Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Approfittando della morte dell'ex primo ministro avvenuta ieri, commento questa scialba opera che non rende omaggio a un personaggio così controverso.La Lloyd alza il tiro dopo il successo al botteghino del musical d'esordio, ove però vantava anni e anni di riproposizioni a teatro, insomma era più facile fare centro che sbagliare. Qui commissionata dalla Streep, si trova mossa come un ventriloquo incapace di prendere le redini di una regia così ambiziosa, un'opera che aveva lo scopo di fare da trait d'union con gli ultimi biopic britannici sui monarchi che furono. La Lloyd non riesce a tenere a bada il suo eco femminista e dunque si concentra ad evidenziare l'inusuale presenza femminile in un contesto maschile (e maschilista), spinge su una caratterizzazione rigida, decisionale ma non spiega la genesi di tali scelte antipopolari (Il film è come una lezione di storia insegnata da un approssimativo maestro, mera memorizzazione con nessun punto di riferimento umano) nel suo governo che l'hanno resa alienata ai colleghi e alla sua fazione, rimanda ad una ottuagenaria senilità redenta.Mostra ma non spiega, vorrebbe ma non può.. mancano troppi passaggi, troppi episodi omessi, giustamente imputata di manierismo, monopolizza sulla Streep (che ovviamente per lei è come nuotare nel latte) a discapito di eventi abbozzati (come le Falkland) o proprio saltati insomma non risulta neanche un' amara meditazione sull'utilizzo del potere.
"C'era una volta in Inghilterra negli anni 70 l'avvento di una crisi economica. In seguito la Thatcher ballò con Reagan e tutto andò a posto. Vissero felici e contenti... ma con i figli indebitati"
In un paio di minuti, questo è come stato trattato uno dei temi più importanti, che si riflette tutt'oggi nella crisi che stiamo affrontando. O forse, ironicamente, il problema finanziario di oggi è che il primo ministro Cameron è uomo, quindi non balla con Obama.
Guardando questo film otteniamo qualche certezza: - Il mondo cinematografico, anch'esso!, è privato dalla libertà su certi temi di divulgare informazioni esaustive e complete - Gli spettatori ottengono solo le briciole dalle lobby sempre più omessive e potenti
"The Iron Lady" è talmente ben confezionato, che la peggior critica è la superficialità. Non ci fa riflettere su fatti importanti. L'emancipazione della donna è ben messa in mostra, ormai cosa Quasi acquisita ( in occidente) anche culturalmente. La curiosità più attraente è invece osservare cosa è stato omesso. La politica economica della Thatcher, con Reagan, ha deregolamentato il mercato mondiale, il "Big Bang" del 1986. Desidero evidenziare la parola deregolamentare, e non regolamentare, dando pieni poteri ai finanzieri e investitori. Ovvero la nascita del capitalismo odierno, come lo conosciamo oggi. Hanno spianato la strada a dei carnefici che man mano hanno modellato il capitalismo a loro immagine e somiglianza; avido e prepotente, seguendo le dottrine keynesiane, il quasi fondatore del mondo capitalistico moderno. Di passo in passo dottrine deregolamentate. Keynes si rivolterebbe nella tomba, se vedesse quale piega ha preso il suo processo di capitalismo Regolamentato. La Thatcher e Reagan rimangono ingranaggi di un sistema a pressione completamente neoliberista, probabilmente nato negli anni 50. Due persone che per quanto brillanti, non potevano avere la visione completa di un mondo economico complicato e in formentazione, ma prendendone le responsabilità di decisioni altrui. Burattini, ma di chi? Probabilmente del più potente, ricco, antidemocratico, e silenzioso quartiere centrale di Londra, dove stanno le più grandi banche mondiali: La city di Londra. Nel parlamento inglese hanno accesso solo i parlamentari, ma la city possiede un portavoce addirittura in quest'ultimo; il remembracer (mai inquadrato nel film), che ricorda e non lascia oltrepassare i limiti del loro mondo finanziario. Un tabù nel cinema, vista la potenza delle sua ragnatela distribuita su tutti i paradisi fiscali del commonwealth (cayman, jersey, bahamas, isola di man....ecc), utilizzata dalle maggiori multinazionali (da segnalare che appaiono nella lista bianca dell'ocse, è il più grande inganno legalizzato che potessero creare). Se tutti quei soldi evasi dal fisco rientrassero nel "giro onesto", oltre ad ottenere un disequilibrio iniziale, la crisi e i piani di austerità sarebbero finiti.
