per cercare l'ultimo superstite della tigre della Tasmania.
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Il presupposto filosofico di The Hunter è la contraddizione tra natura e uomo da una parte e la loro inevitabile somiglianza nella solitiudine, rispettivamente, della Tigre della Tasmania e del cacciatore interpretato da Dafoe.
Il film secondo me risulta riuscito nel trasmettere il senso di riappropriazione da parte dell'uomo di una sua essenza naturale ed incontaminata nell'ambiente della natura selvaggia, dove il rapporto preda e cacciatore si ribalta e si concilia senza conflittualità in un finale catartico dove l'anima dell'animale raro sarà libera per sempre. Le location australiane sono ottime, e stupenda è l'atmosfera nel cottage della famiglia che ospita il cacciatore, quasi sospesa in un tempo idilliaco, tra focolari spensierati, ed alberi da cui pendono casse musicali.