Basato sul musical autobiografico del drammaturgo Jonathan Larson. È la storia di un aspirante compositore di New York che è preoccupato di aver fatto la scelta di carriera sbagliata.
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Ho capito che lo stile di Miranda mi lascia abbastanza interdetto. Siamo all'ennesima prova che ritengo molto barocca e poco sostanziosa. Eppure il soggetto è molto interessante, parliamo di un uomo che ha cambiato Broadway, un genio che non era ritenuto tale a 30 anni e che ci ha lasciato a 36 all'apice. E' anche il periodo in cui c'era un mostro tacito che uccideva ed era una condanna a morte, l'HIV. E se Freddie Mercury o Magic Johnson erano a rischio come poteva non esserlo chiunque? Ma Miranda si butta ancora sulle canzonette laddove non servirebbe, dove potrebbe far respirare la narrazione e candidarsi prepotentemente come miglior film dell'anno. Invece no, la ricerca spasmodica di una formula musical a tutti i costi vince. E non lamento il musical in se e per se ma l'uso che ne fa il regista. Miranda che decide, in un film che vorrebbe essere un film di pancia, di fare un film tutto testa, tutto basato su un manierismo visivo da megalomane. Non è un videoclip di MTV eh, nemmeno artwork. Bene il cast, Garfield mai così in parte.