Sui tre mandati della Thatcher, la politica economica è stata una delle tappe fondamentali. Nel film totalmente omessa. Tutto il passaggio dalla nazionalizzazione alla privatizzazione, poco niente. Il problemi dell'industria manifatturiera, poco niente. (trattata in We want sex) In cambio avremo delle immagini storiche di gente che non si sa bene per qual motivo di disoccupazione, protesta e sfida la polizia. Lo spazio per gli attentati irlandesi è paradossalmente più lungo, rispetto alle spiegazione della vita sociopolitica. È ridicolo. Come anche il fatto che l'Argentina si sveglia un mattino e invade le Falkland. E guerra fu. Non parlano del motivo per cui gli argentini e inglesi si contendono il territorio. Un invasione senza motivo, la cui risposta inglese è onorata da un imperiale e patetico discorso di umiltà, forza, e coraggio. La verità è che il petrolio nelle isole possiede un valore immenso, inoltre le Falkland offrono ai Britannici quel vantaggio come lo sono le isole Cayman; un paradiso fiscale. Tornando al film, il lato migliore rimane quello registico che presenta scenografie tipicamente britanniche, e una serie di molteplici flashback che danno almeno vivacità alla visione. Questo per ovviare alla superficialità, notata da tutti, nel trattare un personaggio tanto importante. La differenza con Clint Eastwood e il suo, per certi versi, altrettanto scomodo personaggio J. Edgar Hoover è evidente. Il confronto con "Gli intrighi del potere" o "JFK" risulta inverosimile, eppure i temi son quelli. Ripeto ri-di-co-lo.
Insomma tra il 10 di downing street, il Westminster, e la Regina c'è un insidia che malgrado l'onnipresenza mediatica, rimane celata ancora nell'ombra, oltre che a rispecchiarsi negativamente la trasparenza del film, gestisce quello che è probabilmente il più grande traffico, soprattutto intoccabile, di denaro fuori bilancio. Lo stesso fuori bilancio che fece entrare nell'UE, e poi cadere, la Grecia. E ancora, lo stesso fuori bilancio che si trovava nelle banche americane a Londra durante lo scandalo dei subprime del 2008. Fuori Bilancio a cui noi, popolo, dobbiamo ovviare con i piani di austerità.
Il voto è un 1 simbolico. Giocando di parole, il film soffre di tacerismo, invece che di Thatcherismo. Trattare gli spettatori in questo modo è come renderli dei deficienti, e sapere a priopri che sono già diventati degli ignoranti. Ho messo nel commento tante informazioni, sperando che qualcuno legga, possa approfondire, e anche correggere.
Il cinema è la settima arte, ed è cultura. Queste sottigliezze di superficialità, son appositamente create per dimenticare la Storia, dandone un fine giustificativo e patriottico. Grazie, ma non ne avevamo bisogno.
Farei volentieri un copia e incolla con il commento che mi ha preceduto ha eccezzione del voto finale.
Ci tengo ad evidenziare che film biografici come questo non devono strutturarsi solamente sulla bravaura dell'interprete ( che a volte mira ad interpretare personaggi reali solamente per vincere la statuetta come Di Caprio) ma anche avere un'idea / originalità di base che li porti a differenziarsi come 'il discorso del Re'; se nò il rischio è quello di ritrovarsi allo stesso livello di mediocrità come l'ultimo film di Eastwood e non lasciare nulla allo spettatore se non una grande prova di recitazione da parte del l'unico attore di livello presente nel film